Lettere a casa (e da casa)

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babatriestina
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

sono piccolo ma crescero ha scritto:
mandi_ ha scritto:Ma se ti, Piccolo, te avessi dovù estrar le balote coi numeri, scometo che te gavresti 'mbroià anca l'Austria, el prete e el podestà! :wink:
Metodo per imbrogliare con la tombola (siamo verso capodanno, può fare comodo). Bisogna essere quello che chiama i numeri e conosere i numeri della scheda che si vuol far vincere. Si prendono i numeri di quella scheda e si mettono in congelatore (può bastare anche un ambo, se ci si accontenta di poco). Quando si prepara l'estrazione quei numeri vanno rimessi nel sacco. E poi si estraggono i numeri freddi (o non si estraggono, se invece volete far perdere qualcuno).
non so se funzionerebbe altrettanto bene coi miei, che sono di legno, ma è certo che lo hanno fatto una volta- c'era sui giornali- con le sferette metalliche del lotto. Uno li congelava e un altro raccomandava all'ingenuo bambino che li estraeva di prendere solo quelli freddi.


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sono piccolo ma crescero
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Credo che col legno funzioni meglio, èerché è un cattivo conduttore di calore e dovrebbe, di consguenza, trasmettere il freddo più lentamente alle sfere vicine. Comnque, prima di mettere in pratica un insegnamento è megli sempre fare una prova...

Per il lotto io sapevo che alcuni bussolotti erano lisci ed altri satinati...


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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1382-1918
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da 1382-1918 »

Mi perdonerai alcuni piccoli appunti, vero? :wink:
mandi_ ha scritto:La Leva Militare nel Kusterland
Non "Kusterland" ma "Küstenland". Però si può tranquillamente chiamare "Litorale" se si scrive in italiano, visto che l'italiano era una delle lingue ufficiali della vecchia Austria e la denominazione "Litorale" era comunemente usata.
Ricordo solo per precisione inoltre che il Litorale non era uno dei Land dell'Impero, ma era l'insieme di tre Land separati, e cioè l'Istria, la contea di Gorizia-Gradisca (Friuli austriaco) e Trieste col suo territorio. Ognuno dei tre aveva una sua dieta.
mandi_ ha scritto:L’istituzione militare era composta da varie appartenenze : tedesca, boema, slovacca, magiara, dalmata, bosniaca, croata, serba, ucraina, polacca, rumena, slovena, italiana.
Qui vengono mescolate le nazionalità con alcune appartenenze regionali. In particolare "dalmata" non fa capire se si tratta di italiani o serbo-croati, ma solo che la provenienza era la Dalmazia, ma allora alla stessa stregua bisognerebbe citare anche gli istriani, i carinziani, i tirolesi, i moravi, ecc.
Per cui mi rifarei a quelle che erano le lingue ufficiali: tedesca, ceca, slovacca, magiara, serbo-croata, rutena (=ucraina), polacca, rumena, slovena, italiana.
Al museo militare di Vienna c'è una vetrinetta in cui compaiono 10 libretti per l'istruzione militare, datati 1914, uno per ciascuna delle lingue ufficiali dell'impero.
mandi_ ha scritto:Gli uomini abili ,per quanto riguardava l’esercito comune austroungarico (distinto con la siglia K.u.K.), furono incorporati nel :

97° Rgt di fanteria con deposito (Kader)a Trieste o a Radkesburg,
47° Rgt fanteria con Kader a Marburg,
27° con Kader a Graz (Stiria).
Solo per far comprendere meglio a chi legge e magari non lo sapesse, Marburg (all'epoca in italiano chiamata Marburgo) è la città oggi meglio conosciuta come Maribor, nella Stiria (e precisamente nella parte di Stiria appartenente alla Slovenia).


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mandi_
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Ti perdono, ti perdono, se lo fai con gentilezza! Te l'ho già detto, sono sempre pronta ad imparare.
Allora : intanto questi erano solo piccoli appunti, giusto per inquadrare un pò i luoghi geografici e certe cose che si dicono nelle lettere. Non pretendo certo di sapere tutti i nomi , porta pazienza, ho già fatto una fatica tremenda per imparare come si scrive Krasnojarsk senza controllare ogni volta lettera per lettera (senza contare che non uso l'umlaut e ogni tanto il computer mi lascia sfuggire lettere strane).
Starò attenta alla questione "lingue", d'altra parte se non c'è contradditorio...la cosa è meno interessante. :wink:
Per il resto...non so bene . Tu sei molto esperto delle zone e dei nomi di luogo dove vivo io?
Aspettavo infatti che qualcuno correggesse gli eventuali errori.

Volevo chiederti (se lo sai): sono esatte le zone di pertinenza Trieste, Marburg, Graz per l'incorporazione dei reggimenti?

Guarda comunque che lo spirito che spero contraddistingua questo post,più che un elenco di strategie militari, sia quello di una serena rilettura di lettere di quei tempi, per ritrovare un pò la storia di quello che succedeva alla gente comune , cosa pensava ecc. Senza cercare beghe di nessun tipo e senza urtare i sentimenti di nessuno.
Interessante la vetrinetta di Vienna, con i 10 libretti di istruzione militare...Però non ho ancora capito come faceva la gente ad andare in guerra senza capire quello che diceva il suo compagno vicino, che rischiava la morte nello stesso modo. Tutti e due si saranno chiesti cosa ci facevano lì, qualche volta?

