La "mia" casa

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babatriestina
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La "mia" casa

Messaggio da babatriestina »

Ho ormai l'età per cui i miei coetanei sono noni, e in parte ne avevo scritto su Triestemia, ma un ricordo di com'era la casa "mia" si fa per dire, ci sono vissuta comunque cinquant'anni e per chi è più giovane i ricordi saranno una novità, per chi più vecchio un ricordo di un modo di vivere andato. e spiega anche il cambiamento nel centro della città.
La casa era ed è una casa signorile costruita nella seconda metà dell'ottocento, dai soliti architetti Berlam, in uno stile misto, con un certo lusso per allora, c'era un grande atrio ( porton) con scalini di pietra, due lampadari laterali, una scala di pietra con ringhiera decorata.. all'ultimo piano alcune cariatidi sostengono il tetto..immagino che sia nato senza ascensore ma nella tromba delle scale riuscirono a farci stare un grande ascensore, Stigler anni trenta, di legno e vetri, ora sostituito da una gabbia di cristallo e acciaio trasparente.
La casa ha quattro piani più cantine e soffitte.. gli appartamenti erano così divisi: su ogni piano c'erano due appartamenti, uno spazioso ( oltre 200 mq) che dava sulla facciata principale, ed uno piccolo con finestre sulla facciata laterale, esposta a nordovest per cui solo i piani superiori in estate ricevevano sole. Per la facciata principale, era soleggiatissima in estate, in inverno lo era prima che buttassero gù e sopraelevassero la casa di fronte, negli anni venti..
la casa era ovviamente di un solo proprietario, che presumibilmente vi abitò subito, poi passò di mano da uan proprietario all'altro fino a che ai primi dle Novecento apparteneva ad una famigli, i cui eredi l'hanno mantenuta fino a d una decina di anni fa. I proprietari abitavano gli appartamenti signorili del secondoe terzo piano, gli altri li affittavano.Ai primi del Novecento qualcuno decise di vivere in affitto al primo piano appartameto grande, e decise di mettere a porto l'appartamento, lo preparò e poi.. sembra che per qualche motivo .. si fosse ucciso prima di entrare. Così i miei nonni. con un figlio, una nonna e magari attendendo alttri figli, uno studio in casa, decisero che er lro andava benissimo e ci si trasferirono.
I pavimenti erano di parquet, più elegante nelle stanze importanti, più semplice in quelle dietro, la cucina aveva piastrelle bianche e blu, il bagno piastrelle esagonali gialle e rosse. C'erano due gabinetti distinti dal bagno e le stanze da bgano, lusso di allora, avevano una vasca di marmo! c'era pure un caminetto di marmo, il riscaldamento era dato da alcune stufe di ceramica e terracotta. Mi hanno raccontato che almeno anche al secondo e terzo piano c'eranp vasche di marmo simili, ma i propreitari decisero di disfarsene, una venne portata via da 8 uomini, un'altra per far prima la spezzarono a pezzettini. la nostra durò cino a che venne ritirata da un rigattiere, per poi passare ed un antiquario.. ed ora credo faccia bella mostra di sè da qualche parte a Milano. se ne vedono di simili all'orto lapidario.
Le cantine erano solo alcuni stanzini dietro l'ascensore e li adoperavano, dopo la costruzione degli impianti di riscaldamento indipendenti a carbone, per tenervi il carbone. Chi non disponeva di una cantina teneva il carbone in soffitta. Per cui gni giorno bisognava salire e scendere le scale con i "burci" di carbone per scaldare la casa. Che si accendevano di mattina e spegnavano di sera, e carta, legno, cartone.. tutto si buttava in quella caldaia, che andava pure ripulita ogni mattina dai rimasugli.
Le altre soffitte, divise da tramezzi di legno e polverosissime, contenevano la roba inutilizzata in casa. La porta delle soffitte era chiusa a chiave e ciascuna soffitta aveva la propria chiave e catenaccio, ma nella nostra ho trovato più volte incursioni ladresche in cerca di tesori abbandonati.. per fortuna quel che mi interessava lo avevo già recuperato.. c'è tuttora in Questura una mia denuncia contro ignoti.
A pianoterra stavano pure le portinaie, pardon le signorine Gina e Anna, sorelle, il cui appartamento era costituito da uno stanzino soggiorno da cui con una scaletta interna si accedeva ad uno stanzino forse anche cieco dove dormivano, per i servizi ,mi sembra che in fondo al cortile ci fossero i servisi ed un rubinetto.. non e r a una sistemazione di lusso! avevano dei gatti, ai miei tempi tre mici bianconeri Nilo, Nila e Puffi, il primo dei quali era mio amico e mi insegnò come comportarmi coi gatti. Servivano per dar la caccia ai ratti, ossia pantigane, che abbondavano in cortile, comparivano quando si facevano lavori in casa o in quelle vicine, si scavavano un buchetto per terra come quelli di Tom E Jerry ( che dovevamo chiudere con malta, inserendoci pezzi di vetro per sicurezza) e da cui più di una volta hanno fatto irruzione in casa, temo l'ultima volta morsicando un orecchio al mio povero gatto di allora.
A fianco delle soffitte, nel piccolo quartiere mansardato, stav a spesso un fotografo, perchè ai primi tempi avevano luce naturale.
Quando abitavo io d a piccola, la casa era tutta affittata a privati, due piani dei padroni di casa, un quartiere piccolo per alcuni anni lo abitò un loro figlio sposato che poi andò in una delle nuove case costruite nei parchi delle vecchie ville e il quartiere rimase sfitto per decenni, come pure uno dei quartieri ala morte dei proprietari. Negli a ltri quartieri un vecchio medico scapolo con il suo studio ( e appassionato di musica, con il giradischi dell'altra parte della parete dove avevo il mio letto, per cui ho dormito per anni sulla sua musica), una famiglia composta d a madre e due figlie che in breve si sposarono e d una scrisse uln libriccino dedicato allo "sburto" di casa sua, una coppia di pensionati che allevavano canarini ( me ne regalarono alcuni), una famiglia con un figlio mio coetaneo e d una vecchia nonna la cui tosse si sentiva per tutta la casa attraverso le finestre del cortile..
la casa aveva qualche balconcino e parecchie finestre, con doppie lastre, ma non era come certe case meglio fatte in cui c'erano doppie lastre e persiane, vulgo scuri, da noi si sceglieva: in inverno doppie lastre, che nonostante gli spifferi, proteggevano dal vento e lasciavano luce, ma di notte bisognava aggiungere una tenda, oppure persiane i famosi scuri triestini apribili in tanti modi, che in estate riparavano dal sole, facevano bene buio di notte, ma lasciavano le stanze un po' in penombra e ovviamente lasciavano filtrare molto di più il rumore del traffico. Il cambiamento, per chi lo faceva, si faceva ad libitum due volte all'anno , la nonna diceva "mai prima dei santi de iazzo" , e si chiamava qualcuno che portasse su e giù lastre e scuri dalla soffitta, di solito era un pompiere ( o ex) o manovale che in bilico in piedi sulla finestra sfilava dai cardini il serramento da togliere e inseriva quello nuovo. Un lavoro ormai fortunatamente non più esistente, di cui non si parlava di incidenti, ma chissà se invece avvenivano della più totale accettazione della fatalità?


