Riflessioni sul porto

el porto de Trieste deuna volta, de adesso, le navi che vien e va a Trieste, de una volta e de adesso
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babatriestina
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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da babatriestina »

Oggi parte seconda, ghe ne xe soprattutto per Fusaroli :(
( ma.. iera lu quel che i contava che el ingrumava i fiori cascai dei funerai ( allora in via Pietà) per meterseli sula scrivania?)


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Elisa
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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da Elisa »

Forse, chissà, quei fiori ingrumai li metteva sulla scrivania magari vicino ad un piccolo teschio, allo stile di ciò che hanno sulla scrivania certi religiosi di non ricordo quale congregazione, con la scritta da ricordare: "Dobbiamo morire"……(Spero di no, comunque ….. :-) :-) :-) )


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babatriestina
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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da babatriestina »

Era professore di anatomia patologica e per lui la sala autopsie era di casa.
che c'entrasse col porto, nessuno lo ha mai saputo
ecco un precedente articolo a riguardo
http://ilpiccolo.gelocal.it/dettaglio/p ... ri/2852789
riporto un pezzo:
Per rifarsi agli ultimi vent’anni, è già curioso ricordare come il 24 marzo 1990 venga nominato al vertice dell’allora Ente porto, forse perché lo scalo era già ammalato, nientemeno un anatomopatologo: il professor Paolo Fusaroli. Certo, in quel momento non è ancora in vigore la legge 84 del 1994 che prevede per il vertice dell’Authority «esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale». Due anni e mezzo più tardi Fusaroli viene ”d eclassato” a commissario e Sergio Santoro è nominato commissario aggiunto. Il decreto di commissariamento fa decadere presidente, consiglieri di amministrazione e comitato direttivo. Luigi Rovelli (oggi presidente di Trieste porto servizi, la multiutility del porto) che era stato nominato direttore generale il 15 gennaio 1985 sotto la presidenza di Michele Zanetti viene licenziato in tronco dal commissario Fusaroli con effetto dal 6 novembre 1992. Con sentenza del giudice del lavoro del 26 settembre 1997, il licenziamento viene ritenuto ingiustificato e l’Ente porto deve sborsare a Rovelli un sacco di soldi: 12 mensilità per il mancato preavviso, più l’indennità supplementare nella misura massima prevista e cioé 27 mensilità, più interessi e rivalutazione e la metà delle spese di giudizio: fa la bellezza di un miliardo e 160 milioni di allora, cioé del 1997.
Il 30 marzo 1993 viene nominato un altro commissario: Achille Vinci Giacchi e Carmelo Lovecchio è commissario aggiunto. È Vinci Giacchi che decide l’assunzione di Marina Monassi (di cui a parte illustriamo la parabola tutta particolare) che il 3 gennaio 1994 entra come direttore generale. Altro anno, altro commissario: il 31 marzo 1994 viene nominato Giuseppe Romanò.
Silvio Maranzana, 20 novembre 2010


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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da babatriestina »

