Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
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Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
Come che xè ogi la Trieste de ieri.
Drio de Santa Maria Magior: via San Cipriano e via delle Scuole
Per le scale soto sto volto se riva sul sagrato de Santa Maria Magior.
Drio de Santa Maria Magior: via San Cipriano e via delle Scuole
Per le scale soto sto volto se riva sul sagrato de Santa Maria Magior.
- babatriestina
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
zonto qualcossa. via san Cipriano 1, che mostrael campanil ( ma xe s Maria Maggior?) e i murales..
xe rente de là de l'altra parte dela cesa e del ex convento, la via delel Monache
con la vecia Madonnina di fornte
xe rente de là de l'altra parte dela cesa e del ex convento, la via delel Monache
con la vecia Madonnina di fornte
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
el convento xe deserto, la porta del a cesa serada e la tabella rubada
però nel ex convento ghe xe anche un novo asilo
el canton de via delle Monache
in piazzetta san Cipriano
murales anca qua..
però nel ex convento ghe xe anche un novo asilo
el canton de via delle Monache
in piazzetta san Cipriano
murales anca qua..
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
piazzetta san Cipriano, una piazzetta triangolare in oendio fra la via della Cattedrale, il convento di san Cipriano, la via del Castello e il ricreatorio Toti e i giardini di via san Michele
( anche parcheggio per chi ci vive)
fontanella un po' degradata sotto il muraglione del ricreatorio
per le scuole, non so il nome del punto esatto, am questa è l'edificio adiacente
con la scritta ormai sbiadita capo scuola normale
( anche parcheggio per chi ci vive)
fontanella un po' degradata sotto il muraglione del ricreatorio
per le scuole, non so il nome del punto esatto, am questa è l'edificio adiacente
con la scritta ormai sbiadita capo scuola normale
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
sempre via delle Monache, l'altro lato di via san Cipriano:
l'edicola con la madonna di fronte al convento, nel muraglione dell'ex vescovado abbandonato
la chiesa di san Cipriano. le monche l'hanno abbandonata, è vincolata dalle Belle Arti comunque rimane chiusa
dettaglio della cuspide
l'edicola con la madonna di fronte al convento, nel muraglione dell'ex vescovado abbandonato
la chiesa di san Cipriano. le monche l'hanno abbandonata, è vincolata dalle Belle Arti comunque rimane chiusa
dettaglio della cuspide
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
l'ingresso della chiesa, chiuso
l'ex convento, invece ridipinto a nuovo, ospita una scuola materna
l strada, con una sporgenza per le finestre come se ne vedono in quella zona
l'ex convento, invece ridipinto a nuovo, ospita una scuola materna
l strada, con una sporgenza per le finestre come se ne vedono in quella zona
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
l'angolo col muraglione dell'ex Vescovado di fronte alla chiesa chiusa
più sotto,un a casa dai colori solari sgargianti
più sotto,un a casa dai colori solari sgargianti
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Re: Cità vecia - Via San Cipriano - Via delle Scuole
Contrada delle Scuole.
Dirimpetto all'Androna s. Saverio, una stretta via tra il muro del convento delle Monache c quello delle carceri criminali, conduce ad una apertura a volto praticata nell'anno 1653 dai gesuiti, per dare comunicazione agli abitanti di Rena col loro collegio, nel quale si
trovavano collocate le varie scuole ginnasiali, di matematica e nautica,' e nell'anno 1775 le scuole normali tedesche. Cbnducendo quindi questa contrada a tutte le predette scuole principali, le fu assegnato il nome
di Contrada delle Scuole.
In diritta linea dell'ex seminario continua l'erta via che conduce al monastero delle Benedettine, ed è detta
Contrada delle Monache.
Essa contiene a sinistra le case segnate coi N. 361 e 362 ed il muraglione dell’antico vescovato, esposta la Mater Dei ; è una antica colletta chiusa da vetro con graticciata, entro la quale vi sta una statuetta della Madonna. Costruita nell' anno 1667 :
MATER DEI
MISERFBE * MEI
a destra i N. 353, 354. 355, il cenobio con l’annessa chiesetta di s. Cipriano.
Le istituzioni monastiche in queste provincie furono contempo¬ ranee alla libertà religiosa data nell'anno 313 dall'imperatore Costan¬ tino. Dell'anno 850 si ha memoria di una Maria, ancilla Dei, triestina, che donava terre ad un monastero di Concordia. 1 )
La prima notizia certa di congregazione di pie donne in Trieste è del 1266, e fu la Congregatone della Cella. Nelle Memorie del Mainati, che come sagrestano della cattedrale di s. Giusto la sapeva in proposito esatta, troviamo che li io Luglio 1278 ebbe principio il Monastero delle Monache di s. Benedetto, dette allora della Cella.
