Cippo Confinario

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luco813
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Cippo Confinario

Messaggio da luco813 »

A Cassegliano di San Pier d’Isonzo, in provincia di Gorizia, in corrispondenza di un vecchio guado sul fiume Isonzo, c’è questo manufatto. La lapide è quasi illeggibile, si riescono a decifrare Alvise IV Mocenigo, ovvero il terz’ultimo doge, un altro Mocenigo, un Contarini, una «magnificentia» e l’inizio di una data MDCC….

Potrebbe trattarsi di un cippo confinario tra la repubblica e l’impero? Oppure?
Cippo
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luco813
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Re: Cippo Confinario

Messaggio da luco813 »

http://www.loppure.it/il-fiume-isonzo-l ... la-storia/

Il fiume Isonzo, in antichità chiamato dapprima Aesontus e poi Sontius, è la cornice naturale che ha fatto da sfondo ad innumerevoli avvenimenti storici nel Friuli Venezia Giulia, partendo dall’epoca romana per arrivare fino alla modernità. In questo articolo verranno ripercorsi gli avvenimenti principali che si sono svolti sulle rive di questo fiume, ricordando inoltre anche la leggenda che circonda questo luogo.

Il fiume Isonzo (Soča in sloveno), analizzato sotto il profilo geografico, nasce tra le Alpi Giulie e sfocia nel Mar Adriatico, ed è caratterizzato da un acqua color smeraldo, che lo fa considerare come uno dei fiumi più belli d’Europa. L’antica leggenda bisiaca dei “Tre Fradei” racconta le origini di questo corso acquatico: Isonzo, Drava e Sava erano tre fratelli, i quali vivevano su un alto mote. Un giorno fecero una scommessa su chi riuscisse a raggiungere per primo il mare e loro padre, per compiere l’impresa, donò alla Drava un piccone, alla Sava un’ascia e all’Isonzo delle scarpe ferrate, raccomandandosi con loro di partire al sorgere del sole. Giunta l’alba, però, Isonzo vide che le due sorelle erano già partite e, furioso, iniziò a calciare le rocce fino a mezzogiorno quando, sfinito, si diresse ormai lentamente verso il mare. Il padre allora, per premiare la sua onestà, riservò a lui il diritto di gettarsi nel mare, mentre alle due sorelle venne concesso di sfociare solamente in un fiume più grande, il Danubio.

Gli avvenimenti storici che si collegano a questo luogo, come detto in precedenza, partono dall’epoca romana. Il primo a parlare di questo fiume, infatti, è Erodiano, nel 238 d.C, facendo riferimento alla discesa in Italia di Massimino il Trace, primo barbaro divenuto imperatore romano, acclamato dalle sue truppe stanziate in Pannonia. Egli, deciso a farsi accettare dal senato romano come legittimo imperatore, decise di invadere Aquileia, e per farlo guadò l’Isonzo attraverso un ponte provvisorio fatto di botti di vino, recuperate nelle case dei contadini che abitavano in prossimità del luogo scelto per attraversare il fiume. Gli aquileiesi intanto avevano, però, preparato le proprie truppe per affrontare Massimino il Trace che, durante lo scontro sotto le mura della città, rimase ucciso.

Sempre in epoca romana, al fiume Isonzo si ricollega un altro avvenimento storico che vede i suoi protagonisti in Odoacre, generale sciro, e Teodorico, re degli Ostrogoti. Odoacre, infatti, era arrivato ad Aquileia passando per questo fiume, assieme a circa 10 000 uomini il 28 agosto 489, dove venne violentemente sconfitto da Teodorico. Odoacre poi, si ritirò a Verona e venne definitivamente sconfitto e ucciso a Ravenna durante un banchetto in un palazzo.

All’epoca romana risalgono inoltre anche numerosi reperti ritrovati lungo il corso di questo fiume che rivelano la sacralità dei questo luogo, in cui veniva venerato il Dio Isonzo, verosimilmente una divinità a carattere locale. Uno dei reperti più significativi è quello che è stato rinvenuto nel 1989 nella Cava di ghiaia Canciani a San Pier d’Isonzo, che consiste in un’ara votiva in calcare dedicata a questa divinità, che porta l’iscrizione “Aesontio votum solvit Marcus Licinius Vitalis sexvir et Augustalis”, risalente tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C. Un’ara simile è stata rinvenuta alla Mainizza di Farra d’Isonzo risalente al III secolo d.C e rinvenuta nel 1922, la quale è arricchita da una figura del Dio raffigurato come un uomo seminudo su un rilievo sassoso, che si poggia su un’anfora dalla quale esce dell’acqua che si getta verso degli alberi.