e vi aggiungo questo link ad un , oltre 20 anni fa
Riporto qualche passo che mi sembra significativo:
28 febbraio 1990 — pagina 9
TRIESTE La vedova allegra gorgheggia sul palcoscenico del Teatro Verdi. Lehar inebria palchi, platea e loggione. Tutto può apparire immutabile in questa città che, nella decadenza (120 mila pensionati su 240 mila abitanti), quasi sempre si avvita attorno alle melanconie asburgiche e agli orgogli del tempo che fu. Ma valzer e melodie hanno oggi un suono diverso. Sembrano quasi un inno di riscossa, non il solito bagno di rimpianti, il rituale ripiegamento nelle nostalgie. Trieste, seppure troppo bastonata per accendersi d' entusiasmo e troppo fatalista per sbandierare ottimismo, vive i giorni della grande speranza innescata dal crollo di quel che restava ideologicamente in piedi dell' antica cortina di ferro, dai terremoti politici all' Est, dall' ansia autonomistica della confinante Slovenia, tutta tesa verso l' Occidente. Trieste era l' isolata propaggine dell' Europa capitalista. Può diventare la porta di comunicazione, la camera di compensazione fra l' Ovest e l' Est, fra la Cee e l' area danubiana, balcanica. Il rapidissimo, magmatico evolversi della realtà potrebbe restituirle il suo perduto ruolo e trasformarsi in un prodigioso propellente per l' intera Regione Friuli-Venezia Giulia che già da tempo si è buttata a Est attraverso l' iniziativa individuale di alcuni imprenditori (fallimentare quella del calzaturiere Cogolo, ma vincenti quelle della Danieli e di Casagrande che da Pordenone è approdato a Cernobyl per le bonifiche) e l' ostpolitik della Regione con la rete dei rapporti istituzionali dell' Alpe Adria, sorta di alleanza con la Slovenia, la Croazia, la Baviera e tre Land austriaci. I
Anche l' Ente Porto rivendica scelte che, per la regia dell' ex presidente Michele Zanetti (ex perché, poche settimane fa, ha lasciato incarico e scrivania all' andreottiano Paolo Fusaroli, rettore dell' Università, professore di Anatomia patologica del tutto a digiuno di traffici marittimi e di managerialità), hanno anticipato la grande speranza. La nostra società finanziaria sta fornendo a Odessa l' assistenza e le tecnologie per la creazione di un porto franco, dice il direttore Luigi Rovelli, è un' alleanza recentissima. Ma da tempo guardiamo decisamente alla geografia danubiana per spezzare il nostro isolamento. Lo abbiamo fatto con tre accordi: Austria, Ungheria nel 1987 e Cecoslovacchia. Zanetti ha scommesso sulla politica di Gorbaciov. La storia gli ha dato ragione. Ma resta ancora molto da fare. Il porto è ancora al 50 per cento delle sue potenzialità. Viviamo un attimo fuggente. Se non lo ancoriamo a serie realizzazioni prima del 1993, prima del Mercato Unico, perderemo un' occasione irripetibile per Trieste
Vanno a rilento, invece, tre grandi opere portuali, determinanti per offrire prezzi competitivi (quelli di Trieste sono, comunque, i più bassi d' Italia) e servizi efficienti: il raddoppio del Molo Settimo, l' Adria Terminal e il Terminal Ro-Ro. Il bilancio delle infrastrutture è abbastanza consolante. Ma occorre intensificare gli interventi, dice Biasutti, e non vanificarli con una politica miope. Tre anni fa, Strauss ci disse che, se non fosse stato per le nostre tariffe ferroviarie e per gli intoppi doganali, Trieste sarebbe stato il porto fisiologico della Baviera per i commerci verso il Sud, verso il Giappone, l' Oriente. Sono decenni che chiediamo di riequilibrare quelle tariffe. Non è successo nulla. Risultato? La Baviera continua ad appoggiarsi ad Amburgo. Quando parlo di intelligente collaborazione fra Stato e Regione, mi riferisco a queste strozzature.
Ma occorre un progetto globale: una strategia mirata e non sminuzzata dalle spinte corporative. Non si comincia bene. La longa manus di De Michelis ha edulcorato la legge per le aree di confine che doveva corroborare la nostra specificità. L' ha estesa al Veneto, togliendo peso alla nostra Regione. Il non si comincia bene è di molti e alti sono i mugugni per quel confine che la legge sposta a suo piacere, prevedendo incentivi e sgravi fiscali (saranno riconosciuti alle società nel cui fatturato ci sia almeno il 20 per cento di export all' Est) anche in zone lontane dall' Isonzo e dal Carso.
utto il Paese deve crederci, dice Renzulli, ma soprattutto deve crederci Trieste che si è abituata a quel confine chiuso come alibi per vittimismi e assistenzialismo. Non sono più consentiti provincialismi, municipalismi e visioni limitate. Rispetto alla componente friulana della regione, Trieste è rimasta indietro nella voglia di guardare all' Est, di misurarsi in quelle realtà. La città è stata frenata dal contenzioso italo-jugoslavo, dice Roberto Viezzi, segretario regionale del partito comunista, mentre Udine, Pordenone, l' intero Friuli si aprivano a Oriente, Trieste si chiudeva nelle contrapposizioni etniche. E' vero che la Lista, il vecchio Melone ha perso metà dei suoi voti. Ma ha ancora un grosso peso e non siamo fuori dal tunnel. La classe politica e imprenditoriale non è all' altezza delle nuove possibilità. La città fatica a esprimere potenzialità. E' assai meno pessimista Franco Tabacco: Certo, c' è ancora la città delle nostalgie, dei malintesi nazionalismi, dell' assistenzialismo. Ma viene fuori una nuova Trieste consapevole che la sua prosperità nacque e può rinascere solo dalla cultura di frontiera, intesa come strumento di confronto, di comprensione fra le diversità, di apertura.
Quest' anno è in programma l' ingresso dei privati nella gestione del porto. Sono già molte le domande. E' il segno del risveglio dopo un lungo sonno. Trieste potrebbe competere con Vienna come piazza d' intermediazione verso l' Est. Ma occorre una classe imprenditoriale che catturi traffico con joint venture e partecipazioni. Adesso, aspettiamo che la sferzata acceleri il progetto Polis che, proposto dalla Fiat e dalle Generali, sta cuocendo nel bagnomaria delle diatribe politiche. Si tratta di un traguardo fondamentale per la modernizzazione del porto franco: borsa merci, servizi finanziari, bancari e assicurativi off shore.
:( :( :( :( :(