Il monastero si fabbricò ove ora è la rotonda del castello, con bellissimo recinto di clausura ; — scrittura XXVI dei Capitolari, secondo la quale Arlongo, vescovo di Trieste, ad istanza di donna Lucia de Pelegrinis e d'altre consorelle, confermava la Cella, situata in Trieste nella Contrada di Caborio — Campidoglio — vicino la chiesa di s. Cristoforo, e fondata coll'assenso del capitolo della chiesa tergestina, esentava e liberava tutte le addette da ogni obligo ed aggravio di diritto vescovile ed ordinava: 'Pertanto sia la Cella serrata e fabbricata ad onore di Dio e della Beata Vergine Maria,* ed abbiano l’abito nero o bianco, e sia in arbitrio di esse sorelle di eleggere qualunque badessa, c di qualunque luogo vorranno. La conferma però di tale elezione la riteniamo noi, come riserviamo in noi anche la decima o il quarte» ccc. Fatto in Trieste nel coro della chiesa di s. Giusto, presenti i signori: Artuico di Riccola, Bernardo di Topista, Andrea Rubeo, Almerico del qm. Bertoldo, Indone del qm. Pietro di Alberico. Lazzaro di Rivola, Nicolò del qm. Bertoldo di Crascenno, ed altri. — Io, Guifredo, publico notaro del sagro palazzo e di Trieste, sono stato presente a queste cose, ò scritto e sottoscritto,.
E furono dette citila Cella perchè le casucce ove in origine esse abitavano, erano semplici camerette, ossia celle; ed è detto clic nel¬ l'anno 130I adottassero la regola di s Chiara.
Passarono poi sotto la direzione spirituale dei Francescani, seguendo la pratica generale dei tempi che non solo concedeva ciò, ma permetteva anche com<entt doppi. Questo governo spirituale dato ai Francescani, diede occasione a reclami del vescovo d'allora che tentò di ricuperare la giurisdizione episcopale e la cura; però i frati erano più graditi, e papa Bonifacio Vili si pronunziò in favore di questi.
Le donne della Cella, non avevano voti perpetui, ed erano di due categorie : intrinseche ed estrinseche, (?) tutte poi pinzocchere piut¬ tosto che monache.
Correndo circa l’anno 1368, i Veneti, assediata nuovamente Trieste e presa la rocca, smantellarono il palazzo vescovile cd il mo¬ nastero della Cella, e con le rovine di questi, diedero mano alla costruzione del castello — della rotonda —. Le monache, costrette a cercar nuovo quartiere, si fissarono in vicinanza della chiesa di s. Cipriano,') ove fabbricarono un convento: era abbadessa Enfrasia dell" Argento.
Avendo papa Martino V, con bolla 20 Maggio 1420 confermato quest' ordine monastico, il Capitolo concedeva alle monache, nel 1458,
la sua chiesa di s. Cipriano, ove vennero a fissarsi le Benedettine: abbadessa Francesca de Comes. Nell'anno 1467 il Pontefice, dietro calda raccomandazione dell'imperatore, concedeva a questo monastero la parrocchia di Lonche, alle foci del Risano. Siccome le predette pinzocchere andavano anche allora questuando per la città, il Concilio di Trento ne ordinava nell'anno 1545 la clausura.
Nell'anno 1555, morta la priora Caterina de Obratschen, grave scissura scoppiò fra quelle donne per opposizione alla nomina della.nuova abbadessa Cesarina, per il che costretto vi fu il vescovo a scacciarne otto dal convento. Queste ripararono in casa Calò, sotto protezione del Comune, che però non le suffragò.
Sembra però che la clausura ordinata dal Concilio Tridentino non fosse severamente osservata a Trieste, se l’arciduca Carlo insisteva nell'anno 1575 che venisse rispettata.
Il vescovo Ursino de Bertis (1600-1620), diede a queste monache la regola della Congregazione Benedettina Cassinense, che tuttodì osservano, e fissò a triennio la durata delia carica di abbadessa — Valeria de Bonomo — che poi non durò. Nell'archivio del monastero dovrebbe esistervi un ricorso fatto all’ imperatore Ferdinando li 2 Gen¬ naio 1624, e nel quale trovansi descritti tutti i diritti e privilegi del monastero, nonché il rescritto sovrano 25 Aprile stesso anno che li confermava.
