Giacomo Casanova

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ClaireS

Giacomo Casanova

Messaggio da ClaireS »

Nelle Memorie del Casanova c'è un capitolo su Trieste (alla fine del Volume 8 credo). Cose divertenti... :lol:


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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

E' libero da copyright e si può scaricare su molti siti: per esempio
http://manybooks.net/titles/casanovaetext01jcflt11.html


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

credo di averne una copia a casa, in francese, dei tempi del nonno.. non l'ho mai affrontato, sarà la volta buona. ma dicono che non va preso troppo sul serio!


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ClaireS

Casanova ! Sul serio ? Siamo seri !

Messaggio da ClaireS »

Cara Baba,

Casanova certamente NON deve essere preso sul serio nel senso che ciò che scrive non è la pura realtà della propria vita in tutti i particolari! Ma questo non significa che non dice cose vere. Appunto nel quarto volume accena ad un incontro con d'Argens (l'amico francese del re Federico II di Prussia) dove definisce bene ciò che sarà il proprio lavoro : un racconto che prende spunto dalla sua vita ma non la espone in tutte le sue vicende, pensieri e sentimenti...

Il suo pregio è che descrive in maniera assai completa la vita nel Settecento europeo percorrendo molte strade e soprattutto attraversando tutte le classe sociali.

Buona notte (con Casanova ?)
Claire

Sul sito francese di Gallica si può trovare le sue Memorie in francese. E ora mi chiedo : MA, in che lingua scriveva ? Italiano ? Tedesco ? Francese ?


ClaireS

in che lingua...

Messaggio da ClaireS »

Ho cercato e trovato : Casanova scriveva alternativamente e a secondo delle circostanze (e dei luoghi dove si trovava) in toscano, veneziano e francese. Scrisse le proprie memorie in francese intitolandole : HISTOIRE DE MA VIE...

Ecco un indirizzo per scaricare i volumi in francese :

http://www-syscom.univ-mlv.fr/~vignat/Html/Casanova/

da notare, alla fine del volume 8 ed ultimo un testo interessante del Prince de Ligne su Casanova.

Claire


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rofizal
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Messaggio da rofizal »

Se zerché Casanova in italian, L' "Istoria della mia vita" se trova nel libro "Trieste settecentesca" de Carlo Curiel, edizione Sandron, 1922.


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Messaggio da rofizal »

Interessante una nota del Curiel:
"Histoire de ma vie jusqu'en l'an 1797" è il titolo che si legge sulla copertina del manoscritto che la nota casa editrice Brockhaus acquistò nel 1820 da Carlo Angiolini, pronipote di Giacomo Casanova; lo pubblicò come "Mémoires de J. Casanova de Seingalt écrits pur lui méme" (1826-1838, ristampato da Garnier Frères) nella riduzione del prof. Laforgue, e in tedesco (1822-1828) nella traduzione di G. de Schütz. Nel 1860 comparve una nuova edizione curata dal pubblicista Busoni (Rosez, poi ristampata dal Flammarion) che si allontana considerevolmente dalle precedenti, specialmente nell'ultimo volume. Ho confrontato le diverse edizioni e, a parte le omissioni e gli allegri spropositi dovuti all'ignoranza dei riduttori che ci confezionano un "général vénetien Palmanova" (Sch. R.). un "Mr. Richard Lorrain" (B.) e che credono che il titolo di "Savio grande" sia un elogio ai "talents politiques de Mr. de Morosini" (Sch. R.), ho trovato che certi particolari, come l'accenno alle traversie passate dal Monti, alla sua antipatia per il gioco, all'abitazione del direttore di polizia, alla parentela fra il conte Auersperg ed il giovane Strasoldo, esattissimi, compariscono solo nell'edizione Rosez, mentre non esistono affatto nel manoscritto originale che il signor Alberto Brockhaus gentilmente volle riscontrare. L'editore Rosez possedeva dunque qualche manoscritto casanoviano, del quale ora non si ha notizia.
N. B. Le abbreviazioni B., Sch., R., indicano le edizioni Brockhaus, Schütz, Rosez.


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Messaggio da babatriestina »

Io ho l'edizione Flammarion manca la pagina di copertina e il frontespizio, per cui non ho la data, sembrerebbe un'edizione ottocentesca, dati i caratteri e lo stile tipografico, oltrechè lo stato di conservazione, ed è il volume I sono 508 pagine fino al cap XVIII, ma, scorrendo i sottotitoli, su Trieste non trovo nulla


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Messaggio da rofizal »

Curiel disi che Casanova xe stado più volte a Trieste. El cita poi una puntada veloce (una notte sola) nel 1753 e una residenza de due anni nel 1772.


