L'attentato di Sarajevo
Inviato: gio 29 dic 2005, 22:38
Franz Ferdinand aveva preferenze politiche ben precise atte ad una riforma ed una riorganizzazione necessarie a portare l’impero nel 20° secolo. Desiderava una sorta di confederazione tra stati, in cui però il potere dei magiari venisse ridotto rispetto a quello degli austriaci. Gli ungheresi temevano ciò e non di meno i serbi a Belgrado e Sarajevo. Era un uomo con cui lo zio imperatore non andò mai pienamente d’accordo, sia per le idee politiche, sia per il temperamento del suo carattere.
Nel febbraio 1914 il Generale Oskar Potiorek, Governatore delle recenti province della Bosnia Erzegovina invitò l’Ispettore generale dell Forze Armate a presiedere alle parete militari vicino a Sarajevo. Franz Ferdinand, nonostante bui presentimenti, accettò l’invito anche in ragione del fatto che Franz Josef acconsentì che la moglie di Ferdinando, la contessa Sophie Chotek, lo accompagnasse in veste ufficiale: l’occasione era particolare perché il vecchio monarca non aveva mai digerito che il nipote avesse sposato una ex dama di corte che appena dopo il matrimonio morganatico divenne principessa di Hohenberg. Con tale formula rinunciavano ad ogni diritto dei loro figli per la successione al trono. Per quanto donna bella, intelligente e colta sopra la media, per Franz Josef il loro grado era troppo disparato, specie nel caso dell’erede al trono. Comunque dopo anni di scontri, anche l’imperatore cominciò ad accettare la donna, o meglio, la sua origine.
Il triste giorno dell’attentato fu domenica 28 giugno, 1914 – il giorno di S. Vito (o Vidovdan), festa nazionale serba. Gli assassini erano sette ragazzi serbi: Nedjelko Cabrinovic, Vasco Cubrilovic, Trifko Grabež, Danilo Ilic, Mohammed Mehmedbasic, Cvijetko Popovic, and Gavrilo Princip. Erano tutti membri della Mlada Bosna, dai 19 ai 27 anni, tutti malati di tubercolosi. Nel 1914 la loro malattia era comunque una condanna a morte.
Già nell’inverno del 1913/14 Danilo Ilic (23) e Gavrilo Princip (18 ), fanaticamente nazionalisti ed asceti (rifiutavano fumo, alcool o sesso) discutevano la possibilità di uccidere il governatore militare della Bosnia Erzegovina, il Generale Oskar Potiorek. Princip ricevette una lettera da un altro giovane serbo in Francia che gli annunciava la visita di Franz Ferdinand a Parigi e suggerì l’attentato.
Princip, al motto di “Ujedinjenje ili Smrt”, (Unione o Morte),' incontrò un agente della fantomatica Cerna Ruka, il Maggiore Voislav Tankosic, a cui chiese bombe e fucili. Pochi giorni dopo, un altro militante della Cerna Ruka, Milan Ciganovic, consegnò le armi ed insegnò loro ad usarle. Quindi si mossero per Sarajevo.
Dopo otto giorni, Princip, Cabrinovic e Grabež arrivarono a Sarajevo, ma non senza intoppi: Cabrinovic e Ilic sembravano voler cavarsi fuori dal progetto ed Ilic era l’unico sufficientemente fluente in tedesco da capire le pubblicazioni a proposito del percorso dell’erede al trono. Ilic suggerì di evitare o per lo meno posporre l’omicidio. Princip decise che Ilic non sarebbe stato armato. Il mattino dopo vennero decise le posizioni da prendere lungo il percorso. Ilic, Cabrinovic ed i tre ausiliari – avrebbero tenuto la prima postazione presso la Banca di Austri-Ungheria presso il ponte Cumunja. Se avessero fallito, Princip, presso il "ponte Latino" e Grabež a quello successivo, avrebbero avuto al seconda o terza possibilità.
Franz Ferdinand e Sophie lasciarono Chlumetz per Vienna mercoledì 24 giugno, ma presero percorsi separati. Franz Ferdinand non desiderava passare per Budapest, così Sophie passo via treno per l’Ungheria, mentre Franz Ferdinand passò per Trieste e scese la Dalmazia via SMS Viribus Unitis.