Vicino alla chiesa s. Cipriano, altra vi esisteva per lo passato, cioè la chiesa s Martino, consacrata li 29 Gennaio 1374 dal vescovo Angelo de Clugia. Per antichità quasi diroccata, venne demolita d'ordine del vescovo bar. de Marenzi nel 1649, che assegnò il rispet¬ tivo fondo al monastero pel servizio della foresteria. Nell'anno 1686, la vigilia del Natale, scavando la terra, nei resti di questa chiesa, si rinvenne un sepolcro con le vestigia d'un cadavere; si rinvenne pure lapide antica di famiglia romana-tergestina :
L ‘ ACEIA
0 ' L ’ M OSC HA
H • 8 * E
M • IN • AGR 1
nr • » • p • I
Lucio Aceia e Caja Lucia Moscha — in questo sito sepolti — monumento in agro....— in fondo piedi I. 1 )
Ricorda la storia che li 20 Agosto 1702, durante il bombarda¬ mento della città da parte della flotta franco - ispana, una bomba cadesse nel monastero, c che le monache, spaventate dal complimento, abbandonassero quel luogo e si ritirassero in castello, ove, per la loro maggior sicurezza, il capitano assegnò loro una casamatta ; ma rite¬ nendosi anche qui poco sicure, e temendo altro nuovo bombardamento peggiore del primo, fors'anche un'assalto, abbandonarono Trieste ritirandosi a Sagrado, in casa del conte della Torre, fratello delPab- badcssa Eleonora, 1 ) Quivi dimorarono per lo spazio di sei mesi, nel qual tempo venne a morire nella stessa casa la predetta badessa; trasferita immediatamente a Duino, fu ivi sepolta nella tomba de’ suoi maggiori, dopo di che le reverende partirono da Sagrado e ritornarono alle loro celle. Tre anni dopo il cadavere della Eleonora venne tra¬ slato a Trieste per essere collocato nell’avello delle monache.
La barca che conduceva da Duino la salma della badessa Eleo¬ nora, arrivò in Trieste li IO Giugno 1706. ed alle ore 6 pom. il vescovo col capitolo ed i fratelli del s. sacramento si portarono processionai- mente al porto, ove attendeva il luogotenente Ferretti con sei moschet¬ tieri e due alabardieri, i giudici Geremia Dr de Leo, Francesco del¬ l'Argento, Mario e Pietro Giuliani detto Bizut, i provvisori Giacomo Dr. Giuliani de Sabocchetti, Mario Burlo, nonché quantità di popolo d'ogni condizione. Entrarono nella barca a prelevare la salma i due sacerdoti Giovanni Geraldi c Michele M. Burlo, cappellani delle mo¬ nache, mentre il vescovo faceva la solita funzione. Portato il cadavere nella chiesa di s. Cipriano, fatte le esequie prescritte dal rituale, fu deposto nell'avello.
Nel 1797, per timore dei Francesi, le monache ripararono a Capodistria nel convento di Clarisse, ove si trattennero alcune setti¬ mane.
11 primo stabile che queste possedevano, era la metà della villa di s. Croce, loro legata con testamento del 1466 dal canonico Pietro Premb; l’altra metà fu loro venduta nel 1471 dal patrizio triestino Pietro de Pellegrini, per 25 ducati.
L'Imperatore Giuseppe li fece incamerare i beni del clero, anche [
quelli delle monache, c loro assegnare annua pensione dal fondo di I
religione. Indi furono obligate anch’csse a tenere le scuole normali l
tedesche per le fanciulle, le quali scuole vennero aperte lì i 0 Marzo 1784
nel locale ove esisteva l'antichissima chiesa di s. Martino, demolita
nel 1781. In queir anno e mese stesso, trovandosi l'imperatore a
Trieste, visitò alcune chiese e conventi, tra i quali il monastero delle ;
Benedettine. In tale occasione, Andrea Giuseppe Bonomo nobile de
Stettner, i. r. cancelliere di sanità e membro della rinomata Accademia «
degii Arcadi romanisonziaci, compose e fece incidere la seguente
iscrizione :
IOSEPHO II • AYGY8TO
COESOBI ' TEBQESTINI
VIBGIXTM ' DIVI • BENBDICTI
BESTITVTOBI
XVI EID • MAliTY
M DCC LXXX rv
PKRLVSTRATORI
MARIA * AVGVSTDiA ‘ BONOMO
ABBATJSSA * ET ' SORORBS
P P.
Al predetto monastero è pure aggiunto altro edilìzio, eretto ai
tempi della abbadessa Scolastica de Iurco —anno 1685 — destinato
in parte per noviziato di ragazze che entrano in quest' ordine, e parte
per alloggio di fanciulle che vengono prese in educazione; ristaurato
nell’anno 1705. Avvi oltre a ciò uno spazioso giardino e tutte le
comodità possibili.
