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Da Sergio
Inviato: Mer, 03 Nov 2004 05:07
Xe uno dei tanti eroi che vanta l'Italia. Vie, scole, piazze, intitolade a queste persone, alcune magari degne de tanto onore, altre forsi un poco meno.
Come go dito in un altro mesagio, de Nazario Sauro se gaveva parlado con dei amici alcuni giorni fa, e alora go voludo aprofondir le conoscenze, per cercar de capir mejo le robe.
Comincemo subito a riportar la version uficiale, quela presente sul sito dela Marina Militare http://www.marina.difesa.it/storia/movm ... VM420b.htm :
e ancora (http://www.giovaniveneziani.com/nazario.html)Nacque a Capodistria (Pola) il 20 settembre 1880. Irredentista dalmata, ancora in giovane età ebbe il comando di piccoli piroscafi con i quali percorse tutto l'Adriatico, impratichendosi particolarmente delle coste dalmate, delle rotte in stretti canali, sulle condizioni idrografiche e sulle vicissitudini meteorologiche di questo tratto di mare. Di origine italiana, allo scoppio del 1° conflitto mondiale si portò subito a Venezia, arruolandosi volontario nella Regia Marina dove ottenne il grado di Tenente di Vascello di complemento.
Nell'incarico di pilota imbarcò subito su Unità siluranti di superficie e subacquee ed in 14 mesi di intensa attività portò a compimento 60 missioni di guerra, delle quali alcune sono rimaste memorabili e leggendarie per il modo mirabile con il quale egli coadiuvò i comandanti delle varie unità partecipanti.
Il 30 luglio 1916 imbarcò sul sommergibile Pullino con il quale avrebbe dovuto effettuare una incursione su Fiume, ma l'unità, a causa della forte corrente e della fitta nebbia esistente nella zona, andò ad incagliarsi sullo scoglio dell'isolotto della Galiola.
Risultati vani tutti i tentativi di disincaglio, distrutti i cifrari di bordo e le apparecchiature e predisposta per l'autoaffondamento, l'unità fu abbandonata dall'equipaggio e Nazario Sauro, allontanatosi volontariamente da solo su un battellino, fu in seguito catturato dal cacciatorpediniere Satellit.
Tradotto a Pola e processato, fu condannato a morte mediante impiccagione. Alle ore 17.45 del 10 agosto 1916 egli salì il patibolo con sulle labbra il nome dell'Italia.
Qualche particolare in più se lo trova sul sitoNAZARIO SAURO
MEDAGLIA D'ORO AL VALORE MILITARE
Naque il 20 settembre 1880 a Capodistria. Marinaio impavido fin dall'adolescenza a vent'anni capitano di piccolo cabotaggio. Navigando l'Adriatico e il Carnaro ne indaga i porti i canali le correnti lungo le coste e tra le isole dell'Istria e della Dalmazia finì giù alle bocche di Cattaro.
Infiammato d'amore per l'Italia nella fede sicura di una prossima liberazione della sua terra dal giogo straniero egli fa tesoro di queste sue conoscenze con l'intento di servirsene a scopi bellici. Allo scoppio della guerra mondiale a Venezia tra i primi profughi giuliani a fare opera di propaganda interventista.
Nel Maggio del 1915 si arruola volontario nella R.Marina. Nell'incarico di pilota imbarcò subito su Unità siluranti di superficie e subacquee ed in 14 mesi di intensa attività portò a compimento 60 missioni di guerra, sfidando la forca austriaca, delle quali alcune sono rimaste memorabile leggendarie per il modo mirabile con il quale egli coadiuvò i comandanti delle varie unità partecipanti.
Per questi suoi meriti di guerra è fregiato nel giugno del 1916 della medaglia d'argento e promosso a tenente di vascello. Poco dopo ottiene di essere imbarcato sul sommergibile "Giacinto Pullino", il quale nella notte del 30 luglio esce dal porto di Venezia con l'obiettivo di silurare le opere di guerra nemiche nelle acque di Fiume. Ma già all'alba la nave giunta nel Carnaro s'incaglia sullo scoglio della Galiola nei paraggi delle isole Unite.
Risultati vani tutti i tentativi di disincaglio, distrutti i cifrari di bordo e le apparecchiature e predisposta per l'autoaffondamento, l'unità fu abbandonata dall'equipaggio e Nazario Sauro, allontanatosi volontariamente da solo su un battellino, fu in seguito catturato dal cacciatorpediniere Satellit.
