Targhe e Lapidi

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babatriestina
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da babatriestina »

sì, ma... io continuo a chiedermi: nel 1903 ufficialmente non comparivano targhe di associazioni irredentistiche sulle case! men che meno della Lega Nazionale o della Pro patria. O no? si facevano medaglie ( ma non vanno in questo argomento) al massimo.. e se fosse stata una targa irredentistica, tanto più dopo il 1918 sarebbe in piena vista. perchè l'hanno relegata qua, all'orto lapidario, fra l'asilo imperatrice Elisabetta, la targa allo scrittore Hamerling e poco dopo a resti di fasci rimossi? insomma, io cerco chi era il prof Giorgio A. G. Benussi, quale era questa associazione patria ( se era l'Italia la patria non gliela lasciavano appendere nel 1903, mi pare) di cui era il presidente e dove si trovava la targa. e per finire, perchè invece di stare in vista come tante altre è finita al Lapidario?

il solo riferimento a lui che trovo googlando è questo:
http://www.ater.trieste.it/?cat=17
l'Ater per l'edilizia minima ( case popolari) ricorda una seduta del 1902 in Consiglio municipale in cui si fonda l'istituto per l'edilizia popolare e i membri sono:
Furono così chiamati ad occuparsi dell’importante oggetto, gli onorevoli Giorgio A.G. Benussi, dott. Ferruccio Cimatori, Edgardo Rascovich, avv. Felice Venezian e Leopolado Vinello, per la Delegazione, ed i signori ing. Federico Angeli, cav. Nicolò Bartole, on. Michele Bratos, Alessandro R. Ciatto, Ezio Chiussi, dott. Achille Costantini, on. Ing. Cav. G.B. Finetti, cav. Adolfo Frigyessi, Rodolfo Fritsch, dott. Attilio Fruhbauer, cav. Oscarre Gentilomo, ing. Giuseppe Hermann, ing. Lodovico Ieroniti, Lorenzo Marchig, Teodoro Mayer, on. dott. Giuseppe Mazorana, on. ing. Luigi Mazorana, cav. Giorgio Minas, Valentino Pittoni, on. Angelo Alfonso Polacco, ing. Giulio Polley, onor. Oscarre Ravasini, comm. Edmondo Ricchetti, Giusto Suvich, Lorenzo Tognoli, Eugenio Troyer, dott. Bortolo Vigini e Riccardo Zampieri.


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Nini Naridola
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

babatriestina ha scritto:
Nini Naridola ha scritto:Credo, se ricordo ben, che 'l iera el papà de Claudio e del rettor Gianpaolo.
La targa no xe ssai lontan de quela de Andric.
Claudio e Gianpaolo iera fradei o cugini? go seguido le lezioni de Claudio a Ricerca Operativa a economia e commercio, el solo esame no a matematica che go fatto
Finalmente me son ricordà del terzo de Ferra, Livio, penso laureà in economia, che el xe sta diretor aministrativo del Geofisico durante el teremoto del Friul. Giampaolo e Claudio (che sicuramente gaveva un fradel de nome Flavio) xe cugini, Livio devi esser stado fradel de un dei due. Claudio lo go avù diretor del Centro de Calcolo de l'Università ancora in via Diaz, di fronte el Carli, dove adesso xe un supermercato. L'abita a Duin.
Prima che me dimentico: la via dove che se trova le targhe de Pitacco e de deFerra xe la via Corti, quela che va da via de l'Università vecia a via Lazzaretto Vecchio.


Nini Naridola
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

Semo in tema de Alloggi minimi, allora, dove xe sta targa de cui riporto la dedica per facilità di lettura:
PIO ISTITUTO
A.CACCIA M.BURLO GAROFOLO
ALLOGGI POPOLARISSIMI
alloggipoporwd.jpg
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Nini Naridola
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

Anche sta lapide dele case popolarissime la go scovada per puro caso, visto che de quela via no ghe passo quasi mai e sopratuto a pie. Ma giovedì grasso Servola iera serada al trafico pel carneval, el bus me ga lassà in via dela Pace e cussì me son fato via Soncini. Dopo una cesa moderna che no gavevo mai visto xe sto complesso de case de la fondazion Caccia - Burlo Garofolo; al n° 12 la targa.