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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da Zigolo »

babatriestina ha scritto:Oggi parte seconda, ghe ne xe soprattutto per Fusaroli :(
( ma.. iera lu quel che i contava che el ingrumava i fiori cascai dei funerai ( allora in via Pietà) per meterseli sula scrivania?)
No, penso che iera quel altro (no lo nomino anche perché el xe morto), che i ghe gaveva trovà anche un capoto de una morta nel studio e po' el gaveva avudo anche longhi giudiziari.

Fusaroli inveze me lo ricordo i primi ani 70 al Istituto de Anatomia Umana Normale, in via Manzoni. No so quanto che el gaveva de far con l'anatomia patologica.


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Re: Riflessioni sul porto

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te ga ragion, me go confuso i due.


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Re: Riflessioni sul porto

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Condivido una bona parte de quel che disi Rumiz,e ogi xe anche la seconda puntata sul picolo,ma son convinto che i principali intoppi no dipendi da Trieste.


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Re: Riflessioni sul porto

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Rumiz va avanti co le sue puntate che me par molto istrutive.El ghe da la colpa de tuto a una parte che governa Trieste e el porto,dimenticandose che esisti anche una alternanza nei governanti che no xe esenti da colpe. Per mi xe inveze una somma de fattori che ne tien blocadi. El governo central che gà poche idee guida ,vitima de interesi de parte (ognidun tira la giacheta da la sua parte) e che no decidi mai ,e persone nei posti chiave ministeriali che no xe esperte e che le insabia. Poi se confondi facilmente i ruoli : un dirigente non devi eser un aministrator . El porto dovesi eser governà come una dita privata. Asumo chi che da garanzie de portar soldi e svilupo. No se pol far gare de apalto come che fusi de comprar rodoli de carta igienica. E tegno le tarife variabili come che se movi el mercato finanziario al quale xe ligadi i trafici. Su una decision dell'aministrator no pol intervenir la corte dei conti a dirte che te gà fregà lo stato. Tuti noi vedemo che el ,porto cusì come che el xe governà xe una strutura ingesada. Basta che un setor cominci a tirar ,e noi xe boni de trovar posti de sosta per i camion o de forzar le dogane a far presto con controli campione. El denaro xe tondo e el gira dove che ghe se presenta le oportunità,la burocrazia xe el tipico ostacolo che lo ferma, e ferma anche l'iniziativa del comercio. All'aministrator ghe devi eser dada autonomia,e poco importa che el sia de destra o de sinistra. E poi chi che gaveva el baston de comando, ga impedido de pasar la gestion de certi setori ai privati .Una volta se ciamava Fiat, una alrta Ect,una altra i cinesi ,poi i coreani. Chi che fa un investimento milionario esigi che ghe sia meno burocrazia posibile,altrimenti nol lavora in perdita,e el va via de Trieste e de l'Italia. L'esempio vizin de capodistria docet.


