triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Stavolta mi prendo una pausa, prima di proseguire con la storia dei Battaglioni neri.

Vorrei stavolta trascrivere parti di un Diario di un Triestino, Emilio Stanta. L’ho trovato ieri nel libro “Sui campi di Galizia”di Gianluigi Fait. Nel libro sono presenti saggi di vari autori, compreso questo, di Lucio Fabi, da dove riporto uno stralcio del Diario.

Emilio Stanta nacque nel 1897 a Trieste; nel marzo del 1915 marcò visita e raggiunse Marburg in Stiria, sede del 26° reggimento della milizia territoriale. In luglio fu trasferito sul fronte orientale a sud di Kolomyia, nel K.u.K.I.R. n°1. Fatto prigioniero nel settembre 1915, fu internato a Novij Zadov, in Ucraina, al centro, più tardi, di forti sconvolgimenti rivoluzionari. All’arrivo degli Austro –Tedeschi in territorio ucraino, Stanta decise di non presentarsi al comando di pertinenza e si mimetizzò tra la popolazione locale, riuscendo a rimpatriare nel 18, dopo la fine del conflitto. Il diario è stato scritto nel 1928 ed è composto di 294 pagine.
I ricordi di Stanta sono dolorosi e traumatici, e Stanta si pone diverse domande sull’inutilità della guerra e sulla finalità dell’esistenza.

Poco prima di esser fatto prigioniero in una boscaglia, egli descrive i luoghi Galiziani in un modo che mi ha colpito molto, dopo le crude descrizioni delle esperienze di battaglia sostenute dallo stesso e dopo aver letto nei diari quasi sempre di fango, freddo, neve, pidocchi, shrapnel, morte e paura.

“ I giorni che precedettero la partenza da quelle silvestri posizioni, trascorsero tranquilli e calmi da non sembrare più di essere davanti al nemico. Gli uccelli erano ritornati volando fra le fronde degli alberi, cinguettando senza spaventarsi della nostra presenza. Si risentiva il caratteristico rumore del picchio, contro i tronchi, che proveniva di là dal fiume. Le gazze, multicolori, svolazzavano chiamandosi da un posto all’altro, irrequiete. Fin’anche il bigio profittatore cuculo ritornò ad espandere il suo monotono canto, che si ripeteva con l’eco. Ciclamini e mughetti profumavano il bosco. Chi azzardava qualche languida aria slovacca, cantata sotto voce, continuando a pulirsi l’equipaggiamento, e chi sdraiato entro una macchia di sole se ne stava a torso nudo, fumandosi la pipa. In questo ambiente di pace riposavano i nostri nervi stanchi e ritornava la speranza di rivedere un giorno i nostri cari lontani."

RITORNARE A CASA IN TRENO

Ho trovato interessante questa narrazione del ritorno dal fronte galiziano nel 1918, anche perchè parla di rientri di Triestini .

La permanenza dei soldati del Litorale nella regione galiziana si protrasse, sino agli ultimi giorni di esistenza dell’Impero Asburgico. Anche dopo il trattato di Brest Litowsk, ben pochi soldati avrebbero potuto usufruire di licenze, perché sospetti di simpatie bolsceviche. I comandi Austriaci decisero di disperdere una parte del 97 ° reggimento nei territori ucraini di recente occupazione. Il ritorno dalla Galizia avvenne tra infinite vicissitudini. Per guadagnare i sovraffollati treni in partenza, i fanti a volte dovevano aprirsi un varco con la forza. Poi, nel corso del lungo viaggio di ritorno, furono obbligati a condurre lunghe estenuanti trattative con i vari comitati civili e militari sorti in quell’anno.

Ed ora volevo riportare un articolo tratto dal giornale “Il lavoratore”in data 15 novembre 1918, dove venne pubblicato sotto forma d’intervista il racconto del difficoltoso rientro del triestino Mario Bresci del 97°.


“Come attraversare il paese in fiamme?Si tenta di tutto, pur di rimpatriare. Ogni Nazione ha il suo comitato a tutela dei soldati che le appartengono: c’è un comitato tedesco, uno polacco, uno italiano. Con noi, ci sono circa 6000 prigionieri italiani. Si deve provvedere anche a loro, devono venire anche loro. Ma come si fa? Bisogna chiedere al Governo Ucraino il permesso di passare attraverso quel paese. Si chiede, si prega. Il permesso è concesso, a patto che non si portino armi. Il patto è accettato volentieri – le armi sono distrutte. Si può partire. Quelli che più hanno da viaggiare, partiranno per primi. Il governo Ucraino ha permesso di portare vestiario e viveri per quindici giorni. Il giorno della partenza, si manda un plotone a occupare la stazione, perché altri non riesca a impadronirsi dei carrozzoni. Finalmente si parte. Ma il viaggio non doveva essere tranquillo come si era sperato. Alla prima stazione, a Belc, sono perquisiti i carrozzoni. I rivoluzionari vogliono persuadersi che non ci sono armi nascoste sul treno. Ma quando il treno riparte, le bande armate ci sparano addosso. Tre soldati feriti, due sono morti. Sono due poveri giovanidel Tirolo. A Rawaruska si consegnano i cadaveri per la sepoltura. Continua il viaggio e continuano gli arresti e le perquisizioni. Una volta si viene fatti scendere e un sedicente soldato ucraino ordina il sequestro di viveri, armenti, cucine di guerra, sigarette. Si accetta tutto, pur di ripartire. Si parte a tutta velocità per Jaroslav. La stazione è occupata dai Polacchi. Non si deve temere nulla – sono sicuri. Si spediscono subito 400 uomini a occupare le stazioni e quattro treni corazzati a proteggere il passaggio dei trasporti. Le accoglienze che i polacchi e gli czechi fanno agli Italiani sono cordiali. In Boemia i soldati ricevono il rancio. Poi si riparte. Anche Vienna fa una buona accoglienza e anche qui si offre il rancio. Ormai si è fuori pericolo tra breve ognuno potrà riabbracciare i propri cari."


Io ho letto con un pò di angoscia questo tipo di rientro, pur avendone letti tanti, anche più pericolosi . Perciò ritorno volentieri alla lettura del diario nel bosco di Emilio Stanta, con la bella descrizione del paesaggio. Mi sono rimasti nel cuore quegli uccelli:il picchio, la gazza, il cuculo tra la boscaglia. Dovrei accompagnare quello che ho scritto con l'immagine di un treno che ritorna . Ma preferirei vedere l'immagine de un de quei useleti osservati da un uomo stanco nel bosco , se qualcuno degli esperti mi dà una mano. Altrimenti , se non potete, ci penserò io.

Ciao Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Beh, allora ho pensato di metterci del mio...
Ho scelto due immagini per rappresentare le due parti di diari Triestini di cui ho scritto.
La prima , per una volta, rappresenta un momento di tranquillità nel bosco . I soldati sono austroungarici, la divisa è quella che vedete. La data non è riportata. Il fotografo, F. Sinek, si era trovato <<per ordine dello Stato maggiore austriaco sui luoghi della feroce guerra mondiale >>.
Gli uomini stanno cuocendo una lepre.Mi sembra anche di vedere un uccellino tra i rami, anche se al dire il vero, penso che se ci fosse stato...sarebbe stato catturato, data la fame che girava a quei tempi.
Io ho pensato a uomini di opposti eserciti che si trovarono a combattere una guerra "feroce". Qualche volta ebbero anche momenti di serenità nei boschi o in trincea, prima delle battaglie, o in prigionia. Ho letto che gli Italiani in prigionia,ad esempio, insegnarono a molti , di diversa nazionalità, il gioco delle carte : briscola, tressette ecc.
La seconda immagine rappresenta i treni che ripartirono, in questo caso da Trento, nel 1918 per riportare a casa degli uomini .
Scusate, queste sono le immagini che sono riuscita a trovare, ma per me sono significative.
Ciao Mandi
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Cari Amici che mi avete seguito sin qui, se fin adesso il percorso dei nostri ex prigionieri è stato difficile, preparatevi a cose molto più complicate.Se avrete pazienza, cercherò di inserire delle foto, anche se ne servirebbero molte. Insomma, a Tientsin arrivò il CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO con la nave Roma Terza, che poi ripartì verso Napoli con a bordo italiani. Si formarono delle missioni militari , che da Tientsin tornarono in Siberia. Due di esse si recarono a Vladivostok,ed una partì per Krasnojarsk con i Battaglioni neri. Nel libro di Mautone troverete , se volete, le cartine con spostamenti e battaglie dei Battaglioni neri (qualcosa racconterò anch'io)in Siberia ;inoltre trovate foto (anche di Triestini,Giuliani e Litorali)di soldati dei battaglioni neri. Oggi non vi dirò della Legione redenta, che si formò in seguito.



La partenza dei Battaglioni neri da Tientsin.

RIEPILOGO DELLE DATE E DEI FATTI:


febbraio – marzo 1918 : arrivo di 2500 uomini a Tientsin ed altri continuavano ad arrivare.

(25 aprile 1918- 27 giugno 1918) (23 giugno 1918 -5 settembre 1918):da Tientsin riuscirono a partire circa 470 ex prigionieri di etnia italiana con le due navi americane Logan e Sheridan.
19 luglio 1918. Partenza da Napoli del CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN ESTREMO ORIENTE (C.S.I.E.O.) sulla nave Roma Terza. A bordo si trovava il nuovo Capo del Corpo di Spedizione inviato dall’Italia , il colonnello Fassini Camossi.

15 agosto 1918 : giuramento dei Battaglioni neri.

30 agosto 1918: attracco a Chin –Kwan- Tao della Nave Roma Terza.

2 settembre 1918 : arrivo del C.S.I.E.O a Tientsin.

15 settembre: nuovo giuramento davanti a Fassini –Camossi. I tremila uomini dei Battaglioni neri vennero uniti in un unico esercito con i 700 soldati provenuti dall’Italia.

27 settembre 1918 :
Il piroscafo Roma Terzo a Chin –kuan –tao dopo aver sbarcato il contingente arrivato dall’Italia, ripartì il 10 settembre 1918 , portando a bordo 727 redenti ,scelti tra i più anziani ed ammalati ormai inservibili dal punto di vista militare. Fecero tappa a Singapore .Il 22 ottobre 1918 gli ex prigionieri giunsero a Napoli .


Nello stesso periodo(ottobre1918) l'Italia ritirò la propria Missione militare italiana a Pietrogrado ed aprì col T.Colonnello Vittorio Filippi di Baldissero la Missione Militare in Estremo Oriente, a Wladivostok.

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Tra settembre e ottobre 1918, all'interno dell'URSS creata dalla Rivoluzione d'ottobre, gli Alleati inviarono in Siberia il CORPO DI SPEDIZIONE INTERNAZIONALE ,costituito come organizzazione già nel 1900 e composto da Francia,Inghilterra,gli Stati Uniti, l’Italia (di cui parlerò), Giappone e Cina.

