Ombre sul Risorgimento

De 'l porto franco a la prima guera mondial
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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

Volè ancora più gossip, sempre cola Ronzani?
http://cronologia.leonardo.it/storia/bi ... avour4.htm
riporto:
il libretto "Cavour avvelenato da Napoleone III" dal sottotitolo, si noti bene, "Documenti storici di un ingrato", pubblicato anonimo presso l'editore Domenico Cena di Torino nell'anno di grazia 1871. Il volumetto da noi reperito risulta essere la quarta edizione di una precedente stampa del 1870 effettuata presso la tipografia Bandiera dello Studente di Torino.
costei si porta a Torino, riesce a diventare intrinseca dell'amante del Cavour, una certa Bianca Ronzani, bellissima valchiria prussiana separata dal marito, impresario teatrale fallito, del quale aveva assunto il cognome. Informatasi con molta cautela delle abitudini del Cavour, l'agente segreto in gonnella riesce - secondo l'Ingrato - a dare pratica attuazione al piano diabolico. In un momento di distrazione della Ronzani, intrise di veleno la "tazza di porcellana bianca filettata in oro" da cui il ministro piemontese sorbiva il suo caffè. "Cavour bevve, bevve... e non s'accorse che egli, col caffè, succhiava la morte" che lo rapí cinque giorni dopo.
qua:
http://www.carabinieri.it/Internet/Edit ... no/Storia/
Nei rapporti con il gentil sesso, il conte di Cavour era - adottando i metri di giudizio di oggi - un "maschilista". Coltivò parecchie relazioni (alcune contemporaneamente), ma senza mai legarsi veramente. «La sua unica vera amante», ha scritto molti anni fa Indro Montanelli, «era la politica: la sua passione il potere»
(..)

Secondo alcune voci - raccolte anche da uno storico autorevole come Denis Mack Smith (che dimostra peraltro di non dargli molto credito) - la Ronzani svolse anche un ruolo inconsapevole nella morte dello statista, avvelenato (e non sconfitto dalla malaria).
e qua gavè Repubblica:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... fatto.html
Negli ultimi cinque anni di vita la sua amante fissa fu Bianca Ronzani, giudicata in società un' avventuriera, una ballerina di origine tedesca sposata a un mimo e coreografo triestino, diventato impresario del Teatro Regio di Torino, presto travolto dai debiti. Tutti sapevano di questa incresciosa liaison clandestina, tutti disapprovavano. Alla morte di Cavour circolarono voci incontrollate quanto fantasiose secondo cui lei lo aveva avvelenato, pagata per questo servizio dall' imperatore Napoleone. Vox populi. Quando conobbe Cavour, Bianca aveva 28 anni, lui 18 di più. Lo statista non la presentò mai a nessuno, non la esibì in alcun modo, la tenne nascosta in una confortevole villa in collina fuori Torino che le aveva regalato. Ma nel privato questo amore definito dai biografi "senile" (Cavour non aveva ancora compiuto i 50) gli fece quasi perdere la testa. Anni più tardi Costantino Nigra individuò a Vienna un pacchetto di 24 lettere che il conte aveva indirizzato alla sua amante. Le fece comprare immediatamente e dispose che fossero subito distrutte. A suo avviso erano «ispirate da una violenta passione, scritte con imprevedibile abbandono, piene di particolari del carattere più intimo». Non sapremo mai, con esattezza, che cosa c' era scritto. - LAURA LAURENZI
http://www.storiain.net/arret/num150/artic1.asp
L'unica oasi in un deserto fatto di lavoro, preoccupazioni e responsabilità era Bianca Ronzani, la ballerina di origine magiara o forse prussiana con cui dal 1856 intratteneva una relazione sentimentale. Bianca era giunta a Torino al seguito del marito, il triestino Domenico Ronzani, ballerino, mimo, coreografo e impresario prima del Teatro Nazionale e poi del Teatro Regio. Secondo la testimonianza di Michelangelo Castelli, Cavour conobbe la Ronzani al suo ritorno dal Congresso di Parigi del 1856. La giovane e piacente ballerina aveva chiesto udienza al Presidente del Consiglio per implorare sovvenzioni statali per risollevare le esauste finanze del Teatro Regio, amministrato dal marito. Gli argomenti della signora furono evidentemente tanto convincenti da indurre Cavour, in qualità di ministro delle Finanze, a concedere le sovvenzioni richieste. La generosità del conte,forse non del tutto disinteressata, non fu comunque sufficiente a salvare Domenico Ronzani dalla bancarotta. Nel 1858, per sottrarsi ai creditori e alle azioni giudiziarie, il Ronzani riparò a Genova e qui si imbarcò in fretta e furia su un piroscafo diretto in Sudamerica. Bianca invece rimase a Torino, forse per interesse, forse per amore
(..)
ignoriamo quanta della violenta passione attribuita a Cavour dalle moralistiche osservazioni di Nigra fosse sinceramente ricambiata dalla Ronzani. Un fatto però è certo: nel maggio 1860 Cavour le fece dono di una proprietà del valore di 23.000 lire e di un ricco mobilio per renderla più confortevole. Altrettanto certo è che, poco dopo la morte del conte, la Ronzani si sbarazzò dei doni dell'amante. Con il denaro racimolato si trasferì, pare in compagnia di un giovane romeno o magiaro, a Parigi, dove morì in miseria nel 1863. Nei due testamenti di Cavour non c'è invece traccia di alcun lascito alla Ronzani. Non è tuttavia da escludere che il nipote Ainardo, suo erede, forse sulla base di istruzioni riservate dello zio, abbia provveduto ad elargire denaro alla Ronzani, ottenendo magari in cambio quella cinquantina di lettere che costituiscono il casto carteggio giunto sino a noi.
.