Nini Naridola
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

... e alora metemo una che me par più fazile o almeno più visibile per chi che sta attento.
La xe dedicada a don Edoardo Marzari; da Wikipedia tiro zo la biografia
Edoardo Marzari (Capodistria, 28 ottobre 1905 – Trieste, 6 giugno 1973) è stato un presbitero, antifascista e partigiano italiano, medaglia d'oro al merito civile alla memoria.

Laureato all'Pontificia Università Gregoriana, viene ordinato sacerdote nel luglio 1932. Docente di filosofia nel Piccolo Seminario Diocesano di Capodistria e direttore dell'Istituto Cattolico di Attività Sociale giuliano.
Assistente di Azione Cattolica e direttore del settimanale diocesano Vita Nuova, nel 1939 fu costretto a lasciarlo perché aveva pubblicato un articolo non apprezzato dai fascisti
L'8 settembre entra nel Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste del quale viene nominato presidente il 13 giugno 1944, dopo che il primo comitato era stato annientato dai nazifascisti. Si impegna attivamente nell'organizzazione delle formazioni resistenziali nel loro finanziamento e approvvigionamento di armi e viveri.
Nel febbraio 1945, è arrestato dal commissario di polizia Gaetano Collotti, rinchiuso nel carcere del Coroneo, imprigionato e torturato dalle SS della Gestapo, i partigiani della Brigata Ferrovieri il 29 aprile riescono a liberarlo. Il mattino dopo dalla prefettura fu don Edoardo a dare l'ordine di insorgere, insurrezione che avrebbe portato alla liberazione di Trieste. È tra i fondatori del Circolo della Cultura, dell'Università popolare e della Lega nazionale e delle Acli.
Fonda l'Opera Figli del Popolo, per dare aiuto i ragazzi bisognosi, riesce a trovare i fondi per l'acquisto della sede e per la ristrutturazione della stessa, già nell'estate del 1945 inizia l'accoglienza dei giovani dell'Istria e della Dalmazia, fin dall'inizio questa attività viene denominata "Famiglia Auxilium", con il chiaro intento di costruire una comunità di lavoro civico e sociale[1].


Entra in contrasto per le sue idee progressiste con l'allora vescovo della diocesi di Trieste mons. Antonio Santin e deve lasciare la città, si trasferisce a Roma per due anni, ma ritorna in città per continuare la sua opera di apostolato sociale fino alla morte.
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Nini Naridola
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

Rilegendo el testo me acorzo che Wiki scrivi che el iera, tra l'altro, fondator de l'Università popolare e dela Lega Nazionale.
Come? I devi aver sbaglià perchè una xe nata nel 1899 e l'altra nel 1891 (recito le date a memoria, comunque tute e due prima del 1900)


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babatriestina
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da babatriestina »

me paressi strano anche a mi quele date.. per la targa.. mi no so con sicurezza: una sul insurezion del 30 aprile la xe in Piazza Dalmazia, ma me par che no la nomini don Marzari, una don Marzari sarà sicuro a palazzo Vivante, ma no pensavo che lìinsurezion sia partida de là.. cussì no me bati nissuna con sta targa..


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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Nini Naridola ha scritto:Rilegendo el testo me acorzo che Wiki scrivi che el iera, tra l'altro, fondator de l'Università popolare e dela Lega Nazionale.
Come? I devi aver sbaglià perchè una xe nata nel 1899 e l'altra nel 1891 (recito le date a memoria, comunque tute e due prima del 1900)
Forsi xe meio la biografia che xe qua https://www.atrieste.eu/Wiki/doku.php?id ... ri_edoardo

Anche a me sembrano molto strane le due affermazioni Forse ne potrebbe essere stato co-rifondatore, se, come mi sembra probabile ma non ne sono certo, se le due istituzioni fossero state chiuse nei periodi precedenti. Trovo che nel sito della Lega Nazionale, http://www.leganazionale.it/storia/1946.htm , parlano di "ricostituzione".