Ciao Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da 1382-1918 »

mandi_ ha scritto:Volevo chiederti (se lo sai): sono esatte le zone di pertinenza Trieste, Marburg, Graz per l'incorporazione dei reggimenti?
Sì, sono esatte. Oltre al 7°, 27°, 47°, della stessa zona militare anche il 17°, 87° ed ovviamente 97° Reggimento.
mandi_ ha scritto:Guarda comunque che lo spirito che spero contraddistingua questo post,più che un elenco di strategie militari, sia quello di una serena rilettura di lettere di quei tempi, per ritrovare un pò la storia di quello che succedeva alla gente comune , cosa pensava ecc. Senza cercare beghe di nessun tipo e senza urtare i sentimenti di nessuno.
Certamente, non preoccuparti, questo è chiaro.
mandi_ ha scritto:Interessante la vetrinetta di Vienna, con i 10 libretti di istruzione militare...Però non ho ancora capito come faceva la gente ad andare in guerra senza capire quello che diceva il suo compagno vicino, che rischiava la morte nello stesso modo. Tutti e due si saranno chiesti cosa ci facevano lì, qualche volta?
Se lo saranno chiesto di sicuro e si saranno trovati molto spaesati. Per comunicare nella gran parte dei casi usavano una lingua appresa, franca, che di solito era il tedesco. In ogni gruppo nazionale o sociale di un certo territorio c'era sempre un'altra lingua, diciamo così, vicina o utile. Ad esempio in Galizia i ruteni sapevano molto spesso anche il polacco, i tedeschi di Boemia il ceco, e così via.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

sempre sull'argomento, le cartoline indirizzate a mio papà sono così indirizzate: se leggo bene Lost. Inf. Reg n 5 IV Voitsberg
ecco il dettaglio, in altre ci sono solo abbreviazioni, così:
cosa voleva dire?
Immagine
Per le lingue, l'addestramento veniva fatto in tedesco: Hab't Acht! ( At-tenti!) ma ci doveva essere una sorta di servizio di traduzione, se è vera la barzelletta del comunicato che incomincia con Schwere Wolken.. Gravi nubi si addensano all'orizzonte - verso la fine della guerra- e la traduzione " Sior Capitano disi che domani piovi".
Comunque papà imparò insulti e parolacce nelle più svariate lingue dell'impero.. :-D


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Ciao a tutti.
Cara Baba, io ho provato a cercare il significato delle scritte da te riportate, ma non sono un'esperta. Lo sono ben di più, spero proprio, gli esperti austroungarici. Mio nonno aveva sui documenti sigle simili del K.u.K.
Infanterie significa "fanteria", e credo che si tratti quindi del fatto che tuo nonno apparteneva al 5° reggimento, nella IV compagnia , in qualcosa che aveva a che fare con la salute, cioè forse collaborava nel settore medico. Presumo. Magari posterò anch'io un a parte di documento di mio nonno, con le scritte A.U.,così potremo confrontare.

Oggi vorrei riportare quello che ho trovato riguardante la partenza dei Triestini,trascritto dalle lettere di allora.
Mi complimento ancora con chi , con grande attenzione storica, si è premurato di raccogliere le memorie di Trieste nella Grande Guerra. Sono in molti, e parecchio conosciuti in Trentino. Ricordo Marina Rossi, Teodoro Sala,i due fratelli Roberto e Fabio Todero, Ranchi ? Franco Cecotti, Luca Fabi , Milocco ecc. Li conoscete voi?
Spero che mi perdonino se estrapolo pezzettini del loro lavoro faticoso e cercherò di essere rispettosa del contenuto. Moderatori, vi prego, se mai, datemi un segnale di stop.

LA PARTENZA PER IL FRONTE


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FERDINANDO, nato nel 1890 a Trieste. - K.u.K. Lir. Nr 26


Graz, 6 giugno 1914

Ora parto per Cilli . Puoi vedere che aspetto ha la nostra caserma . Ore 5 pomeridiane. Vengo presentato alla commissione di superarbitrio. Dovrò rimanere a Cilli 2-3 settimane : poi vado a Lubiana dinanzi alla Commissione e se mi trovano inabile, dopo 2 giorni sarò a casa. Avevo una forte bronchite…

Monfalcone,4 settembre 1914
Sono qui di guarnigione. Io non posso venire a Trieste.

S.Michel in Obersteiermark, 27 settembre 1914
Andiamo a compiere il nostro dovere…Addio!

Murzzusschlag, 27 settembre 1914
Addio. Non dire a papà che vado in Russia Probabilmente passo per Budapest.

Nezsider,28 settembre 1914
Sui nostri vagoni sta scritto : Noi Stiriani temiamo solo Dio!Allegria soldatesca! Al nostro passaggio non una sola mano è muta,è tutto uno sventolio di fazzoletti e grida di “Heil”

Csacza,29 settembre 1914
Ultima stazione Ungheria! Ormai per la Galizia!

Dal Campo, (Przemysl)3 ottobre 1914
Queste sono forse le ultime righe che rivolgo a Te!




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Francesco , nato a Trieste , vent’anni alla partenza. K. u.K Lir n°5

Nell’estate 1915 , dopo un abbraccio alla fidanzata Gabriella , sale sulla tradotta che lo condurrà nella città- fortezza di Pola, sede della marina da guerra austriaca, ma anche di diversi contingenti del 5 °reggimento territoriale di fanteria (Infanterie n.5). Un anno dopo si trova ad oriente sul fronte russo, durante l'offensiva del generale zarista Brusilov.

POLA,23 agosto 1915

Mia cara Gabri
Dopo la tua letterina non ho ricevuto altre tue notizie. Il motivo non lo so.

