Donne che lavoravano

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mandi_
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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Molte maestre, non sposandosi, non potevavano avere figli. Ma avere 38 bambini da accudire è un pò come avere 38 figli. Ognuno di loro alla fine della giornata scolastica tornava alla propria famiglia, ma la maestra scommetto conservava nel proprio cuore un pezzetto di cuore dei suoi alunni.Ed anche un pezzetto dei loro problemi...Vedere un bimbo affamato fa stringere il cuore. Chiedere a un bimbo a volte di portare della legna per scaldare l'aula non deve esser stato facile. Molte maestre durante la guerra furono sfollate ed organizzarono scuole provvisorie per i bimbi.

Ed ora ve meto il lavoro classico femminil: il lavor de la sartina. Come racconta Baba, le donne appartenenti ad un ceto benestante non lavoravano. Soprattutto perchè avrebbero rubato la possibilità di guadagno a chi aveva bisogno reale di bori, ma anche perchè il padre o il marito non lo avrebbero permesso.Na dona fuori dalle mura domestiche era uno scandalo e un disonore per il marito.
Così aristocratiche e borghesi con le migliori intenzioni realizzavano gratuitamente lavori di cucito, di ricamo e a maglia per scopi di beneficienza.
Durante la guerra lavorarono per scopi patriottici, inviando indumenti ai soldati, confezionando calzettoni ecc.

Mia mamma, donna di famiglia povera, fu una sartina provetta e si recava stabilmente nelle famiglie per confezionare vestiti da sposa e corredi...Rimaneva in queste case di future spose per diversi mesi...e una volta incontrò mio padre, scendendo le scale dell'abitazione...tutti i miei vestiti fino ai 13 anni li ha confezionati lei.
sartine-.jpg
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(nessuna di queste donne è mia madre, comunque...)


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Antoine de Saint-Exupéry
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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

la seconda non è molto lontana dalla mia prima elementare. Molti si stupiscono che avessimo il grembiulino nero, pensavano bianco.
Io portavo il grembiulino bianco all'asilo gestito dalle suore (molto dolci, mi faceva paura solo la Madre Superiora) e il grembiulino nero a scuola, col colletto ricamato dalla mamma. Mi hanno sempre detto che il grembiule copriva i vestiti eleganti o rattoppati...
Ricordo quante bocciature c'erano...
Mio padre è stato il mio vero maestro, perchè lui mi ha insegnato a scrivere e leggere a 4 anni.


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da Nona Picia »

Io alle elementari avevo il grembiulino bianco col fiocco blu (che nella foto è nero ...)
Immagine


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da Nona Picia »

Nona Picia ha scritto:Io alle elementari avevo il grembiulino bianco col fiocco blu (che nella foto è nero ...)
Immagine
chissà se i piccolini di oggi starebbero ancora così fermi e composti con le braccia dietro alla schiena..... :lol:


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

30 alunni. Non male! Il massimo degli alunni delle elementari oggi credo sia di 28 bambini. Fino a pochi anni fa se in classe c'era un bimbo "diversamente abile" si arrivava al massimo di 20 bambini. Adesso non più, da quel che so.E adesso non si boccia più nessuno, alle elementari, da quel che so.
Il fatto è comunque che allora queste classi numerose erano tutte un via vai perchè allora si bocciava eccome. Perciò certi bambini ripetevano, certi arrivavano, ripetenti da altre classi.
Fare la maestra non deve essere stato semplice.
Anch'io ho frequentato alle elementari solo classi femminili. ed ai tempi delle superiori ben poche delle mie compagne hanno proseguito gli studi.

Qualchedun ha foto de insegnanti de pianoforte, altro lavoro feminil per guadagnar do bori, soprattutto da parte di ragazze di buona famiglia...impoverita?


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da Nini Naridola »

No per esser pignoi, ma mi ghe ne go contade 31... e po qualcheduna gaverà vu el morbilo o i orecioni!


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Per mi te sei pignolo, :-D ma te gai resom! Comunque varda che per far la foto de clase secondo mi i spetava che ghe fusi tuti, no? El fotografo unico uomo presente, penso!
Ne la foto ghe go meso mi, penso che quela vestida de scuro sia stada la Direttrice.La maestra xe quela con le spalle alla lavagna.

Le mie foto delle elementari hanno tutte la carta geografica dietro alle spalle di noi bambine.

Nona Picia, me commuove molto la to foto! Bellissime bambine, con pettinature elaborate dalle mamme. Io non son mai stata capace di pettinare bene le trecce di mia figlia, dopo do secondi le se scioglieva. Le mie erano impeccabili, mia madre era bravissima!. Per fortuna almeno il fiocco non si usava più ai tempi de me figlia...

