Giovanni Colarich

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Messaggio da AdlerTS »

Go cominciado oggi:

"Giovanni Colarich - l'inafferrabile fuorilegge istriano" de Francesco Fait (Veit ? :wink: ), ed. Luglio.

Go letto i primi do capitoli e par molto interessante. Ve saverò dir.


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Messaggio da AdlerTS »

Come promesso :wink: :

Giovanni Colarich (o Collarich o Collari o Kolaric) xe stado un ladro ed un assassin. Specialmente per quest'ultima colpa non ga scuse. Tuttavia dal libro risulta come l'opinion pubblica del tempo fussi rivada a mitizzarlo, soprattutto a causa del contesto storico nel quale se svolgi le sue malefatte. Ve riassumo in do righe per farve vignir voja de cior el libro.
Nato nel '900 da una famiglia povera e con un pare manesco, el comincia fin de muleto ad aver problemi con la giustizia, anche se non se sa esattamente cossa, perché sotto l'Austria per i minori che cometteva reati vigniva registradi solo data della sentenza e pena (antesignani della legge sulla privacy).
Diventa un vagabondo alla dichiarazion de guerra de l'italia all'Austria e vivi de espedienti.
Dopo la guerra l'Istria xe allo sbando. Dal libro: "tra il 1918 ed il 1921 la regione era infestata da bande di disertori e sbandati che [...] rubavano e rapinavano [...] vestendo anche i panni di militari e poliziotti, [...] perpetrati da gente comune sull'abisso della disperazione e frettolosamente etichettati come tragedie della follia".
Colarich viveva tra Pola e Trieste quando avvien el fatto che segnarà più de tutti la sua avversion per le autorità: arrestado dai carabinieri, el vien bastonado e ghe vien fatto magnar el proprio sterco con un cuciarin. Da qua in poi quindi el decidi de non farse ciapar mai più e de vendicarse. El continua a viver una vita de scondariole, furti e non esita a puntar la pistola, tanto da uccider alcuni rapinati e carabinieri.
Paradossalmente, un personaggio negativo diventa "idolo" della gente comune. Dal testo:" la popolazione non ha simpatia per poliziotti e carabinieri, che sono nuovi dell'ambiente e capiscono poco del dialetto e nulla di [...] croato e tedesco [...] per i modi maneschi e per come hanno parteggiato per una delle fazioni fronteggiatesi nella nella sanguinosa lotta politica [...] alfieri di quell'italia che ha portato tutto tranne che la prosperità che in molti si erano attesa". Tutto el raccondo xe pien de arresti arbitrari e pressioni poco legali sulle persone vicine al Colarich che proprio perché el riva farse giogo della settantina de carabinieri che lo zerca (e non el se nascondi, ma gira sfacciatamente per baretti, ristoranti e luoghi pubblici vari), diventa un amplificator dell'incapacità delle istituzioni. Queste, abusando de stereotipi anche troppo banali, non sa far altro che etichettarlo come slavo e comunista, ma in realtà non el ga mai avudo una militanza ben precisa e benché parlassi anche tedesco e croato, se ga sempre espresso (anche nei scritti che ne xe rimasti al giorno d'oggi) in quel dialetto istro-veneto simile al nostro e riconducibile all'italian.
Bel libro proprio per el quadro della società delle nostre terre nel dopoguerra.

Chissa se Polesan sa qualcossa de più ? :-D


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

Una specie de Vallanzasca nostran? :-D


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macondo
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Messaggio da macondo »

Go letto che el iera stado condanado a due ergastoli nel 1924 (?) e che el iera morto nei anni 80...
Disi el libro quando el iera stado messo in libertá?


polesan
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Giovanni Colarich

Messaggio da polesan »

Ciao,

Scuse' il silenzio, di questi ultimi giorni non se ga tanto tempo per sentarse davanti il computer...

Clicke' su questo link (sito Istrianet) http://www.istrianet.org/istria/people/ ... useppe.htm per trovar qualche informazion de piu' sul G. Colarich.

Mi personalmente non lo conosevo, pero' go senti' de lui e un par de altri caratteri de quei tempi.


ogni bene a ve auguro un bon 2007 a tuti.