POLA, 14 dicembre 1915

Mia cara Gabri
Credimi che faccio tutti gli sforzi possibili per scriverti, perché tu non abbia da stare in pensiero. Questi giorni accuso forti dolore ad un dente spezzato. Qui molte volte si riceve quella galletta durissima ed io tempo fa,aspettando la cena, rosicchiai un pezzo di questa, ma fu fatale, non tardò di spezzarmi un pezzo di dente.
Ah, se qualchuno nella vita civile me l’avrebbe presentata così la vita di guerra, che salto farebbe! Qui invece bisogna seguire il seguente proverbio: <<Rosica questo osso o salta in questo fosso>>

Magiarrasrlavicza,26 luglio 1916


Cara Gabriella
E'giunto il momento in cui bisogna recarsi la prima notte a coricarsi in campo. E'molto grave, se ritornerò sarà un miracolo perchè qui sono molti russi.Pazienza! Ricevi i miei iù sinceri saluti.Una stretta di mano.Ho premura. Bisogna contrattacare! Addio! Addio!

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FERRY, K.uK. I.R. Regiment Infanterie nr 17 (Rgt di fanteria nr 17 )


Studente, nato e vissuto a Trieste, di origine Viennese . Venne richiamato nel 1915. A Lubiana frequentò una scuola per allievi ufficiali, la cosiddetta “Einjahrig- Freiwillige –Schule”(Scuola volontari di un anno) Ma le sanguinose perdite subite sul fronte orientale, lo costrinsero a partire per la Galizia, nel 17° reggimento . I tempi erano quelli dell’offensiva di Gorlice- Tarnow.
La fidanzata Xenia era slovena.

6 luglio 1915 FRONTE ORIENTALE

Carissima Xenia
Le tue lettere ricevetti tutte a Pettau .Adesso siamo i un paese che consiste d’una stazione con poche case: sembra che da qui in poi si va a piedi. Il viaggio è durato 3 giorni e 4 notti. Da venerdì non mi sono lavato. Da ieri siamo in terreno riconquistato, che fino a pochi mesi fa era dei Russi. Mi spiacque molto partire dal campo senza salutare nessuno dei miei cari.
Quando riceverai questa lettera forse sarò già nella linea del fuoco. Non ti sembra strano e un po’ buffo ch’io vada a battermi da eroe contro i russi?Tu m’hai conosciuto solo dal lato pacifico,il giovanotto spensierato e vagabondo, buono di niente, ma non conosci ancora l’Einjahrig Freiwillig. Io ho cambiato il vestito e l’aspetto, ma le idee e il carattere sono sempre quelli.

13 luglio 1915
Carissima Xeniuccia

Domani andiamo all’assalto. Spero che andrà bene. Se dovessi lasciar la vita, rassegnaTi e ricordaTi qualche volta di me. Sei giovane e bella. Mi devi promettere di non addolorarti troppo.
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ADRIANO , nato a Trieste , 1893, fatto prigioniero nel 1915 (memoria del 1923, credo)

La visita militare l’ho marcata in parte a Lubiana e in parte a Graz. Poi , siccome le nostre truppe erano ritenute infide, ci dividevano o aggiungevano in ogni compagnia dei militari austriaci appartenenti al Reggimento 27 oppure prendevano due o tre italiani e li spedivano in mezzo ai tedeschi.


Di queste lettere mi ha colpito la descrizione che ne esce di ragazzi un pò ingenui, veri ,frastornati, spaventati che partivano rimpiangendo amori e famiglia. In questi momenti di cui parlano , percepiscono l'idea della possibilità della morte, ma il pensiero è ancora molto legato a ciò che hanno lasciato: affetti, normalità...Le grandi sofferenze dovevano ancora arrivare....L'ultima testimonianza è stata scritta dopo il ritorno, ed è un pò più consapevole e sbrigativa .


Ciao Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Mi complimento ancora con chi , con grande attenzione storica, si è premurato di raccogliere le memorie di Trieste nella Grande Guerra. Sono in molti, e parecchio conosciuti in Trentino. Ricordo Marina Rossi, Teodoro Sala,i due fratelli Roberto e Fabio Todero, Ranchi ? Franco Cecotti, Luca Fabi , Milocco ecc. Li conoscete voi?
c'è chi scrive su questo forum, anche se non è assiduo :-D :-D :-D

mandi_ ha scritto:. Questi giorni accuso forti dolore ad un dente spezzato. Qui molte volte si riceve quella galletta durissima ed io tempo fa,aspettando la cena, rosicchiai un pezzo di questa, ma fu fatale, non tardò di spezzarmi un pezzo di dente.
già, i denti! papà mi parlava di ripetute periostiti, in cui con un temperino si incideva da solo per far uscire il pus..


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da VetRitter »

babatriestina ha scritto:c'è chi scrive su questo forum, anche se non è assiduo :-D :-D :-D
il buon (e bravo) Rawa sta sedando animosità su Cimeetrincee..
saluti


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Sì, ci sono vari siti interessanti dove trattano argomenti di storia, anche militari. Non ho mai incrociato R. , perchè sono una novellina del vostro Forum. Però ho ritenuto giusto dar valore anche a chi si occupa di scrivere oggi di Storia a Trieste. E per me sono sempre troppo pochi. Magari ce ne sono anche altri...Adesso per esempio mi piacerebbe trovare qualche diario o lettera del Reggimento 97 "Demoghela".....Ma , San Giusto se è dura! :roll:
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

1382-1918 ha detto :
Per comunicare tra loro, le persone di diversa lingua nella gran parte dei casi usavano una lingua appresa, franca, che di solito era il tedesco. In ogni gruppo nazionale o sociale di un certo territorio c'era sempre un'altra lingua, diciamo così, vicina o utile
meglio non sbagliare nel   capire gli ordini.....
meglio non sbagliare nel capire gli ordini.....
castigo !.jpg (121.49 KiB) Visto 4474 volte
Scusatemi, ma quando mi è capitato in mano questo documento, ho pensato che calzava a pennello con quello che poteva essere il ritrovarsi in guerra insieme, con tante persone che non parlavano la stessa lingua.In questa pagina ,il diarista scrisse una specie di " castigo", un pò come si faceva a scuola in altri tempi.
La frase " quando è atac non è rut" (quando è attacco non è riposo) ripetuta 100 volte, con commento finale :< Devotissimo servo. Scusi di tutto.> fu una specie di punizione inflitta, probabilmente, dal comandante di questo povero soldato.