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Messaggio da babatriestina »

Corriere della sera di oggi
http://www.corriere.it/cronache/09_giug ... aabc.shtml
riporto il titolo e alcuni passi:
Nell’ossario ci sono resti di milanesi, veneti, trentini, toscani, e giovani del Sud
Tra i combattenti anche Collodi, l’inventore di Pinocchio
Graffiti sul sacrario del Risorgimento
tra disegni osceni e invettive politiche

(..)
sAN MARTINO DELLA BATTAGLIA (Brescia) — La Francia considera sacra Verdun, l’America non permetterebbe mai che fosse profanato il no­me di George Washington, l’Inghilterra tiene al villaggio belga di Waterloo al punto da aver chia­mato così la stazione dove arrivavano i treni da Parigi. Anche noi abbiamo una battaglia fondati­va. Un luogo, San Martino, e una data, 24 giugno 1859, un secolo e mezzo fa: prima l’Italia non c’era, e dopo sì. Ma non si può dire che noi italia­ni ne abbiamo rispetto.

(..)

Il Risorgimento non è di moda.
Lo sono molto di più i briganti, i Borboni, il Papa Re. Cavour è stato ribattezzato Càvour in mezza Italia. Vengo­no rivalutate le insorgenze, si cita spesso la Napo­li- Portici prima ferrovia della penisola (ometten­do di ricordare che serviva a portare i cortigiani da una reggia all’altra), si piange sugli zuavi pon­tifici. Degli 846 caduti di San Martino — cui van­no aggiunti i 375 morti nei giorni successivi per le ferite, i 3707 mutilati, i 774 prigionieri o disper­si — non sembra importare quasi a nessuno.
Peccato, perché è una storia affascinante, di quelle da raccontare ai bambini. Due imperatori in campo, di là Francesco Giuseppe, di qua Napo­leone III (molti visitatori sono francesi, che van­no ancora giustamente fieri della prova offerta dall’Armée, piene le città di vie dedicate a Solferi­no, a San Martino, a Mac Mahon). Un re popola­no, Vittorio Emanuele II, che alle esangui dame dell’aristocrazia europea preferisce la figlia di un tamburino. Brigate che portano nomi piemonte­si — la Casale, la Pinerolo, la Acqui, la Cuneo, la Savoia, la Aosta, oltre ai granatieri di Sardegna — ma rafforzate da volontari venuti da tutta Ita­lia. L’ossario custodisce resti di milanesi, veneti, trentini, toscani e anche giovani del Sud, che for­se non afferrarono tutte le parole che Vittorio Emanuele gridò in dialetto — «o gli prendiamo San Martino o ci fanno fare sanmartino» (san­martino in piemontese è il trasloco, dal giorno in cui scadevano i contratti dei mezzadri) —, ma che dovettero aver compreso benissimo quel che il re intendeva dire. Tra i volontari toscani c’era Collodi, l’inventore di Pinocchio. E tra i testimo­ni ci fu lo svizzero Henri Dunant, che — impres­sionato dai lamenti dei feriti lasciati senza soccor­so, qui e a Solferino — disse a se stesso che quel­la sarebbe stata l’ultima battaglia tanto crudele. Così il 24 giugno 1859 nasceva, con l’Italia, la Cro­ce Rossa.
(..)


