PINO ROVEREDO

Autori triestini famosi e no famosi, poesie, anche le vostre...
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LELA
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PINO ROVEREDO

Messaggio da LELA »

No' sò se e quanto el sìa famoso Pino Roveredo, ma comunque penso che tuti i triestini, in qualche magnera, i gabi sentido parlar de lù e, anca se no' lezè i sui articoli, ma sul "Piccolo" ghe ne xe 'sai speso.
Mi gò gavudo el piazer de conoserlo cò jerimo muleti e in t'un contesto no' proprio 'sai bel; penso che el sìa un'ottima persona e soratuto 'sai, 'sai bona de animo e 'sai impegnada nel sociale, ma Pini Roveredo e l xe anca un bravisimo scritor; mi de lui gò leto tuto e, se no' lo gavè zà fato, ve consiljo vivamente de farlo anca voi.
El gà un sito in internet intitolado come un suo libro de raconti e cioè "Mandami a dire", ma comunque qualche parola su de lui volerìa antiziparvela mi:

Breve biografia:
"Pino Roveredo è nato nel 1954 a Trieste da una famiglia di artigiani: il padre era calzolaio. Dopo varie esperienze (e salite) di vita, ha lavorato per anni in fabbrica. Operatore di strada, scrittore e giornalista, collaboratore del "Piccolo" di Trieste, fa parte di varie organizzazioni umanitarie che operano in favore delle categorie disagiate.
Tra le sue opere, "Capriole in salita" edito nel 1996, "La città dei cancelli" edito nel 1998, "Schizzi di vino in brodo" edito nel 2000, "Ballando con Cecilia" sempre edito nel 2000 e dal quale lui stesso ha tratto una stesura teatrale rappresentata al festival di Todi".

Per qunato riguarda "Mandami a dire" (edito da "Bompiani" nel 2005) , vi voglio riportare una parte dell'introduzione fatta da "Carlo Magris":
"I personaggi di Roveredo vivono spesso ai margini della vita o nell'ombra; egli ne racconta con partecipe affetto e rispetto le violenza anche brutali o le canagliate ma anche il generoso e spavaldo coraggio, le piroette e i capitomboli con cui essi cercano di sfuggire alla morsa della vita, i sogni ingenui ma potenti che li portano all'aldilà dei confini del reale.
Questa familiarità con la debolezza e insieme con la sacralità dell'esistenza è irriverente, perché non arretra dinanzi ad alcuna, anche impudica o imbarrazzante miseria e non si inchina ad alcuna sollennità, ma la tira giù dal piedistallo, dando del tu o anche peggio al Padreterno e mostrando i rattoppi nei calzoni o i buchi nelle calze della vita".

Ciau ciau, sempre con simpatia, Lela.


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LELA
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Messaggio da LELA »

PINO ROVEREDO

Ho visto che questo scrittore - ma non solo – ha ricevuto poca attenzione da parte degli amici del forum, e mi sembra impossibile che nessuno lo conosca dato che collabora molto spesso con “Il Piccolo” e con altre riviste triestine, ho pensato bene di farvi leggere qualcosa di suo.
Si tratta del 2° racconto di un raccolta che prende il nome proprio dal racconto che ‘sto per riportarvi e cioè: “Mandami a dire”, edito da “Bompiani” nel 2005 e che nello stesso anno ha raggiunto la terza edizione.
E’ solo che uno dei racconti della raccolta, ma siccome è piuttosto lungo ve lo riporterò in due volte.

MANDAMI A DIRE
(prima parte)

