El demonio de Bottazzo

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ART
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El demonio de Bottazzo

Messaggio da ART »

Ho sentito raccontare che il paese abbandonato di Bottazzo, in Val Rosandra, che attualmente dovrebbe consistere in tutto di circa 3 abitanti e un ristorante (non posso verificare di persona dato che abito distante da Trieste e da tutto il Friuli-V.G.), in passato fu teatro di faccende strane e poco chiare.
Ufficialmente cominciò a spopolarsi perchè i suoi abitanti, dediti alla pastorizia e all'agricoltura, erano stanchi di quella vita e quando potevano cambiavano mestiere trasferendosi a Trieste. Ma secondo certe voci il motivo principale era un altro: da un certo periodo non meglio specificato si verificarono strani casi di risse frequenti e/o violenze varie ai danni di vari abitanti del villaggio da parte di altri... e pare che a un certo punto ci fosse pure scappato il morto, anche se l'evento sarebbe stato ben nascosto all'esterno e quindi la Polizia non ci indagò mai. I più superstiziosi degli abitanti arrivarono a credere che questo strano e all'apparenza insensato eccesso di tensione fosse dovuto a qualche tipo di maledizione o influsso demoniaco, per cui si cominciò a parlare in giro di azione negativa di un presunto "demone di Bottazzo".

Ma le stranezze non finirono lì.

Negli anni '50, dopo il ritorno di Trieste sotto l'amministrazione italiana, secondo alcune testimonianze ci fu un'operazione segreta dell'esercito italiano che durante la notte di un giorno non specificato del 1955 o 1956 mandò una squadra del Raggruppamento Trieste (pare dell' 82° Reggimento di Fanteria) ad isolare il paese. La cosa non ebbe alcun risalto mediatico sui giornali o alla radio, perchè dato il luogo ben isolato in cui si trova Bottazzo nessuno al di fuori ne sapeva nulla, ma pare che pochi giorni dopo qualcuno se ne accorse, forse per una soffiata di qualche ufficiale dell'esercito: gli venne data la spiegazione che in realtà si trattava di alcune manovre precauzionali, da mantenere più discrete possibili, in quanto nel governo italiano si era diffusa la sensazione che la Jugoslavia stesse preparando un'invasione di Trieste. Fatto sta che qualche tempo dopo non rimase più nessun soldato a Bottazzo... e neanche nessun abitante.

Che ne pensate? tutte balle o può esserci qualcosa di vero?


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babatriestina
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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da babatriestina »

incomincio col dire che non ho mai sentito qualcosa di simile, comunque il paese è stato progressivamente abbandonato, anche perchè collegato solo con una strada percorribile solo dagli abitanti. Rimase sempre più cadente, nonostante l'osteria, punto di riferimento dei gitanti ed alpinisti di val Rosandra. Da una decina di anni in qua hanno incominciato a restaurare le case , ma non so chi accetti di viverci senza le comodità usuali. Tien conto che a Bottazzo c'era il confine e ben guardato, e che di episodi di sconfinamento con trattenimento da parte dei graniciari si parla ancor oggi. Rogne confinarie? ruggini dei tempi della guerra? mah.. in generale mi sembra di ricordare che la maggior parte di confini era vigilata più dalla parte jugoslava che dalla parte italiana, che teneva invece le truppe sui cocuzzoli dei monti ( Lanaro, Hermada, Cocusso, sono i primi che mi vengono in mente) con dei baracchini, da dove col cannocchiale guardavano ..se non arrivasse l'invasione ( jugoslava? russa?...)


