Il Lombardo - Veneto

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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

AdlerTS ha scritto:Caro Maximilian, hai mai letto "Le cinque giornate di Radetzky" ? E' un libro che mi hanno consigliato .
Ho finalmente trovato il libro in questione e devo dire che si lascia leggere con piacere: premetto che non si tratta di un testo filo AU (diverse critiche alla politica del Metternich ad al pugno troppo duro), ma di un resoconto che tenta di raccontare pregi e difetti di tutte le parti in causa nelle "cinque giornate", senza revisionismo o retorica nazionalista. Forse l'autore è più vicino alle idee di Carlo Cattaneo che ad altri celebri testimoni degli avvenimenti dell'epoca.
Pur non essendo filo austriaco, l'autore dimostra stima per la persona del Feldmaresciallo, e ne traccia la personalità di valoroso e capace ufficiale, idolatrato dai suoi soldati, ma con i difetti della gente comune:tozzo, non elegante, un matrimonio non felice, un figlio alcolizzato, un'amante, dei figli illegittimi, debiti di gioco, pazzo per la carne di maiale ed il buon vino... proprio il contrasto tra il suo pubblico ed il suo privato lo rende una persona "da studiare".
Lo "studio" in questione avviene nell'arco di quei cinque giorni (un gran ballo mascherato durato cinque notti, scriverà appunto Cattaneo), giorni che scorrono con la differenza di vedute tra il protagonista ed il Metternich, che non crede ad una sollevazione, i celebri avvenimenti dello sciopero del tabacco, le cariche degli Ulani e le barricate della gente di città, che, a differenza di quella di campagna, mite e di buona moralità, fedele alla casa d'Austria, viene descritta come oziosa ed arrogante (secondo testi imperiali).
Di pagina in pagina si passa attraverso i sentimenti del Feldmaresciallo, deciso a compiere il suo dovere di tenere la città, ma fermo nel non voler usare i cannoni contro gli insorti, fino a quando si vede costretto alla fuga dall'esito degli scontri e dalla minaccia dell'arrivo delle truppe "fresche" di Re Carlo Alberto, (che a causa della sua indecisione cronica pare fosse chiamato Re Tentenna in italiano e Schaukelkoenig [re altalena] in tedesco). Proprio la parte del libro con la trattativa tra gli insorti costituisce la parte più interessante (e meno riportata dai libri scolastici): la città chiede aiuto al Piemonte per scacciare gli austriaci e per instaurarvi una repubblica. La risposta di Torino invece è che l'esercito non si muoverà per favorire la nascita del nuovo stato, ma solo per l'annessione dell'area nel proprio regno: prendere o lasciare, forte del fatto che i milanesi sanno che una volta rifocillato e riarmato l'esercito, l'armata austriaca non si sarebbe fatta attendere molto (per la cronaca, alla fine il numero dei morti sarà di circa 200 per l'esercito austriaco e circa 300 tra i dimostranti).

Tra i testi riportati del periodo nel quale era Vienna a comandare, ci sono gli schedari della polizia con note tipo qulla per Ugo Foscolo, descritto dagli Atti segreti dell'Archivio di Stato di Milano come "testa sempre riscaldata, che gironzola per Milano godendo di una pensione rubata come professore e come soldato, e sempre col far nulla".
All'ingresso di Carlo Alberto in Milano, sarà il turno della propaganda rivoluzionaria ad avere risalto, e sarà la Gazzetta di Milano a riempire le pagine con "bagni di folla e coccarde tricolore", senza riportare però la delusione per l'appoggio di Papa Pio IX, dato per scontato all'inizio,che veniva ora meno.
Il vice governatore della Lombardia Maximilian Karl Lamoral O'Donnell scriverà invece sulla "Gazzetta di Vienna" che "il popolo milanese non pensava allora ne alla repubblica, ne a casa Savoia: Carlo Alberto prima e dopo la rivoluzione non ebbe per sé altre simpatie tranne quella della nobiltà ribelle". Karl Schönhals invece riportava che al rientro di Radetzky da Porta Romana, tra i presenti si mesolavano "facce cupe sulle quali si leggeva l'odio" ma anche "volti che ci ringraziavano in silenzio con lacrime di gioia: hinn stàa i sciuri !".
Per l'ennesima volta, poi, come noi triestini dovremmo sapere bene, nei giorni del passaggio tra il Piemonte uscente e l'Austria rientrante, ci furono triesti momenti di furti, regolamenti di conti, stupri. l'autore invece si ferma a riflettere sul fatto che nessuno tocco in quei giorni toccò l'amante italiana di Radetzky, a significare che evidentemente un rispetto misto di amore ed odio tra il feldmaresciallo ed i milanesi c'e sempre stato, ed in alcuni momenti prevaleva uno dei due sentimanti rispetto all'atro. Fino al 5 gennaio 1858 (ma c'e' un'altra guerra d'indipendenza nell'aria ) quando alla cerimonia funebre di Radetzky la popolazione ignorò completamente l'avvenimento, mentre 2000 soldati scortavano il feretro attraverso Milano (qua anche una nota che riguarda la ns. città: nel viaggio verso Vienna, venne imbarcato a Venezia sulla fregata Donau (scortata dalla corvetta S.M. ERZHERZOG FRIEDRICH ) e portato a Trieste per raggiungere la capitale via treno, come fecero poi Massimiliano e Francesco Ferdinando ).