28 giugno 1914: Quel giorno cadeva anche l’anniversario di matrimonio di Franz e Sophie. Nel 1900 il loro era stato un matrimonio minore, ma ora era giunto il giorno del riscatto. Presero il treno a Bad Ilidze ed arrivarono a Sarajevo verso le 9 e 20 dove furono ricevuti dal Generale Potiorek. Non appena salirono in una comoda convertibile Gräf & Stift il tempo cambiò, smise di piovere e la capote fu aperta per permettere a tutti di vedere le LL MM. La processione si fermò alle caserma Filipović dove Sophie camminò a fianco, non dietro, a suo marito mentre questi ispezionava la guardia d’onore
Quando risalirono in macchina, vennero salutati da 24 salve di cannone. L’auto di testa portava Fehim Effendi Curcic ed il dottor Gerde, rispettivamente il Sindaco ed il capo della Polizia di Sarajevo, ed il Generale Potiorek. La seconda conteneva Franz Ferdinand e Sophie con Graf von Harrach ed il loro autista Franz Urban. Seguivano alter automobili. Procedevano lentamente lungo la via Čemaluša (recentemente rinominata viale Franz Ferdinand) e lungo la riva Appel, l’ormeggio nord sul fiume Miljacka che scorre nel centro di Sarajevo, al grido di "Zivio! Zivio!" (Viva!, Viva!).Il primo degli attentatori a vedere la carovana fu Cvijetko Popovic. Al suo fianco Danilo Ilic, disarmato, segnalò a Cabrinovic, Mehmedbasic e Cubrilovic che la processione si avvicinava. Mehmedbasic perdette la calma, più tardi sostenne che un poliziotto si trovava troppo vicino e lo avrebbe intralciato e Cubrilovic e Popovic fallirono anch’essi.
Cabrinovic comunque riuscì a lanciare una bomba alle 10 e 15. Franz Ferdinand, Sophie e Graf von Harrach era voltati verso la folla e non se ne accorsero nemmeno. L’autista, Franz Urban, vide l’oggetto in volo ed accelerò. La bomba rimbalzò sulla capote aperta e cadde vicino all’auto che seguiva. Agli occupanti di questa sembrò quasi di aver bucato una gomma, mentre Sophie avvertì qualcosa come se un insetto le avesse punto il collo. Guardandosi indietro, Franz Ferdinand vide il trambusto ed I gendarmi in agitazione ed ordinò di fermarsi. Graf von Harrach corse a vedere a realizzo che era stata una bomba. Molti spettatori era rimasti feriti, anche più gravemente che le persone a bordo dell’auto.. Sophie capì che quella arrivata al suo collo era stata una scheggia. L’attentatore era intanto saltato su un’imbarcazione lungo il fiume Miljacka, inseguito dalla polizia. Le auto ripartirono per completare il percorso con velocità maggiore.
Cabrinovic, mentre scappava, prese anche una pillola di veleno, ma questa non fece alcun effetto e venne arrestato. Gavrilo Princip pensò che la processione cambiasse percorso, però questo non avvenne.
Potiorek e Gerde ritornarono a riferire sui fatti di poc’anzi ed assicurarono che si trattava del gesto di un fanatico isolato: Sua Altezza poteva rilassarsi e riprendere la visita come pianificato. Franz Ferdinand però chiese un’auto che portasse la moglie al hotel. Questa però fece capire con cenno che sarebbe rimasta vicina al marito qualsiasi cosa accada. Potiorek informò le altre vetture che sarebbero passati all’ospedale per visitare i feriti.
La carovana si mise in moto per ritornarre verso l’ Appelkai. L’orologio sulla torre di Sarajevo segnava le 10 e 30.
Nel caffè Moritz Schiller Gavrilo Princip attendeva gli avvenimenti, quando sentì le macchine ripassare.