Il 12 settembre arrivò a Tientsin anche il Ten. Col. Vittorio Filippi di Baldissero, che era stato nominato Capo della Missione militare italiana in Siberia, mentre tutti si aspettavano che tale ruolo fosse assegnato a Manera .Le truppe provenienti dall’Italia e i Battaglioni neri vennero unificati. Manera, che finora aveva avuto un ruolo preminente non rimase molto soddisfatto e chiese di rimpatriare, ma non gli venne concesso.(DA” La Russia in fiamme di BAZZANI)

Camossi creò a Vladivostok un deposito del C.D.S.(CORPO DI SPEDIZIONE Italiano ) e nominò Manera Capo della Missione per i prigionieri di Guerra in Siberia, col compito di cercare altri italiani dispersi. Bazzani sarebbe stato suo ufficiale addetto. Manera e Bazzani partirono il 21 settembre per Vladivostok per creare una base per ufficiali, polizia, deposito e nuovi optanti .

Tra settembre e ottobre 1918, all'interno dell'URSS creata dalla Rivoluzione d'ottobre, gli Alleati inviarono in Siberia il CORPO DI SPEDIZIONE INTERNAZIONALE ,costituito come organizzazione già nel 1900.

Il 5 ottobre 1918 giunsero a Vladivostok i componenti della Missione militare da Tientsin . Furono presentati tutti gli ufficiali alle forze Interalleate (Giapponesi, Americane ecc. )

LE NOMINE IN SINTESI – LE SEDI DELLE MISSIONI

• Tenente Colonnello VITTORIO FILIPPI DI BALDISSERO : capo della Missione Militare in Estremo Oriente, con sede a Vladivostok.

• COSMA MANERA : Capo della Missione per i prigionieri di Guerra in Siberia e del Servizio polizia, con sede a Vladivostok

• Colonnello FASSINI CAMOSSI : Capo del Corpo di Spedizione dell’ESTREMO ORIENTE , inviato dall’Italia a Krasnoiarsk

A Vladivostok presero così sede due enti ben distinti, seppure collegati: la Missione Militare Italiana (comandante :. Baldissero )e la Missione per i prigionieri di guerra in Siberia (comandante:. Manera ).

Invece il Colonnello Fassini partì da Tientsin per la Siberia con i Battaglioni neri.

ITALIA
3 novembre 1918 : le truppe dell’Esercito Italiano entrarono a Trento e Trieste.

4 novembre 1918 : Italia ed Austria firmarono l’ armistizio a Villa Giusti.
Non aggiungo altro...

SIBERIA

18 novembre 1918 :l’ammiraglio Kolciak a Omsk si proclamò dittatore e Governatore supremo, per controbattere e sconfiggere il bolscevismo.

Sevolete vederlo, guardate qui :

http://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_ ... ol%C4%8Dak


Aveva a disposizione un esercito di 800.000 uomini armati, oltre all’appoggio dell’esercito ceco e degli Alleati, compresa l’Italia.
L’esercito ceco era dislocato lungo la Transiberiana, che da Mosca a Wladivostok percorreva km 8388.
Tale esercito era collocato in punti cruciali, nella metà di maggio :a) Gruppo di Pensa(17.000 uomini); b) Gruppo di Celiabinsk (13.000 uomini; c) Gruppo di Siberia: 20.000 uomini; d) Gruppo di Vladivostok (15.000 uomini)

KRASNOJARSK

Il 13 ottobre 1918 il Corpo di Spedizione in E. O. e i Battaglioni neri giunsero in Siberia in quattro scaglioni, a ciascuno dei quali fu assegnato un convoglio di 40 vagoni. La truppa fu sistemata in vagoni attrezzati , provvisti di stufe e di speciali tavolati a più ripiani, sui quali i soldati potevano dormire. Ogni scaglione ebbe al suo seguito un’infermeria, i forni in mattoni capaci di 800 razioni giornaliere di pane, le cucine, il macello. I nuovi soldati ricevettero un equipaggiamento individuale, richiesto dalli speciali condizioni climatiche della Siberia,ove spesso la temperatura scende a 40 ° sotto zero : Cappotto con pelliccia ; passamontagna; Lunghi guanti felpati; mutande felpate; calzettoni di lana; gambale di feltro; pettorali e schienali di cotone; berretti di panno con para- orecchi di pelliccia; cappucci di lana copri testa.
Il 13 ottobre partì la sezione artiglieria da montagna; il 17 ottobre partirono il I Battaglione, la compagnia mitragliatrici, le salmerie; il 21 ottobre partirono il comando Del C.S. E. O. e il II Battaglione.

In un primo tempo era sta fissata come meta delle truppe Omsk, sede del Governo siberiano dell’ammiraglio Kolciak, ma poi il contingente fu inviato a Krasnojarsk, dove arrivò il 21 novembre 1918In tale città giunse quindi un Corpo formato da 39 ufficiali, 1350 uomini di truppa, 110 muli, 2 cannoni da montagna e 4 mitragliatrici.

Krasnojarsk contava oltre 100.000 abitanti,aveva una grande stazione ed era sede di un carcere governativo con 1300 detenuti per reati politici e comuni e di un campo di prigionia militare situato a poca distanza a “Vojenni Gorodok”, dove erano concentrati circa 11.000 prigionieri(austriaci, tedeschi, ungheresi ). La città si trova sul fiume Jennessei, nella Siberia centrale.
Il Corpo di Spedizione trovò iniziali problemi nell’alloggiare le truppe e così furono occupate con la forza delle caserme. Il contingente assunse nella città il servizio di Polizia, la sorveglianza dei prigionieri di guerra e la difesa dell’abitato, assieme a reparti inglesi, serbi, russi (c’erano 180 cosacchi).
Dal Capo della Missione Militare a Wladivostok dipendeva comunque qualunque impiego delle truppe.
L’ azione del contingente non fu priva di problemi : Il procuratore di Krasnojarsk, Lakoff, si chiedeva ad esempio su un quotidiano locale per quale motivo si trovasse nella città l’esercito italiano; fu poi costretto a ritrattare.

Il corpo di Spedizione Italiano ebbe inizialmente soprattutto compiti di sorveglianza e retrovia,di polizia, guardia alle carceri,alla ferrovia , alla posta, ai prigionieri.
Proprio così, gli ex prigionieri austro ungarici, optanti per l’Italia ed arruolati nei Battaglioni neri, si ritrovarono a far da carcerieri a detenuti che poco tempo prima erano i loro stessi alleati e magari avevano combattuto al loro fianco,lungo un altro confine.


Bon, basta così per oggi. Ne avete avuto abbastanza? Ciao Mandi
Questa è la divisa di un soldato dei Battaglioni neri arruolato a Tientsin dal Regio Esercito Italiano  : si notano le mostrine nere e il berretto caratteristico.
Questa è la divisa di un soldato dei Battaglioni neri arruolato a Tientsin dal Regio Esercito Italiano : si notano le mostrine nere e il berretto caratteristico.
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Ecco di nuovo uno dei nostri italiani, ritornato in Siberia a Krasnojarsk, per combattere di nuovo. Alle sue spalle il treno della Transiberiana
Ecco di nuovo uno dei nostri italiani, ritornato in Siberia a Krasnojarsk, per combattere di nuovo. Alle sue spalle il treno della Transiberiana
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Antoine de Saint-Exupéry
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto:
sentinella italiana a Krasnojarsk..
fa freddo solo a vederlo.
Impressionante come la fine della guerra ( qua per noi) non era per nulla la fine per loro..


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Cara Baba, io ho visto molte foto come questa, appartenenti a parenti di persone della mia zona. Anch'io ho provato pena, pensando a ragazzi in quelle condizioni. Devo però anche ricordare che ci furono in Siberia migliaia di prigionieri che non ebbero la fortuna di essere equipaggiati (come abbigliamento)in questo modo. Il freddo dev'essere stato tremendo, soprattutto d'inverno. Comunque sì, in Italia finiva una guerra, ma per i nostri ex prigionieri ne iniziava un'altra, che li riportò in Siberia.

CONTINUO, CAMBIANDO ARGOMENTO.



In alcuni post ho parlato di Cechi sia come commilitoni di nostri soldati austroungarici, sia come esercito , o meglio Legione Ceca , presente in Siberia. Non sono un’esperta e magari darò informazioni imprecise , ma ho provato a cercare qualche notizia,anche perchè Baba una volta ha citato Masarik .
.
Innanzitutto: da dove spunta fuori questa Legione ceca in Siberia?

Prima però vorrei fare un’osservazione sull’annosa questione della DISERZIONE DURANTE LA GRANDE GUERRA.

Il Reggimento 97° è stato tacciato, non so quanto propriamente, di numerosa diserzione. Ricordo la famosa canzone “Demoghela”. Le opinioni degli storici attuali sono abbastanza discordanti tra loro ed ancora se ne discute.
Posso dire che ,secondo me, innanzitutto come soldati dell’Imperatore siamo stati bocciati in tanti : noi Giuliani, Litorali e Trentini, siamo stati considerati credo piuttosto inaffidabili, se ci hanno mandato a combattere in Galizia ecc, lontano dal fronte vicino a casa nostra. Questa è un’opinione mia e di tanti storici che se ne sono occupati. Naturalmente anche gli storici possono sbagliare. Io, personalmente, ho letto fonti varie (diari, documenti, libri), ma scritte in Italiano.

In uno dei libri che ho letto (del Gen.Mautone) viene presentato un documento scritto in Italiano che inizia così:
COMANDO SUPREMO IMPERIALE E REALE
N° 13725
Oggetto : Impiego di soldati di nazionalità italiana

Dalla sede di campo, 6 agosto 1915
Come risulta da un rapporto pervenuto dal Comando della fronte sud ovest, i i soldati di nazionalità italiana non hanno corrisposto in combattimento alle nostre aspettative...

F.to Arciduca Federico,Feld.Mar.

(il comunicato è piuttosto severo nei nostri confronti; lo si può leggere integrale sul libro di “Mautone” pag 302. Se qualcuno avesse altre fonti discordanti, sono ben lieta di conoscerle… Il documento, ripeto ,è scritto in Italiano e non vorrei prendermi responsabilità per cose che non posso verificare)

Comunque gli elenchi che ho visti pubblicati dai giornali austriaci dell’epoca ,come il “Risveglio Austriaco”od altri di genere irredentista, in merito alle diserzioni e quindi alle condanne per alto tradimento,diventarono sempre più ricchi di nominativi. Purtroppo io posso leggere solo giornali scritti in italiano, ma anche sul Risveglio Austriaco ricordo di aver letto molte colonne di cognomi riferiti a persone trentine, giuliane- istriane.

