collaboratrici domestiche

chi se ricorda più che a Trieste ghe iera....
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babatriestina
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collaboratrici domestiche

Messaggio da babatriestina »

Era uno dei mestieri più diffusi, soprattutto per le donne, nelle Trieste ottocentesca. C'erano sì alcune fabbriche, ma il lavoro tradizionale per le donne era "andar a servir". Incominciavano da giovani, sui 14, 15 anni, venivano spesso dalla campagna e lavoravano in casa. Ho sentito racconti de persone che hanno vissuto l'esperienza ed anche alcuni commenti riferiti di nonne e bisnonne..
il termine usato era "la servitù", " le serve" , ma ho sentito riferire con disprezzo " le servazze". Dormivano in uno stanzino spesso attiguo alla cucina ( l'ho riconosciuto nella casa di Cechov a Yalta) , ovviamente non c'erano sindacati, orari di lavoro, se non le mezze giornate libere e i giorni di ferie, in cui magari tornavano al paesello portando un po' dei guadagni per la famiglia. Provenienze, la nonna diceva che le balie migliori erano friulane, ma le cameriere migliori venivano da Cilli ( Celje) o anche dall'Austria rurale. Imparavano il dialetto triestino, magari un po' storpiato.. mangiavano in cucina gli avanzi dei pasti dei padroni, quello che lasciavano. le "massaie accorte" vulgo sparagnine controllavano c he non mangiassero troppo ( c'è la barzelletta del pappagallo che dice "parona! parona! Coga magna ovi!" perchè evidentemente ne mangiava per fame) , o come raccontava mia nonna, dei cugini friulani che lasciando una quantità minima nel piatto di portata dicevano magnanimamente " Mangia ancje tu, Nene!" ma secondo la nonna per la povera Nene poco avanzava.. tutela del posto di lavoro? una ragazzina di meno di 20 anni rimasta orfana di madre e quindi a gestire la casa per prima cosa licenziò tutta la servitù, semplicemente per cambiarla, perchè non voleva trovarsi con gente che l'aveva vista la ragazzina di casa. Per non parlare della classica minaccia " La guardi che se la resta incinta la buto fora subito" . ( barzelletta di Cecchelin: la dona resta incinta: Svergognata, queste cose non si fanno! Ma siora parona, xe robe che nassi! Ma ste robe in casa mia no devi nasser! o quante storie, in fin dei conti la iera anche lei! Si, ma mi iero col paròn! E mi con chi la credi che sia?)
Era una manodopera molto diffusa, anche la piccola borghesia fino alla prima metà del Novecento se ne permetteva una, poi con l'avvento degli elettrodomestici, con una maggior cultura (e tutela) del lavoro sono progressivamente diminuite, per diventare adesso l'extracomunitaria, colf, badante, filippina..


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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mandi_
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Re: collaboratrici domestiche

Messaggio da mandi_ »

Era la sorte di molte ragazze quella di andare a servizio. A volte era un dispiacere enorme per loro lasciare la famiglia, a volte poteva essere anche un modo per emanciparsi un poco ed alleviare il peso del mantenimento a famiglie un tempo molto numerose.
Io conosco persone anziane che lo hanno fatto, in particolare dopo la guerra, perchè tornando a casa e trovando la loro abitazione distrutta e nessuna fonte di reddito , spesso per loro era l'unica soluzione. Altrimenti rimaneva l'emigrazione in terra straniera.
In famiglia ho però avuto ben due casi di ragazze, andate a servizio lontano dal loro paese,ma qui in Italia, che hanno finito per sposare un rampollo della famiglia presso cui lavoravano. Son diventate quindi molto ricche, mentre i parenti rimasti qui hanno mantenuto la loro povertà per tanto tempo.
A parte questo caso di cui ho parlato, ho sentito recentemente una anziana signora ricordare con nostalgia quei tempi di servitù. Aveva amato la famiglia presso cui era rimasta per svariati anni, ricordava la bella divisa immacolata e adorava i bambini che aveva allevato. C'erano molte foto in casa, appese, a ricordare quei tempi.
Mi vengono in mente le poesie di Saba che parlano della sua balia...
Portando la mia esperienza personale, anch'io ho lavorato come colf per quasi due anni, prima di sposarmi.La mia esperienza non è certo stata idilliaca : niente contributi, libertà solo dalle 20 a mezzanotte, niente giorno libero, nè ore di riposo giornaliero. Cucinare, lavare, pulire casa,stirare, sorveglianza di due bambini, aiuto compiti, poche gratificazioni sicuramente.La mia datrice di lavoro, la mia "Signora" come voleva esser chiamata, tornava solo ad ora di cena, lasciandomi al mattino la lista delle cose da fare.
Avevo appunto la mia stanzetta.Vedevo la mia famiglia un giorno al mese.Avevo 18 anni.Ma a quei tempi era così per molte ragazze...

Ebbene, mi sono sposata ed è stata una liberazione. Alla fin fine facevo le stesse cose, ma per i miei cari. E poi ho iniziato a lavorare subito, sfruttando il mio diploma, grazie a Dio.
E non sto parlando del 1800...


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry

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