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Nini Naridola »

Anch'io non ho mai sentito nulla del genere, soprattutto negli anni 55 o 56. E' ben vero che nell'estate del 53, con il governo Pella, ci fu uno spostamento di truppe del Raggruppamento Trieste, chiamate in quel frangente "Esigenza T" sulle valli confinarie orientali (in quel periodo mi trovavo nella valle dei Musi -sopra Tarcento- al passo di Tanamea) ed ho visto il grande spigamento di forze. Subito dopo (penso da ottobre a dicembre) la Divisione Folgore si attestò sul Carso (ovviamente non entro i confini del Territorio Libero già presidiato dalle truppe alleate.
Nel Raggruppamento Trieste facevano parte le Divisioni Mantova, Ariete e Folgore.
Pochi anni dopo, in clima di guerra fredda, vennero creati i corpi speciali dei Fanti di posizione, poi d'arresto e quindi dei Cacciatori delle Alpi di cui mi onoro di averne fatto parte.


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Nona Picia »

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sum culex
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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da sum culex »

No go mai inteso parlar de sta 'legenda'.
Per logica odienda: chi pol abitar a Bottazzo se per andar a lavorar o a far la spesa no ga modo, o quasi, de doprar un auto?
I confini da parte iugoslava iera asai be guardai; sarà forsi un poco fora tema: ma mi me xè sucesso questo.
Semo andai mi e un mio per veder San Servolo; andando su a pie per el sentier, a un certo punto xè spuntà fora dei cespugli un granicaro col capoto ongo fin per tera e tuto sfranzà e col mityra spianà. El parlava strento e no se capiva cossa che el voleva; mi go pensà ai documenti. Ghe gavemo dà el lasciapassare (propusniza) el li ga ciolti e el li ga sfogliai pagina per pagina e po de novo pagina per pagina ma ala roversa: no de l'ultima pagina verso la prima ma proprio cola scrite col'ultima riga in alto. Ala fine el ne li ga tornai, ma noi carighi de paura gavemo rinuncià a andar verso el castel de San Servolo e semo tornai subito indrio. E la ne xè andada anche ben!
ciao
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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da ART »

Grazie a tutti per le risposte. Vi chiedo però la cortesia di non scrivere in dialetto, perchè io sono di tutt'altri lidi e faccio una certa fatica a leggere i post in triestino.
Premesso questo, è normale che non avete mai sentito parlare di questa leggenda... perchè me la sono inventata io: non è una bella base di partenza per un racconto di fantascienza con elementi surreali-horror? :icon_mrgreen: :icon_lol: (sto quasi pensando di scriverlo davvero)

Il mio interesse per Bottazzo invece è verissimo, infatti la prossima volta che vengo a Trieste vorrei andarci. Stavo proprio cercando informazioni più precise delle poche che ho trovato su Internet.
babatriestina ha scritto:incomincio col dire che non ho mai sentito qualcosa di simile, comunque il paese è stato progressivamente abbandonato, anche perchè collegato solo con una strada percorribile solo dagli abitanti.
Mi sapresti dire in che periodo è avvenuto lo spopolamento e qual era il motivo principale?
babatriestina ha scritto:Tien conto che a Bottazzo c'era il confine e ben guardato, e che di episodi di sconfinamento con trattenimento da parte dei graniciari si parla ancor oggi.


Però nelle fotografie del paese c'è questo cartello con scritto che era "confine aperto" dal 1981, che vuol dire esattamente?
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... aly%29.jpg
Nini Naridola ha scritto:E' ben vero che nell'estate del 53, con il governo Pella, ci fu uno spostamento di truppe del Raggruppamento Trieste, chiamate in quel frangente "Esigenza T" sulle valli confinarie orientali (in quel periodo mi trovavo nella valle dei Musi -sopra Tarcento- al passo di Tanamea) ed ho visto il grande spigamento di forze. Subito dopo (penso da ottobre a dicembre) la Divisione Folgore si attestò sul Carso (ovviamente non entro i confini del Territorio Libero già presidiato dalle truppe alleate.
Interessante, per caso ti ricordi che consistenza e posizione esatta avevano?
sum culex ha scritto: Per logica odienda: chi pol abitar a Bottazzo se per andar a lavorar o a far la spesa no ga modo, o quasi, de doprar un auto?
Ho visto delle foto in cui qualcuno ci è andato in moto, ma che io sappia la strada negli ultimi 4 km prima del villaggio è chiusa a tutti gli automezzi...


