El ghetto
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- babatriestina
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in effetti, me scuso, go tradotto senza pensar letteralmente dal francese "poutres apparentes"AdlerTS ha scritto:Pareria che i primi giorni bisognerà usar una entrata laterale.
Se te me permeti, anche se so che se usa, "travi apparenti" per mi xe come "porta allarmata" Saria più giusto "travi a vista"
Le foto xe appunto dela facciata lateral.
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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Re: El ghetto
Aggiornamento de ieri sera: luci e ombre:
alcue vie xe vive con ristorantini e bar, altre abbandonade e altre rovinade de scrite sui muri. I disi che anche soto i volti la matina dopo el odor no xe propio bon..
adesso no i ga che la movida, come che i ghe disi, i veci rugna che de note no s e pol dormir e i giovini che xe una cità de veci bacuchi
alcue vie xe vive con ristorantini e bar, altre abbandonade e altre rovinade de scrite sui muri. I disi che anche soto i volti la matina dopo el odor no xe propio bon..
adesso no i ga che la movida, come che i ghe disi, i veci rugna che de note no s e pol dormir e i giovini che xe una cità de veci bacuchi
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Re: El ghetto
Bongiorno bongiorno. E una paca a Sum Culex e un grasie a Baba Triestina par le foto. La prima volta el gheto lo go visto, che me ricordo, che gavevo sete forsi oto ani: 1935/1936. De Misam go crompà tuti i libri de scola e dopo la guera libri giali sule bancarele. Altrimenti no 'ndavo mai o squasi mai par quele fodre. Come anca le viuze sula destra de piaza Cavana, verso el mar. De no riconoserle. Naturalmente tra el 1953 e el 2015 xe una bela diferenza. Ma saria bel girar a pie.
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Re: El ghetto
Da Tribel:
La formazione di Ghetto in Trieste non fu ordinata nè dal
Comune, il quale non aveva giurisdizione sugli ebrei, nc voluta dalla
generalità dei triestini abituati a vivere da parecchi secoli pacificamente
cogli ebrei.
Il Ghetto — che è l'attuale — formavasi di un largo e due vie.
La casa N. 39-40 non vi era allora; fu fabbricata in mezzo alla piaz¬
zetta da uno di casa Levi. Tre erano le porte: la principale dal lato
della piazza del Rosario — ora volto di passaggio; — una seconda
nella via delle Beccherie, ove oggidì si entra nel Ghetto; l'altra dal lato opposto, sulla via di Riborgo : una pusterla vi era prossima. Il Ghetto doveva chiudersi nelle prime ore di notte e non aprivasi prima del giorno; il portiere doveva essere un cristiano. Questi ordini non erano però rigorosi ; chi tornava da spettacoli od altri divertimenti entrava pagando un diritto al portiere ; medici, ostetrici entravano e uscivano. Non tutti erano costretti al Ghetto; le famiglie migliori ottenevano facilmente perpetua licenza di abitare fuori; ii Ghetto era piuttosto chiusura pel volgo e per i cenciatuoli.
Nell'anno 1785 il Governo, di suo impulso, ordinava la demolizione delle porte del Ghetto, e — cosa memorabile — gli ebrei stessi erano a ciò renitenti, e le volevano ad ogni modo conservate, protestando il pericolo di irruzione di plebe, come se la plebe non trovasse aperte le porte durante il giorno, e non le potesse sfondare
*) Ghetto, dalla parola ebraica Ghtl, che significa separazione.
di notte, che già non erano porte di bronzo, ma soltanto di sottile tavolato. Le porte furono tolte, e nulla affatto avvenne che potesse turbare quel rione, ove ancora oggi, quasi cento anni più tardi, sogliono convivere gli ebrei di umile condizione, ed esporre in vendita, a loro talento, le mille anticaglie della loro industria, ingombrando la piazza e le attigue contrade ; il che altrove non è permesso.
Anche 1 ' aggravio antico che avevano di mantenere il vicario ed il giudice dei malefici con i necessari utensili, letti, ecc. venne loro levato nel 1760.