Ricordo che era un dramma quando arrivavano i pidocchi: bisognava tagliare i capelli e la maestra controllava...Io l'ho scampata!
No go capì ben perchè ne la to foto, nona Picia, i grembiulini no xe tuti de uguale colore...Forse te sai?


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da Nona Picia »

mandi_ ha scritto:Per mi te sei pignolo, :-D ma te gai resom!
No go capì ben perchè ne la to foto, nona Picia, i grembiulini no xe tuti de uguale colore...Forse te sai?
Quele che ga el grembiul diverso iera quele che la famiglia no gaveva possibilità de comprar o far quel bianco....Iera el '47 e no girava sai soldi!
Anche noi nele foto singole gavevimo tuti la carta geografica drio le spale.....
A proposito de trecce....meno mal che go avudo solo mas'ci! Mi le trece no so farle..... :oops:


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da babatriestina »

Ho tanto sognato e invidiato le mia amiche con le trecce! ma i miei avevano deciso che le bambine i capelli li portano corti. Tagliati all'altezza del mento più o meno.

Per la maestra di piano, sì anch'io ho preso un paio di mesi di lezioni di piano, ma senza il pianoforte in casa c'era poco da fare. la mia maestra, che aveva insegnato anche alla mamma, era la signorina Fradellich ( poi Fradelli) di origini fiumane. Che diceva alla mia mamma, con la calada già dalmata: O mia Bianca! O che ti no ti me ga studià!


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Le trecce...a volte vedo le parrucchiere fare miracoli nelle acconciature...C' è una parola in dialetto triestin per dir "Parrucchiera" o "Pettinatrice" ?

Io non ci ho mai pensato, nella mia vita questo è un lavoro scontato... Ma penso al passato...
Tutte le dame e nobili varie del 1700 -1800 penso che abbiano avuto una parrucchiera personale, che talvolta risiedeva nel domicilio della sua padrona. La parola parrucchiera deriva da parrucca, che però mi fa pensare più ai maschietti, le donne non sempre avevano bisogno di parrucche, in quanto la moda femminile ha sempre previsto capelli lunghi.

Insomma elaborare una pettinatura alla moda deve essere stata un'arte. Ma da quanti anni la gente comune femminil va dalla parrucchiera normalmente? Tra l'altro costa n'ocio...ma oggi quasi tutte le donne si fanno mancare molte cose, ma non la cura dei capelli.

Penso che in tempo di guerra, la grande guerra, molte vite siano state sconvolte, e avere i capelli lunghi come la principessa Sissi in tempo di guerra o di profughi sia stato molto scomodo.
Molte donne acconciavano i capelli in uno chignon (o crucoleto) e bel'che risolta la faccenda...

Noto che nell'anno 1920 è nata la moda della pettinatura alla "waved-bob" cioè capelli corti, lisci o ricciolini se non sbaglio.
Sai che sollievo!

penso che i barbieri maschi per la gente co pochi bori siano sempre esistiti,ma saranno esistiti anche negozi di taglio capelli per donne verso il 1900? Jera un modo per guadagnar? Iera a Trieste?


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da babatriestina »

E adesso che la moda
se ga taià la coda
Taiève done
Putele e none


Canzoncina al momento del taglio dei capelli nel dopoguerra. Troverò la descrizione di come si curavano i capelli ai tempi della mia nonna.. sul famoso arte di esser belle di fine Ottocento


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Ma ti te ga ricordo se le done del tempo de to nona o to mama le andava da una parrucchiera femmina? O la faceva vegnir en casa ? Iera sol barber maschil ai tempi?
Le done tute se rangiava a petenarse?

Io ho mantenuto i capelli lunghi fino alla nascita di un figlio. Poi mi sono sentita adulta e ...zac, con sorpresa enorme de me marì, che xe restà mal...


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da babatriestina »

la mamma sicuro, per la nonna non so, non credo... io non osno riuscita a d avere i capelli lunghi. In casa mia, i capelli si tagliavano, come aumentava la mia autonomia i iei capelli erano più lunghi di un paio di centimetri, fino toccare le spalle ci son riuscita, poi erano storia continua: no, xe ordinario, te par una zingana, ti xe una striga de buso, quando ti te tai sta cavelada? per me sono stati i capelli lunghi l mia affermazione d a adulta. ma ormai non crescevano più di tanto.. mi sfottevano dicendo che voglio assomigliare ad Anna Cillach, che era una pubblicità di qualche prodotto per capelli, era una coi capelli lunghissimi ed un testo che incominciava Ich, Anna Cillach.
Vi metto una foto di un'amica della nonna materna coi capelli lunghi
Alla cara amica Maria 20/5/1910
Immagine
Nonna Ivana.hai sentito nominate questo fotografo Pilil di Bologna?