Ciao Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da VetRitter »

ciao Mandi, fa impressione "leggere" la vita di altre persone in quei frangenti.
chi ha scritto quella punizione lo ha fatto con una calligrafia abbastanza precisa, sembra di una persona che quasi ogni giorno scrivesse.
saluti


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

ma.. l'aveva scritta uno della scuola di pensiero di ffdt , che ripete 100 volte "cuando" con la c ? :-D


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Questo fftt non lo conosco ancora, ma forse avrebbe bisogno di scrivere cento volte la parola "quando". :lol:

Continuo a riportare parti di lettere

Qui corrispondono ancora Ferry e Xenia. Due giovani di Trieste, nei primì anni del 1900.


IN TRINCEA, PENSANDO ALLA VITA DI PRIMA, A CASA….

16 agosto 1915

Cara Xenia

Mi dici che a Trieste non ci sono divertimenti, ma preferirei mille volte annoiarmi lì invece che qui. Qui la noia viene interrotta da granate e shrapnelli, inconvenienti che a Trieste non vi sono; qui mangio solo col cucchiaio e da una gamella sporca. Lì dev’essere scuro alle 8 ½ , qui alle 6 e mezzo incomincia il crepuscolo e non v’esiste lume.

22 agosto 1915

Andrei volentieri con il tram a cavalli a Barcola , anche mettendovi un’eternità prima di arrivare; e poi passeggiare fino a Cedas, vicino a Te,come una volta. La rifaremo insieme? Oggi sembra ci rimetteremo in cammino per ignoti lidi. Chissà dove ci ficcheranno adesso? Debbo fare i preparativi e non posso scriverti più a lungo.Mi domandi se gradisco i Tuoi baci. Come gradirei se mi fossi più vicina!Te ne invio tanti!

24 agosto 1915

Coccola mia
Non capisco come funziona la posta : oggi ricevo due lettere tue.,del 17 e 18 corr.Io rispondo in cartolina , perché carta da lettera non ne ho più.
Ricordo quando mi facevi attendere dei quarti d’ora dopo la lezione di pianoforte e andavamo a passeggiare a Barcola, a Sant.Andrea, sempre a piedi, perché in tram la mia signorina non voleva venire.
Ti meravigli dell’abbondanza di ragni in questi boschi, ma ve ne sono pure d’altri insetti che tormentano la mia povera esistenza. Delle mosche che non permettono un quarto d’ora di sonno e poi certi insetti bianchi, che qualche volta raggiungono la grandezza di un grano di riso in confronto delle quali le rinomate corse al trotto di Montebello non sono niente. Come vedi la vita qui non è poi tanto bella come la descrivono i giornalisti,con i loro articoli graziosi sulla vita in campo, seduti comodamente al scrittoio nella loro redazione.
Domandi se sento nostalgia. Altro che!Dove sono i tempi che giravo vestito in borghese, bevevo il caffè nero al “Secession”, o a Nuova York, facevo la mia partita e poi alle 5 e mezza venivo a prenderti.
Non crucciarti troppo per questo inverno! Spero che quando principierà quella stagione, mi troverò già in qualche ospitale, magari senza un pezzo di gamba. Sempre meglio che passare l’inverno qui !

18 ottobre 1915

Per me ,il tempo quando giravo libero, allegro nelle vie di Trieste, è tanto lontano, che mi pare di non averlo vissuto neanche. Mi sembra un sogno, l’averti conosciuta ed amata. Oramai mi sono abituato a questa vita di mezzo selvaggio, lontano da gente per bene, in mezzo al frastuono della guerra. Se ritorno, come potrò abituarmi alla via di prima? Forse coll’aiuto di Te e Mamma, se mi educherete pazientemente, insegnandomi i comportamenti di vita civile.
Mille baci Ferry

FERRY H. K.u.K I. R. Nr. 17

Ferry era un giovane che viveva a Trieste, che , prima della partenza per la guerra, conduceva a quanto pare in città una vita spensierata, da studente. Dopo un periodo di addestramento a Lubiana, verrà inserito nel 17° rgt fanteria ed inviato in Galizia , nella zona di Gorlice-Tarnow.
Le sue lettere sono scritte secondo me in tono volutamente leggero : scrive alla fidanzata e preferisce ricordare i tempi dove conduceva un’esistenza normale, leggera, frequentando i caffè, passeggiando a Barcola, giocando qualche partita a carte, aspettando la fidanzata.
Accenna senza esagerare, forse per non angosciare la ragazza, alla sua vita da soldato: gli shnapperln, le bombe, il frastuono delle armi della guerra, il fango, i pidocchi, i ragni, un pasto veloce con la gamella e un cucchiaio. E’ un ragazzo che si sta trasformando in un uomo, che sta cominciando ad incontrare la tragedia.
Teme di non tornare più “un essere civile e per bene” come prima. Spera di essere ferito ad una gamba, addirittura “senza un pezzo di gamba” , trovando questa l’unica soluzione alla sua disperata situazione.
Xenia era una ragazza penso di buona famiglia, romantica,che come molte ragazze dell’epoca andava a lezione di pianoforte, che amava , per mettere alla prova l’amore di Ferry , farlo attendere negli appuntamenti… Ora lo pensa lontano e soffre di nostalgia, ancora inconsapevole della gravità dei tempi…
Non si accenna ancora nelle lettere ai bombardamenti a Trieste, ai bar incendiati… Si nomina il coprifuoco…

Per me queste lettere sono molto belle, un po’ diverse da quelle più tragiche che ho letto altre volte, e danno un piccolo ritratto della vita a Trieste, prima della guerra….
C'è una foto , nel forum, del tram a cavalli, a Barcola?

