Nell'ormai lontano 1971 ottenni l'incarico, da Compamare Venezia, di effettuare il recupero del rimorchiatore a vapore “ Chioggia ”, allora in proprietà del Genio Civile alle Opere Marittime.
Il mezzo affondò al suo ormeggio nel bacino prospiciente il cantiere del Servizio Escavazione Porti, all'isola della Giudecca; ne emergevano solamente plancia e fumaiolo. Era stato messo da poco fuori servizio e non molto tempo prima del disarmo era stato revisionato totalmente, scafo e macchina, con notevole spesa da un cantiere navale di Ancona.
Avevo avuto precedentemente l'opportunità di esser stato trasportato da quel mezzo, in occasione di sopralluoghi ad altre unità dello stesso armatore e ne ricordo la straordinaria silenziosità della macchina alternativa: un piacevole fruscìo a paragone del sordo frastuono dei diesel pesanti installati sui rimorchiatori di allora.
Era questa la costruzione n° 379, realizzata con il nome “Bravo”, dal cantiere San Marco nel 1907; scafo in acciaio di m 31,55 x 5,64 x 3,05; la macchina alternativa a triplice espansione della potenza di 400 C.A. (cavalli asse) e la caldaia a tubi di fiamma erano opera della Fabbrica Macchine Sant'Andrea.
Il rimorchiatore era stato commissionato in conto proprio, per uso cantiere, dallo stesso S.T.T. (Stabilimento Tecnico Triestino), gruppo di cui sia il cantiere San Marco che lo stabilimento Sant'Andrea facevano parte.
Sarà interessante sapere che lo scafo venne impostato al termine della costruzione, eseguita su quegli scali, di cinque cacciatorpediniere della classe “Huszar” e di tredici torpediniere della classe “Kaiman”; fra i primi ricordo il Wildfang, di cui si è recentemente parlato in queste pagine (il caccia austriaco che mancava all'appello) ed il suo gemello “Streiter” visibile, per chi lo volesse, a 63 metri di profondità in Quarnaro, nel golfo di Fiume.
Il rimorchiatore, di buona potenza per la sua epoca, era stato progettato per la traslazione e movimentazione delle grandi unità che sarebbero state varate, da lì a poco in cantiere, negli anni immediatamente successivi.
Il 1907 è, infatti, l'anno in cui lo stabilimento firmerà il contratto con l' I.R. Marina per la costruzione delle tre pre-dreadnoughgts : Erzherzog Franz Ferdinand, Radetzky e Zrinyi, realizzate sugli stessi scali del San Marco, da dove verranno successivamente varate anche le tre corazzate monocalibro Viribus Unitis, Tegetthoff e Prinz Eugen, da 20.000 tonnellate di dislocamento.
Una nobile paternità per un pressoché sconosciuto rimorchiatore.
Non conosco esattamente le circostanze in cui il mezzo passò in carico all'amministrazione dello stato italiano, mutando il nome originario in quello di “Chioggia”.
Dal momento che l'Ente proprietario non volle riconoscere il totale rimborso delle spese di recupero aumentate del giusto compenso, come previsto dal Codice della Navigazione, ne accettai pertanto, in amichevole transazione, il diritto di proprietà. Lo scafo, pur in ottime condizioni, non trovò acquirenti interessati a ristrutturarlo e così lo rimorchiai in un cantiere di San Giorgio di Nogaro per la successiva demolizione.
Avevo precedentemente offerto in donazione la macchina alternativa a vapore al Museo Storico Navale di Venezia; non essendo disponibili risorse per il restauro e la conservazione, andò purtroppo anch'essa demolita: specchio della carente cultura navale e marinara di quel tempo.
A distanza di tempo, le cose fortunatamente mutarono: ricevetti, alcuni anni dopo, l'incarico di trasportare via mare e di cosegnare allo stesso Museo Navale la sezione di poppa, completa di caldaia e alternativa, della certamente più famosa Elettra, oggi una delle tante attrattive di quel Museo.
Dopo il recupero
Il segno dell'acqua visibile sotto ai finestroni di plancia
Un irriconoscibile ancora giovane Danilo
Estrazione della caldaia dal locale macchina
La caldaia finalmente a terra
, spero abbia un ricordo migliore del mio. Ti premetto che sul libro registro del RINa 1940 avevo già visto la scheda del CHIOGGIA, ex TRIESTE, costruito a Memel dalla Kroll & Eulert nel 1911 e mi ero posto alcune domande, alle quali non ero stato in grado di dare una corretta risposta ed ho lasciato perdere, ritenendo si trattasse di due unità con lo stesso nome.