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Re: Riflessioni sul porto

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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da AdlerTS »

Gavè letto l'articolo su «Il congresso delle Camere di commercio fondate durante la Monarchia" ? Chissa che, più per soldi che per ideologia, qualche istituzion triestina non provi ad infilarse ?


Mal no far, paura no gaver.
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Re: Riflessioni sul porto

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cosul L.jpg
cosul L.jpg (37.65 KiB) Visto 3819 volte
Foto de altri tempi.
Un poco de movimento in porto vecio,e sul molo San Carlo .Su la sinistra el baron Gautsch del Lloyd . Due vaporeti de la tripcovich. Al molo terzo xe el Keiser Franz josef de l'Austroamericana ,e in primo pian el Metcovich del Lloyd.Molte companie de navigazion de l'Austria ,anche a conduzion familiare ,gaveva piroscafi che rivava ale 1000 ton ,con un solo motor,perchè in mancanze de strade i asicurava el movimento de le merci e dei pasegeri tra le località de la dalmazia e de le isole con Trieste e Fiume.


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Re: Riflessioni sul porto

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Baba ga dito : "...el punto franco no solo xe in regime doganal speciale, ma no xe gnanche Italia e gnanca Comunità Europea: chi te vol che ghe paghi alora le linee de colegamento? per favorir un porto che ghe portassi via lavor ai porti italiani e europei? :twisted:" Eco ,xe per questo che de sesanta ani xe tuto fermo,e i politici locali lo sa,e meno la gente ne parla meio xe per lori. Anche adeso che semo soto elezioni,de cosa i parla? Del sociale ,miga del'atività industriale portuale. .Anzi bisogna andar vanti a no far funzionar el porto , a trasformarlo in area edificabile per apartamenti,a restrinzer o a eliminar l'area franca, a no verzer e far franco anche l'autoporto de fernetti,a eliminar i colegamenti feroviari,a dir che xe magazini che no servi,e a aprovar el progeto unicredit. A no voler el coridoio V. Se se vol far dei investimenti nel nord adriatico italian ,no se li pol far a trieste perche se cori el riscio che co la zona franca portual se ghe porta via trafici ai porti italiani.Questo Maresca lo sa ben e per quel el punta su monfalcon che xe uno dei tanti porti italiani uguali, e tuti a dirghe de si ,che xe ben fato,tanto xe solo 18 km ,e po slarghemo con qualche milion el molo VII che lavora solo per la UE,per tinir boni i triestini.