“Dolce tesoro mio, come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c’eri, ma lì, nella tua lontananza, ti trattano bene? Mi raccomando: se solo ti sfiorano un capello, tu mandami a dire, che con la rabbia del corpo mi mangio le strade e ti raggiungo, e dopo voglio proprio vedere. La mia parte egoista vorrebbe anche sapere se sei infelice come me, perché vedessi come sono stanco di camminare da solo dentro la tristezza, a volte capita che piango senza sentirmi il singhiozzo. Vorrei anche sapere se, quando è l’ora che il tramonto si siede sopra il sole, spingendolo giù, giù fin sotto il mare, sei sempre là, davanti alla finestra, a osservare quel trapasso e a pensarmi. Una volta lo facevi, e oggi? Ti scongiuro tanto, mandami a dire.
Cara, com’è assurdo questo nostro amore, che viveva meglio quando stavamo peggio poi è venuto qualcuno e ci ha detto”Eccovi la libertà! Prendere e andare”. Che brutto affare è stato, se è vero che oggi siamo prigionieri della distanza. Sapessi che rimpianto quando mi giro e guardo la nostra cronaca di ieri, ora pagherei tutta la fatica che ho per prendermi le spalle e mettermele davanti, trasformando il nostro passato in futuro; succede anche a te? Se sì, mandami a dire, sarà meno dura sperare.
Se solo potessi liberarmi di questa libertà, la scambierei immediatamente con il nostro vecchio Casamento. In quel luogo stavamo bene, protetti da mura e portoni pesanti: non potevamo uscire, e pochi potevano entrare. A essere onesti fino in fondo, è vero che là dentro si doveva anche sottostare a qualche difficoltà, ma si sa che per avere bisogna anche saper dare. Erano disturbi sopportabili, come quello che ci costringeva a mangiare la carne con il cucchiaio: non era impossibile, bastava tenere ferma un’estremità con le dita e poi fare forza con la posata dall’altra. Con un po’ di pratica si riusciva a strapparla pezzo a pezzo. Poi c’era la complicazione dell’elettrochoc, ma quello era medicina e aveva il dolore lungo di un’iniezione: però quando ci svegliavamo l’agitazione stramaledetta del diavolo non c’era più.
E le passeggiate obbligate da farsi in circolo giù in cortile, a parte freddo e pioggia non era ale; a volte riuscivamo anche a divertirci, specie quando c’era il piccolo Mario con le sue trovate. Ti ricordi di quella volta che cominciò a sputare in su e poi coprirsi la testa? E noi tutti dietro a imitarlo, gridando in coro”Piove, piove” mentre dall’alto un sole rosso infuriato sembrava dirci “E io che c***o ci sto a fare?” E il gioco della sigaretta, te lo ricordi? Quando riuscivamo ad elemosinarne una, la si accendeva con la voglia di mille bocche, poi tirata passava tirata. Perdeva chi, nell’ultimo passaggio, urlava per il dolore delle labbra ustionate.
Sì, si stava bene in quel posto, succedevano anche cose meravigliose, come quella che capitò alla vecchia Luigina, che un giorno improvvisamente si rifiutò di ridere, mangiare, parlare e fumare. Poverina, cominciò a dimagrire fino a diventare più magra di un’acciuga, allora i dottori dall’alto del loro ingegno la obbligarono a infinite flebo alimentari. Fummo noi a capire il motivo di quello sciopero, così tirammo fuori dai nascondigli tutti i nostri risparmi e le comprammo dei magnifici denti nuovi. Che commozione quella volta, e che momento, quando Luigina si mise a ridere ordinò una sigaretta: credo che gli applausi intorno durarono per più di un’ora.
E quell’altro episodio, quello che ti riguarda da vicino, lo rammenti ancora?
Era il più freddo dicembre che avessimo mai vissuto, tanto che ci costrinsero nelle camere perché il cortile era così bianco e liscio che sembrava una pista di pattinaggio: solo al centro, dove doveva esserci l’aiuola, resisteva ancora in piedi un piccolo fiore bianco. Io e te ci guardavamo dalle finestre, quando tu con gesti strani cercasti di farmi capire qualcosa. Impiegai non so quanto tempo prima di afferrare il tuo desiderio, volevi a tutti i costi quel fiore coraggioso. Vestito com’ero del solo pigiama e sfidando la sorveglianza infermiera mi precipitai giù dalle scale e attraversando portone su portone arrivai in giardino, dove mi esibii in una danza memorabile. Facevo un passo, una giravolta e giù per terra. Passo, giravolta e a terra: e così avanti fino a cader cinquanta volte prima di arrivare al tuo desiderio. Quando lo raccolsi lo innalzai al cielo come il trofeo della vittoria. Poi seguì il ritorno con la cautela di non rovinare il fiore, e per questo, mi misi con la pancia in giù e avanzai come fanno i soldati quando attraversano le trincee. Arrivato, passai il fiore bianco a un inserviente che ebbe la premura di portartelo. Io riuscii a raggiungere la mia finestra giusto in tempo per vederti, dolce mentre stringevi il mio omaggio delicato sul cuore: fu un momento da incorniciare e mettere da parte, perché subito dopo l’incantesimo si ruppe e il ghiaccio bianco si sciolse, lasciando il fiore al suo colore secco. Quella fu l’ultima immagine dell’episodio, subito dopo fui colpito dai pugni potenti dei controllori, offesi per l’affronto della mia disobbedienza. Quindi fui ricoverato in infermeria, non tanto per le contusioni subite, quanto per una broncopolmonite e una febbre a quaranta e passa che mi regalò quel dicembre incredibilmente freddo.
Cara, ti ricordi ancora di quel ghiaccio? E il fiore secco lo conservi ancora? Io dico di sì, anzi, scommetto che l’hai anche colorato, magari con un rosso vivo e con il bianco dell’origine."

