Quello che mi sembra comunque certo, è che dall'inizio dell'accettazione dell'architettura moderna, variante per variante, spariscono progressivamente e almeno finora non sono ricomparse tutte le ornamentazioni degli edifici: non vedremo più timpani triangolari sulle finestre, colonne o semicolonne con adornati capitelli, facce femminili o leoni ruggenti, cariatidi sparse ... per la generale accettazione del principio che la bellezza ste nelle forme, nell'armonia, nella qualità dei materiali, oppure nell'adattamento delle forme all'utilità dell'edificio. Il postmoderno accetterà maggiori varietà, ma le ornamentazioni rimarranno modeste, negli edifici pubblici i di particolari enti qualche logo, nell'edilizia privata quasi nulla: a nessuno interessava la casa con la statua sul balcone, anche perchè ormai tale decorazione non era quasi mai opera di scultori singoli, ma lavoro industriale spesso fatto in serie e in materiale non pregiato ( pietra ricostituita) Eccezione : il leone di Carà sulla facciata della casa RAS ( quello che ora è smontato a pezzi in un cortile..).
Prima di passare all'edilizia privata, vanno considerate quelle che sono le più discusse realizzazioni durante il ventennio, cioè l'area fra piazza della Borsa e il teatro romano, soprattutto perchè conosciute come "sventramenti" di una parte della città ancora antica , ancorchè molto degradata. Potremmo però distinguere il lato architettonico dal lato urbanistico...
le nuove amministrazioni italiane ( e se non erro ci fu una continuità iniziale nell'amministrazione comunale, attraverso il podestà Valerio) e il regime fascista successivo vollero creare una nuova viabilità: piazza della Caserma vide gli edifici anzidetti e poi vedremo la parte residenziale vicina al tribunale, ma là era una ex caserma, che in città non aveva molto senso, e quindi si trattava di creare dal nuovo. Fu creato il lungo asse di scorrimento tuttora funzionante dalla stazione, attraverso via Ghega, via Carducci, Barriera ( con allargamenti e demolizioni, viale D'Annunzio (Sonnino, dicevano i miei vecchi), Piazza Foraggi ( allora dedicata ai Caduti fascisti) e la galleria di Montebello, e poi avevano previsto un secondo asse che sempre dalla zona Stazione , per via Roma ( ovviamente ribattezzata tale ) passasse davanti al riscavato Teatro Romano e continuasse poi, allargata, attraverso cavano.. non so fin dove: una specie di via dei fori imperiali in versione triestina, per fortuna si fermarono prima di Cavana.
Che una buona parte di Cittavecchia fosse assai degradata e non igienica, è sicuro, e già le ultime amministrazioni ottocentesche avevano iniziato progetti di piani di risanamento, ma certamente allora l'idea di un recupero filologico era del tutto estraneo alla mentalità. Sono andate perse casupole, ma anche edifici più interessanti, la vecchia Sinagoga ( magari sostituita dalla grande nuova di Berlam) la piccola Cappella Corti... molti frammenti dei quali sono visibili all'Orto lapidario. Si salvò fortunosamente Casa Bartoli di Fabiani.. il tutto per creare un distretto abitativo- amministrativo, con in primo luogo, vistosissimo, il palazzo delel Generali con la Galleria Protti, il palazzo del Banco di Napoli, il grattacielo di Largo Riborgo , gli edifici amministrativi dietro il comune ( quello di Largo Granatieri, per capirci, fotografato prima) e sopratutto quello che doveva essere nelle loro intenzioni il culmine, la Casa del Fascio. Che come tale poco durò, visto che fu terminata del 1942
Ospitò successivamente il quartier Generale del Governo Militare Alleato ed infine la Questura.
Per il primo palazzo (1935-1939. costituito in realtà di due palazzi) venne chiamato l'allora famoso architetto
Marcello Piacentini, che usò uno stile detto
neoclassico semplificato, una via di mezzo fra il neoclassico ed il moderno razionale
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con uso quasi totale della pietra bianca, la stessa (?) del castello di Miramare e della Torre del Lloyd .., anche se in origine alcune parti erano previste in materiale diverso, litoceramica.