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Messaggio da babatriestina »

macondo ha scritto:Go letto che el iera stado condanado a due ergastoli nel 1924 (?) e che el iera morto nei anni 80...
Disi el libro quando el iera stado messo in libertá?
el link citado parla de quattro ergastoli. esattamente quante persone el gaveva copado per becar 4 ergastoli + el resto dela condanna?
sempre secondo el link, ala fin dela seconda guerra, arrivai i titini in Istria, paressi che el gabi optado per la Yugoslavia e i lo ga liberado allora. el libro conferma?


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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

Finido oggi....vedemo allora:

nel 1925 ghe vien riconossudi 3 omicidi volontari, 2 premeditati e 2 tentati omicidi (in realtà tra confessioni e ritrattazioni non se podeva esser certi de tutti e 5) per un totale de 4 ergastoli e 106 anni de canon. Per esser sicuri i ghe zonta 6 anni de isolamento nella stessa cella-tomba che ghe gaveva costado la salute mentale a Giuseppe Musolino, altro famoso brigante del sud italia.
Liberado una prima volta dalla Repubblica de Salò in quanto l'accettava de lavorar per el Reich, el vien incarderado de novo nel 1945. Nel 1948 una legge italiana liberava i cittadini della nova Jugoslavia che scontava pene nello stivale. El vien fora nel 1951.
El se sposa e el tira a campar fazendo el "medico guaritor" mezo strigon (un modo legale de far el trapoler :wink: ).
El xe morto nel 1986.

Go parlado con una persona che ga vissudo a lungo a Fiume e pareria che la simpatia che Colarich riscuoteva nell'opinion pubblica jera dovuda anche al fatto che sembra che el fussi sempre ben disposto a spartir i soldi dei furti col prossimo, dandoghene anche parti consistenti a chi gavessi bisogno. Almeno cussì se contava in giro (vox populi vox dei :wink: )


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Re: La banda Collarich e Giugovaz

Messaggio da babatriestina »

A proposito vedi anche
http://www.istrianet.org/istria/people/ ... useppe.htm
e anche
http://www.vecchiatrieste.it/Colarichrec.htm

Trieste ghe n'entra perchè el xe stado catturado in un cinema a Trieste.
De no confonder con un Natale Colarich, partigian morto in Risiera, a cui immagino sia intitolada una via a Muggia.


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serlilian
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Messaggio da serlilian »

El primo link no me funziona.

Se ve interessa, go visto ieri el libro de un giornalaio in via Giulia, visavì al Giardin Publico.


[i]Liliana[/i]
- . - . -
[size=75][i]"Quando comincia una guerra, la prima vittima è la Verità.
Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate,
quelle dei vincitori, diventano Storia."
(A. Petacco - La nostra guerra)[/size][/i]
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Messaggio da babatriestina »

serlilian ha scritto:El primo link no me funziona.
.
devi esser un problema del sito, adesso no me se verzi gnanca a mi, e stamattina inveze sì..
dela cache de Google:

Giovanni Colarich

di Anteo Lenzoni

Nel giornalino "Il Girasole" redatto dagli studenti della scuola italiana di Pola Dante Alighieri, l'allieva Erika ricorda il piacere che provava quando, da piccola, il nonno le narrava avvenimenti e fatti accaduti in città e vicende da lui vissute. Un giorno, premettendo che si trattava di una persona le cui azioni avevano provocato sensazione e impressione a lui che allora era un bambino di otto anni, le raccontò la storia del polesano Giovanni Colarich che abitava, con i genitori, nel rione di Siana. La narrazione affascinò la nipotina poiché il nonno arricchì il suo racconto di particolari, soffermandosi sull'efferatezza dei misfatti, sull'abilità del Colarich di sfuggire alla polizia che gli dava la caccia, sottolineando la spavalda temerarietà dimostrata dall'uomo allorché si recò di notte nella redazione del quotidiano "L'Azione", situata nella centrale via Sergia, intrattenendosi con il redattore Rodolfo Manzin (in seguito collaboratore della nostra Arena fin dalla fondazione), procurandogli un eccezionale scoop.

Quando avvennero quei fatti io avevo qualche anno più del nonno di Erika e ne fui ampiamente informato, perché oltre a sentirne parlare in casa, leggevo la cronaca sul giornale locale. Notevole emozione provai quando vennero assassinate le sorelle Tracanelli con le quali i miei genitori avevano ottimi rapporti. In città, di notte, sopratutto nelle vie periferiche rischiarate appena dalla fioca luce dei fanali aleggiava un senso di paura e la cittadinanza tirò un sospiro di sollievo quando seppe della cattura del Colarich effettuata dai carabinieri dopo una furibonda colluttazione avvenuta in un cinema di Trieste. Il Piccolo intitolava l'articolo "Il brigante Colarich, l'inafferrabile, é caduto nelle mani della giustizia".