L'edifìzio scolastico, indicato coi N. tav. 353-354. veniva appar- f
tato nell’anno 1783, quando l’i. r. governo ne stabiliva le norme e ■
pagava i debiti del monastero ; nel 1787 apriva concorso per i lavori 1
d'ingrandimento di quest' edilizio, assegnando il prezzo fiscale di f. 2838; ;
ampliato nuovamente nell'anno 1825, ricevette nel 1853 l’aggiunta
del terzo piano, la cui spesa fu la maggior parte sostenuta dal civico
peculio. Quest’edifizio forma ora angolo sulle Vie delle Monache e
delle Scuole, è di tre piani a sei finestre sulla via principale, e quattro
— una murata — sulla via laterale. La scuola normale, con aggiun¬
tovi preparandio femminile, durò sino all’anno 1872, quando il Con¬
siglio municipale deliberava, l'eliminazione del civico contributo al
convento delle Benedettine. Era precisamente nella seduta del 27 Di¬
cembre di quell’anno che l onor. Dr. Luzzatto ne fece la proposta,
colle seguenti informazioni : ‘Come scuola magistrale, la scuola delle
Benedettine, essendo scuola confessionale, ha cessato di esistere, ma
neppure come scuola popolare dà al Comune certi vantaggi, anzi
l'esperienza recentissima lia dolorosamente dimostrato, che l'influenza
di quell’istituto sull istruzione è stata piuttosto dannosa, dappoiché
quella scuola ha cercato con tutti i mezzi di distogliere le allieve che
avevano da frequentare la nostra scuola popolare annessa alla scuola
magistrale, come anche quelle allieve che intendevano frequentare Ja
magistrale del Comune, per cui le predette due scuole comunali non
danno quel risultato di frequentazione che si era in diritto di atten¬
dersi, appunto per il danno della concorrenza indebita di questa
scuola confessionale Ed è perciò che il Comune deve fare ogni sforzo
perchè quella scuola cessi di agire in questo senso, e togliere ad essa
quel patrocinio che le dava il carattere di scuola pubblica,. — Adottato.
Anche il contributo d’annui fiorini 500 che la Cassa civica pa¬
gava a questo convento, in seguito a risoluzione sovrana dell’anno 1790,
venne levato per deliberato del Consiglio municipale del 30 Di¬
cembre 1872. Non si conosce il vero titolo di tale contributo, perchè
manca il decreto originale, si sa che durante il regime francese la
sovvenzione aveva cessato, e che nel 1815 l’i. r. Governo ordinò di
continuarla per pensioni, graziali ed altri provvedimenti.
Un piccolo cortile mette al monastero ed al porticato della
chiesa di s. Cipriano, parecchie volte restaurata, rimodernata ed in¬
grandita. Nell’interno di questa spira un’aria di quella religiosa vo¬
luttà che le sante donne dei monasteri sanno sì bene espandere nei
sacri luoghi, una pulitezza esemplare, un addobbo austero e nello
stesso tempo piacevole e grato. Tre altari di finissimo marmo ador¬
nano la chiesa, quello maggiore con pregevole dipinto del Palma,
raffigurante il titolare s. Cipriano; alle pareti laterali altri due quadri
antichi di buon pennello, rappresentanti 1 ’ uno la cena degli Apostoli,
l’altro l’apparizione dello Spirito santo. L'altare a sinistra del Cro-
cefisso, e quello a destra della Madonna del Rosario, sono opere di
gran pregio. Sopra la navata campeggia una grande aquila imperiale
con corona dorata ed inscrizione, ricordo della visita fatta a questo
monastero, la mattina del 22 aprile 1818, da S. M. 1 ' imperatrice
Carolina Augusta. Arrivata la sovrana in quella mattina al mo¬
nastero unitamente alla suprema inaggiordonna contessa Losansky
ed al supremo maggiordomo conte Wurmbrand, una monaca stava
in quel punto per chiudere la chiesa c disse alla sovrana, non cono¬
scendola, che l'ora era già tarda e si chiudeva. Immaginarsi lo spa¬
vento e le scuse della povera monaca quando seppe che la signora
che desiderava entrare era nè più nè meno che l'imperatrice! Dopo
breve visita alla chiesa, S. M. fu introdotta nell' interno del mo¬
nastero, ricevuta dall’abbadcssa Gioseffa Maycr; visitò minutamente
ogni appartamento, il quartiere delle educande, la scuola, ove la
fanciula Pasco timi recitò un discorso con tanto spirito e grazia,
da meritarsi l'applauso e le carezze della sovrana stessa. Alla par¬
tenza da questo luogo la M. S. elargì al monastero fiorini 600
per le necessarie riparazioni.
