triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

soprattutto in relazion a Trieste
Regole del forum
Collegamenti al regolamento del forum in varie lingue ed alle norme sulla privacy in italiano.
VetRitter
Citadin
Citadin
Messaggi: 1165
Iscritto il: mar 13 ott 2009, 16:25
Località: Piacenza (provincia)

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

caspita Mandi, il foglio di congedo della Legione Redenti è in originale? la firma è quella del Maggiore Manera, dei Reali Carabinieri.
per l'Arma quella in Estremo Oriente rappresenta una delle prime missioni internazionali..
scusate l'OT.
saluti


Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Sì, Vet, si tratta del foglio originale, da cui ho tolto le indicazioni dei dati personali di mio nonno. Conosco bene la firma di Manera.
Quando ho cominciato a scrivere la storia, mi basavo su fonti serie e ho altri documenti importanti, che non mi fido a mettere su Internet.
Forse adesso comprendi la mia "passione" per queste cose, anche se vecchie, ed il desiderio di "capire". Ho anche delle medaglie.
In fondo , è la storia di mio nonno e non solo. Ho trovato recentemente un album di foto di quei tempi, con foto originali di persone,(anche Triestine ecc) con firme , date e luoghi (Kirsanov ,Tientsin, Krasnojarsk ,Vladivostok , luoghi russi e riferiti al percorso di rientro (Shanghai, Ceylon...ecc).

Però ricorda che per fortuna mio nonno è tornato vivo dalla Siberia e questa è la cosa che veramente mi sta più a cuore.
Ciao e grazie di " aver sempre capito" anche lo spirito con cui scrivo.
In fondo, discutere sulla guerra e trarne una lezione di vita non credo sia troppo OT.

Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
VetRitter
Citadin
Citadin
Messaggi: 1165
Iscritto il: mar 13 ott 2009, 16:25
Località: Piacenza (provincia)

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

mandi_ ha scritto:per fortuna mio nonno è tornato vivo dalla Siberia e questa è la cosa che veramente mi sta più a cuore.
mandi_ ha scritto:discutere sulla guerra e trarne una lezione di vita non credo sia troppo OT.
sono andato io OT..
saluti


Avatar utente
Elisa
Eximio
Eximio
Messaggi: 3751
Iscritto il: dom 10 feb 2008, 17:27
Località: Argentina

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Elisa »

Cara Mandi,
ti ringrazio della tua efficace risposta.
non ho dubbi sulla tua ampia conoscenza, lo stai dimostrando!
Hai ragione: ci stiamo bene in tanti su questo topic, massime quando da grandi ci si sente sensibili a questa storia vissuta (non letta) e si desidera celebrare il ritorno dei nonni e papà sani e salvi dal fronte di guerra. :-)


"Todo lo bueno me ha sido dado"
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Continuo a raccontare....



Avrei tante cose da dire ancora, e magari importanti, ma preferisco fare delle scelte, per non annoiarvi. La prossima volta vi parlerò di un diario che mi sta particolarmente a cuore.



Voglio accennare a uno strano personaggio: un certo ragioniere Compatangelo, che si trovava in Russia per affari. Egli, subito dopo la Rivoluzione Russa, riuscì a organizzare un esercito proprio, formato da ex prigionieri di lingua Italiana . Il suo esercito si diede un nome e una bandiera : Fu il Battaglione Savoia. Combattè con un certo successo, finché, dopo l'avanzata dei Rossi in Siberia, chiese al Capo dei Battaglioni neri di inquadrare i suoi uomini in tale contingente. Ma lui e i suoi uomini non furono accettati, perché irregolari, e furono inviati nel 1918 a Vladivostok che stava raccogliendo tutti gli Italiani che stavano arrivando. Compatangelo non partì con le navi italiane e non si seppe più nulla di lui per anni. Ricomparve poi in Italia , riprese il lavoro di ragioniere per un periodo e poi non fece più sapere niente di sè, sparendo ancora una volta.

C'è poi un racconto favoloso, e non so quanto sia vero, penso sia più una leggenda. Ad Omsk si trovava il Comando generale dell'Ammiraglio Kolciak (Capo dei Rossi). In questa città era conservata una notevole quantità di denaro e oro. Il 10 novembre 1919 Kolciak abbandonò Omsk, dando in affido al gen. Janin, Francese, varie casse contenenti ricordi della Famiglia dello Zar.In una di queste casse si trovava un'urna con i resti mortali dei Romanov. Questi resti furono portati in Francia nel 1920. Poi non so che fine abbiano fatto. Dove sia finito invece il tesoro di Kolciak non si è mai saputo.