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da babatriestina »

ART ha scritto: Premesso questo, è normale che non avete mai sentito parlare di questa leggenda... perchè me la sono inventata io: non è una bella base di partenza per un racconto di fantascienza con elementi surreali-horror? :icon_mrgreen: :icon_lol: (sto quasi pensando di scriverlo davvero)
adesso potremo fare un esperimento: visto che è comparsa su internet, vediamo se qualcuno non la riprenderà raccontandola per vera, come succede a volte con leggende metropolitane inventate.


ART ha scritto:Mi sapresti dire in che periodo è avvenuto lo spopolamento e qual era il motivo principale?
i mulini della val Rosandra , alimentati dal fiume, chiusero progressivamente nel XX secolo, la maggior parte già negli anni Venti, qualcuno sembra arrivasse fino alla seconda guerra mondiale, quelli più a valle, ora trasformati i n case e ne rimangono tracce solo nelle rogge. Io non ne ho mai visti.. quindi che senso avrebbe rimanere a vivere sempre più lontani dai centri comodi, senza un posto dove far la spesa, comprare i giornali? dicono che Pepi de Bottazzo, Giuseppe Zerial, gestore per molti anni della trattoria, fosse l'esperto della storia della Valle.Ma è morto da diversi anni e anche la trattoria stessa era rimasta chiusa. Hai guardato le foto che abbiamo messo in forum della Valle?


ART ha scritto:Però nelle fotografie del paese c'è questo cartello con scritto che era "confine aperto" dal 1981, che vuol dire esattamente?
qua è più facile risponderti. I confini fra Italia e Repubblica di Jugoslavia ( e ancor a prima fra zona A e zona B del Territorio libero di Trieste) erano in origine parte della cosiddetta cortina di ferro e comunque ben guardati: "sconfinare" era un rischio serio e su tutto il Carso c'erano e ci sono tuttora cartelli indicanti Attenzione Confine a 300 mt.. a 50 mt.. a 3 mt... ciò non accadeva solo dalle nostre parti, sul Mangart ad esempio la via normale alla vetta passava per entrambi gli Stati e per questo dal lato italiano venne costruita la "ferrata italiana" che consentiva di tagliare il tratto sloveno per arrivare in vetta e dal versante sloveno la "ferrata slovena" che arrivava in vetta solo dalla parte slovena. Il tutto durò parecchi anni, ma già negli ultimi anni della storia della vicina Repubblica prima della sua dissoluzione su tratti simili in montagna chiudevano un occhio, come posso testimoniare per esser salita senza problemi per la vecchia normale nel 1988.
IL "confine aperto" di cui parli si riferisce ad una simpatica iniziativa, cui presi parte qualche volta, per cui alcuni giorni dell'anno quel confine, sbarrato a destra di Bottazzo e con le strade che portavano all'altipiano di san Servolo, abitualmente chiuso, veniva lasciato libero alla percorrenza dei gitanti senza controlli. Lo stesso sentiero della Valle venne rinominato "sentiero dell'amicizia" e contrassegnato da un logo con arcobaleno, lo si vede tuttora. Ricordo la mia prima salita da Bottazzo verso Beka, su sentieri di cui mi parlava mio papà e che per me finora erano stati un mondo lontanissimo. La dissoluzione della Jugoslavia e la sostituzione delle guardie di confine che ricevevano un premio per ogni clandestino beccato e la sua sostituzione con la Slovenia portò un ulteriore allentamento delle tensioni e finalmente il trattato di Schengen che toglieva i controlli ai confini all'interno degli Stati aderenti ha reso inutili i controlli e ha pure permesso ai gitanti locali di ripercorrere tutti i sentieri del Carso un tempo bloccati dal confine, non solo quelli con la sbarra ma anche tutte le vecchie strade di collegamento che erano state tagliate dal 1945 in poi.