Potiorek, per evitare il centro cittadino, decise che la colonna dovesse passare lungo la Appelkai verso l’ospedale, ma dimenticò di avvisare l’autista.Sulla via per l’ospedale, Urban girò per Franz-Josef-Straße, il percorso originale. Potiorek sbottò immediatamente che quella era la strada sbagliata e che dovevano tornare indietro. Urban frenò e cominciò l’inversione. Così facendo si trovò a muoversi a velocità ridotta davanti a Gavrilo Princip che probabilmente non credeva alla sua fortuna.Il bersaglio era talmente vicino, che non poté usare la bomba. Fece quindi un passo avanti ed estrasse la pistola. Riuscì a sparare due volte prima di venir disarmato dai gendarmi.
Per quanta tensione ed adrenalina potesse avere in corpo, non poté mancare il bersaglio da poco più di un metro di distanza…
Da prima Potiorek e Harrach non avvertirono alcuna reazione dalla coppia reale. Il primo proiettile colpì però Sophie allo stomaco. Si giro e vide il marito con il sangue alla bocca: si girò e cadde con la testa sulle ginocchia del marito. Potiorek e Harrach pensarono solo ad uno shock, in quanto credevano che essa non fosse stata colpita. Il secondo colpo ferì l’arciduca sulla destra del collo e la giugolare cominciò ben presto a macchiare l’alto collo della sua divisa. Potiorek ordinò quindi di correre al vicino ospedale Konak che aveva un infermeria militare. A quel punto uno sconvolto Franz Ferdinand vide il sangue che macchiava il candido vestito della moglie e balbettò, "Sopherl, Sopherl, stirb nicht! ... Bleib am Leben für unsere Kinder" (piccola sophie, non morire…resta viva per I nostri figli). Harrach continuava a chiedere come stesse Franz Ferdinand ed egli continuava a minimizzare. "E’ niente.", continuava a dire con sempre meno forza e con voce sempre più debole." Arrivarono al Konak. I due corpi privi di coscenza vennero portati dentro. Invano. E’ stato stabilito che Sophie morì praticamente al momento in cui svenne, e poco dopo giunse la morte del marito ...
Gavrilo Princip fu arrestato. Dopo aver centrato l’arciduca e la consorte cercò di puntare l’arma verso di sé, ma fu bloccato. Cercò anche di ingerire la capsula di veleno, però riuscirono a toglierla di mano. Tutti i cospiratori vennero presi nel giro di quattro giorni. Tutti e sette parlarono a lungo durante l’interrogatorio e confermarono che il progetto era da ricondursi a loro soltanto. Nedjelko Cabrinovic, che aveva lanciato la bomba, il 23 Ottobre 1914 disse: "Ci hanno detto che Franz Ferdinand era un nemico degli Slavi e benché nessuno ci abbia mai detto di ucciderlo, fu una decisione a cui arrivammo da soli. Abbiamo però anche dei rimorsi. In primo luogo non sapevamo che fosse padre. Siamo rimasti molto toccati dalle sue ultime parole – Sophie resta viva per I nostri figli – Siamo tutto ciò che volete, eccetto criminali. Chiedo, anche a nome dei miei compagni, il perdono di questi ragazzi. Non siamo criminali, siamo gente onesta, animata da nobili sentimenti, siamo idealisti e volevamo fare del bene. Amiamo la nostra gente e moriremo per i nostri ideali."
Anche a Princip fu chiesto perché avesse sparato anche all’arciduchessa. Rispose che fu un incidente.Si scusò con gli orfani, ma non si scuso mai per l’assassinio di Franz Ferdinand. Tuttavia scusarsi è facile dopo aver commesso un delitto. Sophie era stata colpita dal primo sparo e questo di solito è sempre quello più mirato e ragionato.
Ad ogni modo Princip, Grabež e Cabrinovic erano minorenni è così evitarono la pena capitale.
Nedjelko Cabrinovic fu condannato a 20 anni di lavori forzati alle prigioni Theresienstadt in Boemia. Un giorno all’anno, il 28 giugno, data dell’assassinio, doveva passarlo in cella di isolamento. Morì di tubercolosi il 23 gennaio, 1916.
Vasco Cubrilovic fu condannato a morte. Rilasciato dagli alleati nel 1918, in vecchiaia divenne uno storico.