Si raccontò a lungo che sia finito in mano dei Cechi, e che sia servito in seguito per finanziare la nascita della nazione Ceca. Naturalmente questa è solo una versione ipotetica, ma da qualche parte questo tesoro andò a finire. Non in mano mie!



Se ricordate , i nostri ex prigionieri organizzati nei Batt. neri dopo avere combattuto una guerra un poco assurda, concentrati a Krasnojarsk, cominciarono a ritirarsi dalla zona e si avviarono verso Vladivostok.
Era il 7 agosto 1919. Invece di arrivare a Vladi, furono trasportati di nuovo a Tientsin, perchè di navi da trasporto non ce n'erano per i nostri ragazzi. Vi dicevo che l'Italia non aveva tutta questa fretta di farli ritornare a casa. Anche quando riuscirono a farlo, moltissimi divennero "scomodi da gestire ". Erano ex Astroungarici e per giunta aveano subito influssi "comunisti". Lo testimoniano i giornali dell'epoca.

Beh, intanto, a Tientsin tornarono a girare in città, aspettando, con l'angoscia nel cuore .



Finalmente verso la fine del 1919 parecchi di loro tornarono a Vladivostok.Ve ne parlerò raccontando dei viaggi del ritorno.



Com'era Vladivostok?







VLADIVOSTOK

Vladivostok , capitale della Provincia Marittima, era chiamata la “Dominatrice dell’Oriente” secondo il significato Russo e “ Palude dei cetrioli” secondo il significato Cinese.

E’ situata nell'estremo est della Russia, sulla costa del Mar del Giappone, in prossimità del confine con la Cina e la Corea del Nord, sull’estrema punta della penisola stretta fra i golfi dell’Amur e dell’Ussuri . In questa città termina la Transiberiana. Tra le alture si notano il Monte Cholodil'nik, alto 257 m e Il Monte del Nido dell'Aquila. Il clima è rigido, ventoso, e da dicembre a marzo la baia è completamente gelata. Le navi si potevano muovere grazie a delle imbarcazioni rompighiaccio.

Vladivostok era la base fortificata, la finestra occidentale della Russia sull’Oceano Pacifico.


Immagine






Questa è una veduta del Corno d'oro della Città .



Immagine



Nel porto c'era un notevole afflusso di navi provenienti dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Giappone , dalla Cina ecc. In questo porto vennero portate incredibili quantità di armamenti, oltre che truppe.
Attorno al porto si aggiravano migliaia di persone in cerca d'imbarco.





Immagine



Questi sono i Battaglioni neri che stanno arrivando da Tientsin alla Stazione di Vladivostok, nel novembre 1919.



Immagine



E questo è il treno che li trasportava verso la desiderata meta.





Vladivostok, fondata nel 1860, vantava già numerosi edifici, scuole, Accademia navale,Istituto per le scienze Orientali,banche, chiese, ospedali . Nel 1918 contava 150.000 abitanti ed aveva un grande movimento commerciale.

La sua via principale, la Zvetlanskaia, corre tuttora parallela alla riva del Corno d’oro, insenatura profonda più di sei km, che forma l’enorme porto.



Immagine



Questa era la Zvetlanskaia. in questa via si svolse un'enorme parata il 3 novembre 1918 . Vi parteciparono tutte le forze internazionali, compresi Italiani e cechi.. Notate le bandiere sull'edificio.



Intorno alla città si alzavano i pendii di estese colline, che nel 1918 erano disseminate da gruppi di baracche adibite a caserme. Potevano alloggiare circa 70.000 soldati . In quell’anno vi si insediarono soldati di molte nazionalità o "gruppi linguistici " diversi , appartenenti alle forze Alleate : Statunitensi, Inglesi, Francesi, Italiani,Canadesi, Giapponesi,Cechi.



Nelle foto precenti a questo post, vi ho mostrato le baracche sulla collina, dove alloggiavano tutti gli Italiani arrivati a Vladivostok, ed in particolare le truppe. Per il deposito e la truppa Manera ottenne caserme usate dai Russi all’epoca della guerra russo- giapponese, situate a circa 14 km ad est della città, sulla collina, nelle località di Gornostai e Pervaia Riecka. Molti uomini si riparavano invece in alloggi di fortuna. Nel Campo di Gornostai avvenne il Giuramento della Legione Redenta di Manera, nel 1919.



