triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

IL GIRO DEL MONDO

Ecco uno dei due viaggi che riportarono una parte dei nostri prigionieri in Italia, lungo l'itinerario Americano. Ricordo che, partiti da Kirsanov,arrivarono a Tient-Sin.Da questa città cinese,dove l'Italia aveva una Concessione,arrivarono a Fusan e poi a Vladivostok. Qui di seguito potete vedere il proseguimento dello straordinario viaggio verso gli Stati uniti,sulla nave Logan ed infine a bordo della G. Verdi verso Genova,dove gli uomini sbarcarono.

Immagine

Cliccando all'indirizzo qui sotto è possibile aprire la carta interattiva, più dettagliata e con foto d'epoca.

http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&h ... 960938&z=2


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

questo itinerario venne percorso all'epoca anche da esuli cecoslovacchi, fra cui Tomas Masaryk, che ne approfittò per propagandare la causa cecoslovacca presso il presidente Wilson nel 1918.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Masarick era su una di queste navi (la Sheridan o la Logan)? Io so che di sicuro la Logan e la Sheridan furono usate una sola volta, nel viaggio di andata da Vladivostok a San Francisco per gli Italiani. Ma so quasi di sicuro che dopo la Logan ripetè il tragitto, tornando a Vladivostok..
Insomma, so che queste navi nei due viaggi descritti trasportarono Soldati americani e ex prigionieri di etnia italiana; non so se a bordo c'erano anche Cechi o se questi furono trasportati in seguito con un altro viaggio sulla stessa nave.
Ciao Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto:Masarick era su una di queste navi (la Sheridan o la Logan)?

Ciao Mandi
penso di no, dicevo solo che l'itinerario fu più o meno il medesimo. Masaryk non era un prigioniero di guerra, ma uno dei fuorusciti del comitato per la creazione della Cecoslovacchia, credo operassero a Parigi durante la guerra, era andato in Russia immagino per propagandare la propria idea, venne bloccato dalla guerra fra bianchi e bolscevichi e anche lui dovette seguire questo itinerario. insomma, una rotta alquanto trafficata, allora..


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Elisa »

avendo avuto io un papà che da giovanissimo combattè nella grande guerra, non sentii mai da lui (chè poco parlava di guerra e di Patria....) nè da altri, descrizione alcuna in riguardo a questo viaggio, dimostrativo in effetti di un GIRO DEL MONDO! Oggi giorno, pur tenendo molto in conto e cercare di interpretare le peripezie, i sacrifici e i dolori dei nostri avi combattenti obbligati a far ritorno in qualsiasi maniera e condizione, si potrebbe denominare questo itinerario "favoloso", ma a quale prezzo! Menomale, diciamo però, che sia esistito tra tanti ostacoli e disagi!
E mi congratulo con te per questa tua spiccata predilezione per approfondire la Storia! Io non trovo, forse, un commento esauriente a questo argomento; eppure mi sento spinta ad inoltrare la mente in quegli eventi bellici, immaginando che qualcuno appartenente alla mia famiglia o ai miei posti ne possa esser stato protagonista.
In più...qui in famiglia (sì,sì, attualamente...) ho gente che sta ripassando con fervore il susseguirsi dei fatti storici, dove si viene a conoscenza dei luoghi di combattimento ecc., ma non specialmente di tutto quello che concerne alla questione affrontata da te.
Allora grazie Mandi!


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Baba Triestina ha detto :
venne bloccato dalla guerra fra bianchi e bolscevichi e anche lui dovette seguire questo itinerario. insomma, una rotta alquanto trafficata, allora..
Anche gli Italiani furono portati lì in parte per propagandare la causa irredentista. Mi piace ricordare che il tenore Caruso andò a visitare gli ex prigionieri e cantò per loro.
In effetti la rotta, sia quella di Arcangelo ,sia quella americana, sia quella orientale sono state molto trafficate. Ma ricordo che i Cechi ebbero una parte molto importante nelle guerre civili russe. Da quel che so io, disertò quasi un esercito intero dalle file astroungariche. So che questi cechi lottarono disperatamente per ottenere la loro indipendenza , alleandosi con gli zaristi bianchi, combattendo lungo la linea della Transiberiana. Infine si ritrovarono tutti a Vladivostok, con i nostri . Di sicuro so che i Battaglioni neri combatterono con loro, ma ne parlerò più avanti. Se sbaglio correggimi, Baba, perchè queste cose le ho lette, non approfondite.

Elisa ha detto :
non sentii mai da lui (chè poco parlava di guerra e di Patria....) nè da altri, descrizione alcuna in riguardo a questo viaggio, dimostrativo in effetti di un GIRO DEL MONDO!
Anche mio nonno mi ha raccontato che era tornato a casa in treno,e nominava Vladivostok. Solo che da piccola non sapevo dove fosse Vladivostok. Il suo foglio matricolare però parla chiaro : partito da Vladivostok nel 20, tornato a Trieste sempre nel 20. A bordo di una delle tre navi giapponesi. Insieme a moltissimi altri .

il susseguirsi dei fatti storici, dove si viene a conoscenza dei luoghi di combattimento
E' vero e giusto , ma non ti pare che si sentono sempre nominare nei libri di storia troppe battaglie e nomi di generali, e invece si pensa poco alle persone comuni, che possono essere tuoi o miei parenti, sballottati di qua e di là a combattere e morire ? Infatti io raccontando questa parte di storia, cercherò di evitare di nominare troppo i generali vari. Se uno vuole li trova su Wiki. Mi fa molto, molto piacere che non li "senti lontani" quegli uomini di cui parlo. E' così che deve essere la Storia, sempre da scoprire e da riscrivere, ma basata su documenti .E ciascuno di noi può contribuire a ricordare

Ciao Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

LA STORIA

La Storia è fatta di spazio e di tempo. E di quel che fecero le persone in questo spazio e tempo. Nell’anno 1918 successero un bel po’ di cose, a Trieste, a Trento e nelle zone circostanti. Ma di questo non voglio occuparmi. Io vorrei solo seguire la strada percorsa dai prigionieri. Non ho parlato ad esempio della morte di Francesco Giuseppe, né di Carlo I , né di Vittorio Emanuele, né dei generali, né delle battaglie dei vari schieramenti. Mi pare che se ne parli ampiamente nel Forum, con idee diverse e complementari, a volte. Da tanti commenti su di un uomo, talvolta viene ricavato il ritratto abbastanza verosimile di quell’uomo. A volte potrà capitare che parli di un “uomo importante”,,ma solo perché interessa direttamente l’argomento “prigionieri nostri”

1918

Mentre un bel gruppo di ex prigionieri stava navigando verso gli Stati Uniti , per poi ritornare a Genova, migliaia di altri uomini erano ancora prigionieri in Siberia e Turkestan. Ad esempio a Krasnojarsk c’erano 11.000 prigionieri ed a Omsk un numero altrettanto consistente. Leggendo i diari scritti in Siberia , io ho avuto una percezione un po’ strana del 1918. La Siberia è vastissima e molti prigionieri stavano lavorando in varie zone, forse tenendosi alla larga da quella che era la Guerra civile russa. Insomma, molti facevano i fatti propri, tenendosi un po’ in disparte dagli eventi, andando a lavorare come contadini, falegnami ecc. , cercando di non scontentare Russi, Austriaci, Italiani, tentando insomma di salvare la pelle e rimandare decisioni. Molti hanno giudicato tra l’altro, i Russi come “brava gente”.