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Messaggio da ClaireS »

babatriestina ha scritto:... ed è il volume I sono 508 pagine fino al cap XVIII, ma, scorrendo i sottotitoli, su Trieste non trovo nulla
Penso che il capitolo su Trieste sia alla fine del Volume 8 (ultimo). Capitoli 13, 14 e 15. Ogni volume fa circa 550 pagine. L'ottavo volume racconta i suoi viaggi in Provenza e poi a Roma e infine a Trieste nella Carniola e nell'Istria da dove aspetta l'agognata grazia della Serenissima, per potere rientrare in patria. Essa arriva nel 1774, essendosi fatta aspettare per ben 14 anni...

Esiste un manoscritto del C. che racconta gli anni successivi a Venezia dove diventa spia della Repubblica (una spia poco convinta, mediocremente produttiva ma una spia...) e poi la ricerca disperata di una sistemazione, il secondo esilio per offese ad un patrizio, gli anni a Vienna come segretario dell'ambasciatore Foscatini e infine il soggiorno a Dux (oggi Duchnov) come bibliotecario mal considerato, solitario, infelice ? Alcuni diconi di sì e che questo seguito sarebbe a Praga nell'archivio di Stato, alcuni dicono di no.

Beh, Baba, il nonno cos'ha fatto con gli altri 7 volumi ?????????? :lol:

Claire


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Messaggio da babatriestina »

ClaireS ha scritto: Beh, Baba, il nonno cos'ha fatto con gli altri 7 volumi ?????????? :lol:

Claire
chi lo sa? forse gli è bastato il primo... :-D :-D :-D
oppure la nonna ha fatto sparire gli altri 7, non si sa mai... :wink:


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Messaggio da rofizal »

Qualcosina dal Casanova.

A Trieste, el 14 novembre 1772, el va a alogiar al Grand'Albergo, ciamado cusì, e anche Grande Auberge, dal Winckelmann nel 1783 e Osteria Grande dallo Jenner nel 1775. La sua stanza xe al secondo piano, el migliore, mentre Winckelmann nel 1768 gaveva la n.19 e Giuseppe II nel 1775, de ritorno da Fiume, la n.10, dove i gaveva anche messo una lapide commemorativa.

Una nota del Curiel poi ricorda che la Posta a Trieste la esisteva dal 1693, mentre nel 1772, co riva Casanova, la gaveva tre stanze al pianotera dela casa al n.1 dela Contrada dela Posta (dopo ciamada Corso Cavour), nela vecia casa Paximadi, dove xe le Assicurazioni Generali. In quela sede la xe rimasta dal 1760 al 1798, anno in cui la xe stada trasferida nela casa del Ufficio Montanistico.

Qualche volta le note xe la parte più interesante del libro. :wink:


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Messaggio da ClaireS »

rofizal ha scritto:Qualcosina dal Casanova....A Trieste, el 14 novembre 1772...
Qualche volta le note xe la parte più interesante del libro. :wink:
Infatti... e rimane il Casanova a Trieste (oppure nelle zone circostanti) fino a settembre 1774 (riceve la grazia il 3 settembre) . Da questi 2 anni non trae moltissima materia nelle sue Memorie ma vale la pena leggere comunque i tre capitoli che ho citato :wink: .

Infatti (bis)... dalle note si possono spesso ricavare informazioni interessantissime :shock: .

Ed anche la semplice curiosità piò essere ricompensata ; sono andata a vedere un piccolo elenco di parole triestine ed alcune, per la verità mi sembrano prese dal francese (oppure è l'esatto opposto ? :roll: :roll: :roll: :roll:

Dindio – dindon

Rosignol – rossignol

pardesus – pardessus

articioco – artichaud

apoteca – apothicaire (farmacista… 150 anni fa)

Visavì – vis à vis

Attenti ! tra poco i francesi diranno che Trieste è città francese (siamo così, sempre pronti ad adottare territori e popoli)

buona notte, nell'attesa di svegliarvi citadini francesi...

Claire


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Messaggio da AdlerTS »

Per l'apoteca, non dimenticare che fa apotheke in tedesco.
Le due parole "francesi" più comuni credo siano appunto "visavì" e "plafon", dal vostro "plafond" :-)


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Messaggio da babatriestina »

apoteca , apotheca, viene del grego apò - theca o se preferite dal verbo apotìthemi , mettere da parte, conservare. E' stato ripreso in quasi tutti i linguaggi scientifici.
e non dimentichiamo il curioso remitùr, che dovrebbe venire da un demi-tour!
anche il canapé ( divano) dovrebbe avere origine in Francia.