Trifko Grabež fu condannato a 20 anni di lavori forzati alle prigioni Theresienstadt in Boemia. Un giorno all’anno, il 28 giugno, data dell’assassinio, doveva passarlo in cella di isolamento. Morì di tubercolosi il 21 ottobre, 1916.
Danilo Ilic, il più vecchio, fu giustiziato il 3 febbraio, 1915.
Mohammed Mehmedbasic ritornò a Sarajevo e fu perdonato per il suo ruolo nell’attentato. Divenne giardiniere e falegname.
Cvijetko Popovic fu condannato a 13 anni di prigione. Più tardi divenne preside di una scuola.
Gavrilo Princip fu condannato a 20 anni di lavori forzati alle prigioni Theresienstadt in Boemia. Un giorno all’anno, il 28 giugno, data dell’assassinio, doveva passarlo in cella di isolamento. Morì di tubercolosi il 28 aprile, 1918.
Senz’altro le condizioni di vita in carcere accelerarono il decorso della tubercolosi, benché fosse già malato prima di essere incarcerato.
Le forze militari decisero che ad entrambi doveva essere riconosciuta la massima onorificenza funebre. I corpi dell’Arciduca e della duchessa Sofia dovevano essere rimpatriati a Vienna. I loro corpi rimasero al municipio di Sarajevo per quasi tutto il giorno 29. Venne allestito un treno che portò I corpi verso la costa. Ad ogni stazione venivano salutati da soldati sull’attenti e bandiere a mezz’asta. La mattina del 30 giugno vennero imbarcati sul Viribus Unitis che, scortato da navi da guerra, ma anche yacht civili, pescherecci e navi cargo con bandiere a mezz’asta e segni neri a lutto. La sera del primo luglio la triste armata arrivò a Trieste dove, accompagnati da salve di cannone, dopo un lungo corteo funebre per la città vennero portati al treno speciale che doveva portarli a Vienna.
Dopo 24 ore arrivarono finalmente al Südbahnhof. Qui la responsabilità dei militari cessò ed incominciò la parte più farsesca del loro funerale. Con molta cocciutaggine, Francesco Giuseppe ribadì che Sofia non poteva essere sepolta con gli onori di una imperatrice, tuttavia le due salme non andavano nemmeno separate visto che i due avevano trovato la morte assieme. Fu così che Francesco Ferdinando venne sepolto con un corteo non all’altezza del suo rango, bensì con gli onori relativi dovuti alla moglie morganatica.
Nel febbraio 1914 il Generale Oskar Potiorek, Governatore delle recenti province della Bosnia Erzegovina invitò l’Ispettore generale dell Forze Armate a presiedere alle parete militari vicino a Sarajevo. Franz Ferdinand, nonostante bui presentimenti, accettò l’invito anche in ragione del fatto che Franz Josef acconsentì che la moglie di Ferdinando, la contessa Sophie Chotek, lo accompagnasse in veste ufficiale: l’occasione era particolare perché il vecchio monarca non aveva mai digerito che il nipote avesse sposato una ex dama di corte che appena dopo il matrimonio morganatico divenne principessa di Hohenberg. Con tale formula rinunciavano ad ogni diritto dei loro figli per la successione al trono. Per quanto donna bella, intelligente e colta sopra la media, per Franz Josef il loro grado era troppo disparato, specie nel caso dell’erede al trono. Comunque dopo anni di scontri, anche l’imperatore cominciò ad accettare la donna, o meglio, la sua origine.
Il triste giorno dell’attentato fu domenica 28 giugno, 1914 – il giorno di S. Vito (o Vidovdan), festa nazionale serba. Gli assassini erano sette ragazzi serbi: Nedjelko Cabrinovic, Vasco Cubrilovic, Trifko Grabež, Danilo Ilic, Mohammed Mehmedbasic, Cvijetko Popovic, and Gavrilo Princip. Erano tutti membri della Mlada Bosna, dai 19 ai 27 anni, tutti malati di tubercolosi. Nel 1914 la loro malattia era comunque una condanna a morte.