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Re: Riflessioni sul porto

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Piereto ha scritto:Baba ga dito : "...el punto franco no solo xe in regime doganal speciale, ma no xe gnanche Italia e gnanca Comunità Europea: chi te vol che ghe paghi alora le linee de colegamento? per favorir un porto che ghe portassi via lavor ai porti italiani e europei? :twisted:" Eco ,xe per questo che de sesanta ani xe tuto fermo,e i politici locali lo sa,e meno la gente ne parla meio xe per lori. .
ben, no xe propio quel che volevo dir mi: co i ga fato el trattato de pase che conservava i punti franchi a Trieste no se gaveva assai ben le idee su cossa che saria deventada, el TLT iera za diviso in do parti e no i xe mai rivadi a riunirle- per cui ala fin i le ga divise per bon; l'Europa iera divisa in do del a cortina de ferro e dela guerra fredda, la comunità Europea iera una roba apena de insognarse. mi digo che adesso nel mondo atual, meterse a ragionar come se vivessimo nel 1947 xe anacronistico: quel che podeva valer allora, e che prevedeva Trieste come punto de snodo e servizio per stati che se vardava in cagnesco allora adesso no ga più senso, allora iera barriere doganali ovunque e adesso nela CE no le xe più.. anzi se dovessi al contrario armonizzar a livello europeo tante robe. insoma, 60 anni fa gaveva senso, adesso inveze serarse dentro in porto ( no i triestini, che del punto franco vivi fora, ma le ditte che ghe lavora dentro) xe serarse in muri medievali . Se xe fermo, per mi xe perchè o no i ga ancora capido se i pol far qualcossa dentro o perchè coi tempi che cori chi che no apartien a un'entità più grande ( nel nostro caso la CE che xe un colosso economico- e un nano politico) no ga speranze. ieri ghe iera l'assemblea dele generali. Grazie ale bocc eferme in Piorto Vecio, gavemo lassado che inveze del progetto Polis là i se traferissi e i fazessi tuto a Mogliano Veneto. Perchè gnanca le Generali in porto no ghe andava..
mi in Porto vecio no go quasi mai podudo andraghe ( una volta pe r imbarcarme su una nave, una volta per una msotra) ma go un per de foto, una che i gaveva fatto apunto una mostra al molo IV e un per dela terrazza del generali.
Me domando e me domando: ga senso lassar adar cussì? e tuto perchè "nosepol, che xe puntofranco" Grazie!
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Re: Riflessioni sul porto

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e questo xe Porto Vecio.
in Porto Novo no go mai messo pie e là no ghe xe alcuna speculazion edilizia in vista


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Re: Riflessioni sul porto

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Eco, per cossa volemo doprar tuta sta roba? tegnindo conto che attualmente se volemo movimentar un porto ghe vol container..
Me piaseria anche che qualchedun me spiegassi ben per file per segno perchè za al principio del Novecento za l'Austria ga cominciando a pensar al Porto Novo e lo stava za cominciando.. cossa no andava ben nel vecio?
Po me piaseria anche gaver dei dettagli sul funzionamento dle porto nei ultimi 60 anni, perchè liquidar tutto con No se fa gnente me par un poco sbrigativo, saria de distinguer traffico merci, traffico passeggeri, inizio dei container, Molo VII, apertura e chiusura de Suez...