(continua)

Ciau ciau, sempre con tanta simpatia, Lela.


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sono piccolo ma crescero
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ho letto alcuni suoi romanzi, racconti e molti suoi articoli sul Piccolo.

Lo apprezzo sia per il suo impegno sociale che per come scrive. Ha un modo di procedere per analogie, similitudini e metafore che mi ha affascinato e, certe volte, lasciato stupito per l'originalità.

Mi sono piaciuti un pochino meno i dialoghi che ho incontrato nei suoi romanzi e racconti; se mi chiedi perché, non te lo so dire, anche perché in questo momento non ho niente di suo sottomano.

L'ultimo non lo ho letto.


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

Forse sarebbe meglio spostarlo nella sezioni autori o libri, trattandosi di uno scrittore.
Confesso di averne letto solo le interviste sul Piccolo, da cui traspare la sua grande umanità. ma i suoi libri non sono tanto conosciuti e in fondo sono comparsi abbastanza recentemente. Io non li ho letti, per cui non posso che astenermi da giudizi. Per l'introduzione a Mandami a dire, immagino che si tratti di Claudio ( e non Carlo) Magris.


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LELA
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Messaggio da LELA »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Ho letto alcuni suoi romanzi, racconti e molti suoi articoli sul Piccolo.

Lo apprezzo sia per il suo impegno sociale che per come scrive. Ha un modo di procedere per analogie, similitudini e metafore che mi ha affascinato e, certe volte, lasciato stupito per l'originalità.

Mi sono piaciuti un pochino meno i dialoghi che ho incontrato nei suoi romanzi e racconti; se mi chiedi perché, non te lo so dire, anche perché in questo momento non ho niente di suo sottomano.

L'ultimo non lo ho letto.
Buon giorno e buon "1° maggio" mi fà piacere che tu lo apprezzi come persona, perché è veramente "stupenda" e nella sua vita ha molto sofferto, fin da bambino.
Logicamente si può apprezzare o meno sia il suo modo di scrivere che i suoi libri.
Io li ho letti tutti e mi piacciono, magari uno più di un'altro, ma forse questo è anche dovuto al fatto che l'ho conosciuto da bambina - avevo 11 anni - perciò probabilmente sono influenzata nelle mie opinioni su i suoi scritti anche da questo.
Grazie per aver espresso la tua opinione, veramente grazie: mi hai reso felice!

Ciau ciau, sempre con tanta simpatia, Lela.


