Parco de Miramar, ieri
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questa xe quela del putto drio dele scalette e del bassorilievo dell'Amazzone
ricopio la foto de SumCulex
se vedi che no i gaveva ancora messo el pergolato de glicini,
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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xe la mancanza del pergolato. Vegneria de rifarla, ma no xe facile perchè questa xe in ombra, el resto al sol e cole fotografie xe un problema con l'esposizionAdlerTS ha scritto:Forse me inganna la prospettiva, ma la senbra più vicina ...
comunque te posto un per de mie immagini:
la statue vista de drio, verso el castel, coi problemi de luce che disevo, ma se ariva a distinguer la porta del castel
vista dal amazzone che xe subito davanti
dal castel verso l'amazzone e drio la statua
[
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Alcunevecchie foto di Miramare e dei suoi abitanti:
Busti di Carotta e Massimiliano d'Asburgo;
Massimiliao d'Asburgo e la moglie Carlotta del Belgio, in un'immagine ufficiale, 1860 circa (Coll. Covre);
Carlotta ritratta nel parco davanti al castelletto, dove venne rinchiusa al suo ritorno dal Messico nel 1867 (Bildarchiv, Vienna).
Ciau ciau, ritorno fra un attimo, Lela.
Busti di Carotta e Massimiliano d'Asburgo;
Massimiliao d'Asburgo e la moglie Carlotta del Belgio, in un'immagine ufficiale, 1860 circa (Coll. Covre);
Carlotta ritratta nel parco davanti al castelletto, dove venne rinchiusa al suo ritorno dal Messico nel 1867 (Bildarchiv, Vienna).
Ciau ciau, ritorno fra un attimo, Lela.
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
Ecco ancora alcune vecchie fotografie di Miramare:
La sontuosa Sala del Trono nel castello di Miramare, che Massimiliano non vide terminata (Archivio MGS);
La Sala delle Udienze in una foto di Sebastianutti, risalente al 1873. Oggi la sala presenta lo stesso arredo (Archivio MGS);
Lo studio di Massimiliano, nel castello, chiamata sala Novara: riproduce il quadrato di poppa dell'ammiraglia austriaca, 1873 (Archivio MG).
Ritorno ancora, Lela.
La sontuosa Sala del Trono nel castello di Miramare, che Massimiliano non vide terminata (Archivio MGS);
La Sala delle Udienze in una foto di Sebastianutti, risalente al 1873. Oggi la sala presenta lo stesso arredo (Archivio MGS);
Lo studio di Massimiliano, nel castello, chiamata sala Novara: riproduce il quadrato di poppa dell'ammiraglia austriaca, 1873 (Archivio MG).
Ritorno ancora, Lela.
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
E, oplà... Eccomi nuovamente:
La biblioteca nel castello, che conserva, ancora oggi i libri appartenuti a Massimiliano e Carlotta, 1873 (Archivio MGS);
Una delle ultime immagini di Massimiliano, opera del fotografo Angrer, 1863. Forse è stata effettuata all'interno del castello (Coll. Covre);
L'ultima imperatrice d'Austria Zita, moglie di Carlo, con il figlio Otto sotto il pergolato nei pressi del castello (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste).
Ne ho ancora alcune, per cui ritorno.
La biblioteca nel castello, che conserva, ancora oggi i libri appartenuti a Massimiliano e Carlotta, 1873 (Archivio MGS);
Una delle ultime immagini di Massimiliano, opera del fotografo Angrer, 1863. Forse è stata effettuata all'interno del castello (Coll. Covre);
L'ultima imperatrice d'Austria Zita, moglie di Carlo, con il figlio Otto sotto il pergolato nei pressi del castello (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste).
Ne ho ancora alcune, per cui ritorno.