Al fianco destro dell'entrata troviamo lapide di marmo bianco,
con stemmi della casa Torriana e raggiunta iscrizione-
CLARAE - TVRR VXORI. IOANNIS . HOFKRI
K£KU ‘ ROM REGIS CONS * ET DVIKI 1 PHAKF
A TVKCI6 * ACK1TEK ' PVGNANDO 1 CARSI
QVAE • OB RKL1G * KT ' IN * FI I.IAS * EVPHBA8
KT ' AMBROS * VIRQ1NK8
HVIVS ' SACELLI ' VESTALE» * AMI Ut KM
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AMBUOSINA ' HOFERA ' IlOFBRA * MOEKENH * P * SORGHI
CONCORDI»» (jVAE * VIX * ANN ' XL1V
ME MS ’ Vili • D • XXVII
Oli * M • Il * LXXlI XX IVL
Il convento è fabbrica dell'anno 1638; ndl'interno vi ha cappella
che serve alle devozioni private ed alte radunanze in capitolo, e nella
quale si seppellivano le monache, alle quali è ora assegnato .sito ap¬
posito nella necropoli di st. Anna. 11 governo interno della famiglia
religiosa è affidato ad un’abbadessa — presentemente R. M. GeltrutU
Stanco, supplicata da Vicaria; priora liene de ita Preben, con 20 monache
ed 11 oblate; — vivono da un'annua pensione dal fondo di religione
e da altre rendite di propri beni. Alle cose di religione provvede un
confessore ordinario ed un cappellano; all'economia un procuratore.
Li 2 Aprile 1788 furono vendute al publico incanto quattro case
di ragione di questo monastero, cioè:
il N. 358 coll'estimo di fiorini 1700,
Dirimpetto all'Androna s. Saverio, una stretta via tra il muro del convento delle Monache c quello delle carceri criminali, conduce ad una apertura a volto praticata nell'anno 1653 dai gesuiti, per dare comunicazione agli abitanti di Rena col loro collegio, nel quale si
trovavano collocate le varie scuole ginnasiali, di matematica e nautica,' e nell'anno 1775 le scuole normali tedesche. Cbnducendo quindi questa contrada a tutte le predette scuole principali, le fu assegnato il nome
di Contrada delle Scuole.
In diritta linea dell'ex seminario continua l'erta via che conduce al monastero delle Benedettine, ed è detta
Contrada delle Monache.
Essa contiene a sinistra le case segnate coi N. 361 e 362 ed il muraglione dell’antico vescovato, esposta la Mater Dei ; è una antica colletta chiusa da vetro con graticciata, entro la quale vi sta una statuetta della Madonna. Costruita nell' anno 1667 :
MATER DEI
MISERFBE * MEI
a destra i N. 353, 354. 355, il cenobio con l’annessa chiesetta di s. Cipriano.
Le istituzioni monastiche in queste provincie furono contempo¬ ranee alla libertà religiosa data nell'anno 313 dall'imperatore Costan¬ tino. Dell'anno 850 si ha memoria di una Maria, ancilla Dei, triestina, che donava terre ad un monastero di Concordia. 1 )
La prima notizia certa di congregazione di pie donne in Trieste è del 1266, e fu la Congregatone della Cella. Nelle Memorie del Mainati, che come sagrestano della cattedrale di s. Giusto la sapeva in proposito esatta, troviamo che li io Luglio 1278 ebbe principio il Monastero delle Monache di s. Benedetto, dette allora della Cella.
Il monastero si fabbricò ove ora è la rotonda del castello, con bellissimo recinto di clausura ; — scrittura XXVI dei Capitolari, secondo la quale Arlongo, vescovo di Trieste, ad istanza di donna Lucia de Pelegrinis e d'altre consorelle, confermava la Cella, situata in Trieste nella Contrada di Caborio — Campidoglio — vicino la chiesa di s. Cristoforo, e fondata coll'assenso del capitolo della chiesa tergestina, esentava e liberava tutte le addette da ogni obligo ed aggravio di diritto vescovile ed ordinava: 'Pertanto sia la Cella serrata e fabbricata ad onore di Dio e della Beata Vergine Maria,* ed abbiano l’abito nero o bianco, e sia in arbitrio di esse sorelle di eleggere qualunque badessa, c di qualunque luogo vorranno. La conferma però di tale elezione la riteniamo noi, come riserviamo in noi anche la decima o il quarte» ccc. Fatto in Trieste nel coro della chiesa di s. Giusto, presenti i signori: Artuico di Riccola, Bernardo di Topista, Andrea Rubeo, Almerico del qm. Bertoldo, Indone del qm. Pietro di Alberico. Lazzaro di Rivola, Nicolò del qm. Bertoldo di Crascenno, ed altri. — Io, Guifredo, publico notaro del sagro palazzo e di Trieste, sono stato presente a queste cose, ò scritto e sottoscritto,.