Aggiungo che si poteva disertare non solo per irredentismo, ma c’era anche chi temeva od odiava la guerra, oppure chi era preoccupato per la famiglia e se ne stette nascosto fino a che ne ebbe la possibilità o si rifugiò all’estero (Inghilterra, Francia…),sperando in una fine rapida della guerra.
Naturalmente non venivano scritti i nomi dei molti che erano fedeli all’Impero ed erano valorosi e fedeli combattenti. Però venivano pubblicati i nomi di chi riceveva una medaglia al valore.
Tutto questo discorso per dire che, insomma, tra le file austroungariche ci furono soldati di varie provenienze linguistiche che andarono avanti a combattere, ma anche molti disertori.

Credo però che in questo noi siamo stati superati di gran lunga dai Cechi.

E torno a Cechi e Slovacchi.

Partendo proprio dall’inizio della Grande Guerra, i Cechi e gli Slovacchi furono una delle componenti dell’Impero, così come il gruppo italiano ecc.
La prima guerra mondiale diede l’opportunità ai cechi e agli slovacchi, come ad altri popoli, di aspirare ad ottenere la propria indipendenza nazionale. Comitati di patrioti cechi e slovacchi sorsero subito dopo l’inizio del conflitto, in Francia , Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Serbia e Svizzera.

Due figure importanti dell’epoca, che portarono avanti la causa irredentista furono Milan Ratislav Stefanik e Tomáš Masaryk (deputato al Parlamento austriaco, futuro primo presidente ceco).

In particolare molti Cechi e Slovacchi che vivevano già nell'Impero Russo, inviarono nel 1914 una petizione allo zar Nicola II, perchè permettesse loro di formare una forza militare nazionale per combattere contro l'Austria-Ungheria e lo zar approvò.
Una "Compagnia Ceca" ( ?eská družina) venne formata nel 1914 e fu annessa all'esercito russo. I Cechi provenienti da Boemia,Moravia e Slovacchia che combattevano per l’Austria ,capirono la possibilità di potersi rendere indipendenti e dalle file dell’esercito A.U. moltissimi disertarono in massa, dandosi prigionieri . Dal maggio 1915 si unirono alla Compagnia Ceca .

Nel febbraio 1916 la Compagnia fu trasformata nel Corpo di Fucilieri Cecoslovacco, delle dimensioni di un reggimento, e nel maggio 1916 nella Brigata dei Fucilieri Cecoslovacchi di 7.300 unità.

Masaryk e Štefánik arrivarono quindi in Russia nella primavera –estate 1917 per prendere sotto il proprio controllo la Compagnia e trasformarla in un esercito cecoslovacco indipendente. Il loro sforzo ebbe successo: dopo la battaglia di Zobrova fu revocata dai Russi ogni restrizione alla formazione di reparti cecoslovacchi.

Nel luglio 1917 i "Corpi Cecoslovacchi di Russia" contavano all'incirca 38.500 uomini, di fatto il primo esercito cecoslovacco. I Corpi raggiunsero in seguito in Russia e Siberia 61.000 unità. Durante la guerra Civile appoggiarono in modo molto forte gli Zaristi bianchi di Kolciak contro i bolscevichi. Furono chiamati genericamente “Legione Ceca” con comprensibile irritazione degli Slovacchi.

E’ molto interessante anche vedere il rapporto tra Cechi ed Italiani, in Italia.

All’inizio del 1916 arrivò in Italia, proveniente da Parigi, Milan Stefanik, che iniziò subito una intensa propaganda .Obiettivo principale di Stefanik fu l’organizzazione dei prigionieri di guerra cechi e slovacchi in unità combattenti da utilizzare a fianco degli eserciti delle potenze dell’Intesa, contro il comune nemico austriaco.

I Cechi combatterono quindi anche con l’esercito Italiano, nelle trincee del Carso e in quelle Trentine.

In Italia, il presidente del consiglio Orlando e Stefanik il 21 aprile 1918 firmarono a Roma una “Convenzione fra il Governo italiano e il Consiglio Nazionale dei paesi Cecoslovacchi” con cui si definì la posizione giuridica delle unità cecoslovacche in Italia, legittimamente ammesse alla partecipazione armata del conflitto. Questo fu uno dei primi riconoscimenti internazionali del futuro stato cecoslovacco . I volontari avrebbero indossato il grigio-verde dell’Esercito Italiano, con mostrine bianco-rosse al bavero e con, al posto delle stellette, due piccoli fucili incrociati. Il copricapo in dotazione era il cappello alpino senza penna.
Dal governo italiano furono però posti alcuni limiti,tra i quali il fatto che i volontari cecoslovacchi, pur nell’autonomia della loro divisione, sarebbero stati comandati da un generale italiano, sottoposti agli ordini del Comando Supremo italiano e, quindi, alla legislazione italiana.
Il 6 giugno 1918 la divisione venne assegnata alla 9° armata quale riserva del Comando Supremo, in vista dell’imminente offensiva austro-ungarica. Il 15 giugno la 6° divisione speciale entrò in combattimento sul Montello e presso Fossalta di Piave subendo 62 morti, 101 feriti e 18 dispersi. Di questi 18 dispersi 11 vennero catturati dagli austro-ungarici e, dopo sommari processi, vennero impiccati nei pressi di Oderzo.
Il giorno 20 agosto 1918, la 6° divisione speciale cecoslovacca viene inviata a presidiare le prime linee del “Settore Altissimo” nella parte ovest del Monte Baldo. Inoltre combatterono sul monte Pasubio (dove vennero considerati traditori dai Kaiserjager).

Purtroppo è sempre la stessa storia nelle guerre: furono Traditori o Eroi? O uomini che fecero delle scelte giuste o sbagliate, per le proprie idee, ma pagando in prima persona? O uomini che desideravano trovare la possibilità di sfuggire a una guerra?

PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE: (non ho trovato dati riguardanti Trieste)

http://www.conegliano2000.it/comunicati ... 2008_1.htm

http://www.cimeetrincee.it/cecos.htm -

http://www.sandonadomani.it/documenti/? ... ionari.htm

Nel settembre 1918 il governo americano riconobbe Masarik come il leader di un paese alleato.

Nel novembre 1918 fu dichiarata l'indipendenza Ceca a Praga e Masaryk fu eletto presidente della nuova repubblica. La Legione in Italia ,che poteva contare ormai su un organico di 26.000 uomini, iniziò il rimpatrio dei Cecoslovacchi, molti dei quali andarono ad arruolarsi nel nascente esercito della nuova Repubblica .

Un altro esercito , quello formato da ex prigionieri A.U. ,soprattutto disertori, si trovava ancora dislocato invece in Siberia lungo la Transiberiana, combattendo contro i Bolscevichi. Fu rimpatriato in gran parte nel 1920.

Questa storia dei prigionieri cechi in Siberia è per me stranamente simile alla nostra di Italiani, per quanto riguarda le vicende in Siberia. Quello che mi sembra di notare, però, è che la diserzione dei Cechi dalla Galizia fu molto più massiccia e motivata, rispetto alla nostra. L’esercito Ceco in Siberia era costituito da ben 60.000 uomini. Quanto alla motivazione sull'opzione italiana, ognuno ha le sue idee, ma io credo che in Siberia non fosse così immediata, facile e scontata per i nostri, da quel che ho letto in tutti i libri e diari. I motivi furono tanti e ne ho già parlato(incertezza del cambiamento,paura di ritorsioni ecc). Molti dei nostri invece optarono in fretta, convinti di appartenere all'Italia.

A conclusione riporto alcune righe dal diario di Jan Triska, riscritto dal figlio nel libro: “ Sotto due bandiere, da artigliere imperiale a legionario ceco” .

Jan Triska combattè come soldato di prima linea nell'Imperial Regio Esercito Austro-Ungarico, sull'Isonzo e sul Piave con senso del dovere, sino all'ultimo giorno di guerra. Fu catturato il 4 novembre 1918 ed appena ne ebbe opportunità divenne volontario nella Legione Cecoslovacca appena costituita in Italia.

"Un soldato della corvé, terrorizzato e fuori di sé per le granate che gli esplodevano intorno, si nascose dietro un cespuglio e si sparò nella coscia: disgraziatamente colpì un'arteria che sanguinò abbondantemente. Alle sue grida d'aiuto, gli amici accorsero, arrestarono l'emorragia al meglio e chiamarono un aiutante di sanità. Per le circostanze insolite e la natura della ferita, il sergente della corvé interrogò il soldato mettendolo alle strette: il poveraccio, indebolito per la perdita di sangue e sofferente, confessò. Il sergente lo fece portare all'ospedale da campo nelle retrovie; una settimana dopo fu legato a un palo davanti ad un plotone d'esecuzione e fucilato".

Jan F. Triska

Beh, secondo me, qui si parla di un soldato che cerca di disertare e subisce un’orribile fine, ma avrebbe potuto trattarsi di un qualsiasi uomo, austroungarico, italiano, austriaco, serbo ecc. Potrebbe trattarsi anche di un uomo vissuto in altri tempi, in altre guerre. In certi momenti chi può giudicare come agisce una persona?

La guerra è sempre un’atrocità.

Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

grazie del lavoro immane, Mandi.
mandi_ ha scritto:chi può giudicare come agisce una persona?

La guerra è sempre un’atrocità.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Sì, mi associo e confesso che di molte delle cose di cui parli io non ne sapevo nulla.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Grazie di cuore a voi. Non sapete come mi fa piacere percepire questa vostra condivisione, non sentirmi sola in quest'etere di dialogo informatico. Spero proprio che si capisca che io, da dilettante e non da storica, cerco di essere più onesta ed obiettiva possibile in questa ricerca di una parte della nostra storia, che non vuole parteggiare per nessuno nè essere unilaterale. Scusate se ripeto, ma lo credo veramente, che la guerra sia una cosa atroce da qualsiasi parte la si guardi. E penso che non faccia mai male ripeterlo, di questi tempi.
Ciao Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

NEL MIO RACCONTO STO PER SUPERARE L'ANNO 1918 ED ENTRANDO NEL 1919.

Su alcune date del 1918 , molto discusse nel forum, sorvolo, perchè note . I fatti corrispondenti riguardano l'entrata delle truppe dell’Esercito Italiano a Trento e Trieste, la firma dell'armistizio a Villa Giusti tra Italia e Austria, il ritiro dell’Imperatore Carlo d’Asburgo dal trono Austriaco .

Il giorno 12 novembre 1918 l’Assemblea nazionale provvisoria proclamò la Repubblica Austriaca , che venne annessa alla Repubblica Germanica ; nel 1920 l’Austria diventò una repubblica indipendente.

Dopo 4 anni e tre mesi di combattimenti, nel 1918 la prima guerra mondiale terminava, lasciando sul campo 37 milioni di morti; i civili morti furono 10 milioni.

