Una ipotesi fatta in tempi non sospetti

Grotte e similia, a Trieste e dintorni no manca, anzi salta fora ogni tanto una nova!
Regole del forum
Collegamenti al regolamento del forum in varie lingue ed alle norme sulla privacy in italiano.
Avatar utente
rofizal
Eximio
Eximio
Messaggi: 3396
Iscritto il: dom 1 gen 2006, 18:56
Località: Terra

Una ipotesi fatta in tempi non sospetti

Messaggio da rofizal »

Ecco quanto scrivevo sul vecchio forum di Trieste Mia in data 31 maggio 2003, quindi ben prima della scoperta della "Grotta Impossibile" (quella della galleria austradale).

---------------------------------

NUOVE IPOTESI

Sarebbe questo il mio obiettivo finale, mi è sempre piaciuto formulare nuove ipotesi, andare controcorrente, seguire strade nuove...

In questo caso però devo andare con i "piedi di piombo", conosco un po' di persone dell'ambiente (bene o male ho praticato per sette anni la speleologia) e mi seccherebbe fare brutte figure. ;)

Per prima cosa quindi, dopo aver immaginato alcune di queste ipotesi, sono andato a leggermi alcuni libri (cosa che sto ancora facendo) e in particolare "Timavo, Esplorazioni e studi" di Mario Galli che, sia pure, a mio parere, con qualche "buco", è il più completo libro che sia mai stato scritto sulle ricerche effettuate nella nostra zona in questo campo. Oltretutto è datato 1999, quindi abbastanza recente. Niente di meglio, quindi, per aggiornarsi sulle teorie e sui fatti correnti e anche del passato.

Ne ho quasi finito la lettura (154 pagine lette su 181) e il quadro mi pare abbastanza chiaro. Soprattutto le ipotesi a cui pensavo non sono state negate dai fatti, solo in piccola parte sono state proposte (a quel che mi dato da vedere) e quindi, piano piano, ci si potrà lavorare.

---

Prima di ipotizzare un percorso di un fiume ipogeo (il famoso Timavo tanto per capirci), credo sia importante capire come l'acqua circoli sottoterra e, in secondo luogo, come siano formati i vari percorsi e come gli stessi abbiano cambiato nel tempo.

Per prima cosa quindi mi pare molto significativo questo "schema" disegnato da Petar Milanovic (Istituto di Ricerche sull'Idrologia Carsica di Trebinje). In esso appare chiaramente come non si tratti di un'unico percorso attivo, ma probabilmente di più percorsi sovrapposti, parte di quali sotto il livello del mare.

Per il momento non ci interessa sapere quando questi si siano formati, ma solo il fatto che essi possano esistere. In genere si suppone che quelli esistenti sotto il livello piezometrico (cioè in pratica sotto il livello dell'acqua di fondo) siano completamente sommersi. Ma questo potrebbe non esser vero in caso di "sistema chiuso", cioè non in comunicazione con il mare, sembre che questo sia possibile nel Carso. Possibili dovrebbero comunque essere delle "bolle d'aria", prigioniere in zone non fessurate. Se questo fosse vero, dovrebbe di conseguenza essere possibile avere acqua a "cielo libero" anche sotto il livello del mare, sia pure in zone limitate.

Ma la parte più interessante è questa fitta rete di canali, a diversi livelli, alcuni dei quali, a regime "normale" o "di magra" (non di piena) risulteranno privi d'acqua, altri con acqua a cielo libero, altri ancora completamente riempiti. In caso di "piena", cioè con maggiore afflusso d'acqua e con innalzamento del livello della stessa, la situazione muta e si riempiranno anche quelli che normalmente sono asciutti.

continua....
Allegati
Schema disgnato da Petar Milanovic
Schema disgnato da Petar Milanovic


Avatar utente
rofizal
Eximio
Eximio
Messaggi: 3396
Iscritto il: dom 1 gen 2006, 18:56
Località: Terra

Messaggio da rofizal »

continuando (sempre scritto all'epoca) :

--------------------------

Ipotizziamo ora che il percorso segnato con il numero 1 abbia origine da una fonte diversa da quella del numero 2.