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Messaggio da AdlerTS »

Segnalo un articolo che racconta del Depretis che in Sicilia, a Regno d’Italia non ancora proclamado emetti decreti in nome de Vittorio Emanuele Re d’Italia, dichiarando "nulle e come non avvenute tutte le condanne emesse sui fatti che durante la occupazione borbonica erano considerati come reati politici" e Giuseppe Garibaldi comandante in capo le forze nazionali in Sicilia che "Considerato che gli eccessi e gli atti crudeli commessi a gara dagli agenti del potere borbonico, non autorizzano alcun privato a trarne da per sé stesso vendetta, ma solo a reclamarne dal Governo il meritato castigo, onde impedire che possano riprodursi delle scene di furor popolare, che riprovate sempre dal Governo dittatoriale, pur hanno avuto luogo negli irrefrenabili momenti della insurrezione".


Articolo completo qua


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto: Articolo completo qua
fonte Sicilia informazioni.
Una volta ghe iera l'espression "parlar mal de Garibaldi" nel senso de una roba che iera de pessimo gusto far, adesso inveze sta diventando una moda, soprattutto in chiave autonomistica locale. Sul medesimo sito, poderè imparar perchè el Regno de Sicilia ga de vegnir mantegnudo distinto de quel delle Due Sicilie.


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Messaggio da babatriestina »

sono uno studente universita­rio di 24 anni con una certa pas­sione per la storia. Sono un leghista, ab­bastanza convinto. E lo confesso: se fac­cio un bilancio, certamente sommario, dall’Unità nazionale ad oggi, le cose per cui vergognarmi mi sembrano maggiori rispetto a quelle di cui essere fiero.

Penso al Risorgimento, alla massone­ria e al disegno di conquista dei Savoia, rifletto sul fatto che nel Mezzogiorno fu­rono inviate truppe per decenni per seda­re le rivolte e credo che queste cose abbia­no più il sapore della conquista che della liberazione. E penso, ancora, al referen­dum falsato per l’annessione del Veneto e al trasformismo delle elite politiche post-risorgimentali. E poi il fascismo, con la sua artificiosa ricostruzione di una romanità perduta e imposta a un popolo eterogeneo e diviso per 1500 anni che della «romanità classi­ca » conservava ben poco: la costruzione di una «religione politica» forzata al po­sto di una «religione civile» come invece avvenne in Francia con la Rivoluzione, che fu davvero l’evento fondante di un popolo. In Italia l’unica cosa «fondante» potrebbe essere stata la Resistenza: ma anche lì, a guardare bene, c’era una Linea gotica a dividere chi la guerra civile l’ave­va in casa da chi era già in qualche manie­ra libero.
una parte di una lettera pubblicata oggi sul Corriere della sera, di un giovane leghista che spiega le sue ragioni, il testo completo qua:
http://www.corriere.it/politica/09_agos ... aabc.shtml