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Messaggio da LELA »

babatriestina ha scritto:Forse sarebbe meglio spostarlo nella sezioni autori o libri, trattandosi di uno scrittore.
Confesso di averne letto solo le interviste sul Piccolo, da cui traspare la sua grande umanità. ma i suoi libri non sono tanto conosciuti e in fondo sono comparsi abbastanza recentemente. Io non li ho letti, per cui non posso che astenermi da giudizi. Per l'introduzione a Mandami a dire, immagino che si tratti di Claudio ( e non Carlo) Magris.
Buon giorno babaTS e buon "1° maggio anche a te". Per quanto riguarda la prefazione hai assolutamente ragione, mi scuso per l'errore, ma l'ho scritto questa notte.
Per lo spostamento è proprio quello che ho pensato io stanotte, probabilmente - anzi, sicuramente - ho sbagliato sezione.
Ha iniziato a pubblicare i suoi scritti nel 2000 con "Capriole in salita" che, come ho già avuto modo di scrivere quest'oggi in un'altra sezione, è praticamente una biografia che può rendere l'idea di quanto Pino Roveredo abbia soffertò già fin dall'infanzia e di come sia riuscito a diventare poi la persona meravigliosa che è oggi.
Oggi metterò sul forum la seconda e ultima parte del suo racconto "Mandami a dire" che, oltretutto, è anche il nome del suo sito web (solamente scritto tutto attaccato) così forse potrai iniziare a farti un'opinione su di lui come scrittore.
Grazie anche a te per aver fatto il tuo commento. Questo perlomeno lo rende "meno invisibile".

Ciau ciau, sempre con tanta simpatia, Lela.


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Messaggio da LELA »

MANDAMI A DIRE
(seconda e ultima parte)