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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

Alcune opere "austriache":

Accademia di Brera 1776
Teatro della Scala 1778
Nascita catasto edilizio e terriero
Scuola elementare obbligatoria
Completamento Naviglio pavese (1819)
Illuminazione pubblica a gas (1820)
Cassa di Risparmio e Prudenza (antenata della Cariplo)
Apertura Galleria De Cristoforis (1832)
Inaugurazione dell'arco della Pace (1838)
Ferrovia Milano- Monza (1840)
Servizio tranviario a cavalli (1841)
Società di incoraggiamento Arti e Mestieri (1842)
Rete civica di acqua potabile (1844)
Sistema sanitario pubblico con 85 presidi ospedalieri e 23000 pazienti annui
Smantellamento bastioni murari spagnoli.


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Messaggio da AdlerTS »

Mi segnalano il libro di Massimiliano d'Asburgo

"Il governatorato del Lombardo-Veneto (1857-1859)"

http://www.ibs.it/code/9788876923869/ma ... bardo.html


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Rawa Ruska
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Messaggio da Rawa Ruska »

Costantini Alberto, Soldati dell’imperatore, i lombardo – veneti dell’esercito austriaco 1814-1866, Roberto Chiaramonte Editore, Collegno (To), 2004

Conosci?

Rawa Ruska


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

Cossa me disè, che legio in Trieste una città senza monumenti de Sancin, nel introduzion, che el conta che Giuseppe II gaveva cussì poca simpatia per Trieste che el proponeva de far un scambio con Bergamo? :shock: :shock: :shock:
quando e come? ghe ne savè de più? per mi la me sona nova..


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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

Rawa Ruska ha scritto:Costantini Alberto, Soldati dell’imperatore, i lombardo – veneti dell’esercito austriaco 1814-1866, Roberto Chiaramonte Editore, Collegno (To), 2004

Conosci?

Rawa Ruska
Ne parliamo qua:

https://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic ... 42&start=0


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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da AdlerTS »

Mi segnalano (ma non ho letto)

Sotto l'ala degli Asburgo. I bandi della Lombardia Austriaca dal 1749 al 1786 (Con i testi originali). 16.00 euro.

in vendita anche online


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Maximilian
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Re:

Messaggio da Maximilian »

AdlerTS ha scritto:
AdlerTS ha scritto:Caro Maximilian, hai mai letto "Le cinque giornate di Radetzky" ? E' un libro che mi hanno consigliato .