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Messaggio da rofizal »

El Grand'Albergo (o Locanda Grande) all'epoca iera gestido da Giovanni Kirmberck, che lo gaveva preso in affitto per 20 anni.

Casanova va a trovar el Barone Pittoni. El Barone P. A. Pittoni iera commissario esecutivo ed assessore di polizia, mentre a capo della Commissione di Polizia e di Sicurezza e presidente onorario della stessa iera el Barone Francesco Saverio de Königsbrunn. Pittoni diventerà direttore della polizia nel 1777.

Altri personaggi del tempo xe i Iasbez.
Secondo lo Jenner, nel 1765 ghe iera "una certa Rosa vedova Iasbez, locandiera d'anni 64, nativa della Sassonia, la quale ebbe due nipoti Giuseppe Romano Iasbez di anni 16 servo presso il Barone Pittoni e Maria Iasbez di Graz di anni 12; nonché una sorella Rosa di anni 9. Dalla quale prese il nome la androna ove teneva la Locanda". Per el Cratey e el Generini se ciamava però Caterina Iasbiz.

Conosce poi a Gorizia il Conte Guidobaldo Cobentzel e il Conte Emmanuele Torres, "il cui padre, spagnuolo di nascita, era tenente generale al servizio dell'Austria; all'età di sessant'anni questi aveva sposato una donna spiritosa e leggiadra [Francesca Maria Gioseffa n. Contessa d'Orzon], che gli aveva regalato cinque bambini tutti brutti come lui". :wink:


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Messaggio da rofizal »

Vi passo l'inizio della traduzione della parte del Casanova relativa a Trieste e fatta dal Curiel (solo leggermente modernizzata). Dovrebbe essere libera da copyright (la traduzione, il libro del Casanova lo è di sicuro), ma non ne ho la certezza. Se avrò la conferma di ciò vi passerò anche il resto.

----------

DALL' « ISTORIA DELLA MIA VITA »
di Giacomo Casanova

Il N.H. Zaguri, che dopo la mia avventura col sedicente generale Albergati aveva intrattenuto con me un'interessantissima corrispondenza, concepì il progetto di farmi rientrare in patria, d'accordo col Dandolo, il quale pure me ne scrisse; a lui sembrava opportuno ch'io andassi a stabilirmi presso i confini della Repubblica e quanto più possibile vicino alla dominante, affinché il Tribunale degli inquisitori avesse la possibilità d'osservare la mia condotta e di convincersi che era irreprensibile. II provveditore Zuliani, fratello della duchessa di Fiano, appoggiò il consiglio e promise d'impiegare tutto il suo credito in mio favore, desiderando di rivedermi a Venezia. Decisi di cambiar asilo; poiché dovevo scegliere un luogo presso i confini della Repubblica, e poiché né Mantova, né Ferrara mi allettavano, diedi la preferenza a Trieste, dove il N.H. Zaguri diceva d'aver un amico intimo, al quale mi avrebbe raccomandato. Per via di terra non potevo andarvi, perché avrei dovuto attraversare il territorio veneto; risolsi dunque di dirigermi per Pesaro verso Ancona, per imbarcarmi su una di quelle navi, che giornalmente fanno vela per Trieste.

Lasciai Ancona il 14 novembre, dopo un soggiorno di due mesi; in capo a ventiquattr'ore di navigazione feci la mia entrata a Trieste. Scesi al Grand'Albergo della città. Il locandiere chiese il mio nome, glielo dissi; sembrò riflettere, e mi assicurò di un buon trattamento; accordatomi con lui sul prezzo, mi trovai convenientemente alloggiato al secondo piano, con un buon letto a mia disposizione.

Il giorno dopo andai alla posta, dove trovai alcune lettere che mi attendevano da un mese. In una del mio amico Dandolo, c'era un biglietto aperto del patrizio Marco Donà, indirizzato al barone Pittoni, direttore di polizia, nel quale efficacemente mi raccomandava. Mi faccio condurre da questi, e gli consegno io stesso lo scritto, presentandomi. Egli, senza guardarmi, né ascoltarmi, freddamente prende la lettera, l’intasca senza leggerla, dicendo che il N.H. Donà lo aveva già avvertito del mio arrivo, che in ogni occasione avrei potuto contare su tutti i riguardi da parte sua, e mi congeda. Ecco tutto.

