Sono più di dieci anni che scrivo a tale proposito, ma mi pareva di trovarmi in quasi perfetta solitudine. Ora finalmente le cose stanno cambiando. Nel numero di settembre della rivista "Le Scienze" (versione italiana di "Scientific American") si parla di un libro molto interessante che mi piacerebbe leggere: "Il mondo senza di noi" di Alan Weisman (The World Without Us). Tra le altre cose, nella recensione sta scritto (pag. 108):
...arriva alla drammatica ma ragionevole conclusione cui erano giunti i rapporti del Club di Roma mezzo secolo fa: siamo troppi. Provocatoriamente, ma non troppo, Weisman suggerisce anche che la soluzione intelligente, se è questa la caratteristica che dovrebbe fare dell'uomo un animale speciale, sarebbe quella di limitare drasticamente le nascite per due o tre generazioni, limitandosi a un figlio per ogni donna, e tornando per la fine del XXI secolo a 1,6 miliardi di esseri umani, come nell'Ottocento.
Nell'ultimo numero della stessa rivista, quello di ottobre, si parla ancora di questo problema. In una intervista (pag.14), David King ( http://en.wikipedia.org/wiki/David_King_(scientist) ) dichiara:
Ma il problema non è per nulla nuovo. Nello stesso numero della rivista (pag.19) vi è un breve articolo dedicato a Thomas Malthus (1766-1834), che già nel 1798 pubblicava "An Essay on the Principle of Population" dove:...la popolazione mondiale sta crescendo a ritmi impressionanti. Nel 2050 saremo 9 miliardi contro i 6,7 di oggi. La maggior parte di questa crescita avverrà nei paeesi in via di sviluppo, dove i consumi energetici sono destinati a crescere esponenzialmente. [...] Per questo scenario i modelli prevedono l'innalzamento del livello dei mari. Quindi molte persone che oggi vivono in città non potranno più viverci: 16 delle 19 più grandi città del mondo si trovano sulla costa. In pratica tra 50 e 250 milioni di persone dovranno trasferirsi verso zone più elevate.
Ma in un mondo sovrappopolato queste terre saranno già state occupate. Sorgeranno conflitti gravi. Per non parlare che la maggior parte degli effetti nefasti si abbatteranno su paesi che hanno poche possibilità di proteggersi.
Basta vedere fenomeni come le morti per fame, la mancanza di energia, la distruzione di foreste e di numerosissime specie viventi, la enorme immigrazione nei paesi più evoluti da quelli meno ricchi, per capire come stanno andando le cose, ma politici e religiosi sembrano non accorgesene.predisse che i miglioramenti della qualità della vita a breve termine sarebbero stati inevitabilmente compromessi dalla crescita della popolazione. L'aumento del numero delle persone avrebbe superato la produzione di cibo e quindi fatto precipitare l'umanità a livelli di sussistenza
Proprio in questi giorni ho sentito in tv uno di questi "geni" lamentarsi che
"le nuove leggi sull'immigrazione non la hanno ridotta, anzi essa è aumentata"
Non intendo qui schierarmi a difesa a contro queste leggi, ma la bassa intelligenza di quel politico è data dal fatto che non ha ancora capito che l'immigrazione aumenterà sempre di più, indipendentemente dalle leggi in vigore.