Era il 15 gennaio del 1924. Riportato a Pola, venne rinchiuso nel carcere di via dei Martiri. Ultimati gli atti istruttori, protrattisi per ventuno mesi, ebbe inizio il dibattimento davanti alla Corte d'Assise nella palestra della scuola elementare Giuseppe Giusti. Assieme al Colarich, imputato di associazione a delinquere, omicidio, rapine e furti, vennero portati a giudizio diciannove uomini, imputati di concorso e favoreggiamento nei reati contestati a Colarich; nonché furono giudicate la sua fidanzata e un'altra donna, entrambe poi assolte per non aver commesso il fatto. Nutrita la difesa degli avvocati di Pola: Benussi, Cerlenizza, Marotti e dei triestini: Zennaro, Pollucci, Robba, Matosel-Loriani e Stefani. Molti i giornalisti al seguito, compreso Gigi Vidris che, con pochi tratti essenziali ritrasse i magistrati, gli avvocati, i giurati, gli imputati e i testimoni. Il dibattimento si chiuse, dopo qua-rantasei giorni, con la condanna di Giovanni Colarich a quattro ergastoli e a centosei anni di reclusione per i reati minori e con undici anni di segregazione cellulare; altri tredici imputati subirono la condanna da undici anni e undici mesi a un anno e sette mesi di reclusione, mentre i rimanenti otto furono assolti. Nel marzo 1926 la Cassazione confermò la sentenza della Corte d'Assise e per Colarich iniziò l'espiazione della pena. "L'Azione" scrisse: "la tragedia di Giovanni Colarich, così può essere definito l'insieme dei suoi fatti criminosi, ha avuto il suo naturale epilogo. Indossata la tenuta di ergastolano nella fredda e tetra cella, ripensando ai delitti compiuti, rivedendo le mani insanguinate nella notte perenne della sua infelice vita, forse sentirà germogliare nel suo cuore quel rimorso che ha affermato di non avere mai provato". L'auspicio del giornalista si è realizzato. Dal penitenziario uscì una persona diversa. Quel processo, per Pola e per l'Istria fu un avvenimento eccezionale. Via Epulo e via San Martino, al cui incrocio si trovava Scuola Giusti, erano sempre gremite di curiosi in attesa di entrare nell'aula del dibattimento o di assistere all'arrivo dei furgoni cellulari e dell'autoblindo che portava Colarich in Corte d'Assise. Lungo il percorso dalle carceri: in via Muzio, via Promontore, via Cenide, al Mercato, in via Epulo fino a via San Martino, erano appostati soldati armati con il compito di trattenere la folla. Posso dire di aver assistito personalmente all'eccezionalità dell'evento da un punto di osservazione privilegiato. Allora frequentavo la IV classe elementare della scuola Giusti, le cui ampie vetrate davano sul cortile interno nel quale, dalla via Epulo, entravano i cellulari e l'autoblindo. Nella classe vivevamo momenti di fibrillazione e l'impareggiabile maestro Giovanni Dizorz, che sempre ricordo con affetto, ci permetteva ogni tanto, di guardare nel cortile, dove si ammassavano numerosi carabinieri e gli avvocati in toga nei brevi momenti di pausa. Più di una volta ho visto gli imputati, con i ferri ai polsi, legati a catena e attorniati da una schiera di guardie carcerarie. Ho visto anche Colarich mentre veniva condotto nell'aula. Si vociferava che era stato un precedente e concitato interrogatorio, da parte dei carabinieri, a trasformarlo da un semplice ladruncolo in un feroce bandito e in un assassino. Nei primi anni Venti, l'Istria meridionale era battuta da bande di fuorilegge, che imperversavano nella zona vessando la popolazione.

