L`emigrazione italiana in America.

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Coce
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Emigrazione ...

Messaggio da Coce »

Elisa mi scusi, c'e' stato un frainteso. Io pensavo di giovani adulti come nel nostro caso dove lo schema sponsorizzato dai governi italo-autraliano nel quale dovevamo essere tutti scapoli e dai 18-35 anni d'eta'. Io ne avevo 22 a quel tempo, ed ho riscontrato che era molto piu' facile per noi che per quelli che erano sposati, specialmente con famiglia a carico. Abbiamo
dei casi anche noi fra i triestini dove adolescenti dai 12 ai 17 anni d'eta' sono venuti qui con i genitori, ma in questo caso credo che piu' giovani che erano, meglio per loro perche' in certi casi hanno usufruito di qualche anno di scuola locale che certamente gli e' stato d'aiuto. Infatti il nostro utente Capuzzi Garbi "Lucio" e' arrivato qui a 17 anni con la famiglia, credo che lui possa dirci qualcosa sul soggetto. Buone cose, Ciao Coce :-)


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Elisa
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Messaggio da Elisa »

Una notizia buona ed altre...differenti, per i forumisti in Sudamerica.

"BRASILE, IL GIGANTE SI STA ALZANDO. ECCO CHI GLI HA DATO LA SVEGLIA.
paolo.manzo Lunedì 19 maggio 2008.



Il Brasile, il gigante del Sud America, si sta svegliando. Lo riconoscono gli esperti di economia internazionale. E ne parlano i più importanti media internazionali. Ma cosa c’è dietro questo miracolo? Dal punto di vista economico un mix dosato di politiche monetarie restrittive e politiche fiscali volte all’inclusione sociale delle classi più povere, tradizionalmente escluse dal circuito dei consumi e dell’accesso al credito. Il risultato è che oggi in Brasile l’inflazione è al 4% annuale e, soprattutto, sotto controllo.

A differenza di quanto accade, invece, in alcuni paesi vicini quali Argentina e Venezuela, dove l’incremento dei prezzi sembra non avere freno. A Caracas è oltre il 30% e intorno al 15% a Buenos Aires, senza contare che le associazioni di consumatori e molti analisti argentini contestano questi dati perché ritengono che l’inflazione reale sia almeno doppia. Se a tutto questo si aggiunge che la valuta locale del Brasile, il real, si è valorizzata nei confronti dell’euro di oltre il 50% negli ultimi 5 anni e del 111% verso il dollaro Usa nello stesso periodo, ben si capisce come la Bovespa, la borsa valori brasiliana, sia passata dai 43mila punti del marzo 2007 agli oltre 70mila punti di oggi. Una performance senza paragoni per il Sudamerica, spiegata anche dall’incremento quantitativo e qualitativo degli investitori stranieri nel mercato azionario verde-oro.
Raddoppiati gli investimenti esteri. Che non si tratti solo di speculazione, infatti, come potrebbero pensare alcuni, lo dimostrano proprio gli investimenti esteri diretti, raddoppiati negli ultimi due anni, le esportazioni in crescita anche in settori ad alto valore aggiunto come la produzione di aerei.
Per non parlare poi della nascita di una nuova classe media etichettata come classe C, che secondo le statistiche Ibge, (Istituto brasiliano di geografia e statistica, l’Istat locale), da un mese è diventata a livello numerico la più importante.
Ma il salto più straordinario che il Brasile ha compiuto in questi ultimi mesi sorprendendo l’economia mondiale è forse il passaggio da paese debitore a creditore. Secondo i dati resi noti dalla Banca Centrale a fine febbraio, il gigante sudamericano ha infatti nei suoi forzieri riserve in valuta straniera pari a 190 miliardi di dollari, mentre il totale dei debiti verso l’estero, per il settore privato e per quello pubblico, ammonta a 183 miliardi di dollari. “Una seconda dichiarazione di indipendenza” ha commentato soddisfatto il presidente Luiz Ignácio Lula da Silva. Che confida adesso fiducioso nel futuro, soprattutto dopo che Standard & Poor’s ha promosso il Brasile tra i paesi con “investment grade”."