Sulla pagina del sito dell'Università popolare relativa alla sua storia http://www.unipoptrieste.it/upt/luniver ... -attivita/ si legge
http://www.unipoptrieste.it/upt/luniversita-popolare-di-trieste-compie-centodieci-anni-di-attivita/ ha scritto: Lo stesso vale per l'Università popolare alla pagina Nel 1947, mentre a Parigi si preparava il testo del Trattato di pace con l’Italia, durissimo per i giuliani, gli istriani e i dalmati, un folto nucleo di cittadini, deliberarono di ricostituire l’Università Popolare di Trieste, ispirandone l’attività ai principi tradizionali e dando pronto avvio alla “Scuola di lingue straniere” ed a molteplici corsi d’istruzione periferici e provinciali, estendendo il suo impegno a tutto il territorio del Carso, della Val Rosandra ed al Muggesano ed organizzando concerti, iniziative di orientamento professionale, spettacoli teatrali, viaggi, mostre, ecc.
In entrambi i casi, però, non trovo riferimenti alla chiusura, ma forse mi sono sfuggiti.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

La targa che ricorda l'operato di don Edoardo Marzari fu posta a cura dell'AVL (come si legge sopra la data e che è l'acronimo di Associazione Volontari della Libertà) in piazza Dalmazia, 1 proprio sopra la porta della tabaccheria e a lato sotto il balcone dove sventola la gandiera della CISL.


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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da mandi_ »

Aggiungo alcune note, riguardanti la Lega Nazionale, tratte dal giornale "Il Trentino" del febbraio 1912.
Trovo un articolo che voleva celebrare in quell'anno i vent'anni di esistenza della Lega Nazionale.Si cita un album dove sono stati illustrati tutti gli Istituti scolastici sorti per opera di questa Lega.
"Fu nel 1891, che soppressa l'anno prima la "Pro Patria", sorse la Lega Nazionale per la tutela della lingua e della civiltà nel Trentino, a Trieste, nell'Istria, nel Friuli e nella Dalmazia.
Nel 1901, dopo 10 anni di vita, la Lega Nazionale aveva svolto già un'attività molto proficua presentando all'attivo del suo bilancio le seguenti cifre: istituti scolastici (Scuole popolari e asili infantili) propri21, sovvenuti 8, gruppi locali 131, soci 24.000, stato patrimoniale corone 40.000
Oggi, compiendo vent'anni di esistenza essa ha: istituti scolastici propri 74 , col convitto Nicolò Tommaseo a Zara e il Ricreaorio di S, Giacomo a Trieste, istituti suvvenuti 136, biblioteche sociali 153, studenti sussidiati 250 con annua spesa di 14.000 corone, gruppi locali 177, soci 40.000, stato patrimoniale un milione.
Nel Trentino troviamo 15 istituti...(salto sta parte che magari non vi interessa, che cita scuole locali trentine)."

Vengono citati scuole materne, scuole popolari, biblioteche, scuole serali, scuole di lavoro e di disegno.

Si parla di tre sezioni della Lega:
"la sezione adriatica, la sezione tridentina, la sezione dalmata"


Tutta la parte virgolettata è trascritta pari pari.

Nell'agosto o settembre 1919 la Lega nazionale come associazione cessò la sua attività in Trentino, perchè con la fine della guerra era cessato lo scopo della diffusione e mantenimento della cultura italiana (di questo ho letto recentemente un articolo, dove non si parlava però della chiusura a Trieste).

Tra le varie attività la Lega sovvenzionava gli studi a studenti che intendessero effettuare studi superiori in Italia, anzichè in Austria. Si autofinanziava con offerte dei soci e simpatizzanti.

Ricordo di aver visto comunque scuole dell'epoca , dalle vostre parti, con insegne riportanti "Lega nazionale". Non era quindi una cosa illegale.


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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Nell'agosto o settembre 1919 la Lega nazionale come associazione cessò la sua attività in Trentino, perchè con la fine della guerra era cessato lo scopo della diffusione e mantenimento della cultura italiana (di questo ho letto recentemente un articolo, dove non si parlava però della chiusura a Trieste).
La Lega Nazionale a Trieste anch'io da piccola mi chiedevo che senso avesse dopo il 1919.. in realtà durò alcuni anni ( se vuoi mi documento a fondo) e venne sciolta dal fascismo per lasciare il monopolio di quel genere di associazioni a quelle fasciste ufficiali, più o meno come fecero con gli scout. Venne riformata nel secondo dopoguerra ed è tuttora attiva, avversatissima da coloro che la definiscono fascista.In effetti a volte ha preso delle posizioni alquanto discutibili. Era sorta dalle ceneri della Pro Patria, se non erro, questa appunto disciolta. Ai primi tempi faceva parte di quelle associazioni culturali che fondando scuole e attività culturali propagandavano le idee dei vari gruppi di allora, come i Sokol, l'ass Cirillo e Metodio..