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Re: Riflessioni sul porto

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Poso provar a risponderte. Disemo che nel 1908 el lloyd gaveva una trentina de vapori,Cosulich-austroamericana altrettanti e qualchidun de più,e po ghe iera la Libera navigazione triestina con un'altra ventina de navi,e trieste iera el porto de armamento. Co le navi no girava e scarigava le doveva esser ormegiade.Calcola che le iera tute sora i 100 metri,e ocoreva un bela banchina.Le andava a carbon e bisognava tinir aceso el fogo e carigar da la riva a la stiva el carbon. No come ogi che basta un tubo,una betolina, e un interutor per impizar el bruciator. No per niente el Lloyd gaveva el suo arsenal, e l'austroamericana stava costruindo el suo a Panzan. El porto vecio ne la sua strutura con 4 moli za nel 900 el iera insuficente a tenir tute le merci ,e con l'avento de l'austroamericana se ga comincià a importar un saco de merci de l'america e semo ,go leto me par quasi un milion de tonelate, prima del 12.Xe per questo che se ga fato el porto novo e xe sta creada una nova società quela dei magazini generali. A suo tempo gavevo leto un libro sul porto che riportava dati e cifre dei trafici. Pensa che el bacin zero col suo specio de aqua el iera destinado al atraco de le navi che portava el petrolio,ancora prima che nasesi l'auto. E nel 900 el iera za insuficente ,tanto xe vero che in valon de muia tra l'inceneritor e el pontil del'oleodoto ghe iera el deposito de oio mineral ,che po xe diventà Esso. Xe anche per questo che anche le rive,dove che noi caminemo e postegemo le machine,per i primi do o tre metri le xe proprietà del porto e no del comun.E soto l'austria chi che iera paron de un teren che tocava el mar,o un lago ,el iera anche paron de la spiagia,o del lago. Per esempio el lago de Braies xe una proprietà privata. Le case del bagno ex -excelsior a barcola,le xe parone anche dele rive.No xe demanio maritimo. Mentre nel resto d' italia le spiagie xe proprietà del demanio. L'Austria gaveva fato e stava fazendo dei grandi investimenti de capitale a Trieste,e disemo che i iera disposti anche a guadagnar poco purchè tuti lavorasi.Esisteva parechie zone deprese ,come la galizia,e quindi Trieste iera come l'aldorado. Quindi la grande masa de slavi che rivava a trieste e el nazionalismo italian. El fato de far arivar a trieste le ferovie statali xe sta fato anche per no far guadagnar più de tanto quele private de Sudbahn, che iera pur sempre un capitale francese,e farghe concorenza. Tra le due guere le robe xe cambiade. Le economie dei novi stati centro orientali europei iera sai deboli,perchè i iera nati con pochi capitali. Le ferovie italiane ga meso le sue tarife. le navi ga comincià ad andar a nafta e no più carbon. L'Italia no gaveva ne l'uno nè l'altro. Iera trope navi. I cantieri navali no gaveva lavor. Iera de pagar i debiti de guera. Una grande masa de disocupai. Scioperi a gogo. La fazo semplice ,ma tuto questo ga favorì la ditatura. E anche el porto ga mantiniù el suo regime franco,per atirar le merci a restar a trieste. El setore pasegeri gà comincia dopo el trenta a scantinar. L'eurpoa iera tuta povera con pochi mati sai richi. El sistema per eliminar la disocupazion xe sta quel de darse ai grandi lavori socialmente utili :La costruzion del sistema de dighe ne la valle del tenessee,che ga permeso ai Usa de sfamar milioni de persone e de procurarghe energia enorme utilizada per far aluminio,el material che servi per tute le leghe legere e che ga permeso de vinzer la seconda guera mondiale. L'Italia ga bonificà,ga asfalta tute le strade statali,ga eletrificà tuto el paese. Se la polfar sai longa,ma anche sai breve. El porto de Trieste gaveva le navi e le linee,ma mancava i trafici. Dopo la seconda guera el porto de trieste no gaveva nè le navi,nè le linee ,nè i trafici.Iera tuto blocà da la guera freda e dalla suddivisione tra due sistemi de vita e economici ,e la linea pasava a pochi chilometri via de trieste. E el porto iera franco e internazionale anche se mancava le merci.Me fermo qua per adeso.


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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da babatriestina »