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Ciancele »

Me taco anca mi.
Come spesso scritto, i miei ricordi sono fino al 1953. Pur bazzicando a Bagnoli della Rosandra fin dalla tenera età (sono del 1927), quindi ancora prima della guerra, non ho mai sentito parlare di Bottazzo. San Dorligo, San Giuseppe, Sant’Antonio, Moccò sì, ma Bottazzo no. Dal 1943 in poi andavo quasi ogni domenica in Val Rosandra per fare roccia e poi al Rifugio Premuda. Conosco la chiesetta. Ci sono stato con la sezione escursioni del DIMM (Dopolavoro Interaziendale Marina Mercantile) verso la fine del 1942. La foto ricordo mostra solo le rovine. Dopo la guerra, nel frattempo diciottenne, andavo in Val Rosandra con amici. La strada dal piazzale di Bagnoli al rifugio era pericolosa, come pure quella dal piazzale a San Sabba, alla fermata della linea 1. Si costeggiava il castello di San Servolo e fischiavano le pallottole, ma non mi ricordo se qualcuno è stato colpito. Pochi sfidavano il tratto dal rifugio alla cascata, che mi sembra sia stata sul confine. La parola Bottazzo l’ho sentita per la prima volta verso la fine degli anni ottanta. Ero con mia figlia al rifugio e volevano andare alla chiesetta. Devo aver imboccato la strada sbagliata perché ho incontrato un mucchio di persone che scendevano dal monte. Clandestini? Non ricordo. Ho incontrato anche un reparto di truppe italiane che mi ha reindirizzato sulla via giusta. Devo essere giunto al bivio per Bottazzo ed ho incontrato delle persone che vi andavano. Forse hanno sentito che parlavamo in tedesco. Così sono arrivato per la prima volta a Bottazzo. Ci sono andato in seguito altre due volte con mia moglie. A chi piace, la cucina della trattoria di Bottazzo (non erano due le trattorie?) e quella del rifugio sono senz’altro da raccomandare. A me piace. Ricordo la sbarretta del confine e lo stagno a poca distanza, nel quale giovani sloveni facevano il bagno, a qualche passo dal confine. In macchina dal rifugio? Forse con una jeep. Io sono arrivato sempre dal rifugio. Non mi ricordo di esservi stato dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Di solito mi fermavo al rifugio. Mi venne detto che si poteva arrivare in macchina da Basovizza. È vero?


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da babatriestina »

c'è una strada asfaltata o meglio cementata che scende dalla frazioen di hervati sotto san Lorenzo, al Casello ferroviario e poi a Bottazzo, ma è chiusa al traffico e permessa solo agli abitanti del paese... immagino principalmente il gestore della trattoria.


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Ciancele »

Grazie Baba Triestina, ma intendevo situazione 1953. Si diceva che il confine era quella volta subito dopo la cascata, quindi Bottazzo non era ancora Trieste.


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da babatriestina »

non credo che gabi cambiado col 1954, el confin passa tuttora a destra ( andando in su) de Botazzo, subito passado el fiume, e pochi metri oltre el osteria. Che po ai tempi dela guera e subito dopo no tirava aria de andar in sicurezza fin là, probabile... le modifiche confinarie del 54 ga riguardado solo val d'Ospo e quel lato là, verso la zona B .