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Messaggio da Coce »

Ottime notizie per il Brasile, infatti e' risaputo che il Brasile ha un potenziale enorme, come pure con una popolazione numerosa. La notizia e' buona specialmente per le Classi Sociali Povere. Ciao Coce :-)


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Messaggio da Elisa »

Elisa ha scritto:
Quello che ben si sa purtroppo e che ci affligge perchè tocca direttamente i nostri connazionali, è la situazione non risolta del debito argentino verso i duecentomila (?) cittadini-investitori-risparmiatori, ingannati mediante quei “ bond spazzatura” statali. Una caotica realtà della quale ci vergognamo pur essendo esenti da colpa.
Precisamente ieri!

Tango Bond: l’Argentina risarcisce il Club di Parigi
La nazione argentina ha dichiarato che grazie alle riserve della banca centrale cancellerà 6,7 miliardi di dollari di debito con il Club di Parigi, formato dalle nazioni creditrici a seguito del ben noto default.
Il Club di Parigi ha dichiarato la sua soddisfazione per la decisione argentina di pagare il debito originato negli anni 80.
Rimane ancora la situazione irregolare dell’ Argentina verso gli altri creditori, che son rimasti fuori…..……


Di questo passo, si può sperare ed augurare anche ai nostri connazionali…..mai dire mai!


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Messaggio da Golfoblu »

Elisa ha scritto:Una notizia buona ed altre...differenti, per i forumisti in Sudamerica.

"BRASILE, IL GIGANTE SI STA ALZANDO. ECCO CHI GLI HA DATO LA SVEGLIA.
paolo.manzo Lunedì 19 maggio 2008.

Il Brasile, il gigante del Sud America, si sta svegliando. Lo riconoscono gli ......................................., ammonta a 183 miliardi di dollari. “Una seconda dichiarazione di indipendenza” ha commentato soddisfatto il presidente Luiz Ignácio Lula da Silva. Che confida adesso fiducioso nel futuro, soprattutto dopo che Standard & Poor’s ha promosso il Brasile tra i paesi con “investment grade”."
Atenti a ste notizie scrite da chi no vivi 24 ore su 24. Qualcossa de verità ghe xe, però bisogna tegnir in mente che le imposte ga un peso del 43%, e el tasso de interessi xe el 2º più alto al mondo, subito dopo la Turchia.

Per no far longhi in sto momento, dati agiornadi, anche dela Bovespa ( borsa de S.Paolo ) bisogna seguirli giorno a giorno, e no a scatti come fa certi giornalisti internazionali.


Ogni luogo è Patria mia, perchè da ogni luogo posso vedere il cielo - Seneca.

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Messaggio da Elisa »

In occasione della ricorrenza del “Giorno dell`Immigrante” che si celebra in tutta l`Argentina il 4 settembre, è stato posto ancora una volta in evidenza ‘l`importantissimo contributo offerto dagli emigrati non solo nei confronti del Paese che gli ha accolti ma anche di quello di origine’.

Nella ricorrenza di quest’ anno, il ‘Ministerio del Interior – Dirección Nacional de Migraciones de la República Argentina’ ha rilasciato un ‘Diploma d`onore per il valioso apporto alla crescita del Paese’, agli immigrati provenienti dai piú reconditi luoghi del mondo, che hanno
compiuto 50 anni o piu di residenza in Argentina.


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ieri sera ho guardato, con mia moglie, un film che la RAI aveva dato la notte porecedente: "La vera storia di Tony Vilar". emigrante italiano in Argentina nel 1952, dove diventa un cantante di successo (il film gli attribuisce la canzone "Quando calienta el sol") e poi sparisce perché ... diventa calvo (secondo il film, se ne va negli USA).

La locandina diceva "Storia inventata", wikipedia diceva, invece, "storia vera" e parla anche di una presenza di questo signore, il cui vero nome dovrebbe essere Antonio Ragusa", al festival del cinema di Roma.