Ghe saria tanto de approfondir, ma comincio conun per de punti
Piereto ha scritto: El porto vecio ne la sua strutura con 4 moli za nel 900 el iera insuficente a tenir tute le merci ,e con l'avento de l'austroamericana se ga comincià a importar un saco de merci de l'america e semo ,go leto me par quasi un milion de tonelate, prima del 12.Xe per questo che se ga fato el porto novo e xe sta creada una nova società quela dei magazini generali.
quindi ti te disi che i se ga slargado solo perchè i iera pieni cioè i lo gaveva progettado tropo picio? mi gavevo come l'impression de gaver letto che iera qualcossa che no andava ben e che i pensava propio de spostar tuto in porto novo, ma no ricordo el motivo.
Piereto ha scritto: Xe anche per questo che anche le rive,dove che noi caminemo e postegemo le machine,per i primi do o tre metri le xe proprietà del porto e no del comun..
questa me la ricordo,c he qualchedun diseva che rente de l'acqua no i podessi gnanca dar la multa , se te parcheggi, No go fato el esperimento. Però proprietà del porto, ma no xe puntofranco!
Piereto ha scritto:E soto l'austria chi che iera paron de un teren che tocava el mar,o un lago ,el iera anche paron de la spiagia,o del lago. Per esempio el lago de Braies xe una proprietà privata. Le case del bagno ex -excelsior a barcola,le xe parone anche dele rive.No xe demanio maritimo. Mentre nel resto d' italia le spiagie xe proprietà del demanio.
eco, questa la gavevo sentida anche mi e me spiegava come che, in barba ale leggi italiane, i gavessi podudo privatizzarse comodamente el bagno Excelsior. Però no xe istesso per i moletti che le ville in costiera se gaveva fatto, che inveze là xe demanial e obbligo de lassar libero. Come xe che a seconda della zona cambia el trattamento? Dove e perchè sussisti ancora el ordinamento asburgico?

Piereto ha scritto: Dopo la seconda guera el porto de trieste no gaveva nè le navi,nè le linee ,nè i trafici.Iera tuto blocà da la guera freda e dalla suddivisione tra due sistemi de vita e economici ,e la linea pasava a pochi chilometri via de trieste. E el porto iera franco e internazionale anche se mancava le merci.Me fermo qua per adeso.
co iero picia mi però de navi se ghe ne vedeva, e anche i cantieri lavorava ancora..


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Re: Riflessioni sul porto

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babatriestina ha scritto:ben, no xe propio quel che volevo dir mi: co i ga fato el trattato de pase che conservava i punti franchi a Trieste no se gaveva assai ben le idee su cossa che saria deventada, el TLT iera za diviso in do parti e no i xe mai rivadi a riunirle- per cui ala fin i le ga divise per bon; l'Europa iera divisa in do del a cortina de ferro e dela guerra fredda, la comunità Europea iera una roba apena de insognarse. mi digo che adesso nel mondo atual, meterse a ragionar come se vivessimo nel 1947 xe anacronistico: quel che podeva valer allora, e che prevedeva Trieste come punto de snodo e servizio per stati che se vardava in cagnesco allora adesso no ga più senso, allora iera barriere doganali ovunque e adesso nela CE no le xe più.. anzi se dovessi al contrario armonizzar a livello europeo tante robe. insoma, 60 anni fa gaveva senso, adesso inveze serarse dentro in porto ( no i triestini, che del punto franco vivi fora, ma le ditte che ghe lavora dentro) xe serarse in muri medievali.
Co i ga fato el TLT le idee jera ciare, xe dopo che le robe xe andade diversamente.
E anche la division in due parti, la jera prevista za nel Trattato (articoli del Statuto provvisorio), solo che doveva esser un periodo de 6 mesi necessario per poder preparar le robe e nominar el governator. No essendo mai stado nominado, no se ga podudo proceder con quei articoli del Trattato che prevedeva l'applicazion del Statuto permanente.
Per el resto, te se fa giuste domande, ma se se scontra comunque con un problema, nisuna legge italiana pol scavalcar da sola un Trattato internazionale in vigor.
babatriestina ha scritto:Me piaseria anche che qualchedun me spiegassi ben per file per segno perchè za al principio del Novecento za l'Austria ga cominciando a pensar al Porto Novo e lo stava za cominciando.. cossa no andava ben nel vecio?
Piereto ga za spiegado in parte, ma volevo zontar che del Porto Novo l'Austria gaveva za progetado anche el molo settimo, e che el al 1914 la zona se ciamava Punto Franco Francesco Giuseppe.
babatriestina ha scritto:eco, questa la gavevo sentida anche mi e me spiegava come che, in barba ale leggi italiane, i gavessi podudo privatizzarse comodamente el bagno Excelsior. Però no xe istesso per i moletti che le ville in costiera se gaveva fatto, che inveze là xe demanial e obbligo de lassar libero. Come xe che a seconda della zona cambia el trattamento? Dove e perchè sussisti ancora el ordinamento asburgico?
El tratamento diverso no dipendi dala zona, ma dala situazion giuridica iscritta al tavolare. Se un teren in riva al mar el jera za registrado al tavolare prima del 1923 (anno in cui le proprietà demaniali ex-asburgiche xe passade al demanio italian), alora quel pol esser restado privato fin a oggi, inveze quei tereni che jera za de proprietà pubblica o no registradi al tavolare, xe diventadi demaniali. E tanti de questi ancora oggi no esisti tavolarmente.