Ma ancora migliaia dei nostri uomini erano rimasti sul suolo siberiano, in mezzo ad una guerra civile che era per loro del tutto estranea . Ricordo tra l’altro che l’Italia(e non solo essa )non era in guerra con la Russia.

Pensate un momento cosa devono aver provato quei ragazzi, che per molti di noi sono stati i nostri nonni e per qualcuno addirittura i padri( non lo dobbiamo mai dimenticare),andare a combattere in Siberia, ritornare in quel modo nei luoghi della loro prigionia. Con l’angoscia nel cuore, perché sicuramente tutti avrebbero fatto qualsiasi cosa per rivedere i propri cari e la propria Terra.

1919


Fine 1918 -1919

Nel periodo novembre 1918 e nella seconda metà di gennaio 1919 la “questione russa “ diventò ancora più incendiaria. Tutti combattevano contro tutti. E moltissimi uomini cercavano soprattutto di rimpatriare.
Lungo la Transiberiana si muovevano impressionanti varietà e quantità di persone:

Prigionieri Italiani, optanti o non ,che andavano verso Vladivostok scappando dal ritorno in Austria;

prigionieri Austroungarici che si dirigevano verso Mosca per ritornare verso l’ Austria ;

soldati ( appartenenti alle Forze alleate,tra cui Cechi ed Italiani) che andavano a combattere contro i
sovietici ;
sovietici dell’Armata Russa che andavano a combattere contro gli antisovietici.

Insomma,un caos tremendo.

Ah, quasi mi dimenticavo di riferire che ci furono prigionieri austroungarici sia Italiani che di altre lingue e appartenenze, che scelsero di arruolarsi con l’esercito bolscevico, e non pochi!

LA LEGIONE CECA
La Legione ceca –slovacca ,che cercava disperatamente la propria indipendenza dall’Austria - Ungheria, aveva raggruppato un esercito formidabile in Russia. Quando era scoppiata la Rivoluzione bolscevica, i Cechi avevano cercato l’appoggio di Lenin e Trotsky ,ottenendone inizialmente l’approvazione e l’aiuto.
Quindi cercarono di imbarcarsi, con l’approvazione bolscevica, per rifugiarsi in Francia, dove esisteva un’organizzazione che li poteva aiutare. Ma, crescendo l’influenza tedesca in Russia, perdettero questo appoggio da parte dei Sovietici ed anzi cominciò una certa ostilità.
I cechi allora cercarono di allontanarsi cercando il rimpatrio, seguendo il nostro stesso percorso:la Transiberiana .
Infatti all’ arrivo imminente dell’ ordine immediato di disarmo e arresto dei soldati della Legione , la situazione degenerò e i Cechi ,ormai privati del diritto di passaggio nel territorio russo, iniziarono a combattere per aprirsi un varco verso Vladivostok.
Fu così che i Cechi:
- prima combatterono per lo Zar nel 1914 -15,
- si trovarono nel 1917 a collaborare con i bolscevichi,
- infine dal 1918 si allearono con le forze internazionali e con gli Zaristi bianchi, combattendo strenuamente contro i Bolscevichi.


IN SIBERIA : La situazione

In varie località combattevano furiosamente reparti misti formati da russi e cecoslovacchi antibolscevichi: gli elementi di tali unità irregolari furono chiamati “Guardie bianche” o “zaristi bianchi”,contrapposti alle “Guardie rosse” Bolsceviche. I bianchi facevano riferimento al dittatore ammiraglio Kolciak , la cui sede era a Omsk. Anche i cosacchi ,dal 1918, cominciarono ad appoggiare i Bianchi. Invece gli Alleati internazionali non riconobbero ufficialmente il Governo di Kolciak, pur lasciandolo libero di agire e coadiuvandolo nelle operazioni di guerra.
A Vladivostok il 3 agosto 1918 avevano già cominciato a sbarcare Inglesi , Francesi, Giapponesi, Americani e Cinesi. Qui venne costituito un Comando supremo interalleato , con a capo il Generale giapponese Kikuzo Otani. A capo degli eserciti bianchi c’erano Nikolaj Judenic,Anton Denikin e Kolciak. C’erano inoltre i Cechi, già dislocati sulla Transiberiana.

GLI ITALIANI

Gli Italiani , arruolati contro i Bolscevichi a Tientsin, vennero impiegati in azioni di polizia e di sorveglianza, ma dovettero anche combattere, anche se la guerra in Europa era finita da mesi. Il ministro Sonnino spiegò così l’intervento :
“…..l’Italia , che ha da tempo raccolte ed assecondate le aspirazioni legittime delle popolazioni ceco- slovacche,riconoscendone l’esistenza nazionale e che sul Piave è stata spettatrice del valore spiegato da queste truppe a fianco di quelle Italiane, non poteva indugiare a recare il suo aiuto ai prigionieri ceco-slovacchi in Russia. E’ per questo motivo di umanità che l’Italia ha inviato un contingente di due battaglioni, da oggi pronti a cooperare con gli Alleati. Amica sincera e disinteressata della Russia,essa ne segue con ansia le vicende…. Il governo Italiano tiene a chiarire il suo fermo proposito di nessuna ingerenza negli affari interni della Russia…

Non voglio addentrarmi troppo nell’elenco delle azioni militari della guerra civile,non sono particolarmente interessata ed esperta, scrivo solo qualcosa,abbreviando, per rendere evidente il fatto che in Siberia gli Italiani non effettuarono solo operato di Polizia e sorveglianza, come viene affermato dalla Storiografia odierna. Per me si tratta di una vera e propria azione di guerra.

Ricordo anche che i Cechi non erano prigionieri, ma ex prigionieri, così come i nostri uomini, con molte differenze, a dir la verità.

LE OPERAZIONI MILITARI ITALIANE

Si svolsero soprattutto:
- in Murmania, nelle zone vicino a Musmansk e Arcangelo.
-a Krasnojarsk e zone circostanti.
-a Vladivostok.


IN MURMANIA

Alcune importanti operazioni italiane si svolsero in Murmania, la parte orientale della costa lappone che segna l’apertura del mar Bianco. In questo tratto il mare è meno a lungo coperto dai ghiacci,grazie alla benefica influenza della Corrente del Golfo.
Particolare importanza per i russi aveva assunto la cittadina di Musmansk,dove era stato costruito un porto,che dava sbocco marittimo alla nuova ferrovia Kola- Pietrogrado.Sul mar Bianco si trovava anche il porto di Arcangelo, il più importante della Regione. I nostri soldati italiani prestarono la loro azione in questi luoghi a 40 gradi sotto zero .La difesa della zona murmana fu affidata a truppe anglo-francesi e a una speciale unità del contingente italiano,costituita da elementi scelti : la COLONNA SAVOIA.
In seguito , dopo il disgelo, la Colonna Savoia partecipò all’azione interalleata che voleva impadronirsi di Petrozavodsk,importante stazione ferroviaria di Pietrogrado.
Tale Colonna partì da Kola il 5 aprile 1919,giunse ad Orosovero il 4 maggio; il 19 maggio combattè in prima linea ed il 21 ebbe parte preponderante nell’attacco delle località di Medveja, Gora, Povienetz, che vennero occupate. Ci fu poi un’altra avanzata nei giorni 26-27-28 giugno con combattimenti contro le truppe bolsceviche ( da “L’esercito italiano oltre i confini”)

A KRASNOJARSK

Nell’ottobre 1918 il contingente italiano al comando di Camossi venne impiegato a concorrere alla sicurezza delle retrovie delle truppe alleate nella zona di Irkusk, mentre s’avvicinava l’inverno. In primavera avrebbe dovuto raggiungere il maggior nucleo cecoslovacco che operava nella zona di Perm- Savara..

GLI ALLEATI
Nel febbraio -marzo del 1919, dopo un inverno tranquillo a causa dell’immobilità forzata dovuta alle abbondanti nevicate, si riaccese la guerra in tutta la Russia orientale e meridionale ed in Siberia.
Nel frattempo gli Alleati si erano disposti in uno sterminato teatro di guerra, in varie postazioni (come si può vedere dalla cartina che allego, sperando di riuscirci)

Immagine

Gli Alleati disponevano di questi contingenti :

GIAPPONE :60.000 uomini dislocati nella Manciuria sett.,sulle rive del fiume Amur e a Vladivostok.
STATI UNITI : 2 Divisioni (40.000 uomini) a Vladivostok, Harbin, Cita.
CECO-SLOVACCHI : 4 Divisioni (60.000 uomini)negli Urali,ad Omsk e nella Siberia Centrale
INGHILTERRA : 2 Reggimenti (4500 uomini) negli Urali, lungo la Transiberiana, a Vladivostok ed Omsk
ITALIA: 2 Battaglioni con artiglieria e servizi a KRASNOJARSK(2000 uomini); e in più partecipava a costituire il presidio e il deposito di Vladivostok con le centinaia di prigionieri che continuavano ad arrivare in questa città.
FRANCIA : 1 battaglione con artiglieria ad Omsk e Vladivostok (500 uomini)
CINA : contingenti dislocati nelle zone circostanti Vladivostok e Cita .

L'ARMATA ROSSA

L’Armata rossa nell’inverno 1918 aveva occupato Omsk,Tomsk,Irkuts ecc fino a Cita.
I cechi durante la primavera e l’estate 1918 riuscirono a far arretrare i Rossi fino ad Omsk.
Il 18 novembre 1918 Kolciak ad Omsk instaurò la dittatura sulla Siberia.

LE OPERAZIONI ITALIANE IN SIBERIA


Per quanto riguarda le vicende degli Italiani ,avvenne la costituzione di un contingente ceco, italo- russo agli ordini del generale russo Rosanoff.
I nostri ragazzi dei Battaglioni neri, integrati nel C.S.E.O (questo nome ridondante significa Corpo di Spedizione Italiano in Estremo Oriente) , presenti in Siberia a Krasnojarsk dall’ottobre 1918 , combatterono da febbraio a giugno 1919 soprattutto assieme ai Cechi e ai Bianchi , con alterna fortuna, ed effettuarono azioni offensive o difensive lungo la zona della Transiberiana (ad Acinsk, Sosnofka,Alexiefka, nelle zone attorno al fiume Leiba ed al fiume Manaa Narba, a Novo Vassilevskaia,fino in Mongolia, a Krasnojark, a Balai) finchè le truppe Alleate riuscirono a controllare la zona dello Yenissei e il Kan.
La colonna italiana era comandata dal maggiore Dino Pancrazi. Le compagnie italiane partivano su treni speciali blindati . Verso il 16 maggio partì un’azione combinata delle Colonne Rosanoff, Petrik e Pancrazi. Per quanto riguarda la colonna Pancrazi , a Balai due vagoni del treno si rovesciarono e rimasero feriti 5 italiani. Dopo i lavori di sistemazione del treno italiani e cechi si rimisero in marcia, puntando sul villaggio di Suscinova. L’azione militare delle tre Colonne ebbe successo, i rossi si ritirarono e i villaggi di Jeliscejefka e Megevskoe vennero completamente distrutti. Ci furono i combattimenti di Janovski,Semenovskoe (qui gli Italiani avanzarono al grido di “avanti Savoia”) Imbesc , Aginskoe ecc con centinaia di morti.
Verso la metà di maggio 1919 un Corpo bolscevico di 6 reggimenti di fanteria con numerose mitragliatrici e un reggimento di cavalleria (20.000 uomini) si avvicinò da sud a Krasnojarsk, con l’obiettivo di tagliare le comunicazioni vitali delle forze alleate e dei Bianchi operanti in Siberia.
Dovettero respingere tale attacco 5 colonne, due delle quali Italiane. Ma le colonne dovettero arretrare, dopo numerosi combattimenti .