Nazario Sauro con tutti i suoi compagni è fatto prigioniero, riconosciuto e tradotto davanti al tribunale militare di campo dell'Ammiragliato e del comando di porto di Pola il quale fungendo da giudizio statario lo condanna il 10 agosto 1916 alla pena di morte mediante capestro, dopo averlo crudelmente messo a confronto con la madre, fatta venire dai campi di deportazione dell'Austria interna. Il Ministero della Marina per onorare la memoria del martire gli assegnò la medaglia d'oro con la seguente motivazione:
"Dichiarata la guerra all'Austria venne subito ad arruolarsi sotto le nostre bandiere per dare il contributo del suo entusiasmo, della sua audacia ed abilità alla conquista della terra nella quale era nato e che anelava congiungersi all'Italia. Incurante del rischio al quale si esponeva, prese parte a numeroso ardite e difficili missioni navali di guerra, alla cui riuscita contribuì sempre efficacemente con la conoscenza pratica dei luoghi e dimostrando sempre coraggio animo intrepido e disprezzo dei pericoli. Fatto prigioniero, conscio della sorte che ormai lo attendeva, serbò fino all'ultimo contegno meravigliosamente sereno e col grido forte e ripetuto più volte dinanzi al carnefice di Viva l'Italia esalò l'anima nobilissima, dando impareggiabile esempio del più puro amore di Patria. Alto Adriatico
24 Maggio 1915- 10 agosto 1916
http://malesia.interfree.it/documenti/nazariosauro.htm :
Eco alora che quel che i me contava sembra abastanza veritiero. Anzituto tuti rimarca la sua grande esperienza come capitano de barche che percoreva sempre le stese rote de l'Alto Adriatico, grande esperienza, ma dopo el finisi in una secca che tuti quei del posto i conoseva ben (me par che la gabi anche un altro nome che adeso no me ricordo).Discendente d'una famiglia di antichi coloni romani e suddito dell'imperatore Francesco Giuseppe per ragioni di confine, alla visita Nazario Sauro era stato riformato dai medici austriaci a causa di un difetto a un occhio. Ma potevano richiamarlo da un momento all'altro. Fuggito a Venezia con la famiglia prima dell'intervento italiano, s'era poi arruolato volontario in marina, dove dimostrò di vederci benissimo. In quattordici mesi, partecipò a sessanta mssioni di guerra. Per il tenente di vascello Sauro, il 30 luglio 1916, giunse l'ordine di imbarcarsi sul sommergibile Pullino. Ci andò di malavoglia. Era già stato altre volte sui sommergibili, ma non gl piacevano. Diceva che preferiva sentirsi il vento in faccia e vedere il nemico mentre lo colpiva. Quella sera, forse ebbe anche un presentimento e, prima di salire a bordo, passò da un amico al quale consegnò due lettere, una per i figli e l'altra per la moglie. Il Pullino era diretto a Fiume, col compito di penetrare nel porto e silurare un piroscafo. Verso mezzanotte imboccò il Quarnaro tra banchi di nebbia pesante. Secondo i dati della navigazione stimata, a quell'ora avrebbe dovuto trovarsi nel braccio d'acqua che divide le isole di Unie e Galiola. E infatti c'era, ma correnti irregolari lo portarono in secco su uno scoglio della Galiola. Il disincaglio fu tentato inutilmente. All'alba, distrutti armi e indumenti, l'equipaggio abbandonò il sommergibile per sfuggire alla cattura e s'allontanò su una barca a vela presa ai pescatori. Nazario Sauro, solo, s'imbarcò su un piccolo battello a remi, dirigendosi verso l'isola di Unie. Una nave austriaca lo scoprì prima che l'avesse raggiunta. Come tutti i volontari irredenti arruolati dall'Italia, Sauro aveva documenti falsi. Anche davanti al giudice militare, che l'interrogava sospettoso nel carcere di Pola, continuò ad affermare di chiamarsi Nicolò Sambo, nato a Venezia. Negò di essere Nazario Sauro anche dopo che una ventina di persone l'ebbero riconosciuto. «Non conosco questa signora», rispose quando nella cella fu accompagnata sua madre. Negò fino al momento in cui fu pronunciata la condanna a morte per capestro.