Uscendo da Pittoni, vado dall'ebreo Moisè Levi, il corrispondente del mio amico Mardocheo, che parimenti mi aveva fornito d'una lettera di raccomandazione, della quale ignoravo completamente il contenuto; mi limitai perciò a rimetterla al primo commesso che trovai nel suo ufficio, senza chiedere neanche d'esser introdotto.

Codesto Levi era un uomo avveduto, amabile e molto ricco; era allegro e alla mano: già il domani veniva a farmi visita e, col miglior garbo, mi offerse i suoi servigi in quanto poteva tornarmi gradito. Mi porse la lettera del suo amico, pregandomi di leggerla; con meraviglia e riconoscenza vidi che non vi si trattava che di me. Il buon Mardocheo gli scriveva, che qualora mi occorresse denaro, lo pregava di darmene, rispondendo egli per un centinaio di zecchini; e aggiungeva, che considerava come fatte a lui stesso tutte le cortesie che il Levi m'avrebbe usato.

Quest’atto di Mardocheo m'ispirò profonda gratitudine e mi riconciliò, - per così dire - con la nazione ebrea. Mi ritenni obbligato a scrivergli una lunga lettera di ringraziamento, dove mettevo al suo servizio il mio credito a Venezia, se poteva essergli utile.

lo non mi stancavo di confrontare l'accoglienza fredda e formale del cristiano barone Pittoni e l'incontro cordiale dell'ebreo Levi. Quale differenza !
Nondimeno il Pittoni, minore di me di dieci o dodici anni, non ignorava gli usi del mondo; era un uomo di spirito e un letterato; amabile, faceto e assolutamente senza pregiudizi. Ho attribuito sempre la sua accoglienza ad una sbadataggine. Generoso fino alla prodigalità, lasciava la cura della casa e delle sue finanze ad una spece d'intendente che lo derubava oltraggiosamente. Pittoni non l'ignorava, e lo lasciava fare. Come me, fautore del celibato per sistema, era galante con tutte le belle, convittore dichiarato e gran protettore di tutti i gaudenti. Del resto pigro e indolente, e soggetto a distrazioni imperdonabili, al punto da scordar spesso affari inerenti alla sua carica, per quanto importanti.

Gli si rimproverava inoltre l'abitudine di mentire coscientemente e ad ogni proposito: di questa calunnia bisogna lavare la sua memoria. Mentitore è soltanto chi coscientemente spaccia falsità: ora, se Pittoni non diceva la verità era per sbadataggine o per dimenticanza. Ho ritratto il carattere di quest’uomo singolare un mese dopo averne fatta la conoscenza, tal quale lo ho potuto osservare nell'intimità, giacché non tardammo a diventare buoni amici, e lo siamo ancora; egli mi ha reso giustizia e sinceramente ha riconosciuto la sconvenevolezza della sua prima accoglienza.


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ClaireS

traduttore... traditore!

Messaggio da ClaireS »

Osservo che la traduzione del Curiel lascia da parte e per meglio dire sopprima tutta la seconda parte del capitolo 13, ossia il racconto della vicenda amorosa del Casanova con Lia la figlia di Mardocheo :oops: , i dispetti di lei :lol: , il suo tentativo di raggiungere Trieste :'-( , il ritorno a Ancona per il maltempo :'-( :'-( , l'amore con Lia :-D e la seconda partenza per Trieste :lol: .
Forse gli è sembrato una delle solite "vantardises amoureuses" dell'autore ? Ma è divertentissimo il passo, e il Casanova non vi indugia a fare una vera e propria autocritica :roll: !

a presto

Claire


ClaireS

Messaggio da ClaireS »

Ecco un ritratto di Giacomo Casanova giovane ed uno del periodo dove inizia a scrivere "l'Histoire de ma vie".

Interessante è il ritratto letterario che il Principe de Ligne fece dell'uomo, ma non riesco a trovare il testo in italiano. Comunque anche le feministe (che siamo) devono perdonnare molto a questo sfacciato "ragazzo" ("mulo" anzi!) per il modo in cui aiutò per anni da lontano la povera Francesca Buschini...
Allegati
Casanova_1788.jpg
Casanova_ritratto.jpg


ClaireS

Messaggio da ClaireS »

Ed ora come il cinema degli anni 20-30 interpretò il personnaggio :
Allegati
LA LOCANDINA DEL FILM MUTO
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