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da ART »

babatriestina ha scritto: adesso potremo fare un esperimento: visto che è comparsa su internet, vediamo se qualcuno non la riprenderà raccontandola per vera, come succede a volte con leggende metropolitane inventate.
Magari potrebbe incrementare il turismo in val Rosandra :lol:
ART ha scritto:i mulini della val Rosandra , alimentati dal fiume, chiusero progressivamente nel XX secolo, la maggior parte già negli anni Venti, qualcuno sembra arrivasse fino alla seconda guerra mondiale, quelli più a valle, ora trasformati i n case e ne rimangono tracce solo nelle rogge. Io non ne ho mai visti.. quindi che senso avrebbe rimanere a vivere sempre più lontani dai centri comodi, senza un posto dove far la spesa, comprare i giornali? dicono che Pepi de Bottazzo, Giuseppe Zerial, gestore per molti anni della trattoria, fosse l'esperto della storia della Valle.Ma è morto da diversi anni e anche la trattoria stessa era rimasta chiusa. Hai guardato le foto che abbiamo messo in forum della Valle?
Quindi se ho capito bene gli ultimi abitanti se ne sono andati fra gli anni '20 la seconda guerra mondiale.

Si, ho visto quelle foto e il posto mi sembra davvero molto interessante: ne ho parlato con mia cugina a Trieste e abbiamo stabilito che alla prima occasione buona andremo a fare una gita.
ART ha scritto:qua è più facile risponderti. I confini fra Italia e Repubblica di Jugoslavia ( e ancor a prima fra zona A e zona B del Territorio libero di Trieste) erano in origine parte della cosiddetta cortina di ferro e comunque ben guardati: "sconfinare" era un rischio serio e su tutto il Carso c'erano e ci sono tuttora cartelli indicanti Attenzione Confine a 300 mt.. a 50 mt.. a 3 mt... ciò non accadeva solo dalle nostre parti, sul Mangart ad esempio la via normale alla vetta passava per entrambi gli Stati e per questo dal lato italiano venne costruita la "ferrata italiana" che consentiva di tagliare il tratto sloveno per arrivare in vetta e dal versante sloveno la "ferrata slovena" che arrivava in vetta solo dalla parte slovena. Il tutto durò parecchi anni, ma già negli ultimi anni della storia della vicina Repubblica prima della sua dissoluzione su tratti simili in montagna chiudevano un occhio, come posso testimoniare per esser salita senza problemi per la vecchia normale nel 1988.
IL "confine aperto" di cui parli si riferisce ad una simpatica iniziativa, cui presi parte qualche volta, per cui alcuni giorni dell'anno quel confine, sbarrato a destra di Bottazzo e con le strade che portavano all'altipiano di san Servolo, abitualmente chiuso, veniva lasciato libero alla percorrenza dei gitanti senza controlli. Lo stesso sentiero della Valle venne rinominato "sentiero dell'amicizia" e contrassegnato da un logo con arcobaleno, lo si vede tuttora. Ricordo la mia prima salita da Bottazzo verso Beka, su sentieri di cui mi parlava mio papà e che per me finora erano stati un mondo lontanissimo. La dissoluzione della Jugoslavia e la sostituzione delle guardie di confine che ricevevano un premio per ogni clandestino beccato e la sua sostituzione con la Slovenia portò un ulteriore allentamento delle tensioni e finalmente il trattato di Schengen che toglieva i controlli ai confini all'interno degli Stati aderenti ha reso inutili i controlli e ha pure permesso ai gitanti locali di ripercorrere tutti i sentieri del Carso un tempo bloccati dal confine, non solo quelli con la sbarra ma anche tutte le vecchie strade di collegamento che erano state tagliate dal 1945 in poi.
Grazie delle informazioni interessanti.
Io conosco bene il caso del confine a Gorizia e dintorni (dove in genere soggiorno quando vengo in V.G.), un po' meno la vecchia situazione a Trieste, anche se alla fine era molto simile.
E il confine fra Italia e TLT era ben sorvegliato?
Ciancele ha scritto:A chi piace, la cucina della trattoria di Bottazzo (non erano due le trattorie?) e quella del rifugio sono senz’altro da raccomandare.
Ho letto che qualche anno fa è stata chiusa e ha riaperto dopo un po', quindi ora dovrebbe essere attiva, giusto?


