Un tema, oggetto di vivaci discussioni, è il lavoro secondario di deputati.
Ho letto che non è molto chiaro se e in quale misura i deputati possono avere una seconda occupazione. Mi è venuta un’idea come chiarire la situazione. L’attività in politica non è una vocazione ma una professione. Probabilmente i deputati stessi non sanno cosa possono o non possono fare. Suggerisco quindi di pubblicare una descrizione della posizione. In questo modo potremmo risolvere il problema.
Sempre più gente cerca un lavoro secondario. I settori preferiti sono la pulizia di uffici, il settore sanitario, la gastronomia.
Quod licet jovi non licet bovi? Poichè in base alla costituzione siamo tutti uguali, per quale ragione i nostri tormentati uomini politici non possono cercarsi lavori secondari e proventi accessori?
Una maggiore comprensione per i bisogni dei nostri poveri deputati sarebbe desiderabile.
Un deputato si è lamentato alla television che deve lasciarsi insultare in malo modo. Posso tranquillarlo: Non deve lasciarsi insultare. Non è un galeotto ai lavori forzati. Può dare in qualsiasi momento le dimissioni ed è libero.
Un’altra si è lamentata che deve prestare molti straordinari, essendo membro del consiglio di vigilanza di molte società, e dorme poco. Come nell’industria, in caso di posizioni direttive le ore straordinarie vengono indennizzate da stipendi più alti. Probabilmente l’attività prestata nel consiglio di vigilanza fa parte della carica rivestita. D’altro canto si è visto a volte in televisione che il sonno può essere recuperato nelle sedute. Tanto più che è noto che il pisolino in ufficio è salutare.
È l’uovo di Colombo oppure une chanchelade de Mr. Chancèle?