Nelle baracche non c’era acqua corrente ,né fognature , né disposizioni per l’elettricità. C’era invece una stufa ,per riscaldarsi nelle rigide notti Siberiane. Le cucine contenevano le tipiche stufe russe,larghe 4 piedi ,profonde un metro e alte circa 8 metri, che funzionavano con enormi caldaie di rame di capacità 50 litri.

Le caserme erano di tipo standard. Ogni edificio era costituito da quattro piccole stanze di dodici piedi quadrati ,alte circa 12 m, separate da un corridoio stretto che conduceva ad una stanza più grande, utilizzata per scopi amministrativi.





Gli Ufficiali Italiani , tra i quali il maggiore Manera e il tenente Bazzani , ebbero locazione in una Caserma con vasto cortile nelle vicinanze della stazione di Vladivostok .Quando Manera, Bazzani, il ten.col. Filippi arrivarono da Tientsin a Vladivostok il 5 ottobre 1918, fu subito ben sistemata la Caserma italiana, che era stata affittata. Il cortile venne ornato di aiuole e bianchi ciottoli, che erano disposti per far risaltare la stella d’Italia, la croce e la corona sabauda. Per l’elevatezza dell’altura dove era situato il piazzale, i simboli diventarono visibili molto da lontano.
Quante vicissitudini,quanta ansia, quanta nostalgia ha vissuto questa città. Le foto a volte mostrano visi sorridenti, davanti al fotografo.Ma i pensieri non si possono fotografare!

Immagine







Gli Uffici invece si trovavano in un edificio in via Zvietlankaia, al pianterreno.



Immagine



E questa è una veduta generale della città, dove noi Triestini ecc e Trentini ecc avevamo i nostri ragazzi di ieri, in ansiosa attesa di partire. Lontano, sulla collina, si intravedono le baracche di Gornostai.




Mentre aspetto di vedere se riesco a caricare le foto , vi racconto un aneddoto (vero), trovato su un libro del 1930. La Vladivostok che vi ho mostrato, non era proprio così perfetta, come vi illustrano le fotografie. In tutte le città(anche di oggi) c'è una parte centrale di solito ricca di palazzi e decorosa, nelle parti periferiche ci sono viuzze un pò malfamate , sporche e fatiscenti, dove vive la popolazione meno fortunata. Così era Vladivostok, tenendo anche conto che era invasa da gente di ogni nazionalità.

Un Italiano si stava recando in Siberia e giunse a Vladivostok. Un'amica gli diede l'indirizzo dell' unico Italiano che resideva in città, un certo Fogarini. Andò a cercarlo su per certe stradine ripide contornate di casupole cadenti, e lo trovò in una bettola sotterranea, puzzolente e fumosa. Questo posto era pieno di marinai , operai del porto e donne...poco per bene. In fondo alla bettola stava un 'orchestrina e il viaggiatore chiese : -C'è qui Fogarini?-

-Son mi- rispose l'uomo con il violino.Era curvo, grigio, mingherlino.Si misero a ciacolar.

Raccontò di essere lì da 20 anni a Vladi, dov'era arrivato cantando e ballando, come un menestrello, lungo la Siberia. Riusciva a esprimersi bene solo nel suo dialetto veronese. Ridotto com'era, quasi cieco, non gli rimaneva altro che suonare nelle bettole, per campare.



" Io gli ho detto una sera : -Ma perchè non torni a Verona?-



-Sarìa mato, qui ghe sè tante putele che le me vol ben! Qui ghe sè tanta varietà, tanto de novo tuti i dì, che no savarìa pù adatarme a Verona!-







Stavolta concludo il mio racconto sorridendo, per una volta. Ma furono parecchi gli Italiani che rimasero in Russia, innamorati dei begli occhi delle Maruske! :wink:



Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

CANZONE DEL CAMPO GORNOSTAI 1920

Come son qua rivà,da pchi mesi fa
Eiga madeto aspesta, sinchè vapor verà.
Mangia bevi e fuma,che bori ti darà
Eper no perder tempo,intanto fa il soldà.

Così la nave, che viene e che va.
Le nove anni,che facio il soldà
Imi rimena di qua ,imi rimena dila.
Eidise chel mondo,segà ribaltà.
Il luogo dei Triestini,le andato a tombolon,
dei lori vaporini,igagià cambia padron.
Ihga manda il Gablonz,male anche partì,lera un batel di luso,nule vegnu per mi.



Cari amici Triestini e foresti come mi, ma con Trieste nel cor.