Ricordo in particolare la banda Stocovich e quella di Matossevich. I covi dei banditi erano tra le forre e nei boschi di Sbandati, Zabroni, Cattuni. I fuorilegge commettevano abigeati, rapine, estorsioni, furti e violenze alle persone. Di notte nessuno s'inoltrava nella draga di Canfanaro-Leme. Di giorno i viaggiatori preferivano mettersi in colonna piuttosto che procedere sparsi. Colarich, venne fermato dai carabinieri per una bagattella al fine di ottenere informazioni attinenti ai banditi, notizie che probabilmente nemmeno lui era in grado di fornire. Durante l'interrogatorio avrebbe subito maltrattamenti e venne costretto ad un atto repellente. L'uomo giurò che si sarebbe vendicato. Rimesso in libertà, una notte sparò a una pattuglia uccidendo un carabiniere e ferendone un altro. In seguito si diede alla macchia, continuando a delinquere fino alla cattura. Motivò le sue scelte "per sete di vendetta e di sangue", almeno così riportò la stampa.

Al processo venne fatto oggetto di ulteriori violenze da parte degli inquirenti ed egli stesso si professò vittima di uomini malvagi. Colarich accettò con rassegnazione la severa pena inflittagli mantenendo sempre nei diversi penitenziari una buona condotta. All'entrata in vigore del Trattato di Pace di Parigi, che assegnava l'Istria alla Jugoslavia ed attribuiva la cittadinanza jugoslava agli istriani con facoltà di optare per quella italiana, ho motivo di credere che Colarich abbia chiesto ed ottenuto la cittadinanza jugoslava e il trasferimento in una casa di pena di quella Repubblica. Venne trasferito nelle carceri di Gorizia ove non fu consentito al giornalista Manzin di completare l'intervista iniziata ventisei anni prima. Consegnato alle autorità jugoslave poco dopo venne posto in libertà. Ritornato a Pola ormai cinquantenne andò ad abitare in via Grega, mantenendo un comportamento ineccepibile. Si adoperò in attività di volontariato acquisendo il rispetto della popolazione autoctona che venticinque anni prima aveva deplorato e stigmatizzato la crudele violenza dei suoi delitti, ma anche provato un senso di pietà per lo sventurato ergastolano, vittima di malvage sopraffazioni.

A.L.

Ristampado da:

* L'Arena di Pola, N. 9 del 30 settembre 2004


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E questa xe una foto che go trovado in un forum che frequento e par che ga a che veder co la banda:
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Messaggio da AdlerTS »

Nella lista dei nomi in appendice al libro, 'sto nome non xe :roll:


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Anche la data dela morte xe un par de anni piú tardi. Forsi xe qualche altra 'banda' responsabile...


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Messaggio da macondo »

Un caro amico che ne segui esternamente me manda ste notizie de un 'fataccio' del Colarich a Trieste:


Nel 1923 el bandito polesan Giovanni Colarich, el riva a Trieste con tre compari.
I se piazza alla Rotonda del Boschetto all'ora de chiusura dei negozi e là, i comincia a vardarse intorno. L'idea xe quela de far un colpo e quando i vedi rivar una coppia, el Colarich el ghe guanta la borsetta alla baba che, nel perder l'equilibrio, la ghe finissi adosso. Dalla scalinata della Rotonda parti un colpo de pistola (de uno dei complici).
Colarich vien becà de striscio, la baba inveze, la resta per terra.
Però ghe xe anche un'altra version: cioè che el Colarich ghe ga fracà la pistola contro el corpo perciò che el colpo no se sentissi tanto, freddandola soto i oci del papà (questa xe stada la dichiarazion del Colarich stesso, che se gaveva assunto ogni resposnsabilità).
El 14 gennaio del 1924, i carabinieri lo pizziga nel cine Reclame de piazza GARIBALDI (mi diria via Oriani, tacado a dove ghe iera Bradaschia e che adesso xe una parte dei Magazini Trieste).
Nel mese de ottobre del 1925 comincia el processo.
I ghe fa anche una perizia psichiatrica.
Nel corso del procedimento scambi de sorrisini e attenzioni tra lui e la sua amante Jurman (la xe sentada vizin la cheba).
Lui ghe gaveva scritto" il mio amore è sicuro come il mio pugnale che sa colpire".
El se ciapa 4 ergastoli e nel 1944 l'evadi dal carcere de Volterra.
Lo cattura i tedeschi e el finissi in Germania ma nel 1946 el torna a Pola e dopo el va a Roma.
El finissi de novo in galera (per l'evasion) e nel 1949, per uno scambio tra prigionieri italiani e jugoslavi, el vien liberado.
El mori a Pola nel 1986 (a 86 anni)
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nella foto: l'ostessa Giuseppina De Monte (la vittima)
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