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Leggo in un'inserzione pubblicitaria in una rivista del dicembre 1919:
" Per Parrucchieri
Da vendere l'inventario completo di una bottega per parrucchiere, composto di tre apparecchiatoi per signori e tre gabinetti per signore in stile moderno, cogli apparati elettrici per acqua calda e fredda e tutti gli utensili necessari per parrucchieria. il prezzo è di 8.000 lire.

Rivolgersi a ditta Schneider - Merano."


Trovo curiosa questa informazione data da una pubblicità. E' descritto un Salone, detto bottega per parrucchiere. Sono indicati "tre gabinetti "per signore. Allora evidentemente alcune signore prima di quell'anno si recavano dal parrucchiere. Ci saranno state presumo lavoranti femmine addette alle signore. O no?

Baba, stupenda la foto e stupendi i capelli...ma te ghe pensi quanto tempo richiedeva la cura di una simile capigliatura? Altro che i consueti 100 colpi de spazzola... :doh_143:

Che vestito meraviglioso...


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da babatriestina »

io mi chiedo che odore emanava.. perchè se la lavavano, lo facevano con scarsa frequenza. per asciugarli, poi, non c'era asciugacapelli e che io sappia le lavavano alla sera, poi mettevano un fazzoletto e andavano a letto al caldo. sperando che la mattina dopo fossero asciutti. Ho visto una vecchia fare così negli anni 50. Non per nulla portavano cappelli e cuffiette


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Io ho una prozia ormai centenaria. Ho vissuto con lei per qualche anno da piccola. Era(è)molto religiosa, una specie di suora laica. Non si è mai tagliata i capelli. Io da piccola vedevo che non si lavava i capelli, ma la sera li scioglieva e poi si spazzolava sti capelli con una lozione che li rendeva brillanti e morbidi. Poi annodava e si formava la crocchia, che serrava in una retina.Questa era la sua abitudine da sempre. A ripensarci mi sembra incredibile...Anche la pulizia del corpo era "parziale" e veloce per via che era considerata quasi peccaminosa... Mia nonna, sua sorella, non aveva ste idee e soffrì molto , profuga a Braunau, per la mancanza della possibilità di lavarsi come si deve...


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

babatriestina ha scritto:io mi chiedo che odore emanava.. perchè se la lavavano, lo facevano con scarsa frequenza. per asciugarli, poi, non c'era asciugacapelli e che io sappia le lavavano alla sera, poi mettevano un fazzoletto e andavano a letto al caldo. sperando che la mattina dopo fossero asciutti. Ho visto una vecchia fare così negli anni 50. Non per nulla portavano cappelli e cuffiette
Ricordo, anni '50, delle ragazze, che abitavano di fronte a me, con i capelli lunghi che, dopo averli lavati, si mettevano alla finestra, sotto il sole, con i capelli sciolti a penzoloni, aspettando per mezze ore che si asciugassero (operazione possibile solo d'estate, naturalmente).


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da babatriestina »

questa è ispirata dalle veneziane del Rinascimento, che magari mettendoci qualcosina sopra si schiarivano i capelli. Anche un mio cugino un giorno lo vidi buttar sul biondo e mi rispose "acqua e sole". Mah :roll:
L'ho fatto un paio di volte anch'io in viaggio in estate , dove non avevo elettricità per il phon : Turchia interna, Ladakh


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Insomma, m'è venuta proprio una curiosità su sta faccenda"parrucchiera da donna". Oggi è un lavoro comunissimo e tante ragazze trovano un'occupazione degnissima, così come tante donne gestiscono Saloni.
Ma un tempo? Non ho più una mamma, nè una nonna cui chiedere...So già che mia nonna mi avrebbe detto :" Va là, popa, mi altro che nar dal barber, miseria ghera ai tempi de guera..."
Parlando però con un'amica, oggi mi raccontava che sua mamma da ragazza andava a farsi pettinare a casa di un'amica.Questa amica aveva il caso a casa ecc.
Lì m'è venuta l'illuminazione:partendo dal concetto che ogni dona xe un pò vanitosa :lol: anche se fa finta de no eser, penso che anche le donne diciamo povere o de famiglia così così ogni tanto le se dava na sistemada ai cavei.