In definitiva la situazione era questa :
-due scaglioni di uomini erano partiti per gli Stati Uniti da Vladivostok (25 aprile 1918- 27 giugno 1918) (23 giugno 1918 -5 settembre 1918).Erano In tutto circa 470 ex prigionieri di etnia italiana.
-Altre migliaia di uomini erano dispersi nei vari Campi, oppure lavoravano presso fattorie.
-Altri uomini erano ancora a Tientsin e Pechino, nelle concessioni italiane. Ed altri ne stavano arrivando.Di questo parlerò più avanti.

I CAMPI

Questa volta vorrei soffermarmi sulla descrizione di come erano questi Campi in Siberia, tenendo conto però che i prigionieri potevano anche spostarsi per trovare lavoro altrove, oppure venivano costretti a spostarsi.

CHARCHOV

Comincio con il campo di Charchov, al quale sono particolarmente legata.

Queste sono le parole di un inviato della Croce Rossa Danese, in visita al campo nel 1916. L’inviato parlava di 12.000 prigionieri ammassati sulle gradinate di un circo, come i dannati di un girone dantesco :
“All’interno di un grande circo, situato ad un miglio di distanza dalla città, sono stipati 2000 prigionieri: armeni, greci, cechi, slovacchi, rumeni, croati, austriaci, polacchi. Sulle gradinate più alte di questo gigantesco circo sono state poste delle assi che arrivano alla sommità e che servono da giaciglio. Qui i diversi gruppi nazionali si agitano, bestemmiano,ognuno nella propria lingua ed il luogo rimbomba di un rumore assordante. Nei passaggi molto stretti si urtano in un movimento ed in un brulichio ininterrotto.”

Ekaterimburg,1918

“Ekaterimburg potrei chiamarla la città del mio martirio. Ci hanno condotti fuori città, in un grande recinto di assi, che non si poteva vedere una striscia per vedere fuori all’esterno. All’interno del recinto vi erano grandi baracche di legno . Nei baracconi c’erano grandi impalcature , con su delle assi inchiodate a specie di tavoloni,tre uno sopra l’altro; per salire al secondo e terzo, si metteva un piede sul primo poi vi erano dei pali per salire sui “pric”(da Pritsche, tavolaccio).Questi erano i letti di nudo legno, impaccati,uno contro l’altro e quel po’ di roba che si aveva unita alle scrpe, se venivano levate dai piedi, serviva da capezzale.
V . M.

SE QUALCUNO HA QUALCHE DESCRIZIONE DI UN CAMPO O DI UN LUOGO , IN BASE AI RICORDI, SAREBBE BELLO AGGIUNGERE QUALCOSA.

Ciao Mandi
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

RITORNO IN TRENO…

Quasi tutte le persone con cui ho parlato recentemente, chiedendo: “Come è tornato tuo nonno o tuo padre dalla Russia, dopo esser stato fatto prigioniero, dopo la fine della Guerra”, mi hanno risposto : in treno. Poi non hanno saputo aggiungere niente, perché in genere i parenti non si erano mai interessati di altro , se non del fatto che era già una grazia che i loro cari fossero tornati vivi. I nipoti poi ancor di meno, e tra quelli mi ci metto anch’io. Però poi ho scoperto che moltissimi prigionieri sono tornati per le vie del mare, o meglio dire oceani vari ed è quello di cui mi sto occupando.

Comunque ho trovato su vecchi giornali (trentini, ma pubblicati per un certo periodo a Milano) dei piccoli riferimenti a viaggi in treno e ve li cito. Ricordo che quando si parlava di prigionieri italiani, ai tempi si parlava di uomini trentini, sudtirolesi, triestini ,giuliani, istriani, ampezzani ecc. I nomi che ho trovato appartengono a tutte queste zone. Per favore, cercate di capire che io parlo di prigionieri, non di confini o nomi geografici attuali.

Ho trovato :

-Scambi di prigionieri tra Austria e Russia, in genere soprattutto di malati e invalidi.

-Poi riporto un articoletto : Roma, 14 gennaio 1919 IL RIMPATRIO DEI NOSTRI PRIGIONIERI
“Per accelerare il rimpatrio dei nostri prigionieri ancora trattenuti in Germania, è stato predisposto un servizio di sgombero con treni italiani attraverso la Svizzera (via Domodossola),Tirolo (via Innsbruck-Trento) e Boemia. Il ministro della guerra ha inviato una missione a Berlino con l’incarico di curare la raccolta e l’avviamento dei prigionieri e di sorvegliare il loro trattamento nel periodo precedente al rimpatrio.”(Da giornale irredentista)


Secondo il mio parere, che può essere sbagliato,io capisco che : c’erano prigionieri di etnia italiana in Germania (il giornale può equivocare anche con l’Austria ); questi prigionieri possono essere rientrati in Germania od Austria , ritirandosi dai campi di battaglia alla cessazione della guerra, perché erano vicino al confine russo-austriaco- germanico; furono inviati tramite treno in Italia . La parola “trattamento” si riferisce per me ad un periodo di “osservazione”. Cioè di valutazione se gli uomini fossero “austriacanti o simpatizzanti bolscevichi”. Oppure si riferisce solo al modo di come trattare i prigionieri . Ci sarebbero tante altre osservazioni da fare…


Ho letto parecchi articoli del genere. Sempre piccoli articoli.

Altri articoli irredentisti si dimostravano indignati che ci fossero dei prigionieri “trattenuti” in Austria, esposti a vendette od influenze antitaliane . Ovviamente ci furono campi di detenzione, oltre che in Russia, anche in Italia,Austria e Germania , per quel che riguarda molti nostri “nonni”..

Ho trovato in questi giorni un altro particolare viaggio di rientro,diverso da quello Siberiano .Vi indico il percorso, e ve lo esporrò meglio in seguito(causa stanchezza mia)

IL RITORNO DA ODESSA


Il Diarista si trovava nelle retrovie, nella zona di Podvolobisha _-Odessa.
Il ritorno fu effettuato da circa 3000 uomini.