E furono dette citila Cella perchè le casucce ove in origine esse abitavano, erano semplici camerette, ossia celle; ed è detto clic nel¬ l'anno 130I adottassero la regola di s Chiara.
Passarono poi sotto la direzione spirituale dei Francescani, seguendo la pratica generale dei tempi che non solo concedeva ciò, ma permetteva anche com<entt doppi. Questo governo spirituale dato ai Francescani, diede occasione a reclami del vescovo d'allora che tentò di ricuperare la giurisdizione episcopale e la cura; però i frati erano più graditi, e papa Bonifacio Vili si pronunziò in favore di questi.
Le donne della Cella, non avevano voti perpetui, ed erano di due categorie : intrinseche ed estrinseche, (?) tutte poi pinzocchere piut¬ tosto che monache.
Correndo circa l’anno 1368, i Veneti, assediata nuovamente Trieste e presa la rocca, smantellarono il palazzo vescovile cd il mo¬ nastero della Cella, e con le rovine di questi, diedero mano alla costruzione del castello — della rotonda —. Le monache, costrette a cercar nuovo quartiere, si fissarono in vicinanza della chiesa di s. Cipriano,') ove fabbricarono un convento: era abbadessa Enfrasia dell" Argento.
Avendo papa Martino V, con bolla 20 Maggio 1420 confermato quest' ordine monastico, il Capitolo concedeva alle monache, nel 1458,
la sua chiesa di s. Cipriano, ove vennero a fissarsi le Benedettine: abbadessa Francesca de Comes. Nell'anno 1467 il Pontefice, dietro calda raccomandazione dell'imperatore, concedeva a questo monastero la parrocchia di Lonche, alle foci del Risano. Siccome le predette pinzocchere andavano anche allora questuando per la città, il Concilio di Trento ne ordinava nell'anno 1545 la clausura.
Nell'anno 1555, morta la priora Caterina de Obratschen, grave scissura scoppiò fra quelle donne per opposizione alla nomina della.nuova abbadessa Cesarina, per il che costretto vi fu il vescovo a scacciarne otto dal convento. Queste ripararono in casa Calò, sotto protezione del Comune, che però non le suffragò.
Sembra però che la clausura ordinata dal Concilio Tridentino non fosse severamente osservata a Trieste, se l’arciduca Carlo insisteva nell'anno 1575 che venisse rispettata.
Il vescovo Ursino de Bertis (1600-1620), diede a queste monache la regola della Congregazione Benedettina Cassinense, che tuttodì osservano, e fissò a triennio la durata delia carica di abbadessa — Valeria de Bonomo — che poi non durò. Nell'archivio del monastero dovrebbe esistervi un ricorso fatto all’ imperatore Ferdinando li 2 Gen¬ naio 1624, e nel quale trovansi descritti tutti i diritti e privilegi del monastero, nonché il rescritto sovrano 25 Aprile stesso anno che li confermava.
Vicino alla chiesa s. Cipriano, altra vi esisteva per lo passato, cioè la chiesa s Martino, consacrata li 29 Gennaio 1374 dal vescovo Angelo de Clugia. Per antichità quasi diroccata, venne demolita d'ordine del vescovo bar. de Marenzi nel 1649, che assegnò il rispet¬ tivo fondo al monastero pel servizio della foresteria. Nell'anno 1686, la vigilia del Natale, scavando la terra, nei resti di questa chiesa, si rinvenne un sepolcro con le vestigia d'un cadavere; si rinvenne pure lapide antica di famiglia romana-tergestina :
L ‘ ACEIA
0 ' L ’ M OSC HA
H • 8 * E
M • IN • AGR 1
nr • » • p • I
Lucio Aceia e Caja Lucia Moscha — in questo sito sepolti — monumento in agro....— in fondo piedi I. 1 )
Ricorda la storia che li 20 Agosto 1702, durante il bombarda¬ mento della città da parte della flotta franco - ispana, una bomba cadesse nel monastero, c che le monache, spaventate dal complimento, abbandonassero quel luogo e si ritirassero in castello, ove, per la loro maggior sicurezza, il capitano assegnò loro una casamatta ; ma rite¬ nendosi anche qui poco sicure, e temendo altro nuovo bombardamento peggiore del primo, fors'anche un'assalto, abbandonarono Trieste ritirandosi a Sagrado, in casa del conte della Torre, fratello delPab- badcssa Eleonora, 1 ) Quivi dimorarono per lo spazio di sei mesi, nel qual tempo venne a morire nella stessa casa la predetta badessa; trasferita immediatamente a Duino, fu ivi sepolta nella tomba de’ suoi maggiori, dopo di che le reverende partirono da Sagrado e ritornarono alle loro celle. Tre anni dopo il cadavere della Eleonora venne tra¬ slato a Trieste per essere collocato nell’avello delle monache.