Allora m'è venuto in mente tutto un mondo dimenticato,caldo, ricco di affetto e premure, de amiche, de sorele, de mame, de zie che un tempo se ocupava de la bellezza femminil familiare. In fondo la bellezza era un investimento : le fie se doveva maridar. Mi vengono in mente le"Piccole donne"(ve ricordè la molletta sul naso perchè una donna "doveva" avere il naso sottile?)

Penso che pian pian col tempo zerte amiche che prima lavorava gratis nel petenar e far acconciature, abia pensà de meterse en proprio e de ricavar bori da la loro arte. Prima sistemando na stanzeta en casa, dopo allargando la "bottega". Così le done podeva star a casa come voleva el marì e come se convegniva a una donna per bene, ma podeva così aiutar el marì.
In tempo de guera, le donne trentine furono sfollate, ma molte babe Triestine rimasero en zità. Se i mariti o i padri erano in guerra, le doveva trovar de che magnar...
Per mi tante robe xe cambià, durante la guerra, proprio perchè no iera pu omini a provveder de bori...
Se un barber andava soldà, serava botega o la so baba mandava avanti el local da sola?Mah!

Adesso me xe vegnù in mente de rilezer Svevo...che de done parlava molto...


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Beh, rilezendo Svevo ghe resto sempre un pò mal. Non so perchè, ma le donne descritte da lui son quasi sempre negative, spesso done poco per ben.
Ma se voglio cercare qualcosa de interessante su Trieste, mi rivolgo a lui, perchè almen de done el parla, come persone partecipi alla vita, non solo come dolci e amorevoli compagne.

Ad esempio, leggendo tra le righe, ve cito una parte de "Il vecchio e la fanciulla" de Svevo .
In un breve istante di riposo dovette ricevere nel suo ufficio una vecchia donna che gli presentava e raccomandava una fanciulla, la propria figlia.
La vecchia non tacque per un solo istante, ma egli non ritenne o percepì che qualche breve frase: – La giovinetta era forte, intelligente e sapeva leggere e scrivere, ma meglio leggere che scrivere –. Poi una frase che lo colpì perché strana: – Mia figlia accetta qualsiasi impiego per l’intera giornata purché le avanzi il breve tempo di cui ha bisogno per il suo bagno quotidiano –. Infine la vecchia disse la frase che portò la scena ad una rapida conclusione: alla Tramvia prendono ora delle donne al posto di conduttrici e bigliettarie.
Una vettura tramviaria correva sul lungo viale di Sant’Andrea. La conduttrice, una bella fanciulla ventenne, teneva l’occhio bruno fisso sulla via larga, polverosa, piena di sole, e si compiaceva di far andare a precipizio il carrozzone cosicché agli scambi le ruote stridevano e la cassa della vettura carica di gente sobbalzava. Il viale era deserto. Tuttavia la giovinetta procedeva picchiando continuamente col piedino nervoso la leva azionante il campanello d’allarme. Lo faceva non per prudenza, ma perché essa era tanto infantile che riusciva a convertire il lavoro in un giuoco, e le piaceva di correre così e di far rumore con quella macchinetta ingegnosa. Tutti i bambini amano di gridare quando corrono. Era vestita di cenci colorati. Causa la sua grande bellezza sembrava travestita. Una giubba rossa sbiadita le lasciava libero il collo, poderoso in confronto della faccina un po’ patita, e libera l’incavatura precisa che avvia dalla spalla alla delicatezza del petto. Il gonnellino azzurro era troppo breve, forse perché nel terzo anno di guerra mancavano le stoffe. Il piedino sembrava nudo in uno scarpino di panno e il berretto azzurro le schiacciava dei riccioli neri non molto lunghi. Guardando la sola sua testa si sarebbe potuta credere un maschietto se già l’attitudine di quella sola parte non avesse tradito civetteria e vanità.

Sulla piattaforma, intorno alla bella operaia, c’era tanta gente che la manovra del freno era appena possibile.
Il racconto, edito dopo la morte di Svevo, è tuttavia ambientato nel periodo della prima guerra mondiale.

Lui descrive una guidatrice di tram, lavoro certamente improbabile prima della guerra. E mi piace immaginare quel piedino nervoso di fanciulla che converte il lavoro in un gioco, e quei riccioli neri.

Svevo no xe tenero co le done, però sa render visibili e vere done altrimenti "invisibili", come non fossero mai esistite. Donne che lavoravano per bisogno de pan.


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