Tra i testi riportati del periodo nel quale era Vienna a comandare, ci sono gli schedari della polizia con note tipo qulla per Ugo Foscolo, descritto dagli Atti segreti dell'Archivio di Stato di Milano come "testa sempre riscaldata, che gironzola per Milano godendo di una pensione rubata come professore e come soldato, e sempre col far nulla".
All'ingresso di Carlo Alberto in Milano, sarà il turno della propaganda rivoluzionaria ad avere risalto, e sarà la Gazzetta di Milano a riempire le pagine con "bagni di folla e coccarde tricolore", senza riportare però la delusione per l'appoggio di Papa Pio IX, dato per scontato all'inizio,che veniva ora meno.
Il vice governatore della Lombardia Maximilian Karl Lamoral O'Donnell scriverà invece sulla "Gazzetta di Vienna" che "il popolo milanese non pensava allora ne alla repubblica, ne a casa Savoia: Carlo Alberto prima e dopo la rivoluzione non ebbe per sé altre simpatie tranne quella della nobiltà ribelle".
Chiedo scusa per il ritardo... L'ho letto anch'io: vagabondando per una libreria lo avevo trovato per caso e - naturalmente - l'avevo comprato subito. Sono testi come questi (neutrali) che fanno comprendere maggiormente una storia negata - lo stile narrativo incalzante può aiutare a "digerire meglio" le verità storiche occultate agli increduli che si basano sulle fandonie imparate a scuola. Ciò che mi ha fatto più impressione è una manifestazione dell'amore di Radetzky per Milano: pur di non cannoneggiare la città, il feldmaresciallo preferì ritirarsi e mettere a rischio la sovranità austriaca sulla capitale ambrosiana. Tra la fedeltà all'Austria "ad ogni costo" e l'"amore per Milano a ogni costo" scelse il secondo. Una scelta rinforzata dal rifiuto di abbandonarsi ad atti di terrorismo come il bombardamento di una città - e che invece "qualcun altro" non avrebbe mancato di compiere.
Lo considero a tutti gli effetti un mio concittadino, al pari di tanti milanesi "acquisiti" venuti da ogni dove che fecero tanto per la mia città.


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Angiolina
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Re: Re:

Messaggio da Angiolina »

Maximilian ha scritto: Lo considero a tutti gli effetti un mio concittadino
e sei l'unico a milano ;--D


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Maximilian
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Re: Re:

Messaggio da Maximilian »

Angiolina ha scritto:
Maximilian ha scritto: Lo considero a tutti gli effetti un mio concittadino
e sei l'unico a milano ;--D
Se era una battuta, non faceva ridere...
Comunque siamo in tanti, più di quanto credi.


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Angiolina
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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Angiolina »

ma per favore :lol:


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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Maximilian »

Angiolina ha scritto:ma per favore :lol:
Sono contento che tu rida alle tue battute. Buona cosa, se ciò ti fa star bene :-D

Quindi tu affermi di conoscere personalmente le opinioni che, su Radetzky, hanno 1.315.478 milanesi?
Se è così, dimmelo... che cambio radicalmente le mie idee sui sei gradi di separazione e l'interazione ai tempi di internet.
Se è così, i vari Linkedin, Facebook, Netlog etc. non servono a molto... basta mandarti in giro per ogni città, e prima del 2020 tutto il mondo si esaurirà in appena due gradi di separazione.

Io posso portarti un po' di gente che, invece, sul Feldmaresciallo la pensa esattamente come me. Un bel numero di persone che, a pieno titolo, fanno parte dei 1.315.479 abitanti di Milano. E che "sfuggono" alla tua meticolosa e scientifica indagine "a tappeto" sul territorio. Magari te ne porto un po' per un aperitivo, naturalmente al Radetzky Café, in Largo La Foppa...


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Maximilian
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Re:

Messaggio da Maximilian »

AdlerTS ha scritto:Alcune opere "austriache":

Accademia di Brera 1776
Teatro della Scala 1778
Nascita catasto edilizio e terriero
Scuola elementare obbligatoria
Completamento Naviglio pavese (1819)
Illuminazione pubblica a gas (1820)
Cassa di Risparmio e Prudenza (antenata della Cariplo)
Apertura Galleria De Cristoforis (1832)
Inaugurazione dell'arco della Pace (1838)
Ferrovia Milano- Monza (1840)
Servizio tranviario a cavalli (1841)
Società di incoraggiamento Arti e Mestieri (1842)
Rete civica di acqua potabile (1844)
Sistema sanitario pubblico con 85 presidi ospedalieri e 23000 pazienti annui
Smantellamento bastioni murari spagnoli.
Lo smantellamento fu effettuato in varie epoche (purtroppo, aggiungo), ma quello più rilevante risale a fine Ottocento - anche in epoca fascista si proseguì a demolire. Resti significativi delle mura spagnole si possono trovare in zona Porta Romana.