Il film è italiano e molto particolare. Pur essendo un film, è stato fatto come se fosse un documentario, con attori che recitano le parti.In alcuni momenti lo ho trovato noioso, ma nel complesso gradevole. E mi sono chiesto: "Magari Elisa sa se questo Toni Vilar, cantante di successo in Argentina è mai esistito o meno". E così ho fatto questo post.


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Messaggio da Elisa »

Elisa ha scritto:In occasione della ricorrenza del “Giorno dell`Immigrante” che si celebra in tutta l`Argentina il 4 settembre, è stato posto ancora una volta in evidenza ‘l`importantissimo contributo offerto dagli emigrati non solo nei confronti del Paese che gli ha accolti ma anche di quello di origine’.

Nella ricorrenza di quest’ anno, il ‘Ministerio del Interior – Dirección Nacional de Migraciones de la República Argentina’ ha rilasciato un ‘Diploma d`onore per il valioso apporto alla crescita del Paese’, agli immigrati provenienti dai piú reconditi luoghi del mondo, che hanno
compiuto 50 anni o piu di residenza in Argentina.
Desidero aggiungere una omissione: un gran numero di italiani, tra i quali mi trovavo anch`ìo, ci siamo presentati ad accogliere con viva soddisfazione quel diploma. :!:


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Messaggio da Elisa »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Ieri sera ho guardato, con mia moglie, un film che la RAI aveva dato la notte porecedente: "La vera storia di Tony Vilar". emigrante italiano in Argentina nel 1952, dove diventa un cantante di successo (il film gli attribuisce la canzone "Quando calienta el sol") e poi sparisce perché ... diventa calvo (secondo il film, se ne va negli USA).

La locandina diceva "Storia inventata", wikipedia diceva, invece, "storia vera" e parla anche di una presenza di questo signore, il cui vero nome dovrebbe essere Antonio Ragusa", al festival del cinema di Roma.

Il film è italiano e molto particolare. Pur essendo un film, è stato fatto come se fosse un documentario, con attori che recitano le parti.In alcuni momenti lo ho trovato noioso, ma nel complesso gradevole. E mi sono chiesto: "Magari Elisa sa se questo Toni Vilar, cantante di successo in Argentina è mai esistito o meno". E così ho fatto questo post.

Premetto che non ho visto il film ma ecco la mia descrizione del tema che ci riguarda.
L`emigrante italiano Antonio Ragusa –o Raguza- è la persona che nella sua carriera di cantante ha adottato il nome artistico di Tony Vilar e che ha, effettivamente, inciso per ‘Record’ e Columbia’ negli anni 60 molte canzoni delle quali ne ricordo alcune.
Non si sa, peraltro, che fosse stato compositore. Difatti, quella canzone ‘Cuando calienta el sol’ è attribuita ai cubani Los Hermanos Rigual che la lanciarono nel 1961 con grande esito.
Tony Vilar, “cantante di successo in Argentina”, senza che io abbia intenzione di denigrarne le doti, penserei che il direttore del film mette del suo estro per far risaltare chi… o che cosa….a seconda.
Fin qui diciamo di essere alla metá della storia, perchè difatti il cantante sparisce. Non conosco la causa né il luogo scelto di residenza, anche se dal film hai capito che si è traferito in USA.
Ecco, sì, invece, posso azzardare un pensiero. Precisamente verso gli anni 1962-63, sorge il cantante argentino Palito Ortega con un repertorio di canzoni allo stile di Vilar ma che….probabilmente supera o eclissa Vilar.


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Grazie. In effetti sono stato impreciso; non era l'autore delle canzoni, anche se nel film parlano ad un certo punto di "canzone tua", ma evidentemente il tua sta per "interpretata da te" e non "scritta da te".


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Messaggio da Elisa »

Per McFriend

disente: che gazer a TN. con quel Rinvio delle elezioni del 26 ottobre 2008!!
No voi miga far ulteriori comenti su quel che se leze su tuta la stampa che l`è molto ciar….en riguardo a le nosse do province. Sarà contradizion, sbagli e conseguenze de la massa modernità, che se dovrà acetar (?) che te stupis, e che dopo i trascina nel caos anca la to provincia?
E Tutti i costi del rinvio? No voria eser nel posto dei due governatori, ma tanto lori i se considera siori…
Noi aven ricevù l`avviso-invito a votar con rimborso de la metá del costo del viaggio aereo, forsi anca BZ el procede lostess coi emigradi?