La barca che conduceva da Duino la salma della badessa Eleo¬ nora, arrivò in Trieste li IO Giugno 1706. ed alle ore 6 pom. il vescovo col capitolo ed i fratelli del s. sacramento si portarono processionai- mente al porto, ove attendeva il luogotenente Ferretti con sei moschet¬ tieri e due alabardieri, i giudici Geremia Dr de Leo, Francesco del¬ l'Argento, Mario e Pietro Giuliani detto Bizut, i provvisori Giacomo Dr. Giuliani de Sabocchetti, Mario Burlo, nonché quantità di popolo d'ogni condizione. Entrarono nella barca a prelevare la salma i due sacerdoti Giovanni Geraldi c Michele M. Burlo, cappellani delle mo¬ nache, mentre il vescovo faceva la solita funzione. Portato il cadavere nella chiesa di s. Cipriano, fatte le esequie prescritte dal rituale, fu deposto nell'avello.
Nel 1797, per timore dei Francesi, le monache ripararono a Capodistria nel convento di Clarisse, ove si trattennero alcune setti¬ mane.
11 primo stabile che queste possedevano, era la metà della villa di s. Croce, loro legata con testamento del 1466 dal canonico Pietro Premb; l’altra metà fu loro venduta nel 1471 dal patrizio triestino Pietro de Pellegrini, per 25 ducati.
L'Imperatore Giuseppe li fece incamerare i beni del clero, anche [
quelli delle monache, c loro assegnare annua pensione dal fondo di I
religione. Indi furono obligate anch’csse a tenere le scuole normali l
tedesche per le fanciulle, le quali scuole vennero aperte lì i 0 Marzo 1784
nel locale ove esisteva l'antichissima chiesa di s. Martino, demolita
nel 1781. In queir anno e mese stesso, trovandosi l'imperatore a
Trieste, visitò alcune chiese e conventi, tra i quali il monastero delle ;
Benedettine. In tale occasione, Andrea Giuseppe Bonomo nobile de
Stettner, i. r. cancelliere di sanità e membro della rinomata Accademia «
degii Arcadi romanisonziaci, compose e fece incidere la seguente
iscrizione :
IOSEPHO II • AYGY8TO
COESOBI ' TEBQESTINI
VIBGIXTM ' DIVI • BENBDICTI
BESTITVTOBI
XVI EID • MAliTY
M DCC LXXX rv
PKRLVSTRATORI
MARIA * AVGVSTDiA ‘ BONOMO
ABBATJSSA * ET ' SORORBS
P P.
Al predetto monastero è pure aggiunto altro edilìzio, eretto ai
tempi della abbadessa Scolastica de Iurco —anno 1685 — destinato
in parte per noviziato di ragazze che entrano in quest' ordine, e parte
per alloggio di fanciulle che vengono prese in educazione; ristaurato
nell’anno 1705. Avvi oltre a ciò uno spazioso giardino e tutte le
comodità possibili.
L'edifìzio scolastico, indicato coi N. tav. 353-354. veniva appar- f
tato nell’anno 1783, quando l’i. r. governo ne stabiliva le norme e ■
pagava i debiti del monastero ; nel 1787 apriva concorso per i lavori 1
d'ingrandimento di quest' edilizio, assegnando il prezzo fiscale di f. 2838; ;
ampliato nuovamente nell'anno 1825, ricevette nel 1853 l’aggiunta
del terzo piano, la cui spesa fu la maggior parte sostenuta dal civico
peculio. Quest’edifizio forma ora angolo sulle Vie delle Monache e
delle Scuole, è di tre piani a sei finestre sulla via principale, e quattro
— una murata — sulla via laterale. La scuola normale, con aggiun¬
tovi preparandio femminile, durò sino all’anno 1872, quando il Con¬
siglio municipale deliberava, l'eliminazione del civico contributo al
convento delle Benedettine. Era precisamente nella seduta del 27 Di¬
cembre di quell’anno che l onor. Dr. Luzzatto ne fece la proposta,
colle seguenti informazioni : ‘Come scuola magistrale, la scuola delle
Benedettine, essendo scuola confessionale, ha cessato di esistere, ma
neppure come scuola popolare dà al Comune certi vantaggi, anzi
l'esperienza recentissima lia dolorosamente dimostrato, che l'influenza
di quell’istituto sull istruzione è stata piuttosto dannosa, dappoiché
quella scuola ha cercato con tutti i mezzi di distogliere le allieve che
avevano da frequentare la nostra scuola popolare annessa alla scuola
magistrale, come anche quelle allieve che intendevano frequentare Ja
magistrale del Comune, per cui le predette due scuole comunali non
danno quel risultato di frequentazione che si era in diritto di atten¬
dersi, appunto per il danno della concorrenza indebita di questa
scuola confessionale Ed è perciò che il Comune deve fare ogni sforzo
perchè quella scuola cessi di agire in questo senso, e togliere ad essa
quel patrocinio che le dava il carattere di scuola pubblica,. — Adottato.