Poi tanto eroe coragioso forsi nol iera, visto che, una volta caturado, nol ga avudo el coragio de dir chi che fosi, nemeno seguindo la solita prassi : nome e numero de matricola. Come a dir che co se trata de ucider i altri xe facile, ma co xe in zogo la propria vita.... xe un'altra roba.
Eh, la storia se lasa scriver, ma per fortuna ogi un poco de libertà ghe xe e alora perché no cercarse de farse una propria idea, senza condizionamenti e preconceti?
Da babatriestina
Inviato: Mer, 03 Nov 2004 07:57
Papà me contava che el iera bastanza amico de mio nono... per zerto el iera mariner.
Come che digo sempre, bisogna zercar de entrar nel clima de l'epoca, e domandarse perché tante persone se entusiasmava per una loro idea de l'Italia quela volta e cossa no ghe andava ben dela situazion come che la iera. Qualchedun disi no i saveva cossa che li aspetava, come che savemo noi col senno de 100 ani dopo!
Adesso xe facile dir, ciapado prigionier nome cognome e numero de matricola, che al massimo i te sera in cheba e po ti te fa difender de Amnesty internationa, la Croce Rossa, apelo sul Al Jazeera...
Ma là se saveva che se i te becava iera corda al colo, e nissun che te gavessi zercà de salvar, l'Italia no zerto.
Mi no posso assolutamente condanarlo se el ga zercado de no farse impicar.
Se confrontemo con adesso, ben, adesso molta gente vien ciapada in zerte guere e gueriglie per motivi de bori, se ve ricordè se ga dito istesso per italiani ciapai in Irak, eco, nel caso de Sauro no credo fussi una question de bori.
Che poi, se sa benissimo che le stesse persone, se la loro parte vinzi i xe eroi e se la loro parte perdi i xe teroristi.
Eco, de noi xe bel che ala fin xe finidi rispetadi tuti due, Francesco Baracca e Goffredo de Banfield (a proposito del qual, ogni tanto trovo scrito Gottfried, avendolo conossudo personalmente ve posso dir che el se ga sempre fato ciamar Jeffrey- mi de picia credevo che el se ciamassi Gèfri).
Da Kasteliz
Inviato: Mer, 03 Nov 2004 21:45
Inutile che ve conto cossa penso de Sauro, ognidun ga dirito de gaver le sue opinioni.
Mi ve conto solo cossa che xe scrito nei due unici documenti uficiali sula perdita del PULLINO, che se pol ancora trovar a l’Archivio de Stato a Roma. Niente altro xe più disponibile, gnanche i raporti dei ufficiai coinvolti, elencadi nela relazion qua soto.
Ma lo steso xe ‘bastanza per farve veder come che se riscrivi la Storia.
Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina
Ispettorato dei sommergibili e dell’aviazione
Reparto VI
Roma, 8 luglio 1917
N.di protocollo 2309
Oggetto: Perdita del sommergibile "Pullino"
RISERVATISSIMO
A S.E. IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA
Esaminati: il rapporto del tenente di vascello Ubaldo degli Uberti sulla perdita del sommergibile "Pullino", il rapporto del tenente di vascello Carlo Alberto Coraggio, ufficiale in 2a dello stesso sommergibile, il verbale dell’inchiesta eseguita dal capitano di fregata Cesare Vaccaneo sull’opera del tenente di vascello Coraggio, in occasione del suo ritorno dalla prigionia e la relazione del capitano di vascello Enrico Monelli sulle risultanze del rapporto del Comandante del "Pullino", questo Ispettorato ha l’onore di esprimere all’E.V. le proprie conclusioni sull’argomento.
1) Lo scarto nella rotta prefissa, che ha avuto come conseguenza l’incaglio del sommergibile "Pullino", dovuto verosimilmente a due cause: una velocità effettiva alquanto minore di quella stimata, sulla prima rotta 122° a partire dalla boa di P.Maestra, cosicché il punto d’accostata per la seconda rotta 75° è risultato più a NW di quello stabilito; l’effetto della corrente generale, che sul versante dalmato risale l’Adriatico con direzione media NW, sul terzo tratto di rotta (20°); gli effetti delle due cause si sommano.