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
Sono di nuovo qua, con le ultime tre vecchie fotografie di Miramare:
In una foto di Sebastianutti una veduta del parco ripreso dalla torretta del castello, 1873 (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste);
Una veduta del "parterre" nel paco del castello di Miramare, risalente a dopo 1868 (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste);
Il porticciolo , dal quale, il 14 aprile 1864, Massimiliano e Carlotta partirono per il Messico (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste).
Per il momento basta con le fotografie, ma ritorno ancora per...
In una foto di Sebastianutti una veduta del parco ripreso dalla torretta del castello, 1873 (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste);
Una veduta del "parterre" nel paco del castello di Miramare, risalente a dopo 1868 (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste);
Il porticciolo , dal quale, il 14 aprile 1864, Massimiliano e Carlotta partirono per il Messico (Civici Musei di Storia e Arte, Trieste).
Per il momento basta con le fotografie, ma ritorno ancora per...
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
... riportarvi la poesia che Giosuè Carducci scrisse quando visitò Miramare il 17 agosto del 1878, poesia che sarà poi cantata nelle "Odi barbare".
Il poeta dà del sito un'immagine poco idilliaca, fors'anche perché avverte il peso della tragedia che incombe come un triste destino sul castello.
L'ode è pervasa da un senso di cupezza e malinconia, che ricorda solo gli oscuri momenti della vicenda messicana, scrivendo della partenza di Massimiliano e Carlotta il 14 aprile del 1864.
MIRAMAR
O Miramare, a le tue bianche torri
attediate per lo ciel piovorno
fosche con volo di sinistri augelli
vengon le nubi.
O Miramare, contro i tuoi graniti
grige dal torvo pelago salendo
con un rimbrotto d'anime crucciose
battono l'onde.
Meste ne l'ombra delle nubi a' golfi
stanno guardando le città turrite,
Muggia e Pirano ed Egidia e Parenzo,
gemme del mare;
e tutte il mare spinge le mugghianti
collere a questo bastion di scogli
onde t'affacci e le due viste d'Adria,
rocca d'Asburgo;
e torna il cielo a Nabresina lungo
la ferrugigna costa, e di baleni
Trieste in fondo coronata il capo
leva tra' nembi.
Deh come tutto sorridea quel dolce
mattin d'aprile, quando usciva il biondo
imperatore, con la bella donna,
a navigare!
A lui dal volto placida raggiava
la maschia possa de l'impero: l'occhio
de la sua donna cerulo e superbo
iva su 'l mare.
Addio, castello pe' felici giorni
nido d'amore costruito in vano!
Altra su gli ermi oceani rapisce
aura gli sposi.
Lascian le sale come accesa speme
istoriate di trionfi e incise
di sapienza. Dante e Goethe al sire
parlano in vano
da le animose tavole: una sfinge
l'attrae con vista mobile su l'onde
ei cede, e lascia aperto a mezzo il libro
del romanziero.
Oh non d'amore e d'avventura il canto
fia che l'accolga e suono di chitarre
là ne la Spagna de gli Aztechi! Quale
lunga su l'aure
vien la trista punta di Salvore
nenia tra 'l roco piangere de' flutti?
Cantano i morti veneti o le vecchie
fate istriane?
-Ahi! Mal tu sali sopra il mare nostro,
figlio d'Asburgo, la fatal Novara.
Teco l'Erinni sale oscura e al vento
apre la vela.
Vedi la sfinge tramutar sembiante
a te d'avanti perfida arretrando!
E' il viso bianco di Giovanna pazza
contro tua moglie.
E' il teschio mozzo contro te ghignante
d'Antonietta. Con i putridi occhi
in te fermati è l'irta faccia gialla
di Montezuma.
Tra boschi immani d'agavi non mai
mobili ad aura di benigno vento,
sta ne la sua piramide, vampante
livide fiamme
per la tenèbra tropicale, il dio
Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,
e navigando il pelago co 'l guardo
ulula - Vieni.