… "Se sì, ti prego tanto, mandami a dire, la mia solitudine ha bisogno di sapere.
A proposito di Casamento, ogni tanto ho il piacere di passargli vicino, sai come l’hanno combinato? Lo hanno vestito da Asilo e Scuole per i bambini. Non mi è sembrato giusto, così sono entrato per chiedere il motivo, e con la più grande scortesia mi hanno allontanato, dicendomi “che hanno più diritto i vivi che i sopravvissuti”. Ti rendi conto,, dire “sopravvissuti” a noi che abbiamo scopi innamorati e un milione di baci e abbracci da vivere, ma non c’è niente da fare, noi l’offesa ce la porteremo dietro fino alla morte.
Anche nei nostri anni migliori eravamo il bersaglio preferito dell’oltraggio. Visitatori, professori, dottori, tutti a spiegarci con parole difficili che non avevamo testa: ma allora, tutti i dolori insopportabili che girano dentro? Quelle fitte strappacervelli non vengono certo ordinate dall’esterno, per non parlare poi dei deliri, che ormai come un’abitudine non spaventano più. Quelli non saranno mica fantasmi agitati spediti su per il c**o, eh? Mah! Oggi la verità è sempre più rivoltata e maltrattata nelle versioni di comodo.
Il nostro casamento: oggi là dentro insegnano grammatica e geografia, una volta, invece, c’erano solo urla e terrore. Ma noi lasciavamo fare, noi eravamo più forti, dalla nostra avevamo la potenza del sentimento. Quanti amici sono passati, andati, e mai più sentiti. Tu hai qualche notizia? Mi piacerebbe sapere, se puoi… mandami a dire.
Io dalla mia so poco, per certo so che Alcide il “Garibaldino”, quello delle barricate e delle improvvise cariche agli infermieri, è finito sotto un camion, e giù subito tutti a dire “E’ morto un demente che non sapeva vivere nel rispetto del traffico”, Deficienti, sfido chiunque, dopo trent’anni di mura alte e portoni pesanti, a riuscire ad ambientarsi in poco tempo nel vaneggiamento di automobilisti senza occhi.
Poi ho saputo della “Gran Dama”, Margherita, quella che si vestiva più strano di noi e che aveva il vezzo di farsi servire, omaggiando poi i servi con caramelle di frutta. Lei, appena buttata fuori dal casamento, ha scelto il grattacielo più alto e da là ha preso il volo, per lei solo due parole su un notiziario, che annoiate spiegavano “la morte di un’insana”. Deficienti, due volte deficienti. Che ne sanno, loro, che non hanno mai messo la testa dentro il loro superfluo. Che ne sanno, loro, della paura atroce di chi è prigioniero della libertà.
La libertà: ma chi l’aveva mai chiesta. Quel giorno ci vennero a prendere tutti con un pullman, sembrava che ci portassero a quelle solite gite dove si girava, si girava senza scendere un momento. Dopo aver caricato stracci e bagagli ci portarono alla Stazione, Là, senza darci il tempo del saluto, misero i ricoverati su degli orribili treni e li spedirono a destinazione. Chi dai genitori, chi dai nonni, e chi, come te, da una sorella arrabbiata per il disturbo da mantenere. Solo io rimasi giù, a me diedero un biglietto, e sopra c’era l’indirizzo di un’abitazione da dividere con altri due: sono otto anni che abito con loro e quei due non li ho ancora sentiti parlare.
Maledetta libertà, troppo grande per due che non riescono a incontrarsi, com’è possibile che da anni consumo le scarpe dentro la speranza senza riuscire a trovarti? E tu, anche tu cammini e mi cerchi? Se sì, mandami a dire, non vorrei che girassimo in un tondo infinito, senza trovare l’incontro che ci possa fermare.Oggi sembria i protagonisti di un volo dove non esiste cielo, mentre ci perdiamo nelle difficoltà delle ali inutili.
Dico, ma quanto potrò resistere alla tortura della nostra distanza? A volte mi sembra di non farcela più, e così mi lascio andare alla proprietà degli umori, quelli che mi soffiano le condizioni più disperate. A volte mi consigliano la gelosia, e allora sto male e tremo al pensiero che tu, tu sia chiusa in un abbraccio che non è il mio, allora mi assale la voglia innaturale di distruggere il ladro del mio posto. A volte, invece, ricevo ipotesi sconfortanti che vogliono dettarmi la tua scomparsa: dura poco, però, perché mi ricordo che un giorno noi abbiamo comprato il mondo e le nostre vite. Perciò decideremo noi quando andare, vero, mia Dolce Adorata?
Cara, cara come il segreto più intimo che non si può confidare, adesso chiudo perché comincio a sentirmi stanco, anche oggi ho camminato inutilmente tutto il giorno in cerca di te. Ancora una cosa volevo chiederti: come mai le lettere che ti scrivo finiscono tutte per tornarmi indietro? Non sarà mica che hai cambiato casa o città? Se sì, mandami a dire, così non mi scrivo più da solo.
E continuo a cercarti anche con il telefono, però da anni non risponde nessuno. Ma non mi arrendo, tu sai che ho la testa dura dell’amore, così da un mese ogni giorno faccio un numero diverso e, siccome la coincidenza esiste, prima o dopo ti troverò.
Io dalla mia ho una speranza che vince mille a zero sulla pazienza, così so e ho sempre saputo che un giorno… Un giorno arriverà il tramonto e si siederà sopra il sole, ma in quel momento il sole si rifiuterà di scendere giù, giù in fondo al mare, allora succederà che ci sarà luce tutto il giorno, sarà la volta che i curiosi non si sveglieranno dal riposo e tu, tu non sarai astratta come il sogno. Sarà un giorno senza numero, senza mese e senza anno, e io e te avremo conquistato l’eternità.
Ci credi? Se sì, mandami a dire."


Non lo so che effetto possa avere avuto su quelli di voi che leggeranno questo racconto, ma so l'effetto che ha avuto su di me! Eppure, ancora dopo tante e tante volte che l'ho letto, non sono capace di tradurre in parole i sentimenti che mi ha fatto provare.

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Messaggio da Zigolo »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Lo apprezzo sia per il suo impegno sociale che per come scrive. Ha un modo di procedere per analogie, similitudini e metafore che mi ha affascinato e, certe volte, lasciato stupito per l'originalità.
Concordo, anche se il modo così originale di esprimersi potrebbe alla lunga un po' stufare.

Non mi piace però il fatto che ogni tanto si ritrova questo suo modo di esprimersi anche nel discorso diretto degli intervistati. Mi sembra decisamente una forzatura, una "traduzione" non certo voluta da chi sicuramente non si esprime allo stesso modo.