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Re: Targhe e Lapidi

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... sull'argomento ... dove se trova questa?
Lega nazionalerwd.jpg
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Re: Targhe e Lapidi

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Via Mazzini, verso el mar...


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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da mandi_ »

In effetti non credo di aver mai visto in giro per Trento insegne attuali con scritto"Lega Nazionale", mentre ricordo di averne vista una a Trieste, indicante una associazione ancora attiva. Sapevo dei risvolti di attribuzione politica di cui parli.

In ogni modo credo che Don Marzari non sia stato uno dei fondatori, vista la sua data di nascita. Può darsi che ne sia stato un sostenitori in seguito.

Di Don Marzari ritengo più importanti ovviamente i contributi successivi...


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Re: Targhe e Lapidi

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Abbiamo parlato dell Lega Nazionale: orbene, vicino alla sede (le mie parole possono trarre in inganno!) del Sodalizio si può notare la lapide dedicata a Giuseppe Revere la cui biografia traggo da Treccani
REVERE, Giuseppe. - Letterato, nato a Trieste, di famiglia oriunda del Mantovano, il 2 settembre 1812; morto a Roma il 22 novembre 1889: le sue ceneri furono trasportate a Trieste solo nel 1921, non avendolo l'Austria permesso prima. Allontanatosi da Trieste a 23 anni, lasciò la vita del commercio per dedicarsi agli studî letterarî. Ardente patriota di fede repubblicana e fiero cospiratore, combatte a Milano, nelle Cinque Giornate, con C. Cattaneo, e a Roma con G. Mameli; durante i mesi della gloriosa resistenza si trovò a Venezia, donde fu bandito per dissensi da Daniele Manin.

A Milano, entrò nel salotto della contessa Maffei, guadagnandosi con la sua vivacità e arguzia le simpatie di quel circolo colto. Ben presto si fece conoscere, oltre che per le liriche, ricche di brio e d'humour, per il Lorenzino de' Medici (1839), dramma storico pieno di forza, destinato, come osservò il Cattaneo, più alla lettura che al palcoscenico e che s'ebbe vario giudizio. Ad esso seguì nel '43 I piagnoni e gli arrabbiati, dramma che, inferiore al precedente, non fu mai rappresentato; altri due suoi drammi storici, il Sampiero da Bastelica e La congiura di Bedmar, ebbero invece la fortuna di essere interpretati da Gustavo Modena. Inoltre il R. śi provò in soggetti passionali di costume: il Sandro setaiolo e Le sventure di un pittore, rimasti inediti; ma sopra tutto notevole è la Vittoria Alfiani. Artefice fecondissimo di versi e specialmente di sonetti, ne lasciò parecchie raccolte: Sdegno ed affetto (Milano 1845); Nuovi sonetti (Capolago 1846); Marengo (versi sciolti, Milano 1848); I Nemesii (Torino 1851); Persone ed ombre (Genova 1862); Osiride (Roma 1879); Sgoccioli (ivi 1881).

Nella molteplice produzione del R. certi pregi di vivacità nelle immagini e talvolta di robustezza non valgono a compensare i difetti della concezione artistica e della forma, faticosa e spesso grave, di compassato accademico. Tra le cose migliori del R. sono i Bozzetti alpini e Marine e paesi, raccolte d'impressioni, che mise insieme nel suo soggiorno prima a Genova (1856) e poi a Susa. Pubblicista, il R., come a Milano aveva scritto nella Rivista europea, così a Torino collaborò alla Rivista contemporanea, ora con lo pseudonimo di Anacleto Diacono ora con quello di Cecco d'Ascoli. Le opere del R. furono raccolte in quattro volumi con prefazione di A. Rondani (Roma 1896).