Mandi





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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Ciao a tutti . Beh, il tram a cavalli me lo sono cercata da sola, cercando questo collegamento:

http://www.atrieste.org/viewtopic.php?t ... 71afca80fb.


Io penso che la guerra sia una cosa infame, da qualsiasi parte la si guardi.

Oggi fioriscono siti su internet dove si va alla ricerca di reperti bellici, dove mostrare un'arma ritrovata, un elmetto, un proiettile, una divisa è un'impresa straordinaria. Certo, si tratta di documentazione storica, ma spero che lo stesso impegno sia impiegato nella ricerca della memoria di quelle guerre e soprattutto nella ricerca di quello che pensavano quelli che indossavano per dovere o volontà quelle divise.
Ci sono poi molte discussioni sulla guerra : Avevamo ragione noi. No, siete stati voi i primi a cominciare! A me questi discorsi sembrano un pò simili a quelli dei bambini quando cominciano a litigare. Peccato però che i bambini , dopo un pò di cazzotti smettono di litigare,mentre gli adulti spesso ....iniziano guerre o rancori pericolosi. Scusate il mio paragone forse superficiale, ma non certo irriguardoso verso coloro che soffrirono o morirono a causa delle guerre, di entrambi gli schieramenti. E succede tuttora. Scusate se le lettere che riporto, forse, non sono troppo dure : preferisco evitare descrizioni cruente, per dar spazio ai pensieri. Inoltre non m'importa molto da che parte stavano questi uomini : tutti erano in guerra, anche se la pensavano in modo diverso.

Ed è per questo che inizio questi estratti da lettere della Prima Guerra con queste citazioni:

“LA MADRE AUSTRIACA E LA MADRE ITALIANA PREGANO,PER I RISPETTIVI FIGLI,LO STESSO DIO,DI PACE E DI AMORE E DI SIMILI COSE. A CHI DOVREBBE DAR RETTA DIO?”

«SE MATTI, COSSA FE, NO STÈ TIRAR CHE QUA XE GENTE!»
.



Mesurici , durante un bivacco notturno, 1914 .

“Quando mi sveglio, la luna e le stelle brillano in cielo. È il freddo acuto che mi ha destato.
I due bivacchi ardono ancora. Io temo di riaddormentarmi sul mio giaciglio umido e
preferisco rimaner seduto. È una notte chiara, ma le montagne hanno un aspetto selvaggio
che suscita pensieri angosciosi … mi pare di scorgere tutte le centinaia e le migliaia di
uomini che in questa notte fredda e in tutte le fredde notti giacciono rattrappiti sulla terra
dura, sulla paglia umida e in una lurida casupola …il giorno dopo recherà indicibile pena o
la morte.”

R. Cerniutz, triestino, corrispondente di guerra per la testata de «Il Lavoratore>>,
richiamato all’età di quarant’anni.

Sarajevo,1914

“Cara Mama. Con le lacrime agli occhi vengo farti sapere che mai credevo che sia così dura
la vita militare ma ora che sono sule prove lo credo ed è imposibile descriverla. Mi trovo
sempre a Sarajevo ove sono privo di tuto senza nesun conforto. Non ricevo nessuna notizia
di voi altri. A mi dala matina ale 5 ore con fredo intenso e sfinito della fame me toca far
manovra e mangiar una sola volta e anche quella così buona che non si pol mangiarla el
resto è cafè nero. Non so se potrò far fronte cola salute a queste tristi condizioni. Ti saluta
di cuore tuo figlio che ha avuto sempre la sorte perversa”.

A. Sarpic, nato a Trieste, artigliere

Prima linea

Ancora sempre vivo e sano. Su noi sparano allegramente con tutti i proiettili immaginabili
e possibili. Ieri gran pioggia di palle, del treno nostro circa quindici i feriti. A me un carro
vuoto passò sul braccio, però niente di male, solo un po’ gonfio. Andiamo avanti, avanti,
però con abbastanza perdite. Della divisione Honved sono circa mille tra morti e feriti. È
così orribile vedere i morti, insepolti per le strade.

Hermann Cante, nato a Trieste , arruolato in un battaglione dell’Honved ungherese

Valona, 19 ottobre 1915

Quanto il dolore trasforma gli uomini! Io credo che se gli uomini
politici fossero obbligati per legge a passare ogni biennio un mese in ospedale, in una
prigione, nei tuguri di montagna…non ci sarebbero più guerre, lotte civili, massacri inutili
e l’umanità, educata alla scuola della sofferenza, sarebbe veramente migliore!

Valentino Semi, nato a Gorizia

(Da "Quale Storia")

Bologna, 24 maggio 1915,prima della partenza per la guerra .