La risposta di Galli Della Loggia, sempre sul corriere:
http://www.corriere.it/politica/09_agos ... =correlati
da cui riporto:
Quanto scrive Matteo Lazzaro dimo­stra innanzi tutto, infatti, il rapporto stret­tissimo che inevitabilmente esiste tra sto­ria e politica; e di conseguenza, ahimè, il disastro educativo prodotto negli ultimi decenni nelle nostre scuole da un lato da una sfilza di manuali di storia redatti al­l’insegna della più superficiale volontà di demistificazione, e dall’altro da una mas­sa d’insegnanti troppo pronti a sintoniz­zarsi sulla stessa lunghezza d’onda. Gli uni e gli altri presumibilmente convinti di contribuire in questo modo alle fortu­ne del progressismo «democratico» anzi­ché, come invece è accaduto, a quelle di un autentico nichilismo storiografico di tutt’altro segno. Ecco infatti il risultato che si è fissato nella mente di molti italia­ni: una storia del nostro Paese inverosimi­le e grottesca, impregnata di negatività, violenza, imbrogli e sopraffazione. Una storia di cui «vergognarsi», come pensa e scrive per l’appunto Lazzaro, e che quindi può solo essere rifiutata in blocco: domi­nata dall’orco massone e da quello sabau­do, dalla strega della partitocrazia, dal bel­zebù del «clientelismo», sfociata in «uno dei debiti pubblici più alti del mondo». Nessuno sembra aver mai spiegato a que­sti nostri più o meno giovani concittadini che il Risorgimento volle anche dire la possibilità di parlare e di scrivere libera­mente, di fare un partito, un comizio e al­tre cosucce simili; o che ad esempio, nel tanto rimpianto Lombardo-Veneto di au­striaca felice memoria, esisteva una cosa come il processo «statario», in base al quale si era mandati a morte nel giro di 48 ore da una corte marziale senza neppu­re uno straccio di avvocato. Nessuno sem­bra avergli mai raccontato come 150 anni di storia italiana abbiano anche visto, ol­tre alle ben note turpitudini, un intero po­polo smettere di morire di fame, non abi­tare più in tuguri, non morire più come mosche e da miserabile che era comincia­re a godere di uno dei più alti redditi del pianeta.
Non ho riportato le parti relative allo stato attuale , alla politica attuale, che potete trovare comunque nei link riportati, e che non riguardano tanto il nostro forum, ma mi è sembrato di leggere in questa lettera un'eco di quanto, a proposito del Risorgimento, si legge anche in taluni interventi qua sopra.


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Messaggio da AdlerTS »

Simpatico el test de Libero per verificar la cultura a proposito de Risorgimento:

http://www.libero-news.it/webeditorials/view/2244


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto:Simpatico el test de Libero per verificar la cultura a proposito de Risorgimento:

http://www.libero-news.it/webeditorials/view/2244
solo Risorgimento? chi che no sa la più parte de ste robe dovessi becar 2 in storia, ma za se sa che storia xe materia oral e no se boccia per storia :evil:, e po.. no xe oltre 40 anni che i ne tontona che ste robe xe solo che nozionismo? :evil: :evil: :evil:


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Messaggio da cenerentola82 »

10 - In che anno venne completata l’unità territoriale?

10) 1918, con la fine della Prima guerra mondiale e l’annessione del Trentino – Alto Adige e del Friuli – Venezia Giulia;
El Friul iera za!!


[img]http://www.bandieredeipopoli.com/images/friuli_vg/animate/b_trieste120an.gif[/img][img]http://www.bandieredeipopoli.com/images/altripopoli/animate/b_austriaimp.120an.gif[/img]
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Messaggio da 1382-1918 »

cenerentola82 ha scritto:
10 - In che anno venne completata l’unità territoriale?

10) 1918, con la fine della Prima guerra mondiale e l’annessione del Trentino – Alto Adige e del Friuli – Venezia Giulia;
El Friul iera za!!
El Friul iera za, ma solo una parte, quela ex-veneta, e comunque no i ga la minima idea.