Ad esempio 1 potrebbe provenire da San Canziano e 2 dalle acque meteoriche (pioggia, neve, etc.). Se nella zona di San Canziano avviene una forte pioggia, il percorso 1 sarà in piena e l'acqua potrebbe risalire tramite 3.

Così mentre prima in 3 l'acqua scorreva in una direzione (in questo caso in discesa), ora scorrerà in direzione opposta (in salita). Se poi il percorso 2 non riesce, come pure quello 1, a smaltire tutta l'acqua ricevuta, la stessa risalirà fino alla zona 4 normalmente asciutta, come abbiamo detto prima. In casi estremamente particolari potrebbe risalire fino alla superficie e il cosiddetto inghiottitoio si trasfomerebbe in una sorgente (già successo).

Questo viene più o meno già accettato, anche se, a seconda delle zone, si discute ancora se esista in tal luogo il sistema di grandi gallerie oppure solo quello di piccole fratture (non visitabili dall'uomo).

Ma a noi interessa il sistema dei percorsi principali (grandi gallerie) perché sono indubbiamente quelli più interessanti. Del resto una zona priva di queste dovrebbe probabilmente rappresentare una specie di blocco (o filtro) al deflusso dell'acqua in caso di piene con conseguenze superficiali che credo più vistose di quelle riscontrabili, anche se impossibile valutare a quanto ammonti la capacità di "serbatoi" delle varie cavità sconosciute e normalmente asciutte.

(il disegno è stato "elaborato" per spiegare il discorso)


continua....
Allegati
Disegno rielaborato
Disegno rielaborato


Avatar utente
rofizal
Eximio
Eximio
Messaggi: 3396
Iscritto il: dom 1 gen 2006, 18:56
Località: Terra

Messaggio da rofizal »

continuando (sempre scritto all'epoca) :

--------------------------

Quello che lo schema non mostra (e di cui non ho visto mai parlare in modo diretto) è la situazione con percorsi paralleli, magari utilizzanti fonti idriche diverse.

Certo, è cosa nota che si hanno "mescolamenti" delle varie acque, che questi variano a seconda delle situazioni, ma credo che i "percorsi paralleli" siano stati sottovalutati. Si parla spesso, ad esempio, di "letti fossili", indicando con questo termine percorsi abbandonati in favore di altri più bassi, ma non ricordo di aver mai letto (forse solo in modo casuale) di percorsi abbandonati per altri spostati lateralmente, anche allo stesso livello. Eppure credo che la cosa non solo sia possibile, ma molto probabile.

In questo caso non avremmo solo un corso attivo con eventuali percorsi fossili superiori, ma anche percorsi fossili senza altri attivi sottostanti, o almeno senza altri inferiori (sulla stessa verticale) direttamente da essi derivanti.

Un altro punto importante, che mi porta a questo ragionamento e di cui nessuno mi sembra si occupi al momento attuale, è che, se la superficie del Carso era più alta in passato (270 metri?), quella attuale rappresenta una bellissima sezione che potremmo utilizzare per capirne di più. E' pur vero che sulla superficie hanno agito le acque meteoriche, i venti e le distruzioni dell'uomo, ma è anche vero che gli indizi devono essere ancora tanti, basterebbe interpretarli. Ad esempio credo che si possa ricostruire i percorsi che esistevano nel sottosuolo e che ora si trovano alla luce del sole.

Di questi aspetti si sono occupati Maucci e Marussi (i famosi "solchi"), ma mi sembra che il loro discorso, invece di essere ulteriormente approfondito, venga oggi, come già detto, ingiustamente sottovalutato.