Quando tornerò, sarà gioia infinita:sarà gloria, giovinezza, amore? O sarà gloria e morte? Ma Lei prega per me, Lei che mi pensa sempre. La rivedrò? Potrò chiamarla col nome dolcissimo di sposa? E forse domani sarò il padre dei suoi figli? E’bella, tanto bella,sarà lì che mi aspetterà ,tutta in bianco…mentre il tricolore lentamente in cielo e la vecchia alabarda s’ergeranno magnifici, accompagnati dal maestoso possente suono del vecchio campanone di San Giusto…

Lettera al fratello Fabio,1915

Non dire a casa niente! Noi combattemmo già parecchie volte, ma è impossibile che ti descriva, perché è superiore alle mie forze!”

Trincea, Pendici di San Michele ,1915

Da tutti i punti alti vado in cerca di Trieste: e quando la vedo , quando vedo il nostro mare, i nostri monti, le nostre case, allora, con le lacrime negli occhi la saluto. E si spera !

Aurelio Nordio, nato a Trieste nel 1897 , allievo dell’Istituto Commerciale di Trieste.
All’inizio della guerra si trasferì con la famiglia a Bologna. Volontario nell’esercito italiano, 1° rgt Bersaglieri sul fronte Carsico. Nome di battaglia : Marco Giacomini” Caduto nell’autunno 1915.
Il corpo di questo ragazzo diciottenne rimase per mesi davanti alla “Trincea delle frasche”, nelle prime battaglie dell’Isonzo.
Anche il gemello Fabio morì sulla Bainsizza nel 1917.

(da :" Morire per la patria" di F.Todero.)


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto:Ciao a tutti . Beh, il tram a cavalli me lo sono cercata da sola, cercando questo collegamento:

http://www.atrieste.org/viewtopic.php?t ... 71afca80fb.
io l'ho cercato, ma a cavalli, e a Barcola, non l'avevo trovato.
belle, le citazioni, quella No stè sparar, che qua xe gente! l'avevo già sentita e mi è sembrata assai spontanea.
Uno dei tanti libri che ho letto sulla prima guerra afferma che la guerra era diventata più cattiva col passar del tempo: il primo anno c'erano scambi fra le trincee, canti natalizi condivisi, poi pian pianino si radicalizzò e divenne sempre più disumana.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Ho letto uno scambio di corrispondenza tra Gottardo A. e la sorella Emilia. Sono state riportate integrali sul libro “Dalla Galizia all’Isonzo” di Roberto Todero. Si tratta di scritti, cartoline, felpost, fra i componenti di una famiglia Triestina, tra il 1915 e il 1918 .Ovviamente riporto piccole parti. Leggete il libro, che è molto ben scritto!

Gottardo A. nacque nel 1897 a Trieste. Si diplomò nell’Obergymnasium comunale di Trieste, poi passò la visita a Radkersburg, accettato come volontario di un anno. Poi la guerra e il fronte. Tutto il servizio militare verrà trascorso nel 97° Rgt. Gottardo è’ sopravvissuto alla guerra e morirà a Trieste in età avanzata.

Leggendo queste lettere, trovo commovente l’affetto palpabile tra i membri di questa famiglia, il voler attenuare le tremende esperienze passate,il cercare di sdrammatizzare raccontando i fatti in modo lieve e a volte facendo battute,per non far preoccupare i familiari. Il voler sentirsi informati delle piccole cose, il rallegrarsi per la nascita della nipotina, un’altra babetta. Si legge una grande nostalgia di casa, l’impossibilità di avere dei permessi , ma una disperata voglia di sentirsi vicini almeno tramite le lettere. Il ferimento vissuto come una fortuna : almeno la pelle è salva. Il pensiero di Gottardo va a Trieste, alla luce che penetra dalle finestre, alla bora , al mare, alla neve d’inverno, mentre lui soffre il freddo al fronte.
Ferito, viene trasferito a Debreczen, Baden e quindi Graz, perché Baden trattiene i feriti per poco tempo. Abbastanza ristabilito,ritorna poi in servizio e i suoi spostamenti militari passano per Radkersburg, Murek, ,il Tirolo, la Rumenia,l’Ungheria ,Belgrado, l’Ungheria.
Mi ha colpito il suo desiderio di non gravare finanziariamente la famiglia, il suo non darsi pace per dover dipendere dall’ aiuto economico, comprendendo la difficile situazione in quei tempi a Trieste, dove il cibo è sempre più scarso. Invia ai suoi parenti della farina da Belgrado , del grano dalla Rumenia. Nella frettolosità dell'ultimo feldpost del 1918, in una data in cui per l'Austria si andava verso la fine, avendo subito sconfitte nelle offensive su tutto il fronte ,si intuisce che ci si trascina verso l' inevitabile conclusione del conflitto.
La sorella si preoccupa molto, è in pena, piange, anche lei ha un marito in guerra, vuol sapere tutto, ma ha riguardo e delicatezza nel riferire le brutte notizie ai genitori, duramente provati. Mi piacciono molto la complicità affettiva tra i due fratelli, le loro ciacole...per stare in contatto.


Trieste, 19.1.1916

Scrive la sorella di Gottardo al marito Pino.
….Gottardo andrà al fronte. Non puoi immaginare che giornata brutta passai domenica. Piansi tutto il giorno. Volevo trattenermi per via della bambina, ma non potevo. Mamma volle saper il motivo. Immaginati la sua disperazione .Quando papà venne a casa volle sapere anche lui. Papà è molto avvilito. Sembra abbia fatto una malattia.

Trieste 4.3.1916

…Gottardo è arrivato sui Carpazi , ma va avanti ancora due giorni .Non sa ancora dove va .Povero Gottardo che freddo avrà. Questa notte mi svegliai piangendo.