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Messaggio da McFriend »

Ciao Elisa, alla television i ga appena dit che a Trent i sposta le votazioni pu tardi ma da noi in provincia di Bz se vota il di prestabili. I casini che i fa so a Trent la dit il ns. presidente non ghe interessa. :-D Le la prima volta che non se vota insieme el stes di. De politica non me capiscio pero pian pianel sti politcanti non sa pu cosa far per complicar la vita.


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Messaggio da Elisa »

Preciso McFriend, te g`hai resón!

Ti ringrazio per avermi ascoltato ‘socialmente’, perchè di politica io nemmeno me ne intendo, anzi….la detesto ed in più non voto, nemmeno in queste elezioni del 26 ottobre posposte al 9 novembre, se è che rimane lì la data, perchè di questo passo….. evento però che non ci lascia indifferenti!
Ma sai che il vostro Luis non è uno sconosciuto per noi; due anni fa è arrivato fino in Brasile e poi in Argentina in visita ai progetti finanziati dall`Alto Adige nel quadro della cooperazione internazionale e in collaborazione con l`Associazione Trentini nel Mondo.
Sì, oggi BZ ha ‘superato’ in decisione; che ‘el casin’ rimanga a TN.
Ma come epilogo: da sempre…e sia per sempre...”L`unione fa la forza”! :shock:


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Messaggio da Elisa »

Emigrazione italiana in Argentina
Uno stralcio dell' articolo pubblicato dall' Associazione Culturale Due Sicilie.

“Mi emigro per magnar…”

In uno dei più importanti libri sull’emigrazione, Sull’Oceano, di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1889, un emigrante lo dice in maniera molto efficace: “Mi emigro per magnar”. Lo avevano esortato a restare, perché il governo avrebbe bonificato la Sardegna, la Maremma e l’Agro romano. Ma lui aveva risposto: “Ma se intanto mi no magno! Come se ga da fare a spetar o no se magna?”‘. Indubbiamente, non era questa la sola ragione. Molti giovani emigravano per sottrarsi alle famiglie, altri speravano di fare fortuna, altri, infine, erano costretti ad allontanarsi dall’italia per ragioni politiche.
Ma la grande maggioranza di coloro che lasciarono l’Italia negli ultimi decenni dell’ottocento e nei primi del novecento lo fece perché non riusciva più a viverci. L’emigrazione ha rappresentato una valvola di sicurezza che ha impedito l’esplosione di rivolte nelle campagne. Ma in un primo tempo le classi dirigenti guardarono ad essa con preoccupazione, e non solo per motivi umanitari. Il 23 gennaio 1868 fu diramata ai prefetti una circolare in cui si ordinava di non lasciar partire i lavoratori italiani che non mostrassero di avere un’occupazione assicurata e sufficienti mezzi di sussistenza. La questione fu discussa alla Camera il 30 gennaio. Un deputato affermò che la gente espatriava non “per vaghezza di far fortuna”, ma “piangendo e maledicendo ai signori e al governo”; un altro, ligure, sostenne invece che il problema non doveva essere posto in questi termini. Gli emigrati contribuivano al benessere della Liguria.

Accanto a poveri contadini partivano per l’America meridionale “persone indurite ed abituate al lavoro”‘, che accumulavano laggiù un discreto capitale, fondando case di commercio e fabbriche. Sia coloro che sostenevano l’utilità dell’emigrazione sia quelli che la condannavano avevano dietro le spalle interessi di determinati gruppi economici da difendere. Gli armatori respingevano ogni limitazione. Quelli genovesi, in crisi per la concorrenza della flotta mercantile inglese nel commercio dei grani del Mar Nero e del Mediterraneo orientale, vedevano nel trasporto degli emigranti al Plata un rimedio alla crisi.