27 settembre 1918 : Odessa (attuale Ucraina) sul vapore Lussinpiccolo (Irris)Triestino

Attraversamento del Mar Nero.
8 settembre : Sulina in territorio rumeno

PERCORSO LUNGO IL FIUME DANUBIO
Tulcea
Galatz
Braila
Ruschef(Bulgaria)
IN FERROVIA:
4 gennaio 1919 :percorso verso Costanza, porto sul mar Nero
A BORDO DI DUE CEMENTIERE MERCANTILI, SU VAPORI DELLA CITTA' di FIUME
6 gennaio :arrivo a Costantinopoli, dopo aver passato il mar Nero e il Bosforo
8 gennaio 19 Dardanelli
Mar Egeo
Stretto di Corinto
Patrasso
Mar Adriatico
11 gennaio 1919: Taranto

E UN GRAZIE DI CUORE A CHI MI HA AIUTATO A “ VEDERE” E “ FAR VEDERE “IL PERCORSO PER VIA DEGLI STATI UNITI.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

mandi_ ha scritto:valutazione se gli uomini fossero “austriacanti o simpatizzanti bolscevichi”.

i soldati italiani fatti prigionieri durante la guerra, in genere al loro rientro non erano ben visti, Carlo Salsa, (scusate se cito sempre i soliti) racconta che al ritorno in Italia da un campo di detenzione in Ungheria, in treno, la prima tappa italiana fu la stazione di Trieste. Lui, ufficiale, non ne è testimone diretto, ma riferisce che un sergente ex prigioniero come lui, quando chiese ai soldati di guardia del pane, si sentì rispondere dal loro comandante, che per i vigliacchi traditori come loro c'era solo del piombo..
saluti


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Caro Vet, io non ho letto il diario di Carlo Salsa, perciò hai fatto benissimo a ricordarlo. Ho trovato in internet alcuni stralci dal suo diario, approfondimenti sulla prigionia durante e dopo la fine della guerra in Germania, Austria ed Italia. Perciò grazie ancora. Vedi che ci si può aiutare? Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

IL VIAGGIO DA ODESSA


Questo è un racconto di viaggio molto scarno, senza commenti del soldato, che è ligio ai comandi,non fa opzioni apparentemente e, terminata la guerra ,semplicemente smette di scavar trincee e torna in Italia. Lo trovo interessante per il percorso ed anche perché accenna, senza commenti ,a Campi di prigionia italiani, riservati a chi rientrava in Italia. Egli sembra solo un po’ seccato di trovarsi con sentinelle a guardia. Il soldato sembra quasi una persona che, finito il lavoro, ritorna a casa, convinto che se esegue gli ordini,senza troppe domande, tutto fila liscio. Però, niente festeggiamenti italiani, al ritorno…
Gli appunti del Kriegs –Tagen sono stati riscritti dallo stesso militare qualche tempo dopo,il rientro in questo modo.L'itinerario è scritto in modo preciso dallo stesso ex Kajserjager,compresi i riferimenti geografici. Un altro modo di esprimersi al maschile
.


Il soldato, L. B., fu un Kaiserjager della Riserva. Aveva 31 anni

DAL KRIEGS-TASCHEN –KALENDER
Zum Gebrauche für alle Militarpersonen für da Jahr 1918 und 6 Monate 1919

Copia successiva dal block.