18.4.1916
J. Rgt.97 IV/XIX/March .Comp.
Feldpost 353

….Chissà come splenderà oggi il sole sulle finestre del tuo quartiere. E qua invece il cielo è annuvolato e da lungi si sente il solito concerto (dei cannoni). Mi trovo nel Campo a fare esercizi militari e mentre mi rintronano i più svariati comandi, io invece penso con nostalgia a casa mia. Si dorme sparpagliati nelle case o nelle stalle, sulla paglia. Ci seccano però pulci e pidocchi.

19/7/1916

Cara Emilia
…Giorni fa ero al fronte; e così, per ridere, (i russi) ci hanno gettato un paio di bombe ,una è caduta a 50 passi da me. Scoppiavano alcune granate schrappnels in trincea….
Trieste ,11.6.1916
Amato Pino , oggi il nostro Gottardino ha avuto anche il battezzo del sangue. L’altro ieri arrivò dall’Ungheria che ai 4 rimase ferito e si trova all’ospedale da campo. Ai 10 lo misero in treno e lo mandarono in Ungheria e poi si spera a Graz.Puoi immaginarti il dolore di mamma. Non ci disse dov’è ferito.


19.6.1916 ,K.uK. Reservespital III (Ospedale della Riserva)

….Saprai già della fortuna che mi è toccata, se è fortuna. Lo sapremo in seguito. Come sta la Rinuccia?

Trieste21.6.1916

Caro Pino
Finalmente sappiamo notizie . Gottardo è all’Ospedale di Debreczin.Fu ferito al braccio sinistro più su del gomito. La palla passò oltre per oltre. Sembra sia leso il muscolo e gli ruppe l’osso. I medici si meravigliano perché dalla sua bocca non esce mai un lamento .Mi meraviglio perché quando aveva male aveva tanta paura. Era sensibile come me.

Debreczen ,5.7.1916

Cara Emilia
…ti ripeto che non c’è pericolo….quando sono stato ferito , provai nel braccio come un grande ammortimento; sentii scorrere sulla mano roba calda e compresi che era sangue. Nel ritorno (al posto di medicazione) passai per una trincea poco profonda; là bisognava fare salti d’acrobati,perché non so se ci fossero per terra morti o feriti, ma tutti erano messi come le sardelle. Credi che neanche non ci si badava. Ad un tratto una mitragliatrice ci comincia a tirare. Io mi sono buttato giù dove ero, cioè su quelli che giacevano a terra. Io mandai tutto al diavolo e prima che potei mi allontanai .Tu non hai idea di quanto egoisti si è in quei momenti.

Baden, 15.9.16

Mia cara Emilia
….eccomi con te , facciamo finta di essere a casa nostra e di ciacolare sulle cose nostre. Oggi ricevetti con ritardo la tua cara lettera, dove mi ricordavi l’anniversario del giorno più importante della tua vita. In quel giorno non si pensava ,no, a quello che sarebbe ancora venuto. Mia cara, cos’è la vita?E’una lotta continua; chi vi sopravvive è vincitore. E con l’aiuto del buon Dio ho superato tre operazioni . Ho rischiato la vita in trincea , ma almeno avrò la soddisfazione di avanzare .Sarò promosso alfiere e finalmente potrò mantenermi da solo, la mia più grande felicità. Perchè io so che grandi difficoltà che avete là voi, e per di più dovermi mantenere e sempre mandare denaro e roba, questo non mi dà pace. Di venire in licenza a trovarvi non se ne parla.

Graz, 21.1.1917

Mia cara Emilia
Dalle tue lettere che mi scrivesti per Natale leggevo la tristezza per la lontananza di tuo marito Pino. Ma tanto maggiore sarà stata la tua gioia quando te lo vedesti capitare all’improvviso per la licenza. Direte tutti voi : quando verrai tu? ….Col braccio siamo sempre là; la ferita è ancora aperta e di tanto in tanto ne viene fuori qualche piccola scheggia d’osso. Noi siamo in pieno inverno ; nevica da molti giorni , che gioia era da noi una volta ne, la mattina svegliandosi, di trovare la città in un bel mantello bianco. Mi raccomando , tanti baci alla piccola!

26.10.1918,Feldpost- Ungheria

Io sempre allo stesso posto. Aspettiamo la pace ardentemente e il giorno del ritorno alle nostre case.Il tempo stringe e perciò chiudo.
Gottardo


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

L’alba , le luci e la luna

Diario di Emilio Stanta(Trieste, 1897)


Carpazi,1915


Dall’altura si presentava alla nostra vista un quadro nuovo, che racchiudeva in sé il campo di battaglia nelle ore di quiete alle prime luci dell’alba. Da questo terreno sopraelevato si dominavano altre colline sottostanti, dai pendii delle quali partivano ad intervalli dei razzi luminosi, che formando dei larghi archi cadevano sulla parte opposta rischiarando il suolo di una luce vere –azzurro.
Lo spettacolo pirotecnico ci faceva vedere ad intermittenza la trincea russa, protetta da reticolato, posta a trecento metri sotto di noi. L’alba , che in altri paesi, portava la vita e l’allegrezza della luce, accompagnata dalla pace dell’umanità che si appresta al giornaliero lavoro con sublime soddisfazione dello spirito, qui portava la guerra, il dolore,la morte…



6 settembre 1914 ,Leopoli

Cara moglie

Oggi ho visto i soldati cadere da tutte le parti come le biade cascano appena toccate con la falce del contadino.
Perdonami se ti ho amata tanto, se ho insistito per sposarti per poi doverti lasiare. Risposati, se io muoio, ma ricordati sempre di me, di quanto ti volevo bene, di quanto siamo stati felici.
Sopra di me ieri compariva la luna mesta e silenziosa. Era grande fuor di misura e rossa color del sangue.Oh com’era bruta,pareva un fantasma dal malaugurio che si presenta avanti a noi per portarci sventura. Pareva che parlasse e che volesse dire, dimani vera sparso molto sangue, dimani la maggioranza di voi resteranno sul campo di battalia,feriti o morti. Osservatemi bene, penetratemi col vostro ochio,già avezo a fissare il nemico, nelle mie vissere e là troverete scrito che il nemico dimani farà grande strage nelle vostre file. Tutti questi pensieri passavano per la mia mente, nel mentre che la luna si alzava orgogliosa e lasiava noi immersi nel dolore.