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babatriestina
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Re: La "mia" casa

Messaggio da babatriestina »

Con le portinaie, il portone rimaneva sempre aperto e i singoli appartementi si aprivano dapprima con uan semplice grande chiave, di notte per sicurezza si tirava un catenaccio. Il portone aperto serviva al postino per portare le lettere in cassetta, ma il nostro era così gentile che saliva al primo piano e ce la consegnava a casa, servia anche agli spazzini per raccogliere le immondizie che stavano nei bidoni nel cortile. Solo alla fine degli anni cinquanta venne inserito l'apriportone ( el scroc) e un citofono.
Si moriva allor a spesso in casa ( morire all'ospedale era di chi non poteva permettersi assistenza a casa ) e il funerale partiva da casa.. ne ricordo quello di una giovane figlia dei proprietari morta fra i venti ed i trent'anni.
Negli anni cinquanta comparvero i primi elettrodomestici, lo scaldabagno, le prime lavatrici, poi la stufa a carbone venne sostituita dq quella a gasolio ( primi anni 70) a sua volta sostituita dal gas...

al pianoterra c'erano negozi un barbiere, un negozio di ferramenta, già negli anni cinquanta sotto casa non si poteva parcheggiare ma si trovava parcheggio nelle vie vicine e poi c'era una stazione di tassì vicinissima, disponibile per urgene anche di notte.