Il 5 maggio 1915 partii assieme ai miei compagni dai quarantatré anni in giù per Innsbruck, arrivai il 12 maggio, dopodiché fui destinato ancor quel giorno al I. Reggimento Cacciatori. Restammo là fino al 26 agosto e il ventisette partimmo col ventitré Nord Trasport verso il fronte Galiziano.
Restammo là costruendo trincee, strade, baracche e…sino al 22 aprile 1918.
Il 23 partimmo dalla Galizia per Podvolobisha – Odessa e arrivammo il 29 sera. Ancora il giorno seguente cominciammo a lavorare nel grande porto caricando e scaricando granaglie dalle barche a vapore ai magazzini adiacenti. Odessa è una grande città sul mar Nero.
Il 30 ottobre finalmente arrivò il Befehl di armistizio su tutti i fronti Austro ungarici.
Il 4 novembre sospensione dei lavori e si annuncia la pace. Dal 4 in poi si sta aspettando il giorno del rimpatrio. Eravamo circa 200 uomini in viaggio.
Il 28 mattina alle ore 7.30 lasciammo il grande porto di Odessa, sul grande vapore Lussinpiccolo IrishTriestino, che dal 14 si trovava prigioniero in porto.
Attraversando il mar Nero arrivammo a Sulina in terreno rumeno. Poi il percorso continuò lungo il Danubio, verso Galatze , dove aspettammo lo scarico delle Maone (navi turche ).Partimmo verso Braila diretti a Ruschef (Ungheria), nel porto. Arrivammo il 12 dicembre. Il viaggio fu assai noioso e lungo e andammo a secco quattro volte. Causa la nebbia ci dovemmo fermare tante volte ed eravamo fissi come le sardelle e sempre umidi dl vapore. A Ruschef si trovavano militari inglesi, francesi col rispettivo Comando per il buon ordine.
Giunse in città un Maggiore italiano, che ci trovò un quartiere e ci consigliò di prendere la ferrovia; sarebbe stato impegno suo procurarci vitto .
Il 20 dic. passammo la notte all’aperto, riscaldati dal fuoco del falò. Il 2 gennaio 1919 venne a farci visita il Maggiore, che ci disse di aver chiesto al Governo un piroscafo dall’Italia. Il maggiore ci raccomandò di non far baruffe. Ci riconosceva come suoi patrioti trentini e triestini e per conseguenza militari italiani. Arrivammo a Cernodova oltrepassando il grande ponte ferroviario che attraversa il fiume e conduce a Bucarest.
Ci aspettavano a Grigov, città Rumena, 1100 prigionieri italiani che si trovavano in Romania e partimmo insieme col medesimo vapore che in un mese ci condusse a Rudchof.
Di sera partimmo in treno per Costanza e arrivati, noi 1300 uomini , con in più altri 70, che erano in questa città, salimmo su due Cementiere mercantili sempre sotto comando italiano. Il vapore era di Fiume(Austria).
Il giorno 6 gennaio arrivammo a Costantinopoli, dopo aver passato il mar Nero e il Bosforo, magnifica posizione,bel porto e bei palazzi. Nel porto si trovavano vapori , torpediniere e corazzate. La sera del 7 lasciammo la bella città e entrammo nel mar di Marmara, illuminato dai raggi della luna crescente che si riflettevano sulle placide onde.
Il giorno 8 eravamo ai Dardanelli dalle grandi fortificazioni, poi il mare Egeo e lo Stretto di Corinto, sopra il quale passa una ferrovia. Quasi quasi credevamo che il vapore non riuscisse a passare. A Patrasso il capitano fermò il vapore, per conoscere le istruzioni sulla via del mare sgombra dalle mine messe dai Greci.
L’11 mattina entrammo nel Golfo di Taranto,all’estremità del tacco (terra italiana).Continuammo il viaggio fino a Gallipoli, dove arrivò l’ordine di portarci a Bari.
Arrivati a Bari il 13 gennaio 19,dopo la perquisizione medica, cominciò lo sbarco dei prigionieri italiani, che un centinaio alla volta venivano mandati alla disinfezione. Poi smontammo anche noi e lasciammo la montura e la coperta che avevamo addosso, perché eravamo pieni di pioci. Fatto il bagno e l’iniezione, ricevemmo il cambio di abiti civili. Poi andammo alla Stazione ferroviaria, accompagnati dalle sentinelle. Il giorno 15 arrivammo a Barletta, dove ci condussero verso un campo di concentramento assieme a 200 loro prigionieri,sequestrati come noi. Un capitano ci spiegò Il motivo per cui eravamo in concentramento rinchiusi e sorvegliati da sentinelle. Cioè che c’era un caso di vaiolo verificato all’arrivo a Bari.
Finalmente il 20 febbraio 1919 ci lasciarono andare e salimmo in stazione a Barletta .Insieme a noi montarono 260 uomini ,Trentini e anche Triestini che si trovavano a Barletta in contumacia. Il 21 arrivammo a Servigliano (Ascoli Piceno), dove risiede l’accampamento dei prigionieri e soldati redenti del Trentino, Bolzanino Meranese, Bressanone e su e su sino al Brennero. Inoltre Friulani ,Triestini,Polesani, Fiumesani ecc. Qui ci collocarono in baracche su dei pagliericci . In brevi giorni si spera di partire per Gardolo(Trento)in quel campo di Concentramento.. Il giorno 14 marzo arrivati a Gardolo e speriamo di tornare a casa presto.
Allegati
Mappa del 1914, con il percorso di rientro effettuato nel 1918. Da Odessa a Taranto.
Mappa del 1914, con il percorso di rientro effettuato nel 1918. Da Odessa a Taranto.
mappa ritorno odessa.jpg (181.83 KiB) Visto 4101 volte
Il bel porto di Odessa, ora in Ucraina
Il bel porto di Odessa, ora in Ucraina
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Il giorno 8 eravamo ai Dardanelli dalle grandi fortificazioni, poi il mare Egeo e lo Stretto di Corinto, sopra il quale passa una ferrovia. Quasi quasi credevamo che il vapore non riuscisse a passare.
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1965, dal canale
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1962, dall'alto
mandi_ ha scritto: A Patrasso il capitano fermò il vapore, per conoscere le istruzioni sulla via del mare sgombra dalle mine messe dai Greci.
Patrasso nel 1962, dal mare
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Grazie infinite Baba, per la tua "generosità". Non sai quanto mi piace "vedere " questi luoghi percorsi tanto tempo fa. E che moltissimi uomini sulle navi hanno attraversato.Pur trovandomi qualche anno fa in questo stesso luogo, non ricordavo la ferrovia.Il diarista scrive integralmente : "Questo stretto sarà largo dai 15 ai 20 metri, che quasi quasi il nostro vapore si credeva non passasse.Per passarlo abbiamo impiegato 35 minuti, e poi entrammo nel golfo di Corinto .Questo stretto fu fatto dalle mani dell'uomo e sarà lungo dai 4 ai 5 km."
Grazie Baba.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Vorrei ora tornare al luogo dove eravamo rimasti prima di descrivere il ritorno dei reduci da Odessa : in Cina, a Tientsin e Pechino, dove erano arrivati i nostri Italiani lungo la Transiberiana, al seguito di Manera.


COME ERA TIENT -SIN


Come ho già raccontato precedentemente, a Tien- Tsin (attuale Tianjin )e a Pechino esistevano delle Concessioni territoriali, ottenute dall’Imperatrice Cinese (dopo la guerra dei Boxer) dai Governi Italiani, Inglesi, Francesi, Austro ungarici , Tedeschi, Statunitensi ecc.

Può essere interessante questo sito , per verificare la durata delle Concessioni delle varie nazioni :

http://it.wikipedia.org/wiki/Concession ... re_in_Cina .

Ognuna di queste concessioni di diversa nazionalità aveva edificato delle costruzioni, secondo il proprio stile architettonico. A partire dai primi anni del ’900 ,dunque, all’antica Tientsin cominciò ad affiancarsi un’altra città, costituita da tanti quartieri quante erano le nazioni che avevano, nel frattempo, ottenuto le concessioni.
Ogni Paese realizzò un insediamento urbano che riproduceva in qualche misura l’impianto urbanistico e le tipologie edilizie della cultura architettonica dei luoghi d’origine: le strade si animavano di cittadini del mondo, ma anche di automobili europee o americane, che convivevano con l’estrema povertà locale, con risciò e viandanti locali.
A Tianjin era sufficiente attraversare una strada per spostarsi da una tipica città inglese, con le sue case di mattoni rossi, il quartiere degli affari e delle banche, la Victoria Road con i policemen nell’inconfondibile divisa, per ritrovarsi nell’atmosfera, anche questa unica e irriproducibile di una cittadina francese, o russa , giapponese o Austroungarica ,con edifici in stile Tirolese.

I "privilegi" italiani in Cina ottenuti dal 1902 consistevano :

1. nel riconoscimento della proprietà della Legazione Italiana nel quartiere delle Legazioni di Pechino con un contingente di truppe a presidio;
2. nella Concessione di Tientsin, che occupava un'area di circa mezzo chilometro quadrato, e che costituiva la principale acquisizione italiana in Cina.
3. nel riconoscimento della proprietà italiana del forte di Shan Hai-Kwan, opera terminale a mare della Grande Muraglia, ed al suo presidio militare;
4. nel riconoscimento della proprietà italiana dell'ancoraggio di Ta-Ku nell'estuario del fiume Pei-Ho con conseguenti impegni di presidio e difesa;
5. nell'autorizzazione a servirsi dei quartieri internazionali di Shanghai ;
6. nell'autorizzazione a costruire e presidiare le caserme "Italia" ad Hang-Zhou, "Savoia" a Tientsin e quella della "Regia Guardia" alla Legazione Italiana di Pechino;
7. nell'autorizzazione all'impiego di militari a difesa di luoghi di pertinenza come chiese, missioni, ferrovie, miniere, ecc....


A Tien – Tsin dagli Italiani, a partire dal 1906, fu costruita una moderna caserma della Polizia, vasta, spaziosa, con camerate e refettorio confortevoli , con riscaldamento a stufe a legna, dotata di ampi piazzali e di servizi igienici moderni(bagno alla turca e docce). Qui vennero alloggiati i prigionieri che avevano optato per l’Italia. Verso il 1914 erano stati costruiti anche un ospedale, un Municipio, la palazzina del Console ecc. Alcuni nomi delle vie furono: Corso Vittorio Emanuele III,Piazza Regina Elena, ecc.