Anche perchè la risposta xe sbaiada.
L'annession al Regno d'Italia dela parte tirolese (che ogi i ciama Trentino - Alto Adige, nel ventennio Venezia Tridentina) e de Tarvisio, xe del 1920, inveze l'annession del Friuli austriaco, de Trieste, del'Istria, de tochi de Carniola, e dela cità de Zara, xe del 1921. Nel 1918 l'Italia gaveva za occupado quelle terre (a e anche oltre), e le amministrava militarmente, ma finchè no vien fati i trattati internazionali, no se pol ancora dir che iera Italia.

L'Italia stessa gaveva creado un'amministrazion separada fin al momento dell'annession. E po' podeva succeder de tutto in quei do anni, qualche esempio: un cambio de governo in Italia che fa divider lo Stato in due o tre parti, una rivoluzion in Croazia, che rompi l'union con la Serbia, e fa sì che la prima invadi de colpo tuta la Slovenia e il Friuli, che per assurdo ghe vien riconosudi, opur baruffa tra l'Italia e le altre potenze dell'Intesa, che cusì no le ghe firma i trattati per l'annession... insoma ghe iera in ballo mille variabili incognite senza la garanzia de un trattato ratificado internazionalmente.

Oltre al fatto che i usa nomi de entità amministrative de oggi per identificar teritori de quela volta. No esisteva nisuna region Friuli Venezia Giulia (che dal 2002 se devi scriver senza trattin) e nianca nisun Trentino - Alto Adige.

Inoltre la domanda xe maliziosa, perchè dà za per scontà che quela xe "l'unità territoriale", senza considerar che i ga ciolto dentro un mucio de popolazioni non italiane, e ancora no ghe iera Fiume, annessa nel 1924. L'"unità territoriale" xe assolutamente soggettiva, oggi gavemo ancora qualchedun che volesi ciorse indrio l'Istria e che ritien giusto che l'Italia se annetti Malta, la Corsica, Nizza, la Dalmazia e il Canton Ticino, ma allora sta unità territoriale no iera ancora completa nel 1921? Eppur i parlava de "vittoria mutilata" perchè all'Italia no ghe xe stada riconosuda la Dalmazia.

Quel test xe anche stupido, perchè i te disi che se te ga intivado solo 5 risposte, allora soto soto te son leghista!
Mi digo, te son solo ignorante! Cosa c'entra el no saver le robe, con l'orientamente politico? L'ignoranza xe assolutamente trasversale, se la trova in tutte le parti politiche.

No vado nianca ad analizzar le altre domande, perchè ghe ne gavesi de dir altrettanto per ogniduna. Ma un picio esempio, come se pol ciamar "austro-ungarico" l'Impero al tempo delle cinque giornate de Milano?
Za chi fa le domande xe ignorante, figuremose chi rispondi. Bah!


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Messaggio da AdlerTS »

Che i ns. quotidiani non sia una Bibbia xe fora discussion, però le considerazioni de Cenerentola e 82-18, per quanto giuste, xe ben sora la cultura media. Go definido simpatico el test nella sua imperfezion perché una volta tanto su un giornal jera qualcossa de diverso dal petegolezo e forse queste poche righe ga fato rispolverar qualche libro de Storia dalle cantine (me illudo).


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto:le considerazioni de Cenerentola e 82-18, per quanto giuste, xe ben sora la cultura media.
te ga un'opinion assai soto i tacchi dela cultura media... come per quanto giuste? le xe corrette, magari qualcheduna un fià "sufistica", ma chi che vol far un test dovessi gaver un fià de più dela "cultura media". ( go anche una opinion personal sul giornal che te ga trovado sto test, ma lassemo perder, xe solo che opinioni..)
( mi gavessi anche qualche perplessità che el motto Fert -che iera del Collar del Annunziata- per quanto indubbiamente de Casa Savoia, fussi ufficialmente el motto del Italia...)
Resta anche el problema che co se vol far i test tipo quiz, che adesso xe de moda perchè i ne ga tontonado de 40 anni anche qua che xe validi solo che sti test, perchè i xe i soli veri oggettivi, che misura in maniera non deviada le conoscenze e xe indipendenti de l'opinion del valutator.. etc etc etc ( go letto tanti de sti libri che vol insegnar a insegnar..) ovviamente devi scriver le domande in maniera sintetica e quindi ga fatto dele forzadure per farse capir.