Giacinto V. (lettera testamentaria)


Penso che le parole dei soldati si commentino da sole....


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Leggo, in questo periodo della mia vita, le lettere scritte da tanti ragazzi vissuti non moltissimi anni fa e mi faccio delle domande. Vivo nel mondo di oggi, e mi chiedo quale forza d’animo devono aver avuto i giovani, i padri di allora per lasciar le loro case ed andare a combattere in condizioni estreme.
I nostri ragazzi partirono nel 1914 richiamati da un ordine dell’Imperatore. Potevano avere delle motivazioni, i soldati comuni? Cosa avranno provato, infilati come topi nelle trincee, nella neve, nel fango, vedendo i loro compagni morire ad un passo da loro, in mezzo ai rumori assordanti delle bombe, ai gas, agli ordini perentori di avanzare di fronte al fuoco nemico…
Morire per l’Imperatore , per l’Impero Austroungarico aveva un senso per loro? Forse lo avrà avuto per i militari di carriera, credo, ma per contadini, marinai , maestri? Vermicellai ? Chissà perché, nella mia testa, aveva quasi più un senso rischiare di morire per degli ideali forti, come l’irredentismo . Gli altri, io penso, sono partiti perché erano obbligati o per fedeltà.
Scusate se urto la suscettibilità di qualcuno, ma onestamente non trovo altre spiegazioni . Pensavano tutti che la guerra sarebbe finita in breve tempo. Naturalmente parlo anche di quelli che da ogni parte d’Italia combatterono nell’esercito italiano, come i Siciliani, i Sardi... E dovrei fare un elenco lungo di appartenenze , perchè la guerra fu mondiale.

Ogni tanto penso a cosa farebbero i giovani Italiani di adesso. Ricordo che allora erano costretti all’arruolamento tutti gli uomini dai 18 ai 40 anni, e via via l’obbligo militare si estese dai 17 anni ai 50 anni.
in guerra a 18 anni....jpg
in guerra a 18 anni....jpg (114.86 KiB) Visto 4379 volte

Questa foto lascia intravedere lo sgomento e la stanchezza estrema negli occhi di un ragazzo, in mezzo ad una situazione che nessuna parola potrebbe descrivere.

E ogni tanto penso a cosa avranno provato i genitori di allora, quando avranno pensato ai figli lontani, e soprattutto quando avranno ricevuto delle lettere che annunciavano la loro morte .


Questa è una lettera del 20 dicembre 1916. Un soldato scrive alla madre del suo grande amico, per comunicare a lei la morte del figlio, a causa delle ferite. Il soldato morto era di Trieste e morì nell'ospedale di Kirsanov.La madre , ignara, continuava a scrivere all'amato figlio.


"Gentilissima Signora, col cuore gonfio di pianto vò raccogliendo con religiosa cura, di volta in volta, come pervengono, le cartoline, ch' Ella, Signora, scrive per il Suo povero figlio. Ho fatto pratiche presso l'ospedale perchè mi spedisca l'uniforme, che il mio caro amico ha portato in campo: se mi riesce di averla, la porterò al mio ritorno a Lei.
Semprechè la sorte che io e lui abbiamo sempre avuto tristemente uguale, non ci sia comune anche ora.
Ci incontrammo ...in prigionia. Ambedue feriti alle gambe, con la febbre, ma il vicendevole conforto, quella volta ci sorresse. Anche stavolta, come lo seppi degente all'Ospedale, feci di tutto per essergli vicino, ma non mi fu concesso. Io piango in lui la più grande perdita della mia vita. Signora, possa il mio grande dolore riuscire di conforto a Lei."


Anche le donne soffrirono molto a causa della guerra, in ogni tempo.

Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

La tua analisi mostra una grande sensibilità.
Io posso ripensare a quello che mi hanno raccontato i miei che 'hanno vissuta e me ne hanno parlato, le cartoline in cui, censura o meno, si ripete Speriamo che questa guerra finisca presto, e la lettura dei libri di storia un po' approfonditi, in cui si distingue l'andamento anche a seconda del periodo: incominciò quasi gioiosamente, perchè non sapevano a cosa andavano incontro: c'era nel'aria in tutta Europa una sorta di voglia di guerra ,del tipo "Ritorna vincitor!" dell'Aida, i coscritti partivano sotto il lancio di fiori.. e pensavano che sarebbe durata un paio di mesi, come le guerre balcaniche o le guerre dell'ottocento.
Poi la guerra si immobilizzò nelle trincee...e ogni anno che passava era peggio, ogni anno si diceva Speriamo che questo sarà l'ultimo anno di guerra.
Per la piccola gente, i richiamati, magari contadini analfabeti, era un qualcosa di calato dall'alto, pensiamo ai contadini russi che combattevano all'inizio per lo Zar , salvo poi rivoltarsi nell'ottobre ( novembre) del '17.. ma forse anche era gente abituata alla mortalità infantile alta, alle malattie, epidemie, gente fatalista che era abituata a incontrare la morte più che nel nostro attuale mondo dove viene quasi nascosta.


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