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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da Piereto »

Mi credo proprio che xe sta una questio de spazi. Za el primo progeto del porto vecio (progeto de un architeto francese),quel che i lo ga fato insieme a la ferovia coi silos che iera 7 metri più alti sul mar per cui iera dificile carigar le merci,prevedeva una sola banchina,e un molo diga. Xe dopo ce i lo ga slargà coi 4 moli e i bacini e un novo colegamento feroviario, e i ga meso le gru idrauliche de 3,5 ton su le banchine,e i ga spostà la pescheria che stava dove che xe ogi el miela,costruindo la nova dove che adeso i ciama sala dei incanti.E sto porto che xe ligado a la ferovia , el portava bori a la Sudbahn e indiretamente al capitale francese. El porto novo francesco giuseppe iera colegado feroviariamente alla rete statale,e quindi con tarife decise a Viena,quindi non condizionado da scelte de oltralpe. No sempre i raporti tra Austria e Francia xe stadi cordiali,e qualche volta inveze le forze xe stade unide,in chiave antiinglese. El canal de suez xe sta un smaco per i inglesi,anche se poi xe andà a giovamento de tuti. I unici che no gaveva de guadagnarghe iera i germanici. Comunque atraverso el porto xe pasade tute quele materie prime e anche materie pregiate che no se trovava ne la monarchia. Tuti i generi coloniali, zuchero, cafe cacao, goma, legname, risi, granaglie, coton, e prodoti lavorati che l'austria no produceva. I prodoti grezi po se ga comincià a lavorarli a trieste,e posibilmente in porto per via del dazio. Da la cità franca ,in cui iera dificile el controlo daziario,se se ga ridoto a la zona portuale che xe stada circondada da mura.Xe anche la consistenza dei ceti sociali e el loro peso economico che ga creado i trafici e per esempio ga dado impulso al movimento pasegeri.Quidi a la costruzion de vapori sempre più grandi e veloci,anche con capacità de stiva merci,ma merci pregiate. Dopo la prima guera xe sta un ridimensionamento globale,e el ceto medio ga lentamente comincià a creser numericamente,e ga ciapà pie la filosofia del tempo che xe denaro. Quindi per superar la concorenza se doveva far presto.Navi più grose e veloci,e movimenti a tera de le merci anche lori più veloci. Quindi magazini in cui le merci doveva transitar e no tanto stazionar. Chi prima produceva,prima rivava a vender. Ed eco che magazini a più piani come quei del porto vecio,i serviva più a conservar,e quindi el movimento tendeva a calar. Xe proprio a ridoso de la seconda guera che nasi i contenitori per le merci in ambito ferroviario,no solo nei Usa ,ma anche qua de noi.


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Re: Riflessioni sul porto

Messaggio da babatriestina »

Piereto ha scritto: I prodoti grezi po se ga comincià a lavorarli a Trieste,e posibilmente in porto per via del dazio.
iera lavorazioni in zona del attual porto Vecio? penso alla ferriera che i la ga fatta za in Porto Novo.


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