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Messaggio da LELA »

Zigolo ha scritto:
sono piccolo ma crescero ha scritto:Lo apprezzo sia per il suo impegno sociale che per come scrive. Ha un modo di procedere per analogie, similitudini e metafore che mi ha affascinato e, certe volte, lasciato stupito per l'originalità.
Concordo, anche se il modo così originale di esprimersi potrebbe alla lunga un po' stufare.

Non mi piace però il fatto che ogni tanto si ritrova questo suo modo di esprimersi anche nel discorso diretto degli intervistati. Mi sembra decisamente una forzatura, una "traduzione" non certo voluta da chi sicuramente non si esprime allo stesso modo.
Buon giorno Zigolo, grazie anche a te per il commento.
Per quanto concerne il suo lavoro di giornalista, non poso dare una mia valutazione, in quanto ho letto solamente pochi articoli suoi: quelli che mi sono arrivati da Trieste attraverso mio fratello e mio figlio.
Noto comunque che i critici non mancano ed è già una buona cosa: essere criticati è sempre meglio di essere ignorati.
E' possibile mi domando, comunque, che solo io riesca a vedere al di la delle parole? Non si tratta di romanzi e forse nemmeno "narrativa" espressa nel senso più generale, certamente se devo leggere qualcosa del genere leggo piuttosto "Andrea Vitali", ma non si tratta nemmeno di saggistica si tratta di qualcosa di "diverso" che mi fa provare delle emozioni a volte indescrivibili, come nel caso di "Mandami a dire", appunto.
Probabilmente lo leggo più con il cuore che con gli occhi e forse è questo che lui si aspetta dai suoi lettori.
Certamente il successo che ha avuto - forse più nel resto d'Italia che nella sua città natale - non lo indica certamente come "uno scrittore banale e mediocre" e, conoscendolo non credo - scusami Zigolo - che lui possa "tradurre" le interviste - anche se ne ho lette pochissime - fatte a qualsivoglia personaggio,: semplicemente non è nel suo stile che, anzi, è molto diretto e non si sognerebbe mai di "mettere le sue parole in bocca ad altri".

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Messaggio da Zigolo »

LELA ha scritto:conoscendolo non credo - scusami Zigolo - che lui possa "tradurre" le interviste - anche se ne ho lette pochissime - fatte a qualsivoglia personaggio,: semplicemente non è nel suo stile che, anzi, è molto diretto e non si sognerebbe mai di "mettere le sue parole in bocca ad altri".
Forse non mi sono spiegato bene: mi riferivo ad alcune interviste sul Piccolo dove ho saltuariamente notato, fra le parole attribuite agli intervistate, lo stile tipicamente suo.

Non ho conservato nessuna di quelle interviste ma, per fare un esempio, prendiamo qualche espressione che rispecchia il suo modo di scrivere (prese dai testi che hai messo qui sopra) come: camminare da solo dentro la tristezza, mi lascio andare alla proprietà degli umori, ci perdiamo nelle difficoltà delle ali inutili. Ecco, se io trovo queste espressioni in un discorso attribuito ad una persona che non sia lui, la trovo una forzatura, perché è altamente improbabile che quello parli come Roveredo scrive. Non che così travisi il senso delle parole, anzi dà loro ancor più risalto ma anche considerando che qualsiasi estensore di interviste modifica le parole dette dagli intervistati, nel caso di Roveredo tale modifica va, a mio parere, un po' troppo oltre.

Era solo un piccolo appunto, non voglio togliere nulla né alla sua opera (giornalistica, letteraria, teatrale) né tantomeno al suo impegno sociale, tanto più efficace in quanto esempio vivente della possibilità di riscatto.


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Messaggio da LELA »

Grazie ancora una volta Zigolo, forse ora ho capito meglio ciò che intendevi dire; torno a ripetere, io non ho avuto molte occasioni di leggere sue interviste e - come già detto - ho letto pochissimi dei suoi articoli.

Grazie ancora, sempre con tanta simpatia, Lela.


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Re: PINO ROVEREDO

Messaggio da babatriestina »

Nato nel 1954 a Trieste, è venuto a mancare a 69 anni lo scrittore Pino Roveredo. Malato da tempo, era ricoverato da alcuni giorni, ed è morto nella notte. RIP


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