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ma ormai l’Armata rossa stava dilagando.
Nell’ottobre 1919 con tre armate siberiane e un corpo d’armata di 15.000 Cosacchi Kolciak tentò un’ultima controffensiva, ma la città di Omsk , sede del governo del dittatore bianco ,il 10 novembre 1919, fu occupata dai Rossi.
I cechi ebbero l’ordine del ritiro dal loro Comando d’armata, per provvedere al rimpatrio ,ed abbandonarono Kolciak al suo destino. La stessa cosa avvenne per l’Esercito Italiano, che cominciò a chiedere al Governo Italiano di ritirarsi dalla Siberia verso Vladivostok e Tiensin già dal giugno 1919, comprendendo la catastrofe finale incombente, ma potè iniziare la partenza da Krasnojarsk solo nell’Agosto 1919.
Furono assegnate svariate medaglie al valore ai nostri italiani e croci di Sant’Anna da Kolciak. Dal Governo Italiano arrivarono complimenti all’esercito dell’Estremo Oriente e a Camossi. In tutte queste azioni guerra ci furono anche alcune perdite italiane, sepolte nel cimitero di Krasnojarsk.
Allegati
I soldati dell'ARMATA ROSSA avanzano, i BIANCHI cominciano ad arretrare.
I soldati dell'ARMATA ROSSA avanzano, i BIANCHI cominciano ad arretrare.
Soldati dell'armata rossa.jpg (41.57 KiB) Visto 6858 volte


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Confesso che questa parte della storia è abbastanza nuova per me, nel senso che non ne avevo mai sentito parlare. Ho cercato sia tra i libri di scuola che sui testi di storia che possiedo (per lo più stranoeri) e ho raccolto, si e no, una paginetta di informazioni.

Con amarezza ritrovo in queste vicende (non quelle esplicitamente legate ai prigionieri, ma a tutta la spedizione) parallelismi con episodi molto più recenti della storia. Episodi che ancora sono vivi (penso all'Afghanistan, ma non solo) e che dimostrano come la storia NON è maestra di vita e, se lo è, allora l'uomo è proprio un pessimo scolaro.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

In effetti la penso anch'io un pò così, riflettendo un pò.
Il mio obiettivo iniziale in questa ricerca era quello di ricostruire e seguire il percorso di migliaia dei nostri prigionieri (tra cui mio nonno) nella strada del rimpatrio dopo la guerra(come ha definito Adler il topic ). Infatti io avevo intitolato solo "Triestini e Trentini". Questo per creare uno spirito collaborativo e di integrazione, perchè questa parte di Storia appartiene ad entrambe le nostre zone di provenienza.
Poi mi sono accorta che questo percorso a voi Triestini era abbastanza sconosciuto. Proprio perchè i libri di storia classici non ne parlano.
Così, sto continuando, sperando in un pò d'interesse da parte vostra.
Man mano che proseguo, mi capitano sempre spunti nuovi che mi suscitano delle riflessioni.Magari a livello internazionale, non specificamente italiano.
Mi sono chiesta : se sulla Transiberiana e sulla Murmania erano dislocati tanti contingenti di Stati o nazionalità (Inghilterra, Francia, Stati Uniti,Cechi ,persino Serbi) sicuramente ci saranno altri siti internet che parlano di questo. Infatti sto scoprendo altri siti stranieri che parlano dell'argomento (magari per molti noioso )riportando foto interessanti .
Peccato che i nostri amici del Forum che vivono in Austria,od esperti d'Austria o che risiedono in Inghilterra non possano dare una mano a ricostruire questo periodo, magari segnalando almeno siti interessanti. Ho notato che anche in altri Stati questa parte di Storia è stata tenuta quasi sconosciuta, come in Italia. Mah! In fondo tutti quanti stavamo facendo azioni di guerra in un paese al quale non avevamo dichiarato guerra (in base alle dichiarazioni del ministro Sonnino , del presidente Wilson ecc.)


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da macondo »

Noto che un punto di partenza per ulteriori ricerche su questo soggetto potrebbe essere questo articolo in Wikipedia.

http://en.wikipedia.org/wiki/Allied_expeditionary_force

Di particolare interesse sono i link di fine pagina.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Bene, vi ho snocciolato tutte queste informazioni. Ora cercherò di rendere più umano il discorso, con alcune testimonianze.

Devo dire innanzitutto che è molto difficile trovare racconti di questo periodo.
Pur trovandosi a combattere in Siberia 2000 uomini italiani dei Batt. neri, le memorie che riguardano quello che è successo a Krasnojarsk e in Siberia sono molto scarne.
I nostri uomini hanno descritto le battaglie prima di essere stati presi prigionieri, le loro sofferenze, la prigionia, l’esperienza a Kirsanov, Tientsin o Vladivostok, i vari viaggi del ritorno,a pochi hanno descritto in prima persona le vicende militari compiute dai Batt.Neri nella zona attorno a Krasnojarsk.

Ci sono invece molti resoconti (io ho fatto una abbreviazione) di fatti militari effettuati da libri dell’esercito Italiano,con il linguaggio molto “patriottico” dell’epoca. Sembra quasi che un alone di silenzio avvolga tutto. Come se ci fosse stata una consegna : non parlate a nessuno di cosa è successo. Comunque qualche testimonianza è rimasta e cercherò di riportare le idee degli uomini veri, più che quelle dei loro comandanti.
A me sembra che, un poco, dopo la Prima guerra, sia stata “rubata”una parte della nostra memoria.

Aggiungo anche che non è difficile trovare racconti orali dei discendenti di questi uomini appartenenti ai B.N. : io ho parlato recentemente con alcuni di loro. Quasi nessuno ha raccontato qualcosa di quel che aveva fatto in Siberia ai parenti.

Una cosa che mi ha colpito molto è stata però questa : molti di questi soldati tornati in patria hanno poi aderito al Partito Fascista, cosa quasi scontata ed obbligatoria, a quei tempi.

Ma uno mi ha colpito: pur avendo la moglie incinta e pur avendo ricevuto un’offerta di lavoro sicuro in fabbrica(con la condizione di aderire al P. Fascista), ebbene lui ha rifiutato l’offerta e con la moglie in lacrime se n’è andato a vivere in Francia per più di 30 anni.

Eppure era andato a combattere i Bolscevichi, con i Battaglioni neri.

Inoltre, ho trovato cenni di biografia di un Ruzzier Ezio di Pirano d’Istria, di sentimenti patriottici Italiani che fece parte dei Battaglioni neri e combattè contro i Bolscevichi ;
invece Oliva Adriano di Trieste combattè con l’Armata Rossa contro i Bianchi. Mi sembra che le idee fossero tante e senz’altro divergenti.

Insomma, non ho paura di affrontare l’argomento che in Italia oggi ci fa dividere e litigare : l’appartenenza a partiti di destra o sinistra, ovvero gli epiteti usati come insulto: sei un fascista, sei un comunista…

Allora eravamo agli inizi della storia del comunismo, già faceva paura e sarebbe fin troppo facile dire che gli Italiani sono stati inviati in Siberia per una nobile causa, per combattere il Comunismo.

Io la penso diversamente : per me questi nostri ragazzi (ed io insisto nell’usare questo termine) erano ex prigionieri, avevano già sofferto a lungo e sono stati convinti e quasi obbligati ad andare a combattere contro questi comunisti, con la convinzione di poter tornare a casa presto e magari di poter ricambiare in qualche modo la patria che li avrebbe riportati a casa. Che bisogno c’era, in un’Italia stremata dalla guerra ed a guerra finita, di prolungare il calvario di tanti giovani?

Nei libri dell’esercito ho trovato riferimenti a violenza e barbare uccisioni da parte dei comunisti, che avrebbero compiuto gesti tremendi nei riguardi di popolazioni inermi e dei Bianchi (scorticazione , squartamenti, impiccagione ecc).

Ed io aggiungo allora: c’era proprio bisogno di lasciare degli uomini in un inferno simile? Senza essere in guerra?

Comunque, così è andata. Io ho letto molti diari , ma non ho trovato grandi motivazioni al combattimento da parte dei nostri ragazzi.

Riporto qui stralci di vario genere, quello che ho trovato. Il primo è di un prigioniero nato a Trieste,Silvio Rieger(Righi) e parla dell’arrivo a Tientsin, dove fu poi arruolato.


2 gennaio 1918

Attraversiamo la Siberia ,Irkutsch,Cita. Per il viaggio si riceve un rublo al giorno.

5 gennaio
Lago di Baykal

10 gennaio
Arrivo ad Harbin , aspettiamo ordini, ci viene a prendere un maresciallo dei carabinieri e ci conduce a Pechino. Durante il viaggio ci aiuta e a Mudken troviamo da mangiare bene nell’hotel tenuto da un Italiano, certo Cupelli.

15 gennaio
Arrivati a Pechino veniamo condotti nel Distaccamento della Regia Marina italiana. Bene accolti, troviamo finalmente da mangiare e i marinai si prestano con ogni cura….Entro a lavorare nella segreteria del Distaccamento, almeno si passa le ore più presto trovandomi nel mio ambiente , cioè in un ufficio dove posso mettere in attività il mio cervello col scrivere qualcosa e con altri lavori.

18 febbraio
Prima sortita per la città, con la banda. Si visita diversi templi. Nel gennaio sono giunti altri scaglioni e siamo già in 600. Altri 1400 sono tra Shan –Hai-Kuan e Tientsin.

24 giugno 1918
Si comincia con l’arruolamento dei volontari…..

