Re: Le navi dei Cosulich
Inviato: mer 10 mag 2017, 13:58
e cussì xe nata la SISA compagnia aerea privata de trasporti aerei e del famoso primo volo Trieste Torino, de cui resta el ricordo in quela picia targa ai piedi del Molo
https://www.atrieste.eu/Forum3/
La risposta qua da danilo43 "Accidenti ! Mentre la stavo cercando hai rimosso la foto della nave non lloydiana alla quale avevo tentato di dare un nome.
L’Austro-Americana era una Società di Navigazione fondata a Trieste nel 1895 dal “terzetto” degli spedizionieri Gottfried Schenker, August Schenker-Angerer e William Burell che avevano già in precedenza fondato la ditta Schenker Spedition (Spedizioni Schenker) con lo scopo di realizzare un collegamento marittimo per il trasporto delle merci tra l’impero austriaco ed il Nord America. L’iniziale flotta contava quattro navi acquistate in Inghilterra che garantivano collegamenti con la costa orientale degli Stati Uniti, rispettivamente per gli scali di Mobile, Brunswick, Charleston, Wilmington e Neuport News.
Una svolta importante avvenne nel 1902, quando William Burell si ritirò dal sodalizio e al suo posto entrarono in società i Fratelli Cosulich, di Lussino. L’Austro-Americana acquistò 14 navi della Società Cosulich e assunse pertanto la denominazione di “Vereinigte Österreichische Schiffahrtsgesellschaften der Austro-Americana und der Gebrüder Cosulich” (Unione Austriaca di Navigazione dell’Austro Americana e dei Fratelli Cosulich – Società Anonima).
A partire dal 1904 la flotta, cresciuta a 19 navi, iniziò un servizio di trasporto passeggeri, rivolto esplicitamente ai (tanti) emigranti diretti verso le Americhe. Un servizio in aperta competizione con il Norddeutscher Lloyd e la Hamburg-America-Linie che si erano finora spartiti questo traffico “umano”, rivolto principalmente alla fascia povera della popolazione.
Gli affari, dai timidi inizi, crebbero esponenzialmente: già l’anno successivo, nel 1905, la Società inaugurava a Trieste una “Casa dell’emigrante” nella quale alloggiare fino a 1500 persone in attesa del proprio viaggio.
E dal 1906 quest’ “umano” commercio crebbe fino a includere anche i cittadini del regno d’Italia, con partenze rispettivamente da Napoli e da Palermo.
In realtà la funzione di trasporto passeggeri dell’Austro-Americana, rivolto ai poveri emigranti, nascondeva un business “sporco” che lucrava senza vergogna sui sogni di chi cercava nel continente americano una nuova vita. Sebbene queste tecniche accomunassero, con ogni probabilità, tutte le società di navigazione transoceanica, nel caso dell’Austro-Americana compare la testimonianza del giornale socialista triestino dell’epoca, “Il Lavoratore“.
Lo “J’accuse” viene lanciato nel numero del 25 giugno 1910 da un lettore, il quale osserva che l’Austro-Americana “ha in quasi tutte le province dell’Austria degli agenti che eccitano i contadini e gli operai alle emigrazione” nonostante “la legge 21 gennaio 1897 lo annovera fra i delitti punibili con arresto rigoroso da sei mesi fino a due anni”.
Tuttavia “le leggi non contano, per certi signori“.
Tra gli inganni dell’Austro-Americana compare la proposta di viaggi verso il sud america. La compagnia marittima “ha una sola partenza al mese” con quella destinazione; pertanto succede che “gli emigranti, giunti a Trieste, dovrebbero attendere la partenza anche venti o venticinque giorni”. Ma gli emigranti, va da sé, non vogliono aspettare; e allora l’Austro-Americana “dà loro ad intendere che portandosi essi con la ferrovia a Genova, raggiungeranno ancora in tempo il piroscafo dell’Austro-Americana”. Eppure “è noto a tutti che i piroscafi dell’Austro-Americana non si fermano mai nel porto di Genova“.
Gli emigranti in arrivo pertanto “vengono imbarcati su piroscafi d’altre Compagnie, le quali, l’Austro-Americana cede telegraficamente il suo prodotto verso una provvigione in precedenza fissata!”. Il cronista non esita a definirlo “un vergognoso mercato”.
E una volta giunti a bordo? In realtà una terza classe non esiste su questi piroscafi e il viaggio avviene a bordo di “fetidi e malsani traponti“.
L’argomento viene ripreso qualche settimana dopo, il 2 luglio 1910, in un articolo intitolato “La caccia all’emigrante“. L’autore descrive la pratica dei cosiddetti “sensali di emigranti”. Si tratta di “brutti ceffi” che si aggirano sui moli, alla ricerca di chi è appena sbarcato da una nave. Presto gli si avvicina, si finge un “patriota” e gli propone “il biglietto di passaggio per l’America a buone condizioni e su piroscafi celerissimi”. Il sensale, dopo aver convinto un certo numero d’ingenui, si reca in uno degli uffici dell’Austro-Americana e alla pari di un proprietario di schiavi “vende” gli emigranti alla compagnia di navigazione. Ma ovviamente la compagnia non è disposta a pagare il sensale, ma acconsente che il biglietto da lui venduto all’emigrante includa una quota aggiuntiva a suo favore. In questo modo per lo sfortunato il prezzo del biglietto cresce, aumenta; e presto il sensale lo convince a recarsi in quell’osteria, in quell’ “affitaletti” con il quale è già d’accordo. E il prezzo del biglietto sale ancora, perchè a sua volta il proprietario è in combutta con il sensale, affinché gli procuri clienti a cui infliggere prezzi assurdamente alti.
“Affare illecito – commenta l’autore – anzi infame; ma pure è l’affare di tutti i giorni e lo si fa perchè l’autorità… non vede!” Dal suo canto “l’Austro-Americana paga a questi sensali di carne umana una senseria anche di diciotto corone per emigrante”.
L’articolo si conclude augurandosi che venga stabilito a Trieste “un ufficio d’informazioni per gli emigranti” per evitare “lo sfruttamento di tanti negrieri”.
Rimane da interrogarsi quanti e quali emigranti in quegli anni siano partiti da Trieste con l’inganno, mandati verso destinazioni sconosciute, convinti loro malgrado, sulle belle, ma terribili navi dell’Austro-Americana…
Fonti: Nuovo Litorale, L’Austro – Americana (Unione Austriaca di navigazione)
Il Lavoratore, 25 giugno 1910
Il Lavoratore, 2 luglio 1910