Viene detto che i "solchi" (Solco di Aurisina, di Trebiciano, di Corgnale, etc.) dovrebbero avere origine glaciale, quindi più recente, e questo mi pare logico, considerando quanto detto sull'abbassamento della superficie. Oserei pure ipotizzare che, giunti alla superficie i percorsi sotteranei, questi, almeno in parte, siano tornati ad essere superficiali e si possano facilmente esser spostati lateralmente, mentre inghiottioi vari si ostruivano e se ne aprivano dei nuovi. Proprio per capire questa fase (ripetuta infinite volte nel tempo) credo possano essere molto utili anche le, ormai mi sembra trascurate, doline.

Che funzione e che evoluzione hanno avuto le doline? Sono solo inghiottioi o sono invece ciò che resta del corso degli antichi corsi d'acqua ipogei?
E' stata contestata la teoria della retroversione di Maucci, probabilmente almeno in parte a ragione, ma non mi risulta che ce ne siano di nuove valide.

Chiudo, per ora, con qualche interrogativo:
  • - Perché le doline sono in genere ad andamento verticale?
    - Perché il Timavo conosciuto (quello di Trebiciano) non sembra presentare livelli di gallerie superiori?
    - Perché nella zona di Basovizza si sono trovati estesi percorsi ipogei orizzontali attivi a differenza delle altre zone del Carso triestino?
    - Oltre ai "paleofiumi" esistevano i "paleolaghi"?
    - Che influenza possono aver avuto questi eventuali paleolaghi?
    - Quale è stata l'evoluzione di questi eventuali paleolaghi?
Per cercare di ipotizzare alcune risposte, dovremo immaginare l'evoluzione del nostro territorio durante diversi milioni di anni, cosa oltremodo difficile, ma anche affascinante... Bisognerà raccogliere un po' di coraggio. ;)

PS: un punto fondamentale del ragionamento dovrà essere quello di non essere "antropocentrici". Non viviamo nell'anno zero e non sono importanti solo i fenomeni a "misura d'uomo".

continua....


Avatar utente
rofizal
Eximio
Eximio
Messaggi: 3396
Iscritto il: dom 1 gen 2006, 18:56
Località: Terra

Messaggio da rofizal »

continuando (sempre scritto all'epoca) :

--------------------------

Ho finito di leggere il libro di Mario Galli. Devo dire che la parte finale mi ha piuttosto deluso e dimostra, a mio modesto parere, i limiti del libro.

L'ultimo capitolo, intitolato "Il Timavo e gli studi sul carsismo", che dovrebbe veramente essere la chiave di tutto, viene aperto con la frase:
"...accennare ad una serie di studi che, se pure non hanno portato alcun contributo alla conoscenza del Timavo come fenomeno idrogeologico, hanno stimolato per un proficuo dibattito scientifico sull'origine e sullo sviluppo del carsismo in una visione globale."

Come si pu affermare "non hanno portato alcun contributo alla conoscenza del Timavo"?

Forse che costose indagini di ogni tipo hanno sempre portato contributi maggiori?

Che dire allora di quegli esami recenti che hanno calcolato la "concentrazione media dei solidi sospesi (24 mg/l) molto simile a quella calcolata da Guido Timeus nel 1909-1912 (21,3 mg/l)" ?

E dopo aver raccolto, e presentato, una miriade di studi molto interessanti, che dimostrano come "il contributo principale al sistema idrogeologico (oltre il 60%) sarebbe dato dalle acque meteoriche sull'area carsica", si continua a fingere di non capire che il "Timavo" in realtà è il complesso di una miriade di flussi idrici di varia provenienza. Così si ignora quasi completamente (vi si accenna solo in qualche breve passaggio) tutta la zona di Basovizza, in particolare quella adiacente alla Val Rosandra, che invece porta un sostanzioso ed interessante, nonché ancora irrisolto, contributo all'idrografia carsica.