Nella modernità, il fiume Isonzo è ricordato soprattutto per gli avvenimenti che riguardano la Prima Guerra Mondiale e, in particolare, per la serie di battaglie combattute tra il 25 giugno 1915 e il 7 novembre 1917 lungo la linea orientale Italo-Austriaca e chiamate “le dodici battaglie dell’Isonzo”. Queste battaglie ebbero il carattere di guerre di posizione per la conquista del territorio circostante tramite la costruzione di trincee e la fortificazione dei fronti, dove i giovani soldati erano costretti a stare continuativamente per mesi e mesi. Tra di esse la battaglia più celebre è la famosa Disfatta di Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia). Questa battaglia, combattuta tra le truppe italiana e quelle austro-ungariche tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917 vide le truppe italiane incapaci di affrontare una battaglia difensiva, soprattutto a causa della stanchezza derivante dalle undici battaglie precedenti. In seguito a questo avvenimento, le truppe italiane si videro costrette alla ritirata lungo il fiume Piave e il generale Luigi Cadorna venne sostituito da Armando Diaz, sotto il quale i soldati diedero prova del loro valore, difendendo strenuamente la nuova linea di confine lungo il Piave. Durante la Disfatta di Caporetto persero la vita tra i 10 000 e i 13 000 soldati italiani e si contarono circa 30 000 feriti, consacrando questa battaglia come una delle più disastrose per la storia italiana.

Per concludere il nostro viaggio attraverso le storie che si intrecciano lungo l’Isonzo, ecco le parole con le quali Ungaretti descrive questo corso d’acqua nel componimento “I fiumi”, contenuto nella raccolta “Allegria”: “L’Isonzo scorrendo/mi leviga come un sasso […] Questo è l’Isonzo/ e qui meglio/ mi sono riconosciuto/ una docile fibra/ dell’universo”. In questa poesia l’autore descrive i luoghi che hanno segnato la sua vita ricollegandoli a dei fiumi emblematici. L’Isonzo quindi viene visto come un luogo simbolo per entrare in sintonia con l’universo circostante, rimanendo in contatto con i propri antenati e con il proprio passato.

L’Isonzo quindi viene da sempre considerato un luogo emblematico sia per la sua storia che per la leggenda che lo circonda, rendendolo, oltre che una meraviglia naturalistica di grande particolarità, anche una meta per coloro che vogliono circondarsi di storia attraverso uno spazio che si pone come rappresentazione delle epoche trascorse.


Matteo Marega
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Re: Cippo Confinario

Messaggio da Matteo Marega »

L’importanza del paese di Cassegliano è indissolubilmente legata all’Isonzo e soprattutto al guado, che in passato era uno dei passaggi più frequentati per superare il fiume. Fino alla costruzione nel 1845 del ponte di Sagrado, per oltrepassare l’Isonzo era necessario utilizzare delle imbarcazioni. Per traghettare i viandanti da una sponda all’altra erano utilizzate delle zattere, da cui il nome di “barcate” che in una mappa ottocentesca indica l’area prospiciente al fiume, dove trovavano posto le imbarcazioni. Il servizio di traghetto è stato attivo fino i primi anni del nsotro secolo.
Il diritto a riscuotere il dazio che i viandanti dovevano pagare per servirsi del traghetto che collegava le due sponde era stato spesso oggetto di contesa tra nobili friulani. Già da prima del Quattrocento, e fino alla metà del secolo scorso, godevano di questo privilegio gli udinesi Conti Sbruglio, che inoltre detenevano il monopolio, concesso loro dalla Repubblica veneta, della navigazione su tutto l’ultimo tratto del fiume che grossomodo dal quattrocento alla fine del settecento, segnava il confine tra le terre della Rpubblica Veneta, sotto il cui dominio era Cassegliano, e quelle arciducali.
Durante le guerre gradiscane (1615-1617) nei pressi del Passo di Cassegliano fu costruito un ponte ed un fortilizio, di cui oggi non restano tracce visibili. La fortificazione doveva essere eretta nei pressi di Casa Tolar. Questa è una delle costruzioni più antiche del paese. Si tratta probabilmente una casa-forte, eretta, forse già nel tardo medioevo, per ospitare e difendere la popolazione del paese da incursioni nemiche o dalla furia del fiume.
Il Passo di Cassegliano raggiunse la sua massima importanza tra Sette e Ottocento, quando rappresentava il passaggio obbligato tra il Friuli centrale e la città di Trieste, che andava assumendo un ruolo commerciale sempre più importante, in seguito alla creazione del Porto Franco (1719).
Nel seconda metà del Settecento la Serenissima fece migliorare i deboli argini del fiume, con un’opera ricordata dall’alto cippo (veneto e non napoleonico come viene comunemente chiamato) che tuttora si può vedere lungo la strada che dalla Villa Sbruglio-Prandi conduce all’Isonzo. In questo periodo fu anche sistemato il Capitello votivo, posto a protezione del Passo ed eretto sulla strada a poca distanza dal guado vero e proprio.
Ivan Portelli

Fonte:
http://www.comune.sanpierdisonzo.go.it/ ... ellabarca/


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