Una poesia per Trieste
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Una poesia per Trieste
ANGELI A EST-NORDEST.
Venezia lontana, celata dall’orizzonte di là dal mare,
Venezia nemica potente nuova signora,
prepotente potenza militare.
Altrove gelidi inverni portano notizie di turchi e di guerre,
angeli in armatura riti aviti da sempre e ancora,
per sempre da quelle mura vegliare.
Vienna al di là delle alte montagne,
gelidi venti, nitriti di destrieri nell’infinita pianura,
Vienna un concetto, una speranza per un insigne futuro.
Piccolo borgo di pirati o forse solo pescatori disperati,
la peste e la barbarie affrontare senza paura,
i segni dell’ambra da romane vestigia ricoperti,
le potenti galee in gusci incerti affrontare,
invocando della nebbia gli angeli,
per aver sicura coperta e fuggire,
razzie di miseri contro miseri.
Angeli tutori del futuro,
arconti dell’imprescindibile insperabile destino,
Venezia atterrata da un finale prematuro,
Nuovi orizzonti aprirsi sul mare dai tramonti d’oro,
e quel mare, angeli di pietra da neoclassici palazzi,
ancora indicare, ancora via d’ambra e alloro.
Ricordi soltanto, ellenici mercanti,
qui fuggire da ottomani signori,
generazioni di genti diverse da tutti i quadranti.
La fortuna spezzata dall’iniquità umana,
angeli di guerra le trombe suonare,
e da allora sofferenze senza fine, come fessa campana,
il tempo a morto scandire.
Follia senza perdono,
vite immolate senza conto,
temporale senza nubi dai cannoni, della morte il suono,
colline di bianca pietra tombale,
cimiteri nascosti dagli alberi imponenti,
come ignorare questo ricordo ferale.
Ma non bastava,
angeli di morte ancora queste terre passare,
senza pace e senza ricordo se non dell’odio la bava,
i popoli ferire.
Laggiù di Venezia gli angeli delle quotidiane chiese,
una per giorno dell’anno
il mare verso est segnare,
dai mercantili palazzi,
ellenici angeli il mare a occidente guardare,
ancora nonostante i moderni strazi,
ma forse finalmente in pace.
Angeli di guerra potenti reattori
Ancora minacciosi la notte volare,
morte tecnologica verso poveri vicini attori,
l’ultima offesa, e poi forse degli angeli la pace,
finalmente Trieste.
Venezia lontana, celata dall’orizzonte di là dal mare,
Venezia nemica potente nuova signora,
prepotente potenza militare.
Altrove gelidi inverni portano notizie di turchi e di guerre,
angeli in armatura riti aviti da sempre e ancora,
per sempre da quelle mura vegliare.
Vienna al di là delle alte montagne,
gelidi venti, nitriti di destrieri nell’infinita pianura,
Vienna un concetto, una speranza per un insigne futuro.
Piccolo borgo di pirati o forse solo pescatori disperati,
la peste e la barbarie affrontare senza paura,
i segni dell’ambra da romane vestigia ricoperti,
le potenti galee in gusci incerti affrontare,
invocando della nebbia gli angeli,
per aver sicura coperta e fuggire,
razzie di miseri contro miseri.
Angeli tutori del futuro,
arconti dell’imprescindibile insperabile destino,
Venezia atterrata da un finale prematuro,
Nuovi orizzonti aprirsi sul mare dai tramonti d’oro,
e quel mare, angeli di pietra da neoclassici palazzi,
ancora indicare, ancora via d’ambra e alloro.
Ricordi soltanto, ellenici mercanti,
qui fuggire da ottomani signori,
generazioni di genti diverse da tutti i quadranti.
La fortuna spezzata dall’iniquità umana,
angeli di guerra le trombe suonare,
e da allora sofferenze senza fine, come fessa campana,
il tempo a morto scandire.
Follia senza perdono,
vite immolate senza conto,
temporale senza nubi dai cannoni, della morte il suono,
colline di bianca pietra tombale,
cimiteri nascosti dagli alberi imponenti,
come ignorare questo ricordo ferale.
Ma non bastava,
angeli di morte ancora queste terre passare,
senza pace e senza ricordo se non dell’odio la bava,
i popoli ferire.
Laggiù di Venezia gli angeli delle quotidiane chiese,
una per giorno dell’anno
il mare verso est segnare,
dai mercantili palazzi,
ellenici angeli il mare a occidente guardare,
ancora nonostante i moderni strazi,
ma forse finalmente in pace.
Angeli di guerra potenti reattori
Ancora minacciosi la notte volare,
morte tecnologica verso poveri vicini attori,
l’ultima offesa, e poi forse degli angeli la pace,
finalmente Trieste.
http://xoomer.alice.it/m.clicech
- Nona Picia
- cavalier del forum
- Messaggi: 10983
- Iscritto il: ven 20 gen 2006, 15:08
- Località: Trieste - Rozzol
doamnda...
Si.. ma a parte el spirito vernacolo che se esprimi nel "viva la e po bon", che pitura i triestini come inveteradi otimisti, godereci e positivisti senza dubi, no me par che ghe sia sai de rider a vardar la nostra storia, antica e moderna....mi a volte vado in giro per cità vecia (prima e dopo el restauro...) per respirar la' el spirito, la logica antica che ga dado vita ai loghi, e zercar de cavarghe i significati nscosti, Tergeste iera in realtà un posto angusto, arocado e povero, in perpetua difesa. sofigado in se steso prima che dei nemici. E questo se rifleti su tuto quel che resta....Nona Picia ha scritto:Bella, ma un poco triste, dirìa.....
Comunque la poesia no a termna mal.. dai...
Ciau
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- Nona Picia
- cavalier del forum
- Messaggi: 10983
- Iscritto il: ven 20 gen 2006, 15:08
- Località: Trieste - Rozzol
Se posso esser completamente onesta, senza voler per niente offenderte, go za dito che la xe bela, nonostante tute le verità che la contien, sta poesia la me sembra, come dir senza che te se rabi, nonostante tutto deprimente.
Ciao ciao
Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare,
trova un minuto per ridere.
"MADRE TERESA"
"La Mama l’è talmen un tesor de valur che l’ha vorüda anche Noster Signur" .....
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"MADRE TERESA"
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