Anche il contributo d’annui fiorini 500 che la Cassa civica pa¬
gava a questo convento, in seguito a risoluzione sovrana dell’anno 1790,
venne levato per deliberato del Consiglio municipale del 30 Di¬
cembre 1872. Non si conosce il vero titolo di tale contributo, perchè
manca il decreto originale, si sa che durante il regime francese la
sovvenzione aveva cessato, e che nel 1815 l’i. r. Governo ordinò di
continuarla per pensioni, graziali ed altri provvedimenti.
Un piccolo cortile mette al monastero ed al porticato della
chiesa di s. Cipriano, parecchie volte restaurata, rimodernata ed in¬
grandita. Nell’interno di questa spira un’aria di quella religiosa vo¬
luttà che le sante donne dei monasteri sanno sì bene espandere nei
sacri luoghi, una pulitezza esemplare, un addobbo austero e nello
stesso tempo piacevole e grato. Tre altari di finissimo marmo ador¬
nano la chiesa, quello maggiore con pregevole dipinto del Palma,
raffigurante il titolare s. Cipriano; alle pareti laterali altri due quadri
antichi di buon pennello, rappresentanti 1 ’ uno la cena degli Apostoli,
l’altro l’apparizione dello Spirito santo. L'altare a sinistra del Cro-
cefisso, e quello a destra della Madonna del Rosario, sono opere di
gran pregio. Sopra la navata campeggia una grande aquila imperiale
con corona dorata ed inscrizione, ricordo della visita fatta a questo
monastero, la mattina del 22 aprile 1818, da S. M. 1 ' imperatrice
Carolina Augusta. Arrivata la sovrana in quella mattina al mo¬
nastero unitamente alla suprema inaggiordonna contessa Losansky
ed al supremo maggiordomo conte Wurmbrand, una monaca stava
in quel punto per chiudere la chiesa c disse alla sovrana, non cono¬
scendola, che l'ora era già tarda e si chiudeva. Immaginarsi lo spa¬
vento e le scuse della povera monaca quando seppe che la signora
che desiderava entrare era nè più nè meno che l'imperatrice! Dopo
breve visita alla chiesa, S. M. fu introdotta nell' interno del mo¬
nastero, ricevuta dall’abbadcssa Gioseffa Maycr; visitò minutamente
ogni appartamento, il quartiere delle educande, la scuola, ove la
fanciula Pasco timi recitò un discorso con tanto spirito e grazia,
da meritarsi l'applauso e le carezze della sovrana stessa. Alla par¬
tenza da questo luogo la M. S. elargì al monastero fiorini 600
per le necessarie riparazioni.
Al fianco destro dell'entrata troviamo lapide di marmo bianco,
con stemmi della casa Torriana e raggiunta iscrizione-
CLARAE - TVRR VXORI. IOANNIS . HOFKRI
K£KU ‘ ROM REGIS CONS * ET DVIKI 1 PHAKF
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Il convento è fabbrica dell'anno 1638; ndl'interno vi ha cappella
che serve alle devozioni private ed alte radunanze in capitolo, e nella
quale si seppellivano le monache, alle quali è ora assegnato .sito ap¬
posito nella necropoli di st. Anna. 11 governo interno della famiglia
religiosa è affidato ad un’abbadessa — presentemente R. M. GeltrutU
Stanco, supplicata da Vicaria; priora liene de ita Preben, con 20 monache
ed 11 oblate; — vivono da un'annua pensione dal fondo di religione
e da altre rendite di propri beni. Alle cose di religione provvede un
confessore ordinario ed un cappellano; all'economia un procuratore.
Li 2 Aprile 1788 furono vendute al publico incanto quattro case
di ragione di questo monastero, cioè:
il N. 358 coll'estimo di fiorini 1700,
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)