Le rotte prescelte dal Comandante, rispondevano alla necessità di arrivare senza essere scoperti, all’imbocco del Quarnero. L’opportunità prospettata dal Comandante Bonelli di scegliere piuttosto il passaggio a ponente della Galiola non sembra giustificata, perché lo scarto nella direzione NW avrebbe portato verso i campi di mine che circondano Capo Promontore e dei quali non si conosce esattamente l’estensione. Sarebbe stato invece utile, come osservano lo stesso Comandante Monelli ed il Comandante Vaccaneo, di riconoscere meglio la costa di Unie per controllare più esattamente la posizione, prima di avventurarsi al Nord, e sostituire per breve tratto alla propulsione con motore a combustione quella elettrica a piccola velocità; però a queste osservazioni; che il Comandante stesso prevede nel suo rapporto, egli obbietta: che non poteva avvicinarsi troppo a Unie per non farsi scoprire dal rumore del motore a combustione; che dal vago avvistamento della costa di Unie il pilota Signor Sauro aveva ritenuto di poter dare garanzie sulla sicurezza della rotta seguita; e che le speciali esigenze della missione non consigliavano di intaccare la riserva di energia elettrica durante la traversata; queste obbiezioni sono tutte degne di considerazione.
Si conclude, nei riguardi della condotta di navigazione, che il Comandante del "Pullino", nell’intento principale di raggiungere l’obbiettivo della sua difficile missione, di sorpresa ed in completa efficienza, ha rinunciato scientemente a quelle precauzioni che in circostanze normali avrebbero dovuto essere adottate e che avrebbero probabilmente evitato o almeno reso meno grave l’incaglio.
2) Avvenuto l’incaglio, non fu trascurato nessun mezzo per tentare il rimettere a galla il sommergibile, ma questo era montato sulla secca fino a fondali di 3 metri, mentre la pescagione era di m. 4,10; era quindi assolutamente impossibile che alcun tentativo, con mezzi propri riuscisse. Svanite le speranze di disincaglio, furono presi tutti i provvedimenti per inutilizzare il sommergibile…….. (lunga e dettagliata spiegazione dei tentativi di sabotaggio e del mancato autoaffondamento)
3) Nulla vi è da osservare sul mezzo tentato per evitare la cattura del personale; è stata disgraziata decisione quella del pilota Signor Sauro di voler allontanarsi da solo; meglio sarebbe stato se egli fosse rimasto con tutto l’equipaggio, assumendo la qualità di sottufficiale; la sua età non compatibile con la posizione di ufficiale in soprannumero per allenamento, la sua assoluta deficienza di cultura tecnica, constatata nell’interrogatorio al quale fu sottoposto, hanno determinato i sospetti che portarono poi alla sua triste fine.
4) In conclusione questo Ispettorato ritiene che al Comandante degli Uberti non possa farsi alcun grave appunto per la perdita del "Pullino" salvo le osservazioni indicate al n.1, sui criteri adottati per imboccare il Quarnero; dopo l’incaglio ha fatto quanto era in suo potere per renderne le conseguenze meno gravi, tentando dapprima il disincaglio, poi inutilizzando, per quanto era possibile, la sua nave, infine tentando di fuggire con tutto l’equipaggio alla cattura.
L’ufficiale in 2a tenente di vascello Coraggio Carlo Alberto, per voler compiere la difficile missione, ha tenuto nascosto al suo Comandante una punta d’ernia , della quale soffriva e che fu poi operata nel campo di Mathausen; ha dato poi al Comandante la più efficace coadiuvazione in tutte le operazioni che seguirono all’incaglio, ed è ritornato dalla prigionia con animo deliberato a riprendere subito il servizio di guerra; per il suo elevato sentimento del dovere merita encomio.
Il 2° capo meccanico Nanni Arturo ed il ff 2° capo operaio Cuneo Francesco, per le ragioni indicate nel rapporto del Comandante degli Uberti e confermate dall’ufficiale in 2a Signor Coraggio, si ritengono meritevoli d’essere proposti per un encomio solenne. Essi sono tuttora prigionieri.
IL CONTRAMMIRAGLIO
(firma illeggibile)
S.M.S. "SATELLIT"
Reg.N. :203
Cattura di un Ufficiale Italiano
All’ I. e R. Comando della Difesa Marittima – P O L A
31 luglio 1916
Partecipo all’I. e R. Comando della Difesa Marittima che alle 7 a.m. del 31 corrente ho ricevuto dal Faro di Porer la notizia che una torpediniera ed un sottomarino si trovavano presso Galiola.