Se poi guardiamo alle conclusioni, afferma come "siano di grande interesse, anche per i risvolti applicativi della tutela delle risorse idriche (...) la strumentazione (...) nelle grotte di Trebiciano, di San Canziano ed alle risorgive del Timavo, (...) un calcolo della piovosità, (...) le perforazioni di Brestovizza, (...) il nuovo allestimento di scale fisse nella grotta di Trebiciano".

Sembra di essere rimasti a un secolo fa, quando per risolvere i problemi idrici della città si puntava soprattutto a San Canziano e Trebiciano, oltre che Aurisina, gli unici punti di esplorazione conosciuti. Anzi, i nostri antenati fecero esperimenti più coraggiosi, come i tentativi di raggiungere l'acqua con degli scavi (ad esempio la Grotta dei Morti).

Del resto le "importanti incognite" per Galli sono "la determinazione quantitativa dei diversi apporti nell'alternarsi dei cicli idrologici stagionali e dei regimi di magra e di piena, la valutazione della capacità di immagazzinamento del massiccio carsico, l'individuazione dei bacini di ricarico e la valutazione delle niscelazioni delle diverse riserve". Solo all'ultimo posto appare "l'individuazione del percorso del drenaggio principale". Completamente assenti l'individuazione dei percorsi secondari o alternativi e l'evoluzione dei corsi d'acqua ipogei e del carsismo. Abbiamo forse ancora bisogno di acqua per la città?

In effetti la ricerca dell'acqua è sempre stato il motivo principale, se non l'unico, a spingere i vari governi ad impiegare risorse in questa direzione. Se non ci fosse stato questo motivo, l'iniziativa sarebbe rimasta sempre in mano a singole persone, appassionati ma con pochi mezzi. Forse un po' meglio va nella vicina Slovenia. Ma non è una novità che la Ricerca in Italia non è certo ai vertici.

Un altro punto che mi pare fuorviante, antropocentrico direi, il considerare tanto importante Trebiciano. Ma questo non dipende dal Galli. E' ad esempio è il Gemiti ad affermare:
"Dopo Trebiciano le acque del Recca scorrerebbero in un canale principale di grande diametro..."

Ma perché mai Trebiciano dovrebbe rappresentare un cambiamento in qualcosa? Forse perché è l'unico (ormai non più, c'è anche la Lazzaro Jerko) punto dove l'uomo è riuscito a raggiungere il corso sotterraneo del Timavo?

Si tratta di un fatto del tutto casuale. Andatevi a vedere il rilievo dell'Abisso: una numerosa serie di pozzi e pozzetti, anche piuttosto stretti, porta per puro caso ad una grande caverna, sul cui fondo scorre il Timavo. Se il pozzo finale si fosse trovato spostato di qualche metro, al fiume non ci si sarebbe arrivati (come probabilmente succede in tante altre cavità).

E' giusta la vlaorizzazione di questa cavità che sta facendo, con grandi sacrifci, la S.A.S. sotto la guida di Sergio D'Ambrosi, ma da questo a dire che questo punto deve per forza rappresentare una "svolta" nella configurazione idrologica...

Tornando al punto iniziale, sono così solo otto le pagine dedicate nel libro all'aspetto evolutivo del carsismo, dove sono raccolte, in modo molto succinto, le teorie di Pietro Kandler, Adolf Schmidl, Norbert Krebs, Tullio Piemontese (per tutti questi un solo accenno), ma soprattutto Antonio Marussi, Carlo D'Ambrosi, Walter Maucci, Anton Melik, France Sustersik, Fabio Forti, Sergio Andreolotti, Darko Radinja, Peter Habic, Luciano Ballarin e Rino Semeraro. Ma avremo modo di esaminare con calma queste ipotesi.

--------------

Purtroppo mi sembra non abbia poi più scritto sull'argomento (controllerò), ma quanto dissi direi abbia trovato conferma con la scoperta della Grotta Impossibile.


Torna a “L' ambiente ipogeo”