“Sull´oceano” e verso l´America
Il viaggio era un’esperienza traumatizzante, o almeno molto dura. E non solo per quei contadini che non avevano mai visto il mare, ma anche per gli altri. Nel 1888 sul piroscafo “Matteo Bruzzo”, partito da Genova per il Brasile, morirono 18 emigranti per mancanza di viveri; altri 27 morirono per asfissia nel 1889 sul “Frisca”. Nello stesso anno, un giovane medico, Teodoro Ansermini, che prestava servizio sulla nave “Giava”, in viaggio per Buenos Aires, rilevò l’assenza di pulizia, l’affollamento dei malati in uno spazio troppo ristretto, la mancanza di acqua e aria. Durante la navigazione, vi furono ammalati di tifo, di vaiolo, di difterite. Una commissione nominata dal ministero della Marina trovò vere solo in minima parte le accuse del medico e ne censurò il comportamento. Ma proprio nel 1889, con la sua opera Sull’oceano Edmondo De Amicis portò anche questo problema all’attenzione della più vasta opinione pubblica.

Una volta arrivati in Sudamerica gli immigrati erano ospitati nelle “case d’immigrazione”. A Buenos Aires, l’Asilo era un immenso baraccone di legno, dove ricevevano una razione sufficiente di cibo, dormivano in ampi cameroni e venivano curati, se ammalati. Ma le donne erano separate dagli uomini, e la separazione aumentava il senso d’insicurezza. Inoltre, dopo cinque giorni, gli immigrati dovevano cercarsi un’abitazione e un lavoro. E qui intervenivano spesso altri speculatori.
.....
Un’altra ragione dei tentativi dì parte argentina di limitare le possibilità di affermazione degli immigrati era però data dal fatto che nella comunità italiana si andavano diffondendo tendenze nazionalistiche, che non erano soltanto una risposta alla politica aggressiva del governo argentino, ma contenevano esse stesse una certa carica di aggressività. Era irritante, per gli argentini, soprattutto la pretesa di certi ambienti italiani di essere portatori di una cultura superiore.

Si può ricordare, come un significativo esempio di questi atteggiamenti, un decalogo patriottico che Ferdinando Martini fece pubblicare nel 1910 su La Patria degli Italiani. Nel decalogo si ricordava agli immigrati che la loro vera patria era l’Italia, e li si esortava a celebrare le feste nazionali, a onorare i rappresentanti ufficiali dell’italia, a non modificare il loro nome, a insegnare la lingua italiana ai figli e a sposare un’italiana.

1910: Gli italiani sono cittadini argentini.
Ma proprio nel 1910 diventò presidente della repubblica argentina Roque Saenz Peña. Egli fece approvare una legge elettorale che concedeva il suffragio segreto e universale. Con esso gli immigrati diventavano cittadini argentini di pieno diritto, in grado di influire sulle scelte politiche del Paese. L’assimilazione fu facilitata e, se rimasero vive a lungo tradizioni italiane, la vera patria cominciò a essere l’Argentina. Del resto, era ormai cresciuta una generazione che della patria d’origine conosceva ormai soprattutto ciò che ne narravano i padri.
....
Ragioni dell´emigrazione in Argentina
......Certo, non si possono nemmeno escludere, tra le motivazioni che spingevano a lasciare l’Italia, la volontà di tentare la fortuna, spesso sull’esempio di compaesani, sia che l’avessero già trovata sia che la immaginassero, nel Sudamerica, vicina o almeno possibile.
....
Resta tuttavia, al di là di qualsiasi revisione storiografica, il fatto che l’abbandono in massa delle campagne, il distacco dalle comunità d’origine, non fu certo un fenomeno indolore. Il calcolo della ricchezza che gli emigrati apportarono all’Italia con le loro rimesse non deve far dimenticare come fu difficile e faticoso, per la grande maggioranza, risparmiare e accumulare qualcosa.
.....
La ragione di fondo della fuga dall’Italia è stata pur sempre quella che Edmondo De Amicis raccolse dalla voce di un emigrante: “Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà di far la fame laggiù come la pativo a casa”.