Silvio Rieger, Trieste(Diario)


4 maggio 1918

“Circolano tra gli uomini giornali tedeschi e opuscoli di propaganda comunista, opera dei prigionieri di guerra di Irkuts. Sono scritti a parole di fuoco contro la guerra,il capitalismo, gli odierni governi ecc. Non riconoscono gradi, destinazioni, religioni, nazionalità, propugnano l’uguaglianza degli ufficiali alla bassa forza a trattare tutti con la parola compagno, considerare neutrali, sorvegliare i sospetti e consegnare alle autorità russe i nemici”

Agosto 1918

“…Anche qui la tirannide rossa si manifesta ogni giorno di più, colle distinzioni non si possono fare 100 passi fuori dalle baracche e men che meno in città. Visto che gran parte degli ufficiali si levarono le mostrine onde evitare brutti incontri ne seguo l’esempio e mi tolgo i gradi. Ad accrescere il nostro prestigio….diversi ufficiali passano pure nell’Armata Rossa.”

Oskar Ferlan,ufficiale fiumano(diario)-Si parla di propaganda e si fa un giudizio del comunismo-

7 luglio 1918

“ Signor Ezio…con piacere appresi che sta bene in salute e appresi pure del suo arruolamento. Qui dei 800 arruolati sono stati scartati circa 200, tra questi trovansi anche il sign. Urizi e T. Si crede che queli scartati partiranno con il primo trasporto per l’Italia.Disgraziatamente poi noi dovremo prolungare il nostro soggiorno qui in Cina, questo si capisce. Ma caro Ezio , ci vuol portar pazienza come la abbiamo portata per più di quattro anni, questo è già nostro uso regolare!..”

Lettera di Domenico Vogrig all’amico di Pirano Ezio Ruzzier

6 novembre1918:

“… I ufficiali ci dicono di tenerci pronti per andare in aiuto dei russi contro i bolscevichi. Porca miseria, di nuovo imbarcati sulla Transiberiana verso la Siberia proprio nei mesi più freddi,altro che ritorno in Italia.Mi pare che ci prendono per i toteni.”

21 novembre 1918
“ …A Krasnojarsk sono allogiato in caserme di barache di legno con tutti i compagni. Ma la rabbia aumenta quando arrivati a K. ci danno la notizia che la guerra tra Austria e Italia è finita. Trento e Trieste sono passate all’Italia, la notizia porta una delusione a tutti noi Italiani per lo più triestini e giuliani.”

Arturo D. , Trentino(Diario)- questo soldato non mi pare “un buon italiano convinto”. (quanto mi piace quel "preso per i toteni"!)

“…quei giorni sembravano molto più lunghi perché neanche la vista poteva soddisfarsi, perché nevicava continuamente e con quel freddo si doveva tener chiuso il vagone. Due piccole finestre facevano luce nel vagone e guardando come carcerati da quelle finestre , mi rammento che lungo il nostro tragitto non abbiamo visto che deserti immensi o boschi fittissimi”.
“Attraverso i finestrini si vedeva quegli uomini bolscevichi ,scortati dai Cechi, con delle barbe lunghe, sporchi,tutti stracciati da far pietà”

Giuseppe O. , 19 anni,artigliere addetto ai muli,Siciliano.(era uno di quelli arrivati dall'Italia con la nave "Roma")

“La Transiberiana era continuamente attaccata da bande di sbandati e disertori. Un giorno un G. che io conoscevo bene, e uno Z. di Pinè furono presi in uno scontro con una di queste bande rosse , impiccati e scorticati”

Luigi P. , Trentino (diario)

“ Ci dicono dei nostri soldati alleati che vanno nelle case a portare via tutto . I bolscevichi che vengono catturati non hanno più di 5 minuti di vita dall’arresto. I nostri compagni dicono che loro andavano nelle case e si facevano dare, per amore o per forza, galline e uova. Dopo che avevano preso ciò che volevano se ne andavano.”

Giuseppe Carrara, geniere telegrafista di San Felice sul Panaro(Mo) -diario- (dal libro di Mautone, pag. 207) -Egli si mostra critico verso queste “prodezze” riferendosi a soldati Alleati.-

I commilitoni si sono comportati in maniera encomiabile in combattimento ed hanno partecipato ad un assalto alla baionetta per la conquista di un obiettivo”

Tenente Basilio Bianchi(Icilio Bacic), Fiumano .Fu collaboratore , assieme al tenente Bazzani, Trentino, del Maggiore Manera nell’opera di “opzione Italiana” e di aiuto degli ex prigionieri da Kirsanov fino a Tientsin.

“Fu anche incendiato un mulino nel quale si erano annidati ribelli rossi per tendere un’imboscata.”

Giuseppe Carrara,geniere telegrafista, San Felice sul Panaro(Mo)

“Una grossa banda bolscevica ha assalito la stazione ferroviaria di Tajset,a 232 km da Krasnoiarsk,uccidendo il capostazione e massacrando una cinquantina di civili."

Bollettino del C.S.E.O del 9 maggio 1919 (p196)

“Nel giugno 1919 il ten. Anselmo Negri di Tres (Tn)fu fatto rientrare perché stanco di comandare una compagnia con i soldati stanchi e sfiduciati per i continui rinvii della partenza per l’Italia. Fu anche rimpatriato il Magg.Gaggiotti, ma non se ne seppe il motivo”

Giuseppe Carrara , geniere telegrafista

“Dopo un’imboscata, si aprì il fuoco sulle posizioni operazioni occupate dai Rossi ed in particolare sul paese di Janovski.Dopo una quarantina di minuti di lotta le posizioni bolsceviche,cominciarono a ripiegare .L’artiglieria italiana continuò a battere il paese che ben presto s’incendiò .Le perdite avversarie furono di cento morti.”

BOLLETTINO DI GUERRA


Mi fermo qui intanto.

GRAZIE MACONDO PER AVERMI AIUTATO A DIMOSTRARE CHE NON STO PARLANDO DI FANTASCIENZA. Sto parlando di fatti veri. Mi ha colpito il discorso dei numeri degli appartenenti ai vari contingenti nazionali.
Come si fa spesso al giorno d'oggi, i numeri dei combattenti e dei morti in guerra variano molto, a seconda di chi scrive. Al momento mi risultano una ventina di morti per varie cause, durante i fatti citati. Uno si chiamava Antonio Agolanti ed era di Trieste. E' sepolto nel cimitero degli Italiani a Krasnojarsk.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

sono piccolo ma crescero ha scritto:se lo è, allora l'uomo è proprio un pessimo scolaro.
ripetente, cocciuto, fuori corso siderale e perennemente in attesa del 18 politico.
saluti


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mandi_
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ciao a tutti .Credo che sia importante risistemare alcune date, ed alcuni fatti per capire meglio e non disperdersi nella steppa Siberiana. :wink:



I PRIGIONIERI AUSTROUNGARICI ITALIANI NON OPTANTI.


Tra la fine del 1917 e il febbraio – marzo 1918 : 2500 uomini in viaggio , provenienti da Kirsanov ,si trovarono in viaggio sulla Transiberiana diretti a Tientsin, Pechino e (1600 trentini e 900 giuliani)

(25 aprile 1918- 27 giugno 1918) (23 giugno 1918 -5 settembre 1918):da Tientsin riuscirono a partire circa 470 ex prigionieri di etnia italiana con le due navi americane Logan e Sheridan

1 agosto 1918: 850 uomini optanti vennero arruolati nel regio esercito dal Magg. Manera

3 agosto 1918 :inizio dello sbarco delle forze alleate Inglesi , Francesi, Giapponesi, Americani e Cinesi a Vladivostok

15 agosto 1918 : giuramento dei Battaglioni neri- circa 2000 uomini- a Tientsin (il numero è impreciso . Non esiste una lista completa affidabile: libri e documenti vari esprimono cifre diverse).

2 settembre 1918 : arrivo del C.S.I.E.O a Tientsin sulla Nave Roma, con a bordo circa 700 soldati provenienti dall'Italia

10 settembre 1918 : partenza per l’Italia della nave Roma , con a bordo 727 redenti.

12 settembre arrivo a Tientsin del Ten. Col. Vittorio Filippi di Baldissero, nominato Capo della Missione militare italiana in Siberia.
13 ottobre 1918: arrivo in Siberia del Corpo di Spedizione in E. O. e dei Battaglioni Neri , provenienti da Tientsin (circa 2500 uomini in totale)

7 Agosto 1919 inizio del ritiro del nostro contingente da Krasnojarsk , con direzione Vladivostok

In conclusione i Battaglioni neri, volontari o no, furono lasciati a combattere in Siberia contro i Rossi fino all’ agosto 1919, malgrado Fassini Camossi, comprendendo che la guerra stava portando a una catastrofe, avesse richiesto il rimpatrio del contingente.
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Dato che sto per fare un salto all'indietro nel tempo, approfitto per ricordare anche alcuni personaggi importanti , che affiancarono il maggiore Manera nel sensibilizzare il senso patriottico verso l’Italia dei nostri prigionieri: essi ebbero l’incarico, già dai tempi di Kirsanov , nel 1916, a Tientsin nel 1918 e a Vladivostok nel 1919 di stimolare l’Italianità e soprattutto di valutare bene la stessa con questionari, interrogatori e relazioni accurate.

Essi furono soprattutto :

il Tenente Gaetano Bazzani (Trentino)
l’ex prigioniero A.U. , tenente Basilio Bianchi (Icilio Bacci) di Fiume
l’ex prigioniero A.U. Nereo Petranich di Cherso (morto a 32 anni per annegamento e sepolto a Krasnoyarsk)
Leone Sirtori (che si occupava della selezione degli optanti ).

Ed ora vorrei parlare di un argomento per me insolito.

I SOLDATI AUSTRO – UNGARICI PRIGIONIERI (che non si consideravano Italiani)

Tra i maggiori campi di detenzione in Siberia ,dove vennero raccolti prigionieri A.U. ci furono quelli di Berezovdka, sul lago Bakal (circa 100 prigionieri italiani e colossale lager di 15.000 prigionieri , quasi una città,come scrive nel diario Oskar Ferlan) quello di Vojenni Gorodok a Krasnojarsk con 1300 di prigionieri austriaci, ungheresi, germanici e turchi(di cui quasi la metà ufficiali)e quello di Omsk.

Ma cosa avvenne di tutti questi uomini che “si sentivano” ancora Austroungarici?


In un articolo del 18 maggio 1918 del giornale irredentista “La libertà”si racconta che:


-era stato diffuso il testo del Trattato di Brest-Livost, dove si sanciva la pace tra Russia ed Imperi Centrali.
-in questo Trattato erano compresi degli articoli che si riferivano al rimpatrio dei prigionieri di guerra e dei prigionieri civili (gli art.6 e 7 )
-l’art.6 affermava che i prigionieri dovevano essere rimpatriati al più presto, a meno che non desiderassero restare in Russia o recarsi in un altro tipo di scambio prigionieri.
- la Russia aveva dato accesso al proprio territorio a commissioni austro-ungariche di soccorso per prigionieri di guerra e le appoggerà.
-una commissione mista avrebbe stabilito dopo la firma del trattato i particolari dello scambio
-le spese per il rimpatrio andavano allo Stato che ne chiedeva la restituzione
L’art.7 affermava che potevano essere rimpatriati i deportati civili. Permetteva inoltre a coloro che avevano domicilio o stabilimenti industriali sul territorio straniero,di ritornare in patria.