Aggiungerei i Giardini Pubblici del Piermarini, alcune porte e la Biblioteca Braidense (che comunque è inclusa nel complesso di Brera) - ricorderei anche il dormitorio istituito da Franz Josef per i bisognosi.


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Angiolina
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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Angiolina »

caro ragazzo, tu continui a confondere l'eredità teresiana con il buon maresciallo :clapping_213: :lol:
buon divertimento :cheezy_298:


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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Maximilian »

Angiolina ha scritto:caro ragazzo, tu continui a confondere l'eredità teresiana con il buon maresciallo :clapping_213: :lol:
buon divertimento :cheezy_298:
Non confondo un bel niente (vorrei che tu mi segnalassi dove l'ho fatto).
Sto solo dicendo che c'è un buon numero di milanesi che considerano Radetzky un proprio concittadino, per come ha amato questa città (e ti posso dire che l'ha considerata la propria città da un certo momento della vita in avanti - ci aveva pure l'amante fissa, qui) e per come l'ha risparmiata nel 1848, quando avrebbe potuto avere una reazione di tipo diverso (avrebbe potuto farle fare la fine che ha fatto Genova nel 1849, per esempio). Non lo ha fatto, e questo gli è riconosciuto - pur a denti stretti - anche dai faziosissimi e austrofobi libri dell'epoca fascista.
Detto questo, dato che ti piace "giugattare" con gli emoticon, buon divertimento...


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Elisa
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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Elisa »

tra tutto questo battibecco, giustificato per e da chi si distingue in sapienza storica, preferisco visualizzare-ascoltare la bellíssima, contagiosa marcia, che è come un 'tiramisù':

"Marcha Radetzky - Concierto año nuevo 2009 (Barenboim)" YouTube, orchestra diretta dal "nostro" brillante, geniale direttore, che –chi lo sa???- si diverte apportando umore e pacifismo, meditando precisamente sulla dottrina dei Festeggiamenti del 150esimo, e…..: "

Ma perché rinunciare alla «Marcia di Radetzky»?

http://www.mascellaro.it/node/47655

Non è ironia, è soltanto la pretesa di un po' di distensione.... :-)


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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da VetRitter »

penso che anche i più convinti e fanatici Irredentisti filo-Italiani la fischiettino ogni tanto..
(io si)..
saluti


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babatriestina
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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da babatriestina »

anch'io, anche se a volte tendo a sovrapporla nella memoria al finale della Sinfonia del Guglielmo Tell di Rossini ( 1829, mentre la Radetzky è del 1848) che è meno marziale e più travolgente.



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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Maximilian »

Beh, essendo in parte svizzero, non posso che applaudire :D


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Re: Il Lombardo - Veneto

Messaggio da Sofonisba »