Tien-Tsin non si trova sul mare ,ma è attraversata dal fiume Hai He che nasce dalla confluenza di cinque corsi d'acqua: lo Ziya, il Daqing, lo Yongding, il Grande Canale Nord e il Grande Canale Sud; le sponde del fiume Hai He rappresentavano sia un approdo ideale per le flotte militari sia un porto commerciale strategico per l’intensificazione degli scambi con l’Oriente.
Le temperature vanno dai -25 °C di gennaio ai 42 °C di agosto. Perciò erano ben diverse da quelle della Siberia.

Migliaia di uomini continuavano ad arrivare. La sistemazione a Tien-Tsin era molto confortevole , rispetto a quello che i prigionieri avevano passato in Siberia . Sembrava un sogno, tanto più che tutti si aspettavano di tornare presto a casa . Immaginiamoci i nostri uomini, devastati da anni di prigionia, carichi di pioci, dopo aver percorso la Transiberiana,arrivare in un posto del genere, ricco di architettura orientale, ma anche molto simile a quelle terre che avevano lasciato in patria. Per di più essi trovarono letti, cuscini, lenzuola e cibo decoroso , soprattutto. Addirittura la situazione si era quasi rovesciata: loro erano occidentali e non potevano fare a meno di vedere i bambini cinesi cenciosi, che aspettavano le briciole di pane lanciate loro dai soldati; molti dei prigionieri si fecero inoltre immortalare trainati sui risciò da dei poveretti, che offrivano un sorriso per la foto. Cosa avreste fatto voi al posto dei nostri ragazzi? Non sareste stati estremamente grati all’Italia? Anche se a dire il vero, il passaggio per l’Italia con una nave era sempre dilazionato: sembravano esserci imbarcazioni dappertutto , ma non erano mai per i nostri.
Per fortuna c’era bisogno di propagandare l’Irredentismo Italiano e ricordo che due scaglioni nel 1918 erano riusciti a tornare proprio da Tien-Tsin – Vladivostok in Italia su navi Statunitensi , (Sheridan- Logan) e in seguito su nave Italiana (Verdi). Ma c'erano ancora moltissimi ex prigionieri in attesa a Tientsin e altre migliaia di Italiani dispersi in Siberia
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Mi è venuta una curiosità: gurdando la mappa su wikipedia delle concessioni ho visto che quella italiana confinava con quella dell'Austria Ungheria, quella del Regno Unito confinava con quella della Germania.

Come convivevano? Si sparavano cannonate, era la terra franca per le spie, era un punto di incontro per contatti diplomatici, se ne fregavano e continuavano, ognuno per conto suo, a fare i suoi sporchi affari?

C'è qualcuno che lo sa? So che non c'entra con l'argomento, ma è una curiosità mia.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Cari Triestini, vi riporto in Cina..


Dato che penso che pochi saprebbero rispondere alla domanda di Piccolo , trattandosi di “cose segrete segrete” , aggiungo qualcosa sulle Concessioni di Tientsin , dal libro di “Soldati italiani nella Russia in fiamme”di Bazzani. Un bel mattoncino di libro, ma prezioso per descrizioni , foto ecc. Nei diari non ho trovato niente di specifico, se non “che i se vardava mal” Austriaci e nuovi Taliani per ovvi motivi e ogni tanto c’erano baruffe. Ah, la guerra … .

Comunque, anche qui in Cina, si trattava di puro colonialismo e sfruttamento degli popolazioni locali, come succede spesso anche oggi in caso di intervento militare in aiuto a qualche nazione “in difficoltà" Vi lascio la libera, soggettiva interpretazione.

Il Tenente Bazzani , collaboratore del maggiore Manera,dice:

“ Tientsin, che significa <<la porta del cielo>> consiste nel settlement o città delle Concessioni, abitata da 15.000 bianchi e 5000 giapponesi, e della città cinese con una popolazione che si aggira sul milione. La parte europea è splendida, tutta a villini con giardino, con viali ombreggiati da doppie file di alberi. Ha un centro elegante con sontuose abitazioni, comodi uffici, ricchi negozi che danno su vie asfaltate ed estremamente pulite, alberghi di lusso, teatro, club, campo di corse, scuole”. Riunisce quanto di meglio sa offrire il confort inglese e tutte le ricercatezze e specialità delle varie nazioni del mondo. Gli Stati principali vi tengono , oltre ai propri Consolati, reparti di truppa. Si potrebbe quasi credere di essere in Europa, se lungo il fiume e per le strade non si vedessero migliaia di Cinesi affannarsi a portare casse, sacchi ceste.”
Poi si parla del fatto che i prigionieri siano stati ripuliti , tosati (pidocchi, rivestiti di nuove divise di tela Kaki, uguali nella forma a quelle dell’esercito, ma senza stellette. Cappello all’alpina.(Le divise kaki penso che derivino forse dalla guerra in Libia, ma correggetemi pure).
Si parla inoltre di una “squisita cortesia” del console italiano che fornì 200 fucili ai nuovi arrivati . Ma quanto era cortese quest’uomo!
Intanto proseguivano gli insegnamenti per diventare “buoni Italiani”. Le descrizioni su questi futuri “buoni italiani “ sono molteplici da parte del tenente , ma io penso che alla maggior parte dei nostri ex prigionieri interessasse soprattutto trovare un modo per tornare a casa, da quel che ho letto nei diari e anche da quel che affermano lo stesso tenente ed anche il Generale Mautone, autore di un altro libro (pesantissimo ma utile, con nomi e foto di Triestini e Trentini nei Battaglioni neri ) che narra i fatti di quegli anni. Tutti e due parlano di “grande difficoltà nel convincere gli Italiani a ravvedersi” , poi secondo loro va tutto liscio o quasi.
Insomma, non tutti erano dei Battisti , pronti ad immolarsi per l’Italia, anche se molti nei Diari raccontano di essere contentissimi di diventare Italiani ed uscire dalla schiavitù austriaca, mentre altri nel 1918 pregavano ancora per la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe. (Non oso far riferimenti a eroi irredentisti pronti a morire o ai pareri dei vostri nonni Giuliani ed Istriani, anche se penso che siano stati dello stesso tenore, oppure indifferenti a chi li comandava.)