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Messaggio da AdlerTS »

Elisa ha scritto:La ragione di fondo della fuga dall’Italia è stata pur sempre quella che Edmondo De Amicis raccolse dalla voce di un emigrante: “Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà di far la fame laggiù come la pativo a casa”.
Che val anche per i emigranti de oggi :?


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Messaggio da nonna ivana »

Grazie Elisa!

questo è uno stralcio dalla mail di Elena di alcuni giorni fa!

da una storia vera:

(Questa notte una donna gridava di dolore.)
Quando siamo partiti da Napoli, al porto c'erano migliaia di persone e ci siamo imbarcati in centinaia su questa nave che mi sembrava enorme, ma ora che ci sono dentro mi sembra piccola ed affollata, come la gabbia di conigli che ho, avevo, nel cortile di casa.
Cosi' ci hanno imbarcato tutti, come conigli in una gabbia.
Veniamo tutti dal sud, ci sono anche dei compaesani, ma tra noi quasi non ci capiamo, io non parlo l'italiano, come neanche gli altri, e non so come faro' ad imparare un'altra lingua.

(Questa notte una donna ha partorito un bambino morto.)
La guerra è finita da poco e noi abbiamo perso tutto. Mario mi ha detto che andiamo in Argentina, dall'altra parte del mare, che già in tanti ci sono andati e là si puo' avere terra da coltivare e non c'è la guerra. Mi ha detto che ci sono possibilità per i nostri figli di andare a scuola, che ci aspetta una nuova vita. Io ho pensato solo che il viaggio in nave avrebbe fatto male al figlio che ho in grembo, ma Mario ha detto che non c'è tempo, dovevamo partire subito, ha detto che è sicuro e che staremo bene, ma nella gabbia per conigli non si sta bene.
Mia zia ci ha dato le valigie di cartone, ma non le abbiamo usate tutte, le nostre poche cose sono state in una sola, cosi' viaggiamo piu' leggeri ha detto Mario; ho preso anche le foto di famiglia che abbiamo fatto il giorno della comunione di Giuseppe, si vede anche la piazza e la chiesa, cosi' mi ricordo della mia città.

(Questa notte una donna ha visto il suo bambino nato morto avvolto in una coperta e gettato in mare.)
Non ho fatto in tempo a salutare tutti prima di partire, Mario ha messo insieme i soldi dei biglietti in pochi giorni, vendendo gli animali e chiedendo un prestito ai suoi fratelli; io ho sistemato la casa e le nostre cose, piano piano, perchè questo terzo figlio che ho in grembo mi affatica piu' degli altri. Ho detto a tutti che torneremo presto, che andiamo a fare fortuna in Argentina e torniamo a casa, ma non ci credo neppure io.
Spero solo che restiamo tutti uniti, qualunque cosa succede, che i miei figli possano andare a scuola e da grandi tornare in Italia, dove sono nati, che non dimentichino il loro paese.
Intanto guardo il mare che si è preso mio figlio, e che non mi ha ancora dato niente in cambio. -

È la storia vera di una famiglia migrante negli anni '50 che ci ha raccontato un ragazzo che ci ha caricato per strada, ed è il mio omaggio alle donne, nel giorno della loro festa, per non dimenticare che l'Argentina è anche questo, e per non dimenticare i migranti di oggi.


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Messaggio da macondo »

Credo che queste storie di sofferenza e sacrifici dovrebbero farci un poco riflettere sull'ondata anti-immigranti che ha colpito l'opinione pubblica italiana e sulle reazioni di certi fatti di cronaca nera che hanno criminalizzato intere comunitá e nazionalitá. Con l'aggravante poi che gruppi politici abbiano strumentalizzato a loro favore l'orrore causato da detti fatti.


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Messaggio da Elisa »

AdlerTS ha scritto:
Elisa ha scritto:La ragione di fondo della fuga dall’Italia è stata pur sempre quella che Edmondo De Amicis raccolse dalla voce di un emigrante: “Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà di far la fame laggiù come la pativo a casa”.
Che val anche per i emigranti de oggi :?