Non posso altro che dar ragione ad Adler e Maximilian. Radetzky, checché ne abbiano detto dopo, era molto popolare tra i milanesi. La cattiva stampa successiva è dovuta alla falsificazione storica imposta successivamente dagli unitari.
Vorrei citare a questo proposito un autore che mi piace molto; non uno storico o una persona importante, ma un comune cittadino italiano, della generazione di mio nonno, che pubblicò nel secondo dopoguerra un libro di memorie personali. Questo signore, che si chiamava Armando Foppiani, ebbe vita travagliata, fu anche fascista, ma non di quelli ottusi. Fu dedito soprattutto a ragionare con la sua testa, e nel suo libro descrive certi fenomeni in modo lucido e realista.
Ecco cosa narra Foppiani sul modo in cui, ai suoi tempi, si insegnava la Storia Patria ai bambini. L’episodio risale al 1908:
Un giorno il maestro ci spiegò l’epopea delle cinque giornate di Milano. Ci raccontò, fra tante altre atrocità, che i fumatori milanesi, anche i più arrabbiati, avevano smesso di fumare in segno di protesta e che gli austriaci tiravano giù loro i pantaloni, li scudisciavano a sangue nell’emisfero australe e poi cospargevano le abrasioni cutanee di sale e pepe. Allora il popolo si era sollevato e aveva fatto le barricate: gli uomini scaraventavano sulla soldataglia pietre e mattoni; le donne versavano dalle finestre paioli di olio bollente. Gli austriaci, sgominati, erano fuggiti oltre il Mincio, nel famoso quadrilatero. Eravamo commossi sul serio.
Io mi facevo un’idea del sacrificio che si erano imposti i milanesi con l’abolizione del fumo pensando all’irrequietudine di mio padre quando non trovava la pipa, dimenticata presso qualche infermo visitato a domicilio; mi rendevo anche conto della faccenda del sale e del pepe, specialmente di quest’ultimo che qualche cosa di diabolico doveva pur avere se mi faceva starnutire appena lo fiutavo. Me ne rendevo conto, soprattutto, in relazione alla parte del corpo sulla quale il pepe era applicato, parte che in me era estremamente sensibilizzata perché la terapia educativa del maestro a scuola e di mio padre a casa vi si esercitava a intervalli così brevi che non giungeva mai a ristabilirsi perfettamente. Ma il particolare dell’olio bollente non mi andava giù. Si vede che il senso dell’economia cosmica sussiste, pur sonnecchiante, anche nei bambini. In casa mia si comprava l’olio a trecento grammi per volta: com’era possibile che le donne milanesi lo buttassero dalla finestra a paioli? Arrischiai una domanda: «Signor maestro, dove lo avranno preso tutto quell’olio le donne di Milano?»
Il maestro si fece paonazzo, mise fuori il collo turgido da grandi occasioni e corse all’armadio dov’erano custodite le verghe; ne curvò a semicerchio due o tre per saggiarne la flessibilità, ne scelse una di sanguinella e mi si parò davanti, splendido e fatale come un eroe omerico.
«La Storia» mi disse con voce strozzata «la Storia quando ha bisogno dell’olio lo prende dov’é». Dopo di che mi subissò in una gragnuola di vergate che ritengo non ne abbiano prese tante i milanesi tutti insieme durante lo sciopero del fumo. […..]
Tutto ciò ho raccontato per far sapere che tra me e le cinque giornate di Milano c’è stato fin dall’inizio un fatto personale, motivo per cui le ho tenute d’occhio, sospettosamente, per oltre vent’anni. Presentatasi poi l’occasione propizia, ho voluto un po’ studiarmi la faccenda senza falsariga, esaminando molte memorie del tempo, italiane e straniere. E allora ho avuto la prova che il mio istinto di fanciullo non mi ingannava: i paioli d’olio erano frottole, e lo erano nella stessa misura tante altre cose. C’era stata sì una rivolta, ma la «nazione», la «patria» e l’«Italia» c’entravano meno ancora dei cavoli a merenda: la gente, o meglio la borghesia, voleva cose ben più concrete, quale – ad esempio – una più larga partecipazione ai pubblici impieghi. Sollevazioni identiche, cioè di carattere esclusivamente sociale, si erano avute – nello stesso anno 1848 – a Parigi, a Berlino, nel Belgio, in Olanda, nella Svezia, in Norvegia, in Danimarca, nella Spagna; e Vienna, proprio Vienna, le provò due volte, in marzo e in maggio. Si spiega quindi lo scarso impegno difensivo delle truppe austriache, che avevano le loro gatte interne da pelare. Il fracasso crebbe con il diminuire del pericolo, e fu molto, specie in alcuni rioni dove non ve n’era bisogno, ma i milanesi che si azzuffarono con i soldati austriaci furono pochini pochini. A cosa fatta, visto che era andata bene, saltarono fuori tutti, e nacque così l’espressione «eroe della sesta giornata». Poi, placatosi apparentemente il turbine che aveva scosso l’Europa, gli austriaci ritornarono a Milano, e allora, salvo pochi fuggiaschi, tutti giurarono e spergiurarono che in quei famosi giorni non erano neppure usciti di casa. Il popolo, l’eterno popolo che ha sempre il merito di ciò che finisce bene e mai la colpa di ciò che finisce male, applaudì gli austriaci gridando: «In stàa i sciùr, in stàa i sciùr ».[N.d.r. Sono stati i signori]
Questo è un episodio esemplare, che chiarisce meglio di mille mie parole il concetto di come siano state “educate” intere generazioni di italiani: un lavaggio del cervello in cui l’intelligenza naturale dei bambini veniva repressa a vergate.
Quanti, ancora oggi, sono incapaci di domandarsi, semplicemente: dove avranno preso tutto quell’olio le donne di Milano?


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