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da babatriestina »

ART ha scritto: E il confine fra Italia e TLT era ben sorvegliato?
c'era il valico al Lisert,da quel che ricordo, che si passava con la carta d'identità.Lo ricordo bene per esserci passata spesso da piccola. Ma di problemi di sconfinamento fra la zona GMA e l'Italia non ho mai sentito parlare. Molto più chiuso e problematico entro il TLT ( formale) fra zona A e zona B.

ART ha scritto: Ho letto che qualche anno fa è stata chiusa e ha riaperto dopo un po', quindi ora dovrebbe essere attiva, giusto?
certamente, nelle foto del forum dedicata alla Valle ci sono alcune immagini. Proprio pochi giorni fa sul quotidiano locale qualcuno si lamenatva che avendo ordinato da bere, gli hanno fatto storie per i panini che avevano tirato fuori dal proprio sacco. Io l'ultima volta un paio di anni fa ho mangiato ottimi carciofi.


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Ciancele »

Mi dispiace di essere un parassita, ma vivendo a mille chilometri di distanza dal nostro amato Bottazzo non posso essere utile e mi nutro sempre delle informazioni di altri forumisti. A Bottazzo sono stato forse tre volte e tutte e tre soddisfacenti. Al rifugio Premuda ero invece di casa. Vi ritornavo nel periodo di ferie e devo confermare che quanto offerto è stato sempre di qualità costante, molto buona. In particolare il prosciutto crudo nel corso dei decenni uno dei più ottimi (mi sia concessa questa licenza poetica) che abbia mangiato. Purtroppo gli anni pesano, e non poco, ma spero sempre di poter venir ancora una volta prima di andare nelle praterie celesti. La speranza è sempre l’ultima a morire. Io spero invece di essere io l’ultimo. :clapping_213:
Per quanto riguarda il confine, bisogna distinguere tra punto di transito per veicoli e confine verde, cioè nascosto. La strada non presentava problemi. Noi andavamo in bicicletta fino a Portogruaro e bastava la carta di identità. Non mi ricordo di aver fatto file. Su confine verde non posso dare alcuna informazione. Qualche vedetta o sentinella o pattuglia ci sarà stata senz'altro.


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da ART »

Io abito a Pavia, non quella di Udine ma quella a sud di Milano, cioè a poco più di 400 km stradali da Gorizia e Trieste (e Bottazzo)... zona in cui se potessi mi trasferirei. Anche se i carciofi mi fanno schifo non mancherò di assaggiare la cucina della trattoria, quando ci andrò.
Ultimamente mi sono fissato con Bottazzo, sarà perchè unisce certe cose che mi attirano molto: un posto semi-deserto ed isolato, per di più vicino al confine. In generale è tutta la Venezia Giulia che mi attira molto, perchè è un posto sia fisicamente che umanamente molto più vario della pianura monotona e lontana dagli altri stati dove vivo io...


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Ciancele »