Quant'è che aspetto! La ferocia bianca
strussemi il regno ed i miei templi infranse:
vieni, devota vittima, o nepote
di Carlo quinto.
Non io gl'infami avoli tuoi di tabe
marcenti o arsi di regal furore;
te io voleva, io colgo te, rinato
fiore d'Asburgo;
e a la grand'alma di Guatimozino
regnante sotto il padiglion del sole
ti mando inferia, o puro, o forte, o bello
Massimiliano.
Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Il poeta dà del sito un'immagine poco idilliaca, fors'anche perché avverte il peso della tragedia che incombe come un triste destino sul castello.
L'ode è pervasa da un senso di cupezza e malinconia, che ricorda solo gli oscuri momenti della vicenda messicana, scrivendo della partenza di Massimiliano e Carlotta il 14 aprile del 1864.
MIRAMAR
O Miramare, a le tue bianche torri
attediate per lo ciel piovorno
fosche con volo di sinistri augelli
vengon le nubi.
O Miramare, contro i tuoi graniti
grige dal torvo pelago salendo
con un rimbrotto d'anime crucciose
battono l'onde.
Meste ne l'ombra delle nubi a' golfi
stanno guardando le città turrite,
Muggia e Pirano ed Egidia e Parenzo,
gemme del mare;
e tutte il mare spinge le mugghianti
collere a questo bastion di scogli
onde t'affacci e le due viste d'Adria,
rocca d'Asburgo;
e torna il cielo a Nabresina lungo
la ferrugigna costa, e di baleni
Trieste in fondo coronata il capo
leva tra' nembi.
Deh come tutto sorridea quel dolce
mattin d'aprile, quando usciva il biondo
imperatore, con la bella donna,
a navigare!
A lui dal volto placida raggiava
la maschia possa de l'impero: l'occhio
de la sua donna cerulo e superbo
iva su 'l mare.
Addio, castello pe' felici giorni
nido d'amore costruito in vano!
Altra su gli ermi oceani rapisce
aura gli sposi.
Lascian le sale come accesa speme
istoriate di trionfi e incise
di sapienza. Dante e Goethe al sire
parlano in vano
da le animose tavole: una sfinge
l'attrae con vista mobile su l'onde
ei cede, e lascia aperto a mezzo il libro
del romanziero.
Oh non d'amore e d'avventura il canto
fia che l'accolga e suono di chitarre
là ne la Spagna de gli Aztechi! Quale
lunga su l'aure
vien la trista punta di Salvore
nenia tra 'l roco piangere de' flutti?
Cantano i morti veneti o le vecchie
fate istriane?
-Ahi! Mal tu sali sopra il mare nostro,
figlio d'Asburgo, la fatal Novara.
Teco l'Erinni sale oscura e al vento
apre la vela.
Vedi la sfinge tramutar sembiante
a te d'avanti perfida arretrando!
E' il viso bianco di Giovanna pazza
contro tua moglie.
E' il teschio mozzo contro te ghignante
d'Antonietta. Con i putridi occhi
in te fermati è l'irta faccia gialla
di Montezuma.
Tra boschi immani d'agavi non mai
mobili ad aura di benigno vento,
sta ne la sua piramide, vampante
livide fiamme
per la tenèbra tropicale, il dio
Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,
e navigando il pelago co 'l guardo
ulula - Vieni.
Quant'è che aspetto! La ferocia bianca
strussemi il regno ed i miei templi infranse:
vieni, devota vittima, o nepote
di Carlo quinto.
Non io gl'infami avoli tuoi di tabe
marcenti o arsi di regal furore;
te io voleva, io colgo te, rinato
fiore d'Asburgo;
e a la grand'alma di Guatimozino
regnante sotto il padiglion del sole
ti mando inferia, o puro, o forte, o bello
Massimiliano.
Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
- sono piccolo ma crescero
- cavalier del forum
- Messaggi: 8711
- Iscritto il: ven 11 mag 2007, 14:08
- Località: Trieste
Giusto un per de ore prima che Lela metesi sto ultimo post, pensavo mi a farne uno con sta poesia.
La mia version, però, no ga l'ultimo verso,
La mia version, però, no ga l'ultimo verso,
sicuramente el migliore perché "stempera con un sorriso la cupa e tragica atmosfera dell'opera" (podesi far el critico leterario però)Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Bon zorno Piccolo, scusime se rispondo solo che 'deso al tuo comento: Xe matina bonora, ma no' son rivada a vignir prima sul forum parché gò travaiado tuto el dopopranzo de ieri a salvar file su CD e a liberar un fià el disco fiso: jera de tanto che lo rimandavo 'stò lavor, ma ogi me gò meso a farlo e prima de verzer el forum gò volesto finirlo. Scusandome anca par 'stà premesa cusì longa pasemo "all'argomento in oggetto".
Volevo dirte che me dispiasi de gaverte prezedudo, ma se te mancava l'ultima strofa, forsi xe 'stà mejo cusì e comunque concordo con ti sul fato che proprio 'stà ultima strofa:
"stempera con un sorriso la cupa e tragica atmosfera dell'opera"
Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Volevo dirte che me dispiasi de gaverte prezedudo, ma se te mancava l'ultima strofa, forsi xe 'stà mejo cusì e comunque concordo con ti sul fato che proprio 'stà ultima strofa:
"stempera con un sorriso la cupa e tragica atmosfera dell'opera"
Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
Bon zorno anca a ti Elisa, de solito te son quela che la matina - quà de noi - la verzi più bonora el PC.
Quel che gà dito Piccolo però xe vero; se te gà leto tuta la poesia xe proprio come ch'el disi lù! La gà scrita Giosuè Carducci, un dei mii poeti preferidi, ma par quanto riguarda Miramar el ricorda solo che l'abandono de Massimiliano d'Asburgo e de sua molje Carlotta del Belgio par 'ndar in Messico e no'l vedi tuta la belezza (senza badar ale sue credenze politiche) de Miramar e de'i altri posti ch'el nomina, anzi "li vedi proprio solo soto un'atmosfera cupa".
Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Quel che gà dito Piccolo però xe vero; se te gà leto tuta la poesia xe proprio come ch'el disi lù! La gà scrita Giosuè Carducci, un dei mii poeti preferidi, ma par quanto riguarda Miramar el ricorda solo che l'abandono de Massimiliano d'Asburgo e de sua molje Carlotta del Belgio par 'ndar in Messico e no'l vedi tuta la belezza (senza badar ale sue credenze politiche) de Miramar e de'i altri posti ch'el nomina, anzi "li vedi proprio solo soto un'atmosfera cupa".
Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.
Il vero "giusto" è colui che si sente sempre per metà colpevole dei misfatti altrui!
- AdlerTS
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- Iscritto il: mar 27 dic 2005, 21:35
- Località: mail: adlerts[at]email.it
Re: Parco de Miramar, ieri
Parlavamo dei Sebastianutti e Benque: sul catalogo della Mostra l'Isola dei Cigni è definita Isola dei Cervi !
Mal no far, paura no gaver.
- babatriestina
- senator
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- Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
- Località: Trieste, Borgo Teresiano
Re: Parco de Miramar, ieri
in effetti, mi son chiesta se in origine non fosse stata veramente un'isola dei Cervi.. e che i cigni ci fossero arrivati dopo.. perchè in molti castelli e parchi c'era l'uso di allevare cervi o daini.AdlerTS ha scritto:sul catalogo della Mostra l'Isola dei Cigni è definita Isola dei Cervi !
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
- AdlerTS
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- Iscritto il: mar 27 dic 2005, 21:35
- Località: mail: adlerts[at]email.it
Re: Parco de Miramar, ieri
... e sto pontil ?
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Mal no far, paura no gaver.