Nel 1812 gli ebrei furono emancipati politicamente ed entrarono in Consiglio ed in offici ; nè la restituzione delle leggi antiche, avve nuta nel 1S14. potè sulla tolleranza incarnata, dacché senza abilitazione espressa di legge entrarono anche poi nei Consigli; ma ancorché, dal 1812 impoi, incorporati al Comune di Trieste, continuarono sul* l'antico piede ad avere in pubbliche occasioni rappresentanza da sé, ed istituzioni di carità per se, abbenchc dalle generali del Comune non sieno mai stati esclusi. La Comunità israelitica ebbe propri Statuti, il primo dei quali emanato li 14 Gennaio 1747, confermato dal capitano civile e comandante militare della città e fortezza di Trieste conte Hcr- berstein, fu riformato nell'anno 1766 c stampato nel 1767 nella tipo¬ grafia governiate colle aggiunte approvate dall'Intendenza commerciale.
L'imperatrice Maria Teresa, per dare alla nazione israelitica un attcstato della sua soddisfazione per l’attività commerciale c pel genio loro speculativo, diede ad essi speciale testimonianza di aggradimento, assegnando di sua autorità sovrana altro Statuto, diviso in 167 para¬ grafi, con diploma, che trovasi registrato nelle Memorie del Mainati,
tomo IV, pag. 310.
Con rescritto del 2 6 Gennaio 1782 l'imperatore Giuseppe II, confermava agli israeliti i privilegi stati loro in antecedenza concessi, cioè : il permesso di possedere beni immobili, l' esenzione della tassa del capo, una efficace protezione contro ì vioUnti battesimi dei loro fanciulli ; ed accordò inoltre che i negozianti israeliti di Borsa abbiansi a riguar dare capaci a sostenere l’officio di deputati, come tutti gli altri nego¬ zianti cristiani. Allora la Comunità aprì tosto le sue scuole nelle lingue italiana, tedesca ed ebraica; vennero collocate nell'odierna contrada delle Scuole israelitiche, e trasferite nell'anno 1829 in piaz¬ zetta s. Caterina, poi in via del Monte, ove si trovano ai presente. E queste scuole erano rigorosamente frequentate , anzi l'imperatore Giuseppe II, con suo rescritto 15 Aprile 1786, ordinava che ogni ebreo, prima di sposarsi, dovesse ieggittimare d’ averle frequentate.
Di scuole di orazione — sinagoghe — non vi esisteva per l’ad¬ dietro che una sola, stata permessa con decreto 28 Luglio 1696, quando gli ebrei dovettero entrare nel Ghetto, le loro orazioni le tenevano prima in casa privata. Aumentatosi in seguito il loro numero, ne furono erette tre altre, due nella stessa piazzetta, cd una nella casa Vivantc in via del Monte. Due di queste osservano il rito spagnuolo e due il tedesco.
La vecchia sinagoga, eretta nell'anno 1746, venne distrutta dal¬ l’incendio l'ultimo di carnevale dell'anno 1821. Allora la Comunità prese in affitto il primo piano della casa \ r . 602 collocandovi la sala d’orazione, sino a quando nell’anno 1824 veniva aperto l'attuale tempio, c collocata nell'edilizio stesso la cancelleria della Comunità.
La formazione di Ghetto in Trieste non fu ordinata nè dal
Comune, il quale non aveva giurisdizione sugli ebrei, nc voluta dalla
generalità dei triestini abituati a vivere da parecchi secoli pacificamente
cogli ebrei.
Il Ghetto — che è l'attuale — formavasi di un largo e due vie.
La casa N. 39-40 non vi era allora; fu fabbricata in mezzo alla piaz¬
zetta da uno di casa Levi. Tre erano le porte: la principale dal lato
della piazza del Rosario — ora volto di passaggio; — una seconda
nella via delle Beccherie, ove oggidì si entra nel Ghetto; l'altra dal lato opposto, sulla via di Riborgo : una pusterla vi era prossima. Il Ghetto doveva chiudersi nelle prime ore di notte e non aprivasi prima del giorno; il portiere doveva essere un cristiano. Questi ordini non erano però rigorosi ; chi tornava da spettacoli od altri divertimenti entrava pagando un diritto al portiere ; medici, ostetrici entravano e uscivano. Non tutti erano costretti al Ghetto; le famiglie migliori ottenevano facilmente perpetua licenza di abitare fuori; ii Ghetto era piuttosto chiusura pel volgo e per i cenciatuoli.
