sul sito della rete civica, relativa a una mostra de l'anno scorso,, go trovado questo articolo:
I comunicati dell'Ufficio Stampa
del COMUNE DI TRIESTE
Trieste, 6/12/2007
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Si intitola "Squeri e Cantieri a Trieste tra Settecento e Ottocento" l’interessante mostra di spiccata caratterizzazione storico-didattica che sarà inaugurata domani sera, venerdì 7 dicembre, alle ore 18, al Civico Museo del Mare, in via di Campo Marzio 5, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e dai Civici Musei Scientifici.
Nell’illustrare alla stampa i contenuti della nuova iniziativa, l’Assessore Massimo Greco ne ha sottolineato il forte interesse storico e la chiara connotazione didattica, resa più evidente dai numerosi e dettagliati pannelli esplicativi collocati a corredo del percorso espositivo e illustranti appunto in maniera opportunamente schematica e adatta all’apprendimento i principali “momenti” della creazione e dello sviluppo della cantieristica triestina nella sua fase “pre-industriale”.
“Si tratta di una mostra – ha detto l’Assessore Greco – che contribuisce a rappresentare in modo eccellente un’epoca storica per molti aspetti ancora poco conosciuta della nostra città. E lo fa attraverso la descrizione del formarsi della prima cantieristica nostra, tra la metà del ‘700 e la metà dell’800 – sostanzialmente nei 100 anni che seguono la proclamazione del Porto Franco – illustrando siti, caratteristiche, modalità di un lavoro che al tempo si svolgeva con operazioni sostanzialmente artigianali e con il legno quale materia prima; un tempo in cui questi piccoli e primordiali “cantieri” erano collocati nel cuore stesso di una città (ad esempio presso l’attuale largo Panfili o a pochi metri dall’odierna piazza Unità) dalle linee urbanistiche profondamente diverse e quasi impossibili da ritrovare nella Trieste contemporanea.”
“Anche da ciò – ha concluso l’Assessore Greco – l’importanza di questa mostra per capire lo sviluppo della storia, dell’economia marittima e della città stessa, attraverso i progressi della sua industria navale. Una mostra che sarà di sicuro interesse per le scuole cittadine, per i turisti che desiderino meglio approfondire aspetti singolari e anche curiosi del passato emporiale triestino, e per i tanti nostri concittadini appassionati di storia patria e marinara. E anche in tal senso il Civico Museo del Mare si conferma – dopo le mostre sulle “Navi bianche” e quella tuttora in corso (fino al 6 gennaio) in ricordo del progettista navale Carlo Sciarrelli – come un luogo centrale del recupero e rilancio della cultura marinara di Trieste”.
Dal canto suo, anche il direttore dei Civici Musei Scientifici Sergio Dolce ha rimarcato il carattere didattico della mostra, con un invito esplicito alle scuole triestine a organizzare visite al Museo del Mare. Dolce e Greco hanno anche sottolineato come l’esposizione sia stata autonomamente organizzata con le forze e col personale comunale del Museo, con la collaborazione documentaria del Servizio Bibliotecario Urbano e dell’Istituto Tecnico Nautico e il prezioso apporto di sponsor quali il Trieste Marine Terminal, la Fincantieri e “GSI Logistic srl”.
"Squeri e Cantieri a Trieste tra Settecento e Ottocento" resterà aperta fino al 2 marzo, con orario 8.30 – 13.30, da martedì a domenica (chiuso il lunedì e nelle altre festività civili e religiose). Informazioni ai numeri telefonici 040-30.48.85 o 040-675.8658.
Da rilevare ancora che sempre domani, in occasione dell’inaugurazione della mostra, saranno anche inaugurati una targa ricordo e un pannello illustrativo dell’antico “Lazzaretto Vecchio”, che prevedeva la sosta in quarantena di navi, uomini e merci, in funzione di prevenzione delle pestilenze, e che era collocato nella stessa area che ospita oggi il Museo del Mare.
COMTS – FS
Le origini della cantieristica a Trieste
Un primo passo per lo sviluppo delle attività di Trieste sul mare si ebbe grazie al declino della Serenissima e all’ interesse per lo sviluppo mercantile della città che dimostrò l’imperatore Carlo VI d’Austria, attraverso la promulgazione della Patente Sovrana del 2 giugno 1717. Questa permetteva a chi si metteva sotto bandiera austriaca di commerciare liberamente nell’Adriatico.