e.. una perla linguistica, a mio modesto parer:

In che anno si tennero le Cinque giornate di Milano?

si tennero?

insomma, i ga fissado la data come per la Fiera de Milan, e i ga dito Ben, per el giorno tal dei tali organizzemo a Milan le Cinque Giornate :-D :-D :-D :-D :-D

anche questa po:

12 - In che occasione venne annesso lo Stato della Chiesa?

la risposta saria: un poco per volta... :-D
po l'occasion ultima , saria anche la sconfitta de Napoleone III a Sédan.. iera un occasion...


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Messaggio da babatriestina »

ma scuseme, sempre per i trattati dela fin dela 1 guerra mondial, no xe 10 settembre 1919 trattato de Saint Germain con l'Austria e 12 novembre 1920 trattato di Rapallo? cossa xe le date del 1921 e 1924 che riportè?
27 giugno 1924 accordo italo-jugoslavo di Roma relativo a Fiume?


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Messaggio da AdlerTS »

AdlerTS nel topic [url=https://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?t=1480&start=0][u]Ormai è finita[/u][/url] ha scritto:
Curiosando tra Regi Decreti trovo che "cessano dall'essere considerati in stato di guerra i territori della Venezia Giulia e le isole che ne dipendono amministrativamente" appena col R.D. 24 febbraio 1921 n. 210 !
El 90esimo allora ga ancora de 'rivar :wink:


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Penso che quel test vada preso più per uno scherzo buttato su alla buona che per qualcosa di scientifico, al di là delle imprecisioni di linguaggio.

Ho studiato a scuola storia per 11 anni; il risorgimento lo ho studiato alle elementari (in chiave molto patriottica), alle medie ed alle superiori con un apparato critico via via crescente ma sempre con una visione teleologica dell'unità dìItalia (ho scritto teleologica e non teologica, lo sottolineo a scanso di equivoci); ho letto anche parecchi libri sul periodo in cui questo teleologismo non c'era o era molto debole, eppure ignoravo del tutto che "Fert" fosse il motto di casa savoia; che l'inno fosse la marcia reale lo sapevo solo perché alla prima partita che la nazionale dell'Italia repubblicana giocò in Inghilterra gliela suonarono per errore al posto dell'inno di Mameli e la cosa fece un certo scalpore.

E non penso che il professor Gianfranco Miglio, leghista della prima ora, ignorasse le cose chieste (anzi si assocerebbe alle critiche alle domande poste).

Per quanto riguarda, poi, l'unità territoriale, penso che non sia mai stata raggiunta (no non ho mire revascistiche e non griderò Nizza italiana): se mi dite "unità territoriale" io penso ad un insieme di territori connessi tra di loro e percorribili senza uscire da questo insieme. Ma a parte la Sardegna che non so se sia collegata all'Italia da acque territoriali italiane, esiste Campione di Italia, un'isola italiana circondata da territorio Svizzero. Quindi se vogliamo conseguire una vera unità territoriale, suggerisco di fare subito la guerra alla Svizzera: in questo momento, con la storia dei paradisi fiscali, la Svizzera non gode di buona fama e forse la "società delle nazioni" ci lascerebbe fare questa guerra di unità nazionale e già che ci siamo potremmo mettere dentro anche il canton Ticino (col rischio, però, che la Svizzera ce le suoni, perché "la Svizzera xe una nazion," e noi, invece, lo siamo sempre meno; assomigliamo sempre più a Coloncovez, che, come dice la canzone invece, "Xe un scovazon". :-D :wink:


