Purtroppo non tutti i personaggi che hanno contribuito al progresso delle scienze e della cultura vengono ricordati dalle generazioni successive. Parlando d’Africa, sono rimasti alla storia gli esploratori inglesi e francesi, ma non furono gli unici: non esiste nessuna pagina in italiano sul web che parli di Ignatius Knoblecher o Ignacij Knoblehar e cercherò quindi di scrivere un paio di righe su di lui.
Nato il 06.07.1819 a Škocjan in Dolenjska (da non confondere con il Škocjan / San Canziano subito dietro a Trieste, quello delle grotte), suddito quindi dell’Impero austriaco, sin da giovanissimo decise di diventare missionario cattolico e frequentò quindi il seminario teologico a Lubiana. Fu ordinato nel 1845 e divenne dottore in teologia l’anno successivo. Passo quasi un anno in Siria per studiare i riti dei cristiani d’oriente, per poi spostarsi in Africa. Si racconta che a trent’anni, in mezzo a gente incuriosita dalla sua pelle bianca e dalla barba chiara, davanti al capo tribù dei Bari (in una zona del moderno Sudan) questi gli offrisse il suo posto, affascinato dalla sua personalità. Il villaggio era quello di Gondokoro, 1600 km a sud della Missione di Khartoum, dove il nostro fu tra i promotori della costruzione della scuola per bambini, inimicandosi i mercanti di schiavi che preferivano che i neri rimanessero nell’ignoranza. Passò circa dieci anni in Africa, cinque dei quali a tracciare il percorso che permetterà ad altri di scoprire la sorgente del Nilo e rimanere nella storia. Inviava continuamente scritti in Europa, che venivano regolarmente pubblicati sulle riviste scientifiche dell’epoca, tanto da divenire membro onorario della Società Geografica di Vienna nel 1857. Imparò molte delle lingue parlate in quella zona d’Africa ed ne impostò quindi anche una sorta di dizionario.
Oltre che per la ricerca della famosa sorgente, la sua collaborazione per esempio fu richiesta anche da Ferdinand de Lesseps nella zona di Suez e dallo zoologo Alfred Brehm.
All’epoca era talmente celebre che anche Jules Verne ritaglia per lui un piccolo cammeo all’interno di “Cinque settimane in pallone”. La collezione degli oggetti da lui raccolti oggi si trova al museo etnografico di Lubiana , visibile quest’anno col titolo di “Missione in Sudan 1848-1858” (Sudanska misija 1848-1858), mente il resto dei suoi scritti è conservato a Vienna.
Il sogno di Knoblehar di creare una grande Missione all’equatore si infranse per motivi di salute, probabilmente per qualche forma di malaria. Morì a 38 anni a Capodimonte presso Napoli, lasciando aperta la strada a Richard Burton, John Speke, James Grant o Florence e Samuel Baker, tutti passati per Gondokoro.
Cossa c’entra con Trieste ? beh, prima de tutto nel 1819 jerimo parte dello stesso Impero
El nome della ns. città xe anche ligado appunto al canal de Suez. Po', anche se non xe documentado, per andar in Africa xe più probabile che gabbi ciolto una nave a Trieste che un aereo da Lubiana
Ignatius Knoblecher ( Ignacij Knoblehar )
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CHI JERA QUEL
Che interessante, Adler! Te sa, quel che mi sempre me meraviglia xe quanto jera vasti sia gli interessi sia le informazioni che i gaveva in un'epoca (penso) de comunicazioni assai più difficili de oggi e quanto i viagiava pur con trasporti ardui.... Certi momenti,me vien de pensar che - relativamente parlando - i fussi anche più bravi dei nostri contemporanei.
Grazie, xe stado bel leggerte
Grazie, xe stado bel leggerte