Nell'anno 1785 il Governo, di suo impulso, ordinava la demolizione delle porte del Ghetto, e — cosa memorabile — gli ebrei stessi erano a ciò renitenti, e le volevano ad ogni modo conservate, protestando il pericolo di irruzione di plebe, come se la plebe non trovasse aperte le porte durante il giorno, e non le potesse sfondare
*) Ghetto, dalla parola ebraica Ghtl, che significa separazione.
di notte, che già non erano porte di bronzo, ma soltanto di sottile tavolato. Le porte furono tolte, e nulla affatto avvenne che potesse turbare quel rione, ove ancora oggi, quasi cento anni più tardi, sogliono convivere gli ebrei di umile condizione, ed esporre in vendita, a loro talento, le mille anticaglie della loro industria, ingombrando la piazza e le attigue contrade ; il che altrove non è permesso.
Anche 1 ' aggravio antico che avevano di mantenere il vicario ed il giudice dei malefici con i necessari utensili, letti, ecc. venne loro levato nel 1760.
Nel 1812 gli ebrei furono emancipati politicamente ed entrarono in Consiglio ed in offici ; nè la restituzione delle leggi antiche, avve nuta nel 1S14. potè sulla tolleranza incarnata, dacché senza abilitazione espressa di legge entrarono anche poi nei Consigli; ma ancorché, dal 1812 impoi, incorporati al Comune di Trieste, continuarono sul* l'antico piede ad avere in pubbliche occasioni rappresentanza da sé, ed istituzioni di carità per se, abbenchc dalle generali del Comune non sieno mai stati esclusi. La Comunità israelitica ebbe propri Statuti, il primo dei quali emanato li 14 Gennaio 1747, confermato dal capitano civile e comandante militare della città e fortezza di Trieste conte Hcr- berstein, fu riformato nell'anno 1766 c stampato nel 1767 nella tipo¬ grafia governiate colle aggiunte approvate dall'Intendenza commerciale.
L'imperatrice Maria Teresa, per dare alla nazione israelitica un attcstato della sua soddisfazione per l’attività commerciale c pel genio loro speculativo, diede ad essi speciale testimonianza di aggradimento, assegnando di sua autorità sovrana altro Statuto, diviso in 167 para¬ grafi, con diploma, che trovasi registrato nelle Memorie del Mainati,
tomo IV, pag. 310.
Con rescritto del 2 6 Gennaio 1782 l'imperatore Giuseppe II, confermava agli israeliti i privilegi stati loro in antecedenza concessi, cioè : il permesso di possedere beni immobili, l' esenzione della tassa del capo, una efficace protezione contro ì vioUnti battesimi dei loro fanciulli ; ed accordò inoltre che i negozianti israeliti di Borsa abbiansi a riguar dare capaci a sostenere l’officio di deputati, come tutti gli altri nego¬ zianti cristiani. Allora la Comunità aprì tosto le sue scuole nelle lingue italiana, tedesca ed ebraica; vennero collocate nell'odierna contrada delle Scuole israelitiche, e trasferite nell'anno 1829 in piaz¬ zetta s. Caterina, poi in via del Monte, ove si trovano ai presente. E queste scuole erano rigorosamente frequentate , anzi l'imperatore Giuseppe II, con suo rescritto 15 Aprile 1786, ordinava che ogni ebreo, prima di sposarsi, dovesse ieggittimare d’ averle frequentate.
Di scuole di orazione — sinagoghe — non vi esisteva per l’ad¬ dietro che una sola, stata permessa con decreto 28 Luglio 1696, quando gli ebrei dovettero entrare nel Ghetto, le loro orazioni le tenevano prima in casa privata. Aumentatosi in seguito il loro numero, ne furono erette tre altre, due nella stessa piazzetta, cd una nella casa Vivantc in via del Monte. Due di queste osservano il rito spagnuolo e due il tedesco.
La vecchia sinagoga, eretta nell'anno 1746, venne distrutta dal¬ l’incendio l'ultimo di carnevale dell'anno 1821. Allora la Comunità prese in affitto il primo piano della casa \ r . 602 collocandovi la sala d’orazione, sino a quando nell’anno 1824 veniva aperto l'attuale tempio, c collocata nell'edilizio stesso la cancelleria della Comunità.
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)