Il 25 maggio 2010, credo, vi avevo scritto questa canzone, cantata da Triestini nel campo di Gornostai, portata dalla Siberia dai nostri ragazzi (divenuti padri, nonni, bisnonni - una parte di coloro che sono potuti tornare vivi dalla Grande Guerra).
Tra l'altro, ora che conosco un pò meglio la realtà Triestina, mi colpiscono le parole di questa canzone....
Vi chiedevo allora aiuto nel ricercare una parte della nostra storia, in particolare nel ritrovare le foto delle navi del rimpatrio. Se gli amministratori mi fanno il favore di farmi un collegamento al diario di V. Maestranzi sugli ultimi giorni trascorsi a Vladivostok


e a quello dove si trova la foto della nave Gablonz (procurata da Baba: grazie ancora),
(http://www.webalice.it/cherini/Cartoncini.htm)

mi farebbero un piacere, perchè oggi volevo proprio parlarvi del viaggio del ritorno a bordo del piroscafo Gablonz.

Sto per chiudere il cerchio di questa Storia , parlando finalmente di ritorni definitivi, ma non posso farlo senza ripensare con pietà e ammirazione a quei ragazzi che, nel 1914,partirono per una terribile guerra. Parlo dei nostri padri, nonni, bisnonni , soldati austroungarici di lingua italiana. Una parte di loro visse un'esperienza terribile ma anche avventurosa.

Contadini, maestri , dottori, marinai piombati nell'incubo delle trincee, delle bombe e della morte ; presi prigionieri ; feriti, invalidi, in preda a malattie come il tifo e il colera che li decimarono; laceri e pieni di pidocchi, ma intraprendenti nel cercare qualsiasi tipo di lavoro per non morir di fame ; pieni di nostalgia,per anni scrissero lettere e diari, per non esser dimenticati .
Terminata la guerra con la Russia, cercarono il rimpatrio ma piombarono nella Rivoluzione Russa e finirono lungo la Transiberiana, a Kirsanov, a Tientsin, a Pechino, a Vladivostok. Girarono con i risciò, ma poi molti di loro furono convinti ad affrontare una guerra civile. Ed eccoli ora tutti quanti ad aspettare ansiosi una nave, quella che mai arrivava.


E questo è il diario di Francesco, padre di famiglia. E'uno dei diari che veramente mi ha commosso, per le stupende parole rivolte alla moglie ed al figlio, per la sensibilità e l' acutezza delle sue descrizioni. Deve essere stata una persona buona e intelligente. Egli optò per l'Italia verso la metà del 1919, prima visse vagando di Campo in Campo , lavorando per contadini .Rifiutò di prendere le armi.
Tornò con la nave Gablonz . Questa nave appartenne al Lloyd Austriaco Triestino , ma non si trovava lì per raccogliere gli ex prigionieri.Era un piroscafo sequestrato dagli Alleati, stava tornando da Londra per conto della "Peninsular and Steamship Navigation Company"con a bordo passeggeri inglesi e si spinse fino a Vladivostok per portare merci destinate al Corpo di Spedizione Inglese.Dato che scadeva il contratto con gli Inglesi, pensò poi di dirigersi verso Trieste. Però potè caricare solo una modesta quantità di passeggeri.
Il diario è interessante anche perchè fa capire in quanto tempo si coprivano le distanze,ed anche il tipo di merci trasportate dalla nave.

IL VIAGGIO DELLA NAVE GABLONZ (DIARIO di FRANCESCO M.)

1 settembre 1919

Finalmente dopo angosciose spetative, oggi è arrivata al porto di Vladivostok la nave italiana “Gablonz”sulla quale partiranno 300 redenti invalidi e vecchi.

3 settembre

Le liste dei 300 uomini che devono partire sono già pronte: io pure farò parte ai rimpatrianti.

4 settembre

Le speranze di nuovo deluse! Un ordine del comando della Missione dice : causa della mancanza di posti addatti sul piroscafo Gablonz non si può rimpatriare! Naque un malcontento generale , specialmente tra quelli iscritti. Chi prega, chi impreca, ma tutto inutile. La nave à posti di I e II classe e non è per noi!

5 settembre

La nave deve partire domani e nessuno di noi è sicuro di montarla.La mattina del 6 settembre fu stabilito che partirano 50 uomini fra i qualli fortunatamente c’era pure io. Fummo condotti in automobile fino al porto di Vladivostok e subito imbarcati.a mezzogiorno il 6 settembre 1919 la nave lasciava il porto salutata dai nostri amici, che poveretti devono restare, fino a che altra nave venga a rimpatriarli.

8 settembre

Si viaggia verso mezzodì fra le isole giapponesi e la Corea. Il 9 settembre arrivamo nel mar Giallo.
Il 10 settembre arrivati al porto della città di Shanghai, nella