Bibl.: C. Cimegotto, G. R., Padova 1899; nel 1928 fu pubblicato a Roma a cura di A. Revere un volumetto, G. R., con prefazione di P. Sticotti, contenente varî saggi sulla vita e sulle opere del poeta.
Allegati
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da babatriestina »

Credo che ormai l'opera di Revere sia un tantino dimenticata.. ma l a targa è tuttora in via Donota, sulla casa alta, costruita dove un tempo c'era l a casa di Revere. Credo che nessuno di noi abbia letto qualcosa dei suoi scritti, o c'è qualcuno così colto? ogni volta che vedo quella targa, penso a Carneade..


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Re: Targhe e Lapidi

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Brava, Babetta! Non tutti, passando de là guarda de quela parte!
Amico de Giuseppe Revere jera Francesco Hermet. Anche lui ga la sua brava targa, de ani meza coverta da lavori in corso.
Meto la biografia sempre trata da la Treccani.
HERMET, Francesco. - Nacque a Vienna il 30 nov. 1811 da Paolo e Maria Zaccar-Hogenz di Smirne (italianizzata in Zaccarian). La famiglia, armeno-cattolica, discendente da ugonotti emigrati in Persia dopo la revoca dell'editto di Nantes, nel 1754 si era trasferita da Isfahān a Trieste, dove il nonno dell'H., Gregorio, aveva aperto un grande "stabilimento di bagni ad uso orientale". Da Vienna la famiglia tornò a Trieste nel 1819; ma dopo la scuola normale tedesca, l'H. fu costretto dalle ristrettezze economiche a interrompere gli studi presso l'Accademia di commercio e nautica e, a quindici anni, iniziò a lavorare con umili mansioni. Compiuto un tirocinio in diverse ditte commerciali, tra Trieste e Lubiana (1830-32), nel 1833 iniziò la carriera di assicuratore, come corrispondente per l'italiano, il tedesco e il francese presso le Assicurazioni austro-italiche (poi Assicurazioni generali). Nel 1836, morto di colera il fratello maggiore Gregorio, l'H. per sostenere la numerosa famiglia ne assunse le rappresentanze commerciali (che tenne sino al 1848).

Coltivava intanto le lettere, una passione iniziata nell'adolescenza, quando, piuttosto che ascoltare lezioni impartite in tedesco, preferiva declamare sui prati dell'acquedotto insieme con il futuro scrittore e patriota G. Revere la Gerusalemme liberata, l'Iliade tradotta da V. Monti, commedie e classici della letteratura italiana e straniera.

Nel 1829 fu tra i fondatori della Società filarmonico-drammatica, cui si dedicò dapprima come attore (a fianco, tra gli altri, di G. Modena e A. Ristori), quindi come istruttore. Nel 1839 divenne attuario del teatro Grande (oggi Verdi) e nel 1842 fondò con F. Wagner l'Istituto di mutuo soccorso tra commercianti; nel 1845 divenne regista e direttore del teatro Corti, da lui stesso fatto costruire e inaugurato in quell'anno. Fu questo il periodo dei "favillatori", letterati e patrioti uniti dal 1836 ne La Favilla, il periodico capace di dar voce così alle posizioni della borghesia triestina come a quelle del ceto intellettuale avendo nei suoi dieci anni di vita, e fino a quando non fu chiuso dalla polizia, collaboratori come P. Kandler, Attilio Hortis, N. Tommaseo e C. Cantù.

Rivelatasi nel 1831, attraverso il contatto con alcuni polacchi prigionieri nel castello di S. Giusto, la passione politica dell'H. si manifestò con la rivoluzione del 1848, della quale fu leader indiscusso sin dal primo intervento pubblico, che ebbe luogo il 30 maggio, al teatro Nazionale, di fronte a oltre un migliaio di persone.

Il successo della manifestazione spinse l'H. a fondare la Società dei Triestini, presieduta da P. Kandler, per contrastare la Giunta, espressione del ceto mercantile filoasburgico, guidata dal conte C.F. de Bruck. Il tentativo riuscì parzialmente: quando si trattò di eleggere due deputati alla Dieta di Francoforte - osteggiata dall'H. che contestava l'appartenenza di Trieste alla Confederazione germanica - vennero scelti il de Bruck e il futuro governatore, barone F.M. de Burger.