Ci fu un episodio a Tientsin, rimasto ancora oscuro. Venne riportato sul diario ufficiale di Bazzani , ma anche su parecchi diari: ci fu un episodio di insurrezione il 10 giugno 1918.
Bazzani imputa questa rivolta, che deve essere stata piuttosto pesante, a “reminiscenze che la Russia bolscevica aveva lasciato nell’animo di certi illusi”.Parla di un ex prigioniero che si mise ad improperare, spalleggiato da una dozzina di complici, contro il corpo di guardia.
Più di un diarista dice invece che”un folto gruppo(un centinaio) di ex prigionieri si ribellò perché estenuati dalla lunga attesa del rimpatrio e perché stanchi di promesse.” Furono subito incarcerati e trasportati sulla Cannoniera Sebastiano Caboto che stazionava nel fiume di Tientsin. Rimasero una notte sulla cannoniera e poi furono portati nel Campo di concentrazione di Si – Juan a Pechino e di loro non si seppe più nulla.(Bazzani afferma invece che furono trasportati in Italia dopo il rimpatrio di tutti (quindi dopo il 1920).

Concludo inviando un paio di foto , per capire bene la situazione di allora :

essere un prigioniero disperato a Vladivostok, nella disperata attesa dell’imbarco, in mezzo al gelo.
Logorante attesa, freddo intenso, dormire all'addiaccio, cucina con mezzi di fortuna, abiti logori. Disperazione. Vladivostok 1918, primi mesi
Logorante attesa, freddo intenso, dormire all'addiaccio, cucina con mezzi di fortuna, abiti logori. Disperazione. Vladivostok 1918, primi mesi
vladivostok 1918.jpg (60.02 KiB) Visto 4068 volte
. Arrivare a Tientsin , dove un giovane ragazzo, ora un “nonno defunto” si trovava tra lenzuola pulite, vestiti lindi e ben stirati (anche se sempre divise), sazio e si sentiva un occidentale, tra cinesi mezzi morti di fame e con vestiti logori , che lo temevano . Qualcuno di questi giovani italiani raccontò di aver lanciato briciole di pane ai bambini cinesi. Esistono moltissime foto del genere, dove gli optanti italiani a Tientsin , Pechino ecc si facevano fotografare su un risciò . Guardate l’espressione di questo Cinese. Ho coperto (purtroppo, per privacy) il viso di questo ragazzo che voleva inviare una foto insolita a casa, per mostrare alla famiglia come stesse bene ora…con l’Italia in Cina.
Una foto per la famiglia. Come si sta bene a Tientsin sul risciò nel 1918!
Una foto per la famiglia. Come si sta bene a Tientsin sul risciò nel 1918!
a Tientsin...jpg (61.45 KiB) Visto 4068 volte
Nessuno di voi ha mai visto qualcuna di queste foto col risciò dell’epoca ?

Ciao a tutti da Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Volevo parlarvi della Cannoniera Sebastiano Caboto, ma ho visto che lo fanno in modo migliore di me questi siti. Quindi , se vi interessa un approfondimento della Caboto, e già che ci siamo della Carlotto, cliccate qui.Così mi risparmio la fatica di scrivere e anche di allegare foto. :cheezy_298:

http://www.anmi.taranto.it/filatelia/ca ... caboto.htm



e qui : http://it.wikipedia.org/wiki/Sebastiano ... %28nave%29




La cannoniera Sebastiano Caboto fu costruita dai Cantieri Navali riuniti di Genova nel marzo del 1910, i quali consegnarono la nave alla Regia Marina nel novembre del 1913.

Ricordo che la Caboto non riportò nessuno dei nostri prigionieri nella loro terra. Essa stazionava di guardia nelle acque del fiume Hai He che attraversava Tientsin.

Aggiungo che , a scanso di equivoci, i nostri prigionieri non allogiarono negli edifici lussuosi descritti a Tientsin, ma in una caserma.

Il ragazzo sul risciò indossa la divisa dei Battaglioni neri (si riconoscono le mostrine) di cui vi parlerò .


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Preparatevi comodi , perché questa parte è noiosissima, ma è fondamentale per capire bene quel che avvenne ai nostri prigionieri in Siberia.

Vorrei ripetere brevemente :
Da Kirsanov partirono degli scaglioni verso Arcangelo e tornarono in Italia sbarcando a Genova tra il 1916 e il 1917.
Causa la disorganizzazione italiana e l’inverno , non fu più possibile ritornare da quella via.
I prigionieri optanti per l’Italia furono trasportati verso Vladivostok sulla Transiberiana, nel bel mezzo della Rivoluzione russa.
Il 1918 fu l’anno d’inizio delle GUERRE CIVILI in Russia. La guerra civile ebbe inizio nell'estate 1918 e si svolse, con alterne vicende e momenti critici per entrambe le parti, in diversi territori, su un fronte di ottomila chilometri. La guerra civile divampò tra i bolscevichi(chiamati ROSSI) e una coalizione di forze di opposizione, conosciuta come Zaristi bianchi, guidata dal dittatore ammiraglio Kolciak.
Tutti gli optanti ex prigionieri erano convinti che il Governo Italiano li avrebbe portati subito in patria tirandoli fuori da una situazione simile.
Ma invece si pensò bene di trasportarli tutti a Tientsin e Pechino, per fare riprovare agli uomini un po’ di vita “normale” , ritrovando alloggio , cibo e riposo. Gli ex prigionieri dovettero indossare una divisa ed addestrarsi (per non restare troppo in ozio ed avere brutte idee, non si sa mai…).

A Tientsin erano arrivati (tra febbraio – marzo 1918) 2500 uomini ed altri continuavano ad arrivare. Ricordo che altre migliaia erano ancora dispersi in Siberia e molti non avevano voluto optare, per timore di ritorsioni o perché contrari, perciò non erano stati portati in Cina.
Da Tientsin riuscirono a partire circa 470 ex prigionieri di etnia italiana con le due navi americane Logan e Sheridan (25 aprile 1918- 27 giugno 1918) (23 giugno 1918 -5 settembre 1918).

E qui comincia una nuova Odissea per i nostri ragazzi…. Il riposo ed i giri in risciò erano finiti. Per gli uomini rimasti e quelli che stavano arrivando si preparò un nuovo arruolamento.



A TIENTSIN
Il 27 Giugno 1918 il nostro Governo dall’Italia comunicò alle autorità consolari di TIENTSIN l’autorizzazione di procedere all’arruolamento dei volontari irredenti nel Regio Esercito .

Nello stesso tempo il Ministro degli Esteri Italiano dava notizia dell’imminente costituzione di un Corpo di Spedizione in Italia, che doveva raggiungere gli Alleati operanti in Siberia ,perché lo Stato Italiano fosse autorevolmente presente nella zona..

Il Capo della Spedizione Manera adunò gli uomini e annunciò che il Governo Italiano avrebbe permesso agli ex prigionieri l’arruolamento nell’esercito Italiano. Gli uomini a Tientsin ne furono contenti, sperando di essere vicini alla partenza e al ritorno a casa. Molti avrebbero fatto di tutto per rivedere le famiglie. Bazzani raccolse le firme di adesione.