La successiva istituzione nel 1719 del Porto Franco di Trieste e la costituzione a Vienna della “Imperiale Compagnia Orientale Privilegiata” furono una seconda importante spinta alla crescita delle attività marinare e commerciali della città.
Si sentì quindi a Trieste la necessità di aumentare in numero e quantità le costruzioni navali e ne conseguì uno sviluppo di tutte le attività cantieristiche.
Operava in quegli anni il piccolo squero dell’antica Confraternita di S. Nicolò che sorgeva fuori delle mura, adibito principalmente a piccole costruzioni e riparazioni il quale fu affiancato dall’Arsenale della Compagnia Orientale per la costruzione di navigli di lunghezza maggiore ai sessanta piedi, per la fabbricazione di gomene, catrame, ancore, cannoni, vele, bandiere e attrezzi.
L’Arsenale fu costruito nel 1720 sul terreno bonificato delle saline nella zona dell’attuale Tergesteo e Piazza della Borsa, fu acquistato nel 1723 dal Governo austriaco e demolito nel 1740.
Al suo interno furono costruiti il bastimento Primogenito, il San Carlo, il San Michele, la nave da guerra S. Elisabetta ecc. Spiccano tra i costruttori i nomi del danese Fockse Gerssen, l’istriano Girolamo Davanzo, il francese Rinaldo Bojer. Dopo il 1740 lo squero di S. Nicolò, noto anche come “ Squero Vecio”, rimase l’unico cantiere navale in esercizio e nel 1749 venne a lavorarci il proto rovignese Iseppo Panfilo, di origini umbre, trasferitosi a Trieste con la famiglia nell’anno successivo.
Nel 1770, il figlio di Iseppo Panfilo, Giuseppe, capostipite della famiglia Panfilli, assunse la direzione dello Squero San Nicolò. Con lo sviluppo della città e l’abbattimento delle mura (1750), si era resa necessaria una diversa locazione per il cantiere cittadino e dato che lo Squero San Nicolò era diventato pericoloso per gli incendi cessò l’attività (1789)
Nel 1770 Pietro Nocetti, Cesareo Regio Costruttore dell’Impero, creò uno squero nel fondo delle saline, adiacente al mare e al Torrente, che poi nel 1788, ampliato nella sua superficie, venne assegnato ad Odorico Panfilli con l’obbligo però di lasciar costruire le navi anche agli altri proti. Nel 1787, assegnato al proto Pietro Veruda, sorse anche un’altro cantiere in uno spazio nelle vicinanze del vecchio Lazzaretto San Carlo (sede oggi del Civico Museo del Mare), all’imbocco della contrada della Sanza, attuale Salita al Promontorio. Il Veruda lo utilizzò fino al 1817, anno in cui si recò a lavorare allo Squero Panfilli, e fu sostituito dal proto Giorgio Padovan fino al 1825, anno di chiusura dello squero a causa dei lavori di allargamento delle “Rive”. Nel 1819 giunse a Trieste da Venezia Gaspare Tonello, cui venne affidato l’incarico di insegnare la costruzione navale alla Scuola Nautica di Trieste fondata da Maria Teresa d’Austria nel 1753. Il Tonello avviò una collaborazione pratica con lo Squero Panfilli e nel 1839 inaugurò a Chiarbola il cantiere San Marco.
Con il Tonello si passò definitivamente da una costruzione navale artigianale, in cui la capacità del proto era fondamentale per la realizzazione della nave, ad un costruzione industriale in cui le maggiori dimensioni delle navi che si andava a costruire imponevano una costruzione ragionata, basata su calcoli matematici.
La mostra
La mostra si svolge su di un percorso che abbraccia due piani del museo. Si trovano esposti vari modelli di proprietà del Civico Museo del Mare e disegni, stampe d’epoca, quadri e cimeli inerenti la cantieristica triestina del periodo. La mostra si conclude nella rappresentazione del periodo storico che vede l'avvento delle prime costruzioni in ferro.
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qua par che i Panfilli ( correttamente con due elle) discendi de un "proto rovignese Iseppo
Panfilo, di origini umbre, trasferitosi a Trieste con la famiglia nell’anno successivo.
Nel 1770, il figlio di Iseppo Panfilo, Giuseppe, capostipite della famiglia Panfilli,
Ara che ta ga anche origini istriane e umbre
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