Nel 1857 l'H. lasciò il teatro Corti e ottenne dal governo la concessione del teatro Armonia, aperto l'anno successivo, che diresse fino al 1860, quando cessò anche il ruolo di istruttore della Filarmonico-drammatica (conservò invece, sino al 1879, quello di direttore) per dedicarsi alla professione di assicuratore. Già nel 1856, infatti, aveva assunto la rappresentanza della Turingia, compagnia marittima di riassicurazioni e, per un breve periodo, del Banco Occidentale. Nel settembre 1860, la Fenice, appena fondata, gli affidò l'agenzia generale per Trieste, Gorizia, l'Istria, Fiume e la Dalmazia.

L'H. fu tra i fondatori della Banca popolare triestina e direttore della prima sezione assicurativa del Lloyd austroungarico. Spesso designato nelle associazioni di categoria, nel 1863 entrò nella Commissione del listino. L'anno dopo fu eletto nel Comitato dell'Unione, a fianco di M. Levi per le Assicurazioni generali, G. Palese per l'Austria assicuratrice, G. Mondolfo del Nuovo stabilimento e G. Terni della Società Assicuratrice: sempre confermato, restò in carica sino agli ultimi giorni di vita.

Intanto si affermava anche come giornalista e, dopo aver collaborato nel 1848 al Costituzionale e aver fondato il foglio satirico La Frusta, nel settembre 1850 diede di nuovo vita a La Favilla col programma di ravvivare "il sentimento nazionale ottuso e imbastardito". Il giornale fu soppresso nel novembre 1852, ma l'H., definito dalla polizia "fanatico partigiano della sognata indipendenza italiana", fu assolto dal tribunale di Trieste dalle accuse di reato di stampa e continuò la sua attività di politico e giornalista. Il suo ruolo non fu quello del trascinatore, ma quello di chi serviva la causa con le associazioni e il giornalismo. Sciolta nel 1850 la Società dei Triestini, nel 1868 l'H. fondò la Società politica del progresso, vicina ideologicamente alle tesi del moderatismo cavouriano.

Nel 1861, l'H. fu eletto al Consiglio comunale sull'onda dell'affermazione del partito liberale che qualche mese prima aveva visto la vittoria dell'Unione elettorale triestina, cui aveva contribuito con l'ascendente popolare di cui godeva. Sempre rieletto sino al 1879 (salvo la parentesi 1863-65), fu dal 1869 al 1879 primo vicepresidente del Consiglio e si distinse per l'impegno con cui sostenne, a fianco di Arrigo Hortis, l'introduzione dell'italiano come lingua di studio e l'apertura di un'università italiana a Trieste.

Come un'altra ventina di oppositori, nel 1866, allo scoppio della guerra per il Veneto, l'H. fu invitato a lasciare la città. Al rientro a Trieste fondò Il Cittadino, un foglio di chiara tendenza liberale e nazionale che ebbe un suo potere di indirizzo, per esempio inducendo la popolazione a festeggiare la notizia della presa di Roma con una luminaria che fu spenta dall'intervento della polizia: l'indomani il giornale, per averne riportato la cronaca, venne sequestrato. Nel 1871 l'H. promosse insieme con U. Sogliani l'uscita de Il Progresso.

Nel 1868, grazie alla sua inclinazione tribunizia ma avversa ai moti di piazza, era intervenuto come mediatore del contrasto, sfociato in aperte manifestazioni, tra il Consiglio comunale e le milizie territoriali slovene, che il governo e la polizia usavano in chiave antitaliana e con lo scopo di spianare la strada, nell'imminenza delle elezioni amministrative, al ritorno del partito conservatore. Quando, il 13 luglio 1868, le tensioni culminarono nella morte di due studenti, la luogotenenza e la polizia si rivolsero all'H. perché sedasse gli animi, cosa che egli fece convincendo le ventimila persone convenute a S. Giusto per il funerale di R. Parisi a tornarsene a casa.