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto:
AdlerTS nel topic [url=https://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?t=1480&start=0][u]Ormai è finita[/u][/url] ha scritto:
Curiosando tra Regi Decreti trovo che "cessano dall'essere considerati in stato di guerra i territori della Venezia Giulia e le isole che ne dipendono amministrativamente" appena col R.D. 24 febbraio 1921 n. 210 !
El 90esimo allora ga ancora de 'rivar :wink:
mi chiedo se abbia più valore storico un trattato internazionale o un suo decreto applicativo , ma sono certa che se all'esame di maturità, dico quelli su tutte le materie, che solo i vecchi come me ricordano per averli passati di persona, il commissario di storia avesse preteso come esatte le risposte 1921 e 1924, sarebbe stato definito come minimo un tenditore di trappole!


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Messaggio da 1382-1918 »

babatriestina ha scritto:ma scuseme, sempre per i trattati dela fin dela 1 guerra mondial, no xe 10 settembre 1919 trattato de Saint Germain con l'Austria e 12 novembre 1920 trattato di Rapallo? cossa xe le date del 1921 e 1924 che riportè?
27 giugno 1924 accordo italo-jugoslavo di Roma relativo a Fiume?
Sì, 1919 e 1920 per la firma dei trattati, ma val la data dela ratifica de questi da parte dei firmatari e successiva annession ufficiale, che de solito avvien el giorno dopo la ratifica, per cui diventa rispetivamente 1920 e 1921.
Per Fiume sia il trattato che la sua ratifica xe del 1924.


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Messaggio da babatriestina »

Sull'argomento, ieri è comparso in prima pagina del Corriere della sera questo articolo di Ernesto Galli Della Loggia

IL RISORGIMENTO SOTTO PROCESSO
L'unità d'Italia e i suoi nemici

che è presentato con l'indicazione Riproduzione riservata per cui mi limito a darvi il link
http://www.corriere.it/editoriali/10_fe ... aabe.shtml

l'articolo descrive il fenomeno, cerca di caratterizzare i diversi gruppi di tendenza degli autori, le cause a suo parere.


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Messaggio da babatriestina »

ancora il Corriere della sera, sabato 6 marzo 2010: articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella ( gli autori di La Casta)
l'articolo rievoca Curtatone e Montanara, ma fa un confronto fra gli universitari di allora e quelli d'oggi.

http://archiviostorico.corriere.it/2010 ... 6009.shtml


Titolo: Gli universitari e il battaglione scomparso
Sottotitolo: nel 1848 dall'Ateneo di Pisa partirono 389 volontari ( su 621 iscritti). Nel 2009 i laureati in Storia contemporanea in tutta Italia sono stati solo 109.

Vi risparmio tutti i numeri portati dagli autori per dimostrare il progressivo disinteresse per la storia contemporanea,e in particolare il Risorgimento e l'unità d'Italia, li trovate sull'articolo, ma cito solo il passo relativo all'Università di Trieste:

«Non si può negare che ci sia un progressivo affievolimento dell' interesse per la storia dell' unità - dice Giuseppe Trebbi, docente a Trieste - . Scontiamo ancora oggi gli anni Settanta, quando il Risorgimento veniva attaccato da destra e da sinistra. Diciamo la verità: quel periodo della storia patria aveva molte debolezze. Ma si poteva salvare, ad esempio, la tradizione della cultura liberale legata a personaggi come Cavour. Solo che nel momento in cui l' Italia era spaccata fra cattolici e comunisti quegli ideali non erano molto popolari. Poi ci si è messa anche la Lega e addio...»


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Re: Ombre sul Risorgimento

Messaggio da AdlerTS »

Libero, 9 ottobre 2010
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Re: Ombre sul Risorgimento

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Segnalo la pagina monotematica del corriere della sera sui 150 anni dalla proclamazione del regno d'Italia (usano il termine nascita di una nazione)

http://www.corriere.it/unita-italia-150/

C'è anche un articolo di Marina Rossi su Oberdan, che in realtà, ad una lettura veloce, mi sembra più un excursus su tutto il periodo successivo al 1860.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)

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