Il giornale afferma ancora che la restituzione non era stata avviata in modo ufficiale.

- Gli ex prigionieri austroungarici che si trovavano vicini al fronte occidentale , avevano raggiunto spontaneamente le linee austriache di propria iniziativa, approfittando dell’indescrivibile caos che regnava nello Stato Russo.

- Gli imperi centrali avevano approfittato di questo stato di cose per inviare in Russia,ancor prima di aver firmato gli accordi, per inviare i loro agenti e commissioni apposite per recuperare più prigionieri possibile e per cercare di “convincere” i dubbiosi a rinsaldare “sentimenti austriaci”.

- Si calcolava che, anche aiutati dai denari Danesi, fossero ritornati nell’Impero A.U. circa 200.000 persone, anche ripercorrendo verso ovest la Transiberiana.

L’autore dell’articolo poi si dice preoccupato perché gli Alleati non hanno fatto nulla per impedire ciò.
Egli afferma:”L’Intesa è assente, o è rimasta assente fino ad oggi. Eppure potrebbe fare un lavoro di maggiore propaganda Italiana. Ci sono migliaia di prigionieri dispersi in Siberia che non hanno alcun desiderio di tornare in Austria.La propaganda nemica cercherà di trarli in inganno e di convincerli a ritornare nell'Impero .
Se torneranno in Austria molti subiranno una sorte terribile: l’impiccagione o l’arresto per diserzione . Inoltre gli altri saranno sottoposti ad interrogatori per verificare se sono stati convinti da idee bolsceviche. Saranno sottoposti ad una quarantena di 21 giorni ed interrogati in continuazione da ufficiali. Poi molti ugualmente vengono trasportati a Leopoli nella fortezza, dove devono restare fino a nuovo ordine e per lungo tempo. Gli uomini, invece che esser lasciati liberi di tornare a casa , vengono acquartierati ,in condizioni indescrivibili.”

Inoltre il giornale continua affermando che bisognava far presto a salvare gli altri,gli Italiani dispersi in Siberia, che attendevano aiuto.

L’Italia era riuscita a portare in patria fino ad allora solo 4000 uomini. E gli altri stavano avviandosi per la strada di Vladivostok e Tientsin, disperati.


Insomma, nel giornale si affermava che gli Austriaci erano stati più bravi e veloci di noi Italiani nel riportare a casa i prigionieri , con un rapporto di 200.000 a 4000. (Chissà perché mi ricorda una simile situazione del giorno d’oggi, per quel che riguarda l’economia e la soluzione dei problemi Italiani ?).

Inoltre purtroppo si fa riferimento ad una triste realtà : il ritorno in Austria, che per molti doveva ancora passare però ancora attraverso nuovi campi di detenzione per “rinforzare i sentimenti austriaci” e per “ripulirsi dalle idee comuniste”. E queste sono cose documentate, non calunnie.

Peccato che l’articolista, che stava sollecitando l’Italia a svegliarsi un po’ nel rimpatriare i prigionieri, non ricordava o non sapeva che uguale sorte sarebbe toccata anche a migliaia di uomini tornati in Italia: la reclusione in altri campi, per gli stessi motivi : il rinforzo dei sentimenti italiani e il “ripulirsi da idee comuniste”

Cose da pazzi! Comunque voglio ricordare che l’articolo era del giugno 1918. La nostra Italia aveva già deciso che i nostri ragazzi , molti dei quali si trovavano a Tientsin a ritemprarsi, dovevano andare a combattere a Krasnojarsk.
Come infatti avvenne nell’agosto 1918, quando giuravano a Tiensin, arrivando poi in Siberia il 13 ottobre 1918. E prima di poter tornare a casa dovette passare un altro anno ed anche più.

E noi Italiani eravamo gli unici (penso)ex prigionieri a dover combattere , perché anche i Francesi avevano rimpatriato i loro reduci e i Cechi avevano deciso di star lì per ottenere uno Stato nazionale. Tutte le forze Alleate avevano inviato altri nuovi combattenti, non usarono i loro ex prigionieri.

Io dico questo : non c’è un’assurdità più assurda della mente contorta di certi grandi capi della Guerra (. Forse avrei dovuto usare una citazione….



Ciao Mandi
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Questo è un ragazzo Italiano dei Battaglioni neri che fa la guardia al lager Vojenni Gorodok  a Krasnojarsk
Questo è un ragazzo Italiano dei Battaglioni neri che fa la guardia al lager Vojenni Gorodok a Krasnojarsk
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Questa era la città di Krasnojarsk. Qui ebbe sede il nostro C.S.E.O.. Vicino alla città c'erano le caserme dove alloggiarono i nostri , un lager e una prigione per detenuti politici.
Questa era la città di Krasnojarsk. Qui ebbe sede il nostro C.S.E.O.. Vicino alla città c'erano le caserme dove alloggiarono i nostri , un lager e una prigione per detenuti politici.
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

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NELLE AZIONI DI GUERRA DI CUI HO PARLATO, CI FURONO ANCHE 8 PERDITE ITALIANE, SEPOLTE NEL CIMITERO DI KRASNOJARSK.


I nomi che si leggono sul monumento funebre sono :
AGOLANTI ANTONIO, nato a Trieste, morto il 6 febbraio 1919
FURLAN LORENZO, nato a Ronchi, morto il 30 gennaio 1919
RUSSO ANTONINO, nato a Messina, morto il 21 dicembre 1918
SARTORI GIUSEPPE, nato a Vigalzano (Tn), morto il 25 marzo 1919
CAMPISI CALOGERO

So che qui è sepolto anche NEREO PETRANICH, di CHERSO, due sconosciuti e un Ceco.
Il funerale fu celebrato da don Luigi Marzoli, cappellano militare.

Insomma, ricordiamo che ci sono dei triestini, giuliani,istriani, trentini ecc. sepolti in luoghi come Krasnojarsk, Tientsin, Kirsanov; luoghi dai nomi esotici per molti di noi ignoti, così come la spiegazione del motivo per cui andarono là a morire.

Moltissimi , di ogni provenienza, sono morti senza una sepoltura.



ANTONIO AGOLANTI era nato a Trieste, città splendida sul mare, dove a volte spira un po’ di bora e dove ci sono dei rossi tramonti incredibili. Quest’uomo è morto in un luogo molto freddo e lontanissimo.
Era solo un uomo, come tanti che sono morti per l’assurdità della guerra.

C’è una piccola pietra del Carso che lo ricorda, nel Parco delle Rimembranze a Trieste.So che molti Caduti sono stati sepolti lì ed altri non lo sono stati, o non sono stati ricordati ,come sempre. Avviene ovunque.

E spesso molti nomi di Caduti possono purtroppo suscitare rancore, anzichè pietà.

OGGI vorrei ricordare i Caduti di tutte le guerre di oggi e di ieri, che hanno perso la vita per un ideale o perché costretti a partecipare.

Quando a volte mi esprimo sul Forum, tendo a usare spesso le parole :“I nostri ragazzi”. Uso questo modo di dire perché sono Italiana, ma provo grande rispetto per la memoria di ogni nazionalità, pensiero ed identità.


Ma soprattutto parlo dei “nostri ragazzi” quasi con affetto, perché ho visto l’età di molti di loro, prigionieri, invalidi, morti e per me questi ragazzi non sono solo numeri. Non importa se parlavano lingue diverse.

Oggi non riporto nessun diario, perché dovrei per rispetto scriverne troppi.

Ciao Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

mandi_ ha scritto:vorrei ricordare i Caduti di tutte le guerre di oggi e di ieri, che hanno perso la vita per un ideale o perché costretti a partecipare.
mandi_ ha scritto:“I nostri ragazzi”. Uso questo modo di dire perché sono Italiana, ma provo grande rispetto per la memoria di ogni nazionalità, pensiero ed identità.
Grazie Mandi


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Elisa »

Tra queste notizie e panorami storici di guerra prodigati largamente, che sono indubbiamente molto apprezzati specialmente in riguardo ai capitoli che interessano i triestini, mi preme di fare un accenno alla questione dei Trentini nell' inferno della guerra, anche come piccolo omaggio al mio nonno, tra gli altri nonni nominati qui. Lui fu richiamato in servizio appunto tra gli abili alle armi fino ai cinquant' anni.
(Sentito dire come sentenza che: "per essere abili alle armi era sufficiente misurare non meno di un metro e mezzo di statura ed avere ambe le mani"!).
Il nonno fu ferito e si trovò nel medesimo ospedale dove era ricoverato mio papà ferito da scheggia al collo. Una bella foto testimonia la loro presenza, uno accanto all' altro, tra feriti giovanissimi ed adulti, infermiere ed anche graduati con medaglie, all' ospedale Baden bei W......, Weihnacht 1917.
Finalmente, felicemente inseriti nell' elenco dei combattenti fortunati, ritornarono a casa sani e salvi ambedue.
Da notare che, difatti, le cartoline che conserviamo scritte dal fronte da nostro papà, e che comunque portano soltanto i saluti, sono indirizzate alla "carissima madre"!