Poco dopo fu intercettato un dispaccio della torpediniera che il sottomarino si era incagliato presso la Galiola.
Mi recai a Galiola dove fui informato che il sottomarino era stato abbandonato, che l’equipaggio era fuggito su due barche e che la torpediniera "4" le inseguiva.
Feci rotta a 230° e dopo circa 3 ¼ miglia fu scoperta una piccola barca dal sottocapo timoniere Stefano Leib.
In essa si trovava , sotto una tela cerata, un ufficiale italiano. Al momento di essere arrestato, gettò da bordo un piccolo involto verde , che subito affondò.
Io rilevai la località con un galleggiante. Poiché l’ufficiale appariva malato e leggermente ferito alla faccia, fu preso a bordo e la barca caricata a bordo.
Quivi prosegui la rotta. Quando la barca a vela fu avvistata era già a rimorchio della torpediniera "4".
Tornai di nuovo verso Galiola e consegnai alle guardie del faro la barca. La nave "MAGNET" e la torpedineira "6" erano già arrivate.
All’arrivo della nave "TRABANT" partii per Pola, accompagnai dietro ordine dato a mezzo di segnalazione la S.M.S. "STERCULE" verso Galiola, ritornai verso Pola colla torpediniera "7" consegnai il prigioniero non ché gli oggetti rinvenuti dalla scorta.
L’Ufficiale Italiano dichiarò di essere il primo ufficiale del sottomarino e di chiamarsi Nicolò Sambo.
f.to Steinhart
Capitano di Fregata
Secondo informazioni del Capo di Stato Maggiore dell’Ammiragliato del porto e della difesa marittima, il pacchetto si trova a 48 metri di profondità, in mezzo alla mota, e non si può recuperare. S.E. ordinava che le ricerche non si devono fare, perché non si avrebbe nessun risultato.
2/8
f.to
Neumann
(questa devi eser una traduzion fata per el Stato Magior italian)
Nebia e corenti strane citade nele agiografie:
L’unica corente iera quela "generale, che sul versante dalmato risale l’Adriatico con direzione media NW" arcinota a tuti i naviganti de ieri e de ogi, meno che al Comandante del sotomarin e del suo Signor pilota Sauro.
Nebia gnanche, perché la relazion no la cita e anche perché Sauro gaveva riconosù tanto ben la costa de Unie de garantirghe al Comandante che come che el ‘ndava el ‘ndava ben (ma sui scoi).
Date le risultanze de l’inchiesta mi calcolo che per asurdo, se l’Austria fusi stada più furba, inveze de crear un Martire, a Sauro i ghe gavesi dovù prima dar la medaia de Maria Teresa e dopo tornarghelo ai Italiani con tanti ringraziamenti per eser stà parte importante ne l’eliminar un Regio Sommergibile. Probabilmente in Italia el gaveria dovù dar più de una spiegazion, visto che el gaveva fama de eser espertisimo dei nostri mari.
Fazo notar che ala fine dela relazion, i proponi encomi a un uficial e a due marinai, a Sauro, a parte la "triste fine", nela Regia Marina del 1917, no solo nisun se sognava de proporghe una medaia, ma gnanche un encomio.
No go prove documentarie per dimostrar quel che go sentì dir in Marina, ma par che l’equipagio del sotomarin no lo gavesi volù con lori, e xe per questo che el iera solo in quela barcheta e che che i lo gavesi anche un poco maltratà, infati l’uficial austriaco el nota che "l’ufficiale appariva malato e leggermente ferito alla faccia". A meno che nol sia finì a musada saltando nel caicio.
Solo dopo, per alimentar el patriottismo, questo discendente de "coloni romani" i lo fa tenente di vascello (nela relazion el xe solo e sempre "pilota", anzi i disi che proprio nol podeva eser un uficial, per vari motivi), e i ghe dà la medaia de oro.
Torno a dir, se l’Austria fusi stada più lungimirante, de Sauro nisun se ricorderia più.
Me par che la Baba, per quanto riguarda Oberdank, la sia dela stesa opinion…
No so chi che la ga dita, ma a mi me piasi asai ‘sta frase:
"Felice il popolo che non ha bisogno di eroi"
(continua...)