Il problema, di cui gli uomini non erano al corrente, firmando per entrare a far parte di questo esercito , era che il Ministro della Guerra subordinava l’adesione alla condizione dell’eventuale impiego in Russia contro i Bolscevichi. (io ho sentito parlare di molti che firmarono in bianco)
Manera e Bazzani si adoperarono molto per convincere gli ex prigionieri della necessità di questo arruolamento,quasi fosse un privilegio, che avrebbe portato loro gloria.
Sul libro di Mautone “Trentini ed Italiani contro l’Armata Rossa” ”La storia del Corpo di Spedizione in Estremo Oriente, 1918-20” potrete trovare i nomi degli uomini della Venezia Giulia e della Dalmazia che per primi firmarono come volontari in Siberia. Li trovate da pag 294 a pag 297 . Si tratta di circa 290 nomi. Ricordo che ho già controllato da sola : queste liste di uomini (ci sono anche circa altrettanti Trentini ) non corrispondono alle liste dei Battaglioni Neri. Alcuni uomini entrarono a far parte di questo Corpo, altri no. Queste liste furono fatte anche pubblicare da Manera su giornali distribuiti in Trentino , ed io le ho viste . Non so se abbiano fatto lo stesso i vostri giornali.

16 luglio 1918: lo zar Nicola II e tutta la sua famiglia vennero uccisi ad Ekaterinburg.

FORMAZIONE BATTAGLIONI NERI

1 agosto 1918 : TIENTSIN .

Erano trascorsi circa cinque mesi dall'arrivo degli uomini a Tientsin .

Al distaccamento Manera notificò che ,da quella data, gli Irredenti che avevano firmato venivano arruolati nel Regio Esercito. A tutti i graduati sarebbe stata impartita un’istruzione che avrebbe permesso di essere promossi a caporale,ed in seguito ad altri gradi superiori. Agli arruolati sarebbero state assegnate le stellette.
15 Agosto: Giuramento alle ore 8.00. 3000 uomini indossarono le divise kaki. Manera affermò nel discorso “Il giuramento che oggi prestate, non è il giuramento forzato della minaccia poliziesca, ma una promessa spontanea e ideale d’amore alla Patria”. Quindi tutti sfilarono al suono della Marcia reale, vicino alla stinta bandiera di Kirsanov.
In caserma si distribuirono le mostrine nere, colore adottato per significare l’oscuro avvenire cui andavano incontro i nostri soldati, come affermò il tenente Bazzani nel suo libro, (o forse il colore usato dagli Arditi?)

Le mostrine nere le potete osservare nella foto precedente, quella con il risciò.

Così nacquero i BATTAGLIONI NERI, costituiti da due Battaglioni costituiti quasi del tutto di Irredenti ... Bazzani descrisse un grande entusiasmo tra i nuovi soldati , ma chissà quali saranno stati i loro pensieri . Sui quotidiani italiani arrivò da Tientsin un telegramma al Commissariato dei profughi di Roma ,firmato dal Tenente Bazzani : <<Mio nome irredenti oggi divenuti ufficiali e soldati d’Italia, comunicando novella, rivolgono grato pensiero S.V. pregandola presentare ringraziamenti ed ossequi Ministro degli Esteri e Ministro della Guerra.>>

In breve, colmo dei colmi per me, dato che gli Alleati avevano cominciato a stanziarsi in Russia e Siberia per avversare il governo instaurato dai Soviet e contrastare quello che era considerato un avanzare della forza Tedesca a livello economico in Russia, il nostro Governo pensò di usare i nostri ex prigionieri, dato che erano già sul posto, invece che cercare in ogni modo di rimandarli alle loro famiglie. Qual migliore occasione di trovare in loco un esercito già pronto, esperto di guerra, bisognoso solo di essere armato?

ARRIVO DEL CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN ESTREMO ORIENTE (C.S.I.E.O.) : COLONNELLO FASSINI –CAMOSSI

Intanto , come vi avevo già anticipato, in Italia era stato costituito un CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN ESTREMO ORIENTE (C.S.I.E.O.)

Il C.S.I.E. O. venne costituito a Napoli, città nella quale si concentrarono le truppe assegnate, formando il contingente .La partenza fu effettuata con il piroscafo Roma della Società Marittima Italiana. La nave partì da Napoli abbastanza carica di truppa(venti ufficiali e 400 soldati di fanteria) e materiale bellico concessi dal Ministro della guerra il 19 luglio 1918. A bordo si trovava il nuovo Capo del Corpo di Spedizione inviato dall’Italia , il colonnello Fassini Camossi. Non serviva trasportare molta truppa: era già pronta in Cina, nell’Estremo Oriente:erano i nostri nonni, che dovettero rimanere in Siberia fino al 1920.

Il piroscafo Roma comunque prelevò a Port Said altri 400 uomini dislocati in tale zona e attraccò a Chin –Kwan- Tao il 30 agosto 1918 (41 giorni di navigazione). Nel viaggio morirono M. Bevilacqua e S. Musso,calati in mare .

Allo sbarco del Corpo di Spedizione un reparto dei Battaglioni rese gli onori, mentre gli equipaggi della R. N. Caboto scambiavano il saluto alla voce.

Il mattino del 2 settembre 1918 il C.S.I.E.O arrivò a Tientsin.
Il Corpo di Spedizione arrivato da Napoli era composto dal 4° battaglione del 67° fanteria, di una compagnia di complementi, della 389a compagnia mitragliatrici, della 165a Sezione RR. CC., da un reparto del genio, di mezza sezione di sussistenza e di un ospedaletto da campo. Si trattava di poco più di settecento uomini, quasi tutti di origine siciliana e sarda, mentre il resto proveniva da Torino. Com'è ormai ovvio, sin dal primo impianto del progetto, venne previsto l’impiego dei prigionieri italiani in Oriente. Il piroscafo trasportò divise, armi ed equipaggiamento necessari per armare anche i soldati dei Battaglioni neri.
Fu così che venne realizzata l’idea del Governo Italiano, di Manera ,delle autorità militari di utilizzare gli ex prigionieri austroungarici ,dato che si trovavano già sul posto, per combattere nel "Regio Corpo di Spedizione Italiano", fondendoli con il contingente italiano appena arrivato da Napoli , per combattere assieme a inglesi, americani e francesi , cinesi e giapponesi a fianco dell'esercito controrivoluzionario degli zaristi bianchi di Kolciak.
I tremila uomini dei Battaglioni neri vennero uniti in un unico esercito con i 700 soldati provenuti dall’Italia. Gli "irredenti" che accettarono di arruolarsi (in violazione di tutte le convenzioni internazionali che vietano agli ex prigionieri di essere impiegati in operazioni di guerra), furono tra l’altro accolti per decreto quali cittadini e soldati prima dell’annessione delle proprie terre.. .