La casa credo che non era mai stata ridipinta, le scale interne sì, l'esterno era decisamente grigio per non dir nero di smog e alla mia domanda Perchè non lo ridipingono mia nonna mi disse Chiedi al padrone di casa. Io la presi sul serio e incontrandolo in porton gli posi la domanda e cortesemente mi spiegò che erano decisioni su cui bisognava pensarci bene e che non era una cosa semplice.. in effetti non la ridipinsero mai fin che ne ebbero la proprietà. Credo lo facessero tanti possidenti, tiravano gli affitti senza preoccuparsi tanto delle bellezze delle case.. affidandole ad amministratori.


I cambiamenti decisivi accaddero più o meno nel decennio fra gli anni 60 e gli anni 70
Dapprima venne eliminata la portineria, benservito alle signorine Gina e Anna che andarono a vivere d qualche altra parte, eliminato il loro appartamentino, eliminato il cortiletto ed il tutto venne adattato per i negozi dle pianoterra che se in affitto o in proprietà non so, fecero un sacco di lavori per ottenere un grande magazzino. Cosa avessero fatto non so bene, ma noi che ci abitavamo di sopra... penso che avessero tolto un arco portante, per cui i nostri pavimenti cedettero ( ma in cucina c'erano già dislivelli) i soffitti rimasero fermi e si formarono crepe orizzontali di alcuni centimetri... che vennero alla buon a chiuse con malta.
Per ottenere dei soppalchi, grattarono i loro soffitti al punto che io da uno spazio fra i parchetti.. potevo vedere la loro merce!
nel frattempo veniva introdotto l'equo canone, ossia i contratti di affitto non erano più lasciati al libero mercato, ma regolati secondo una tipologia che teneva conto dell'ubicazione, del tipo di casa e dello stato di conservazione oltre che dalla metratura. per noi fu nonostante lo stato non ottimale, un salasso perchè la casa era signorile, in centro storico e di ampia metratura. La maggior parte degli inquilini privati dovette andarsene perchè i canoni erano troppo elevati, ed i proprietari preferivano affittare a d uffici, il cui affitto era a libero mercato e quindi più alto, e così nel giro di pochi anni noi eravamo fra gli ultimi privati a vivere. avevano la nonna vecchia, poi erano vecchi i mie genitori, e non si voleva cambiare.. fra un ufficio e l'altro facemmo amicizia con i gestori e gli impiegati degli uffici.
Alla fine anche gli eredi proprietari, ed erano parecchi, vendettero la casa in blocco ..a d un'agenzia immobiliare non triestina. la quale ci piombò in casa, misurando,c ontrollando protestando per vecchie finestre murate un secolo prima, poi decisero di fare la ristrutturazione, quindi dapprima ridipinsero le facciate poi il cortile, il tutto senz amolti riguardi nei nostri confronti s euna sera trovai che lavorando inc ortile avevano spaccato le lastre della nostra cucina, riempiendocela di frammenti di vetro di calcinacci e di polvere.. per fortuna stavo organizzando il trasloco...
me ne andai con tristezza.. ci son passata un po' dopo. L'esterno è bellissimi, ma la finetsre son tutte standard di vetro e plastica, addio agli suri e anche ai grandi battenti di legno nassiccio interni in alcune stanze, i parquet intarsiati spariti e sostituti da quadrotti di plastica, le porte di ingresso con le maniglie di ottone e figure abssorilievo sostituite da porte blindate moderne... immagino che le vecchie soffitte siamo ormai tutte mansarde, in quella casa non vive pù nessuno e vedo solo sempre un avviso AFFITTASI UFFICI DI VARIA METRATURA :(


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Re: La "mia" casa

Messaggio da nonna ivana »

Ma che bello!!!
Senza immagini...ma "visibilissimo"

Quasi quasi mi sentivo come immersa in un'ambientazione Dostoevskijiana.
Molto coinvolgente...pur essendo descrittivo, trapela pur sempre il sentimento!

Ma vuoi dire che non la farai vedere???


ivana

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Re: La "mia" casa

Messaggio da babatriestina »

diciamo che non lo ritenevo necessario, perchè al di là dei dettagli penso che sia una storia che si potesse adattare a tante case triestine in c entro, per spiegare perchè adesso sono vuote, perchè tanti abitanti vivono in periferia e vengono in centro solo per lavoro, uffici o acquisti ( se non li fanno in macchina nei centri fuori), per raccontare come si viveva un tempo in città.. comunque vabbè, un'immagine la metto..è circa del 1930
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