Buongiorno Art, il problema non è solo Bottazzo, ma tutta la regione. Ricordo, in età prescolare, di essere andato con la nonna al bagno della lanterna (in dialetto: el pedocin) alle 6 del mattino. L’acqua cheta, non un’onda. O più tardi, la sera al molo, una come le nottiluche. Io dico in dialetto (fonetico) Bolunz (in sloveno: Boljuneč), in italiano Bagnoli della Rosandra. Risalire a piedi il torrente, con le sue rive che la domenica, ogni domenica, ospitano tanti gitanti, la cascata, la chiesetta, le arrampicate sulle paretine e poi la sera la bicchierata con gli amici nelle trattorie. Il rifugio Premuda dove anni fa, molti anni fa, stavo bevendo un quartino di rosso con mia moglie. nuotata e le gocce che cadevano dalla mano in acqua, fosforescenti Sono arrivati due giovani. Noi parlavamo in tedesco. Hanno cominciato masticando due parole e continuato in italiano, dialetto, tedesco ed inglese. Loro ci hanno offerto un bicchiere. Noi abbiamo contraccambiato. Poi abbiamo pregato di lasciarci bere acqua. Il termine in tedesco per questi simpatici incontri occasionali, nei quali si corre il pericolo di fare le ore piccole, in qualche angolino, è “versacken”. Ma i miei genitori ci attendevano a cena e noi al rifugio volevamo solamente acquistare del prosciutto crudo. La costiera in bicicletta, il bagno delle Ginestre, dove il mio amico “americano” ha preso una bottiglia d’acqua di mare e l’ha portata in America. L’ultima volta ci siamo rivisti a Trieste nel 1992. È sepolto in America. Veramente era brindisino di nascita, ma cresciuto a Trieste. In Val Rosandra, sui monti (monti? 300 metri!) crescono fiori e piante selvatici. Il loro profumo d’estate è indimenticabile. Specialmente quello del timo selvatico. Ed anche il garofano selvatico. Son tutte cose acquisite nel corso di anni. Per me fanno parte della mia gioventù. Ma anche brevi visite occasionali sono belle. Puoi chiedere a mio genero od al mio medico, innamorati di Trieste. Il mio medico è stato anche nel paesetto della Slovenia dal quale provengono i miei avi. E tutti non parlano solo del panorama ma anche della lista cibaria. Cose semplici e forse per questo squisite. La definizione dei carciofi (in dialetto: articiochi) è basa e spuda (bacia e sputa). Difatti le foglie vengono grattate con i denti e poi gettate. Molto, se non tutto, dipende dal miscuglio di olio, pangrattato, aglio e prezzemolo. Nelle giuste proporzioni è molto buono. In merito ai punti di vista si usa dire qui: Question de gusti, diseva quel che magnava savon (dando un morso alla saponetta). Quindi, se i carciofi non ti soddisfano, non disperare. Troverai di sicuro un equivalente. Se un giorno ti troverai sulla strada che porta a Contovello, seduto su una pietra, con un quartino di rosso ed un piattone di prosciutto, e guardi i mare, sappi che qualcuno ti invidia già fin d’ora.


Nini Naridola
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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Nini Naridola »

A Bottazzo -assiduamente frequentata da me in gioventù- mi risulta esserci sempre stata un'unica osteria: quella del mitico Pepi (o Bepi). Da qualche tempo, dopo esser stata chiusa per molti anni, è gestita dalla mia vecchia amica Laila. Sulla sua pagina FB ho trovato questa foto insolita forse scattata dal monte Carso del paese.
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11045840_10206045923938231_4754009269055274246_n[1].jpg (34.06 KiB) Visto 5077 volte


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da Ciancele »

Nini Naridola ha scritto: A Bottazzo - assiduamente frequentata da me in gioventù- mi risulta esserci sempre stata un'unica osteria: quella del mitico Pepi (o Bepi). Da qualche tempo, dopo esser stata chiusa per molti anni, è gestita dalla mia vecchia amica Laila. .....
Forsi me confondo, parchè xe pasai tanti ani. Forsi son 'ndà drento per una porta e fora in giardin de un'altra e me ga parso che iera do osterie.


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babatriestina
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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da babatriestina »

i carciofi non è che siano una specialità della trattoria, solo che io ero ad un orario un po' fuori dal solito e non volevo riempirmi con un pranzo intero. Li ho citati perchè
1 non ti obbligano a consumare appunto un pasto intero, ma va bene anche qualcosina di semplice
2 erano buoni al di fuori dell'abituale repertorio: jota, pasta/gnocchi col sugo, con lo spezzatino, piatto di affettati misti, dolce della casa, strudel di solito, che consumano gli avventori abituali


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Re: El demonio de Bottazzo

Messaggio da ART »

Sono stato a Bottazzo!
Più "piccolo" di quanto mi aspettassi ma molto affascinante, il luogo m'ispira proprio. Fantastico anche il percorso per arrivarci, la vista, il silenzio che si respira, il torrente.
(Ho mangiato gnocchi col gulash alla trattoria: tutto bòn, ma a prezzi assurdi).


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