Il 15 settembre ci fu un nuovo giuramento davanti a Fassini -Camossi di altri 10 ufficiali e di altri elementi della truppa.
Nello stesso periodo l'Italia ritirò la propria Missione militare italiana a Pietrogrado (Leningrado) ed aprì col T.Colonnello Vittorio Filippi di Baldissero la Missione Militare in Estremo Oriente, a Wladivostok.

In sostanza Manera col suo carisma personale riuscì a convincere i prigionieri, che pur provati psicologicamente dalla sofferenza di quegli anni, entrando a far parte del C.S.I.E.O. avrebbero contribuito a dar maggior lustro all’Italia e sarebbero potuti tornare in fretta e con orgoglio in patria. Questo nonostante le promesse fatte agli optanti. Era stato, infatti, assicurato nel 1917 agli ex prigionieri che essere optanti significava infatti cambiare la propria nazionalità austriaca in quella italiana e una volta arrivati in Italia gli uomini avrebbero potuto arruolarsi, oppure non farlo, oppure potevano essere avviati a un lavoro per potersi mantenere fino alla fine del conflitto. Invece gli uomini tornarono a indossare una divisa, quella Italiana, per combattere contro l’esercito bolscevico, non quello eventualmente Austriaco. Nel discorso effettuato durante il giuramento dei “Battaglioni neri”, il Maggiore Cosma Manera affermò “ Per questa vostra fede l’Italia vi saprà compensare!”. Il cavalier Filetti, Regio console a Tientsin affermò: ”…Voi che dopo esser passati attraverso le sofferenze, avete rinunciato al riposo nella madre patria e avete preferito prender le armi per la realizzazione di questo ideale…sarete ricompensati dalla gloria”.
Arrivato il nuovo comandante Camossi, si cambiarono le divise kaki con quelle grigio verdi e si cambiarono i fucili Lebel con i nuovi mod. 1891. La Bandiera della speranza del ritorno di Kirsanov, diventò la bandiera di combattimento .
Allegati
Porto di Chin-Kwan-Tao :1 set 1918 .Le truppe del Corpo di Spedizione Estremo Oriente, sulla nave Roma, partite da Napoli, in arrivo prima di ripartire per Tientsin
Porto di Chin-Kwan-Tao :1 set 1918 .Le truppe del Corpo di Spedizione Estremo Oriente, sulla nave Roma, partite da Napoli, in arrivo prima di ripartire per Tientsin
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15 agosto 1918 : I Battaglioni neri giurano di servire l'Esercito Italiano
15 agosto 1918 : I Battaglioni neri giurano di servire l'Esercito Italiano
giuramento Battaglioni neri 1918.jpg (76.18 KiB) Visto 4048 volte


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

impressionanti i dettagli che hai trovato.
Certo, il periodo fu estremamente convulso, si mescolavano la fine di un sistema europeo che crollava con la guerra ed una rivoluzione che lascerà conseguenze per tutto il secolo, e di quel che avvenne allora ai confini della Russia i libri di storia semplificano assai: leggevo mesi fa di due fratellli di un ramo secondario degli Asburgo che si trovarono praticamente a militare in campi opposti in Ucraina in quel periodo. Che poi si creassero battaglioni di più o meno volontario dei vari gruppi tenici aiuta a confondere le idee di chi cerca di capire chi combatteva per che cosa, certo sti poveretti che finita la guerra speravano di rientrare a casa hanno dovuto fare di tutto...


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Grazie Baba per la partecipazione e la riflessione. Io mi rendo conto di percorrere un terreno un pò minato. A ciò mi ha spinta inizialmente una grande determinazione nel cercare di capire la storia di mio nonno, in seguito il cercare di capire il periodo storico, in particolare quello tra il 1918- 1920. Fu un periodo convulso, come affermi tu, un periodo di sconvolgimenti storici e di confine molto complessi.
Io avrei dovuto approfondire molte cose, qui nel forum, oppure avrebbe potuto farlo qualcun altro... Però si sarebbe dovuto scrivere un'enciclopedia.
Avrei dovuto sicuramente spiegare meglio i vari trattati, i nuovi confini delineati dopo il ritiro della Russia dalla guerra (per questo basta una cartina dell'epoca) ecc.
Avrei potuto parlare dello Zar Nicola II (che mio nonno affermò di aver visto passare su un vapore mentre la famiglia Zarista veniva portata in prigionia ; mio nonno si trovava sulle rive di un fiume assieme a degli altri prigionieri ,trascinando del legname ).
Altre figure interessanti sarebbero state il monaco Rasputin, Lenin, Trotskj, Kerenski ecc. Invece parlerò un pò dell'ammiraglio Kolciak e del ruolo dei Cecoslovacchi, in seguito.
Naturalmente avrei dovuto approfondire i vari personaggi imperiali e politici Austriaci , per non parlare di quelli Italiani e quelli Internazionali.
Questo l'ho fatto per conto mio e non è difficile, dato che internet e biografie varie non mancano. Essendo partita da zero con le mie ricerche storiche, ho cercato di darmi delle priorità preferendo seguire il percorso dei prigionieri, che essendo persone comuni, sento più vicini.

Ho cercato le date e i fatti, magari confrontandoli anche con documenti personali in mio possesso.

I fatti e le date sono indiscutibili e documentati , nella sterile stesura: ad esempio quella dell'arrivo dei prigionieri a Tientsin, del giuramento dei Battaglioni neri, dell'arrivo del contingente italiano da Napoli e quel che racconterò in seguito.
Le mie affermazioni o giudizi dei fatti sono personali , però suffragati da innumerevoli letture di libri militari, diari , giornali dell'epoca, archivi di musei ecc.

Il mio giudizio personale è molto semplice e discutibile:
qualcuno ovviamente troverà giusto l'impiegare un esercito italiano per andare a combattere il Comunismo, e l'avanzata della potenza tedesca in Russia , insieme alle Forze internazionali, ma non desidero esprimere giudizi su questo. Non mi interessa minimamente. Quel che non trovo giusto, e m'indigna molto, e lo dico appassionatamente, è l'uso di persone che nel 1918 avrebbero potuto tornare a casa, dopo infinite sofferenze in prigionia, ed invece sono state "convinte" e direi pure costrette emotivamente e praticamente, a permanere in Siberia, tornando a combattere lì, per giunta. Di questo (e di Krasnojarsk) parlerò in seguito.

Vorrei ripeter quello che ho già scritto :
Moltissimi nostri ragazzi ex prigionieri dovettero tornare a combattere in violazione di tutte le convenzioni internazionali che vietano agli ex prigionieri di essere impiegati in operazioni di guerra e furono tra l’altro accolti per decreto quali cittadini e soldati prima dell’annessione delle proprie terre.. .
Naturamente, tutto ciò , ripeto, è personale e discutibile.

Ciao a tutti da Mandi


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