Questa è la trascrizione:
da Elisa » martedì 3 giugno 2008, 14:37

1914-1917
I TRENTINI NELL’INFERNO DELLA GUERRA AUSTRO-RUSSA

GALIZIA E CARPAZI:
LA GUERRA AUSTRO-RUSSA SUL FRONTE ORIENTALE DAL 1914 AL 1917

SOLDATI DEL TIROLO ITALIANO AL FRONTE ORIENTALE
IL CONTRIBUTO DEL TRENTINO
La realtà è che i Kaiserjäger ed i Landesschützen trentini di lingua italiana si batterono né meglio né peggio dei soldati delle altre nazionalità trascinate nel vortice del fronte orientale, eccezion fatta, è doveroso ricordarlo, per i reparti di lingua tedesca. Per loro la guerra era arrivata improvvisa, obbligandoli ad abbandonare famiglia e beni per andare a combattere in terre sconosciute contro popoli mai prima incontrati. Fecero ciò che la legge della guerra loro imponeva, con forte spirito di corpo e con la speranza, o il sogno, di un rapido ritorno alle proprie case. Pur senza essere in genere inebriati da travolgente amor di patria, essi accettarono il conflitto e tutto ciò che questo comportava, con rassegnazione e con un innegabile senso del dovere che traeva la sua origine e la sua forza dalla tradizione e dal giuramento di fedeltà all’imperatore.
A fronte di una popolazione di circa quattrocentoventimila anime, il Tirolo italiano e la comunità ladina fornirono, all’atto della mobilitazione, circa 27.000 militari ai quali altri 28.000 si aggiunsero dal novembre 1914 alla fine della guerra. In tutto erano oltre 55.000 uomini.
Non si trattava quindi di un contributo modesto: le valli trentine si spopolarono letteralmente della loro popolazione maschile nel corso del conflitto, anche se il fenomeno non fu immediato. La mobilitazione generale dell’estate del ’14 coinvolgeva infatti, Landsturm a parte, gli abili alla leva tra i 21 ed i 32 anni. Nel novembre 1914 vennero richiamati i ventenni mentre, dopo il maggio 1915, la leva in massa richiamò in servizio tutti gli abili alle armi fino ai cinquant’anni. Nel 1916 vennero coinvolti i diciottenni e nell’anno successivo persino i diciassettenni!
I reparti nei quali erano stati inquadrati i trentini vennero coinvolti nei combattimenti sin dai primi giorni di guerra, vivendo il dramma delle disastrose ritirate attraverso le pianure galiziane e i sanguinosi scontri con le masse di fanteria russa sulle creste dei Carpazi. Le durissime perdite subite nel 1914 dalle armate asburgiche non risparmiarono quindi i soldati del Tirolo italiano: lo testimoniano gli organici al 31 dicembre 1914 dei quattro reggimenti Kaiserjäger (che in agosto potevano ciascuno disporre di circa 4.500 effettivi in linea e di una riserva in addestramento in Tirolo di altri 2.500): il 1° reg.to era ridotto a 1.237 uomini, e gli altri a 1.105, 1.328 e 1.012 rispettivamente!
La nuda realtà delle cifre parla però meglio di ogni elucubrazione su fede e spirito combattivo: a fine guerra ai trentini erano state attribuite 8 medaglie d’oro al valor militare, 160 medaglie d’argento e migliaia di bronzo. Ma sugli oltre 55.000 mobilitati, dagli 8.000 ai 12.000 erano sepolti nei cimiteri di guerra della Galizia, della Bucovina, sui Carpazi, sul fronte balcanico e su quello italiano; una percentuale di almeno il 22 per mille dell’intera popolazione, cifra leggermente più alta della media dei caduti di tutte le regioni della duplice monarchia. Più di 14.000 erano inoltre i feriti, mentre 12.000 erano caduti prigionieri. La massima parte delle perdite era avvenuta sugli sterminati campi di battaglia del fronte orientale, dal quale quasi nessuna salma, se non quella di qualche ufficiale, ha mai fatto ritorno."


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Cara , carissima Elisa. Non devi pensare che io non sappia queste cose o che non voglia riportarle. Cioè che io trascuri la Terra Trentina. Io ho scritto per me la storia di mio nonno che andò in Siberia, e quella dell'altro mio nonno che tornò in un altro modo, e questa è una storia che mi appartiene. Per far questo ho dovuto studiare a fondo, partendo da zero,perchè le vicende Trentine mi erano quasi del tutto ignote. Solo che poi mi è piaciuto approfondire la parte di storia, che , guarda caso abbiamo in comune con i Triestini, e trovandomi ospite sul loro Forum cerco di seguire una via parallela. Ogni tanto mi vien la voglia di mostrare qualcosa di proprio Trentino, ma, sai, non vorrei fare un'invasione di campo.
Perciò ti ringrazio, perchè in fondo questo topic ha come titolo "Triestini e Trentini" e perciò ci stiamo bene in tanti. Molto commovente il ricordo di tuo padre e tuo nonno. Quanta sofferenza ha dato la guerra a tutti. Io per lo meno mi ritengo fortunata,pechè mio nonno è tornato a casa sano e salvo, ed è morto nel suo letto , con noi attorno, perciò non appartiene a quell'infinita lista di morti della prima guerra.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ciao, continuo la nostra storia comune di moltissimi Triestini e Trentini .

Purtroppo in questo racconto ho dovuto inserire molti nomi strani e molte date. Io odio le date, ma son servite a collocare bene i fatti. Poi, non le dobbiamo imparare a memoria, per fortuna . I nomi strani sono quelli di tanti luoghi dove son finiti in prigionia o dove hanno lavorato i nostri ragazzi: loro li conoscevano bene. Gli Italiani venivano chiamati Talianski dai Russi, ma con simpatia e bonarietà durante la prigionia .Molti luoghi sono stati ripercorsi nella seconda guerra, poi. E le sofferenze sono state le stesse . E ci sono stati tantissimi altri morti.
Ho scritto questa storia, un pò strana, ma vera, per ripercorrere un periodo particolare sul quale di solito la Storiografia si ferma e dice : questa parte sarà da approfondire in seguito.
Io invece cerco ancora di capire proprio questo punto : sulle lista dei reduci che tornarono nel 1919- 1920, accanto ai nomi delle persone che erano a bordo ci sono due diciture diverse : Redento e soldato.
Quindi c'è ancora una grande confusione tra questi due termini , e inoltre si parla di Legione Redenta e di Battaglioni neri. Anche nel forum , in un topic, si parlava di questo. Molti hanno sentito dai nonni il nome Vladivostok, poi tutto sfuma nel mistero.
Ed ecco qui che salta fuori la storia di mio nonno, il cui nome è confuso tra quelli di una moltitudine di persone che s'imbarcarono a Vladivostok nel 1920.
Ebbene, accanto al nome di mio nonno c'è scritto : soldato, anzi caporale.
Dato che mio nonno ha vagato in Siberia e si è arruolato come soldato volontario solo il 5 marzo 1919(come da foglio matricolare), io capisco abbastanza fondatamente che:

-Non faceva parte dei Battaglioni neri , che partirono per Krasnojarsk , in Siberia, il 13 ottobre 1918 e ritornarono dopo il fallimento della guerra contro i Rossi il 7 agosto 1919.
- Non è presente nella lista originaria dei volontari dei Battaglioni arruolati nel 1918.
- e' però definito "soldato volontario a Vladivostok nella Legione Redenti della Siberia"

quindi : secondo me mio nonno è stato uno dei 200 arruolati nella Legione Redenta, di cui vi parlerò dopo. Vorrei intanto farvi confrontare due documenti :


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Questo è un documento appartenente a un soldato dei Battaglioni neri. Lo si capisce dalla dicitura e dal timbro.




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Questo è un documento di congedo appartenente a un soldato della Legione Redenta di Siberia . Noto che al rientro è stata cambiata la data (che in realtà fu il 1920) e il luogo di partenza che da Vladivostok è stato mutato in Trieste.

Inoltre, curiosamente, si afferma nel secondo documento che : ha prestato servizio con onore per mesi 14.

Ma se lui si è arruolato il 19 marzo 1919, ed è partito da Vladivostok il 21 febbraio 1920, come poteva aver combattuto per 14 mesi?

Evidentemente gli erano stati riconosciuti dall'Esercito Italiano dei mesi di "retroattività" del servizio.

Io all'inizio di tutta questa storia, trovando i vari documenti, non riuscivo a capire come mio nonno, che mi aveva detto di esser stato in Russia prigioniero, potesse essere indicato come combattente per l'esercito Italiano. Mi dicevo: ma come può una persona esser stato prigioniero ed aver combattuto per l'Italia, se era in Russia? Che vuol dire Legione Redenta?Chi era il Maggiore Manera di cui parlava? Non mi ha mai parlato di Tientsin, nè di Krasnojarsk : solo di Vladivostok e del viaggio in Oriente (tra l'altro raccontava di essere tornato a piedi....)

Cosicchè, scusate se vi ho annoiato...ma penso che questo genere di spiegazione la cerchino in molti. Naturalmente le mie sono solo ipotesi, fondate però su date e documenti. Sia i Batt.Neri sia gli altri soldati arruolati dopo il 4 novembre 1918 e che giurarono ebbero la denominazione generale "Legione Redenti di Siberia", con dei distinguo peò e solo dopo il ritorno in Italia.

CONTINUO PARLANDO UN PO' DELLA LEGIONE REDENTA:


Se ricordate bene , dopo il giuramento dei Battaglioni neri a Tiensin, :

-Il Maggiore Manera era partito il 21 settembre 1918 per Vladivostok per creare una base per ufficiali, polizia, deposito Italiani e cercare nuovi optanti .
- Il colonnello Fassini Camossi era partito per Krasnojarsk con i Batt. Neri.


Cosa successe a Vladivostok , mentre i Batt.Neri facevano la guerra ai Rossi?

1919 :LA LEGIONE REDENTA

In Siberia c’erano ancora molti dispersi . Dopo l’armistizio italiano anche in Siberia si diffusero le notizie sugli spostamenti dei confini italiani e crebbe il numero di coloro che ,sparsi per la Siberia, domandarono l’appoggio della Missione Italiana. Arrivarono a migliaia a Vladivostok . Ricevettero in dotazione divise grigio verdi con mostrine rosse e furono chiamati “LEGIONE REDENTA” o Battaglioni Rossi per distinguerli dai BATTAGLIONI NERI soldati del C.S. E.O.(Corpo Di Spedizione Estremo Oriente)
Siccome erano stati raccolti dopo l’armistizio, non furono richiesti come complementi delle truppe operanti a Krasnojarsk ma ebbero carattere di volontari di guerra.
Tuttavia circa 200 furono impiegati in servizi militari ed anche in azioni belliche; perciò vennero equiparati ai Battaglioni Neri.

Molti uomini invece rimasero a Vladivostok chiedendo protezione alla Missione militare Italiana, optando per l’Italia ma rifiutando di arruolarsi.

I nuovi soldati vennero considerati parte della Legione Redenta, definizione con la quale poi vennero accomunati tutti quelli che combatterono in Siberia per l’esercito Italiano .

Può generare confusione il termine <<Redento>> con il quale fu definito ogni optante, ma in sintesi le persone che si trovarono in Siberia ,partite in seguito da Vladivostok si possono suddividere in :
• Battaglioni Neri (operarono a Krasnojarsk)
• Soldati della Legione redenta(operarono a Vladivostok)
• Redenti (optanti, ma non arruolati)


Gli ex prigionieri inquadrati dopo il novembre 1918 svolsero compiti di sorveglianza, assistenza e polizia militare in molte città della Siberia :Krasnojarsk, Irkustk , Omsk, Tomsk, Kharbin,Nova-Nicolajevska e soprattutto a Vladivostok.

Tutti quanti, dal primo all'ultimo, Triestini, Trentini, Giuliani, Istriani ecc aspettavano invano una nave che li venisse a trasportare in Italia....ma dovettero attendere un bel pò , perchè ...non c'era tutta questa fretta di riaverli.


Ciao Mandi
Allegati
Gli alloggi dei soldati e degli optanti a Gornostai
Gli alloggi dei soldati e degli optanti a Gornostai
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Il giuramento della Legione Redenta a Vladivostok , nella zona di Gornostai - il 17 luglio 1919
Il giuramento della Legione Redenta a Vladivostok , nella zona di Gornostai - il 17 luglio 1919
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