Dopo questo episodio, il 29 ott. 1869 fu eletto deputato al Consiglio dell'Impero, a Vienna. In Parlamento l'H. si unì al gruppo federalista, sostenendone la linea contro il centralismo asburgico, in particolare nella questione delle elezioni dirette. Ma di fronte all'impossibilità di incidere realmente sulla politica imperiale, allo scioglimento del Parlamento, nel 1870 preferì non ricandidarsi. La sua linea politica, partita da posizioni liberali romanticamente contrapposte allo spirito mercantilistico della città, si era evoluta negli anni verso una concezione del municipalismo inteso come emblema del distacco politico di Trieste dall'Austria. L'H. apparve così l'iniziatore dell'irredentismo, soprattutto grazie agli assidui contatti con i corrispondenti e gli esuli nel Regno d'Italia, da L. Fortis a E. Solferini. Tali legami, oltre a quelli con G. Garibaldi e la massoneria, non bastarono a evitargli gli attacchi dell'ala più radicale dello schieramento liberale, come quando (1879), per evitare il commissariamento del Consiglio comunale, identificò invano in F. Dimmer, tedesco naturalizzato italiano e filogovernativo, un possibile podestà di mediazione. Gli screzi, acuiti da un carattere risoluto al limite del dispotismo, e l'età avanzata lo indussero nel 1879 a lasciare la vita pubblica e a dimettersi; l'anno successivo la Società politica del progresso fu sciolta per una dimostrazione poco gradita al governo, ma anche per la stanchezza del leader, e sostituita con l'Associazione progressista.

L'H. morì a Trieste il 16 febbr. 1883.

Sposato con Teresa Gerin (dalla quale ebbe i gemelli Carlo e Maria), alla morte di lei (nel 1859 secondo le Memorie autobiografiche, nel '60, invece, per l'Anagrafe) si risposò con Teresa Köchler, da cui ebbe quattro figli. La passione patriottica e soprattutto quella musicale non andarono disperse, ma attecchirono nell'ultimo dei suoi figli, Guido (1872-1946), dirigente della Cassa di risparmio di Trieste, animatore della vita musicale cittadina e marito della cantante Lydia Sinico, nonché nel pronipote Augusto (1889-1954), discendente di Edoardo, altro fratello dell'H., che fu giornalista, critico musicale e saggista.

Scritti: Relazione dell'adunanza pubblica tenuta dalla Società del Progresso nel teatro Mauroner, l'8 dic. 1869, Trieste 1870; Sulla parziale riforma dello statuto civico del 1850, in suppl. a Nuovo Tergesteo, apr. 1877, n. 86; Ai miei elettori! Lettera aperta, Trieste 1879; Memorie compilate per cura di un socio filodrammatico, ibid. 1884; Id., Memorie autobiografiche, a cura di M. de Szombathely, in La Porta orientale, III (1933), pp. 95-114.

Fonti e Bibl.: G. Caprin, Tempi andati. Pagine della vita triestina (1830-1848), Trieste 1891, pp. 92 s., 413-416; A. Tamaro, La Vénétie Julienne et la Dalmatie, Rome 1918, I, pp. 792 s.; Id., Storia di Trieste, Roma 1924, II, passim; G. Saraval, I deputati triestini al Parlamento di Vienna (1848-1873), in La Porta orientale, VI (1936), 6-8, pp. 294-296; G. Hermet, La vita musicale a Trieste 1801-1944 con speciale riguardo della musica vocale, in Archeografo triestino, s. 4, XII-XIII (1947), pp. 125-240; A. Gentile, F. H. (1811-1883) e un suo atto di civismo (13-15 luglio 1868), in La Porta orientale, XXXIII (1963), 3-4, pp. 113-117; G. Stefani, Cavour e la Venezia Giulia, Firenze 1955, passim; Id., L'opera di F. H. inizia l'irredentismo triestino, in La Porta orientale, XXXVI (1966), 5-7, pp. 134-137; M. Sinigo, Riflessi della questione romana nella stampa triestina del 1870, in Il giornalismo italiano dal 1861 al 1870. Atti del V Congresso… 1966, Torino 1966, pp. 125-128.
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macondo
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da macondo »

FISO (sic) LO SGUARDO...???


Nini Naridola
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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da Nini Naridola »

Beh, padre Dante lo usò spesso!


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Re: Targhe e Lapidi

Messaggio da babatriestina »

Per Hermet, xe diverse sue notizie anche nel catalogo dela . Anzi, anderò de là e zonterò qualcossa cola calma.
Perchè i Hermet iera armeni.


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