"Emigrazione: spostamento dai luoghi di origine e insediamento in altri territori per motivi di lavoro o di clima....."


noi tutti emigrati degli anni 50 possiamo considerarci 'fortunati' se ne confrontiamo le condizioni esistite con quelle degli emigranti descritti da De Amicis! Quelle esperienze traumatizzanti, o almeno più dure, sono possibili di essere capite... ma non nel giusto grado, tanto quelle degli italiani che partivano quanto quelle degli stranieri che arrivano in Italia disperati.

Nella nostra madrepatria poi.....è vero! in tanti aspetti l' intolleranza nell' attuale problematica degli immigrati è purtroppo all' ordine del giorno e colpisce.

Ma credo anche nella sensibilità di coloro che non sono indifferenti a queste umane situazioni, come Elena, e mi auguro che come lei ce ne siano tanti!


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Messaggio da Elisa »

A un secolo di distanza, sono ricordate asseverazioni che certamente commuovono ancora coloro che sono stati coivolti dal 'fenomeno emigrazione'.

"La speranza oltreoceano.
Alle radici della storia dell’emigrazione italiana in Argentina.

“La Repubblica Argentina è una Madre buona e misericordiosa, che apre le braccia a tutti coloro che qui vengono in cierca di Pane e Lavoro”: così scriveva Salvatore Zulberti in una lettera pubblicata dal giornale di Trento “Il Popolo” datata 10marzo 1912. Si può dire infatti che tra i paesi di destinazione dell’emigrazione italiana, l’Argentina fu uno tra i paesi più ospitali dove i trentini riuscirono generalmente ad inserirsi in modo positivo nella società ospitante.

Nel secondo dopoguerra furono le famiglie degli emigrati italiani in Argentina ad aiutare chi era rimasto nella madrepatria e viveva in un paese che doveva risollevarsi dalla guerra che aveva sconvolto l’Europa. Erano lettere con qualche banconota americana oppure pacchi dono contenenti vestiario e generi di prima necessità, ma soprattutto le 'rimesse' in denaro! E, ancora, v’era il richiamo dei connazionali effetto di quella catena migratoria che ha caratterizzato negli anni l’emigrazione verso l’Argentina.

Don Guetti. Ma quanti trentini effettivamente sentirono in quegli anni il richiamo
dell’Argentina? La statistica di don Lorenzo Guetti ci può aiutare a capire, anche da un punto di vista quantitativo, l’entità del fenomeno negli anni 1870-1890. Il sacerdote trentino attestava l’emigrazione trentina sui 25.000 espatri verso il Sud America, ma ragionevolmente possiamo affermare che furono tra i 5.000 e gli 8.000 i trentini giunti in Argentina in quel periodo....
Il resto è storia recente".


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Messaggio da Elisa »

Elisa ha scritto:
Don Guetti. Ma quanti trentini effettivamente sentirono in quegli anni il richiamo
dell’Argentina? La statistica di don Lorenzo Guetti ci può aiutare a capire, anche da un punto di vista quantitativo, l’entità del fenomeno negli anni 1870-1890. Il sacerdote trentino attestava l’emigrazione trentina sui 25.000 espatri verso il Sud America, ma ragionevolmente possiamo affermare che furono tra i 5.000 e gli 8.000 i trentini giunti in Argentina in quel periodo....Il resto è storia recente".[/i]
Nel 1888 don Guetti pubblicò la “Statistica dell’emigrazione americana avvenuta nel Trentino dal 1870 in poi” dopo aver elaborato i dati raccolti attraverso questionari molto precisi che aveva inviato ai parroci e alle autorità comunali. Voleva, infatti, offrire a tutti coloro che ormai avevano deciso di intraprendere questa via dati concreti e fondati su quale fosse il paese migliore in cui emigrare.

Come schiarimento, da questi scritti si riscontra che il resto degli emigrati dal 1870 al 1890 sono andati in Brasile........"emigranti, che cifre paurose!"


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