Già nell’inverno del 1913/14 Danilo Ilic (23) e Gavrilo Princip (18 ), fanaticamente nazionalisti ed asceti (rifiutavano fumo, alcool o sesso) discutevano la possibilità di uccidere il governatore militare della Bosnia Erzegovina, il Generale Oskar Potiorek. Princip ricevette una lettera da un altro giovane serbo in Francia che gli annunciava la visita di Franz Ferdinand a Parigi e suggerì l’attentato.
Princip, al motto di “Ujedinjenje ili Smrt”, (Unione o Morte),' incontrò un agente della fantomatica Cerna Ruka, il Maggiore Voislav Tankosic, a cui chiese bombe e fucili. Pochi giorni dopo, un altro militante della Cerna Ruka, Milan Ciganovic, consegnò le armi ed insegnò loro ad usarle. Quindi si mossero per Sarajevo.
Dopo otto giorni, Princip, Cabrinovic e Grabež arrivarono a Sarajevo, ma non senza intoppi: Cabrinovic e Ilic sembravano voler cavarsi fuori dal progetto ed Ilic era l’unico sufficientemente fluente in tedesco da capire le pubblicazioni a proposito del percorso dell’erede al trono. Ilic suggerì di evitare o per lo meno posporre l’omicidio. Princip decise che Ilic non sarebbe stato armato. Il mattino dopo vennero decise le posizioni da prendere lungo il percorso. Ilic, Cabrinovic ed i tre ausiliari – avrebbero tenuto la prima postazione presso la Banca di Austri-Ungheria presso il ponte Cumunja. Se avessero fallito, Princip, presso il "ponte Latino" e Grabež a quello successivo, avrebbero avuto al seconda o terza possibilità.
Franz Ferdinand e Sophie lasciarono Chlumetz per Vienna mercoledì 24 giugno, ma presero percorsi separati. Franz Ferdinand non desiderava passare per Budapest, così Sophie passo via treno per l’Ungheria, mentre Franz Ferdinand passò per Trieste e scese la Dalmazia via SMS Viribus Unitis.
28 giugno 1914: Quel giorno cadeva anche l’anniversario di matrimonio di Franz e Sophie. Nel 1900 il loro era stato un matrimonio minore, ma ora era giunto il giorno del riscatto. Presero il treno a Bad Ilidze ed arrivarono a Sarajevo verso le 9 e 20 dove furono ricevuti dal Generale Potiorek. Non appena salirono in una comoda convertibile Gräf & Stift il tempo cambiò, smise di piovere e la capote fu aperta per permettere a tutti di vedere le LL MM. La processione si fermò alle caserma Filipović dove Sophie camminò a fianco, non dietro, a suo marito mentre questi ispezionava la guardia d’onore
Quando risalirono in macchina, vennero salutati da 24 salve di cannone. L’auto di testa portava Fehim Effendi Curcic ed il dottor Gerde, rispettivamente il Sindaco ed il capo della Polizia di Sarajevo, ed il Generale Potiorek. La seconda conteneva Franz Ferdinand e Sophie con Graf von Harrach ed il loro autista Franz Urban. Seguivano alter automobili. Procedevano lentamente lungo la via Čemaluša (recentemente rinominata viale Franz Ferdinand) e lungo la riva Appel, l’ormeggio nord sul fiume Miljacka che scorre nel centro di Sarajevo, al grido di "Zivio! Zivio!" (Viva!, Viva!).Il primo degli attentatori a vedere la carovana fu Cvijetko Popovic. Al suo fianco Danilo Ilic, disarmato, segnalò a Cabrinovic, Mehmedbasic e Cubrilovic che la processione si avvicinava. Mehmedbasic perdette la calma, più tardi sostenne che un poliziotto si trovava troppo vicino e lo avrebbe intralciato e Cubrilovic e Popovic fallirono anch’essi.
Cabrinovic comunque riuscì a lanciare una bomba alle 10 e 15. Franz Ferdinand, Sophie e Graf von Harrach era voltati verso la folla e non se ne accorsero nemmeno. L’autista, Franz Urban, vide l’oggetto in volo ed accelerò. La bomba rimbalzò sulla capote aperta e cadde vicino all’auto che seguiva. Agli occupanti di questa sembrò quasi di aver bucato una gomma, mentre Sophie avvertì qualcosa come se un insetto le avesse punto il collo. Guardandosi indietro, Franz Ferdinand vide il trambusto ed I gendarmi in agitazione ed ordinò di fermarsi. Graf von Harrach corse a vedere a realizzo che era stata una bomba. Molti spettatori era rimasti feriti, anche più gravemente che le persone a bordo dell’auto.. Sophie capì che quella arrivata al suo collo era stata una scheggia. L’attentatore era intanto saltato su un’imbarcazione lungo il fiume Miljacka, inseguito dalla polizia. Le auto ripartirono per completare il percorso con velocità maggiore.
Cabrinovic, mentre scappava, prese anche una pillola di veleno, ma questa non fece alcun effetto e venne arrestato. Gavrilo Princip pensò che la processione cambiasse percorso, però questo non avvenne.
Potiorek e Gerde ritornarono a riferire sui fatti di poc’anzi ed assicurarono che si trattava del gesto di un fanatico isolato: Sua Altezza poteva rilassarsi e riprendere la visita come pianificato. Franz Ferdinand però chiese un’auto che portasse la moglie al hotel. Questa però fece capire con cenno che sarebbe rimasta vicina al marito qualsiasi cosa accada. Potiorek informò le altre vetture che sarebbero passati all’ospedale per visitare i feriti.
La carovana si mise in moto per ritornarre verso l’ Appelkai. L’orologio sulla torre di Sarajevo segnava le 10 e 30.
Nel caffè Moritz Schiller Gavrilo Princip attendeva gli avvenimenti, quando sentì le macchine ripassare.
Potiorek, per evitare il centro cittadino, decise che la colonna dovesse passare lungo la Appelkai verso l’ospedale, ma dimenticò di avvisare l’autista.Sulla via per l’ospedale, Urban girò per Franz-Josef-Straße, il percorso originale. Potiorek sbottò immediatamente che quella era la strada sbagliata e che dovevano tornare indietro. Urban frenò e cominciò l’inversione. Così facendo si trovò a muoversi a velocità ridotta davanti a Gavrilo Princip che probabilmente non credeva alla sua fortuna.Il bersaglio era talmente vicino, che non poté usare la bomba. Fece quindi un passo avanti ed estrasse la pistola. Riuscì a sparare due volte prima di venir disarmato dai gendarmi.
Per quanta tensione ed adrenalina potesse avere in corpo, non poté mancare il bersaglio da poco più di un metro di distanza…
Da prima Potiorek e Harrach non avvertirono alcuna reazione dalla coppia reale. Il primo proiettile colpì però Sophie allo stomaco. Si giro e vide il marito con il sangue alla bocca: si girò e cadde con la testa sulle ginocchia del marito. Potiorek e Harrach pensarono solo ad uno shock, in quanto credevano che essa non fosse stata colpita. Il secondo colpo ferì l’arciduca sulla destra del collo e la giugolare cominciò ben presto a macchiare l’alto collo della sua divisa. Potiorek ordinò quindi di correre al vicino ospedale Konak che aveva un infermeria militare. A quel punto uno sconvolto Franz Ferdinand vide il sangue che macchiava il candido vestito della moglie e balbettò, "Sopherl, Sopherl, stirb nicht! ... Bleib am Leben für unsere Kinder" (piccola sophie, non morire…resta viva per I nostri figli). Harrach continuava a chiedere come stesse Franz Ferdinand ed egli continuava a minimizzare. "E’ niente.", continuava a dire con sempre meno forza e con voce sempre più debole." Arrivarono al Konak. I due corpi privi di coscenza vennero portati dentro. Invano. E’ stato stabilito che Sophie morì praticamente al momento in cui svenne, e poco dopo giunse la morte del marito ...
Gavrilo Princip fu arrestato. Dopo aver centrato l’arciduca e la consorte cercò di puntare l’arma verso di sé, ma fu bloccato. Cercò anche di ingerire la capsula di veleno, però riuscirono a toglierla di mano. Tutti i cospiratori vennero presi nel giro di quattro giorni. Tutti e sette parlarono a lungo durante l’interrogatorio e confermarono che il progetto era da ricondursi a loro soltanto. Nedjelko Cabrinovic, che aveva lanciato la bomba, il 23 Ottobre 1914 disse: "Ci hanno detto che Franz Ferdinand era un nemico degli Slavi e benché nessuno ci abbia mai detto di ucciderlo, fu una decisione a cui arrivammo da soli. Abbiamo però anche dei rimorsi. In primo luogo non sapevamo che fosse padre. Siamo rimasti molto toccati dalle sue ultime parole – Sophie resta viva per I nostri figli – Siamo tutto ciò che volete, eccetto criminali. Chiedo, anche a nome dei miei compagni, il perdono di questi ragazzi. Non siamo criminali, siamo gente onesta, animata da nobili sentimenti, siamo idealisti e volevamo fare del bene. Amiamo la nostra gente e moriremo per i nostri ideali."
Anche a Princip fu chiesto perché avesse sparato anche all’arciduchessa. Rispose che fu un incidente.Si scusò con gli orfani, ma non si scuso mai per l’assassinio di Franz Ferdinand. Tuttavia scusarsi è facile dopo aver commesso un delitto. Sophie era stata colpita dal primo sparo e questo di solito è sempre quello più mirato e ragionato.
Ad ogni modo Princip, Grabež e Cabrinovic erano minorenni è così evitarono la pena capitale.
Nedjelko Cabrinovic fu condannato a 20 anni di lavori forzati alle prigioni Theresienstadt in Boemia. Un giorno all’anno, il 28 giugno, data dell’assassinio, doveva passarlo in cella di isolamento. Morì di tubercolosi il 23 gennaio, 1916.
Vasco Cubrilovic fu condannato a morte. Rilasciato dagli alleati nel 1918, in vecchiaia divenne uno storico.
Trifko Grabež fu condannato a 20 anni di lavori forzati alle prigioni Theresienstadt in Boemia. Un giorno all’anno, il 28 giugno, data dell’assassinio, doveva passarlo in cella di isolamento. Morì di tubercolosi il 21 ottobre, 1916.
Danilo Ilic, il più vecchio, fu giustiziato il 3 febbraio, 1915.
Mohammed Mehmedbasic ritornò a Sarajevo e fu perdonato per il suo ruolo nell’attentato. Divenne giardiniere e falegname.
Cvijetko Popovic fu condannato a 13 anni di prigione. Più tardi divenne preside di una scuola.
Gavrilo Princip fu condannato a 20 anni di lavori forzati alle prigioni Theresienstadt in Boemia. Un giorno all’anno, il 28 giugno, data dell’assassinio, doveva passarlo in cella di isolamento. Morì di tubercolosi il 28 aprile, 1918.
Senz’altro le condizioni di vita in carcere accelerarono il decorso della tubercolosi, benché fosse già malato prima di essere incarcerato.
Le forze militari decisero che ad entrambi doveva essere riconosciuta la massima onorificenza funebre. I corpi dell’Arciduca e della duchessa Sofia dovevano essere rimpatriati a Vienna. I loro corpi rimasero al municipio di Sarajevo per quasi tutto il giorno 29. Venne allestito un treno che portò I corpi verso la costa. Ad ogni stazione venivano salutati da soldati sull’attenti e bandiere a mezz’asta. La mattina del 30 giugno vennero imbarcati sul Viribus Unitis che, scortato da navi da guerra, ma anche yacht civili, pescherecci e navi cargo con bandiere a mezz’asta e segni neri a lutto. La sera del primo luglio la triste armata arrivò a Trieste dove, accompagnati da salve di cannone, dopo un lungo corteo funebre per la città vennero portati al treno speciale che doveva portarli a Vienna.
Dopo 24 ore arrivarono finalmente al Südbahnhof. Qui la responsabilità dei militari cessò ed incominciò la parte più farsesca del loro funerale. Con molta cocciutaggine, Francesco Giuseppe ribadì che Sofia non poteva essere sepolta con gli onori di una imperatrice, tuttavia le due salme non andavano nemmeno separate visto che i due avevano trovato la morte assieme. Fu così che Francesco Ferdinando venne sepolto con un corteo non all’altezza del suo rango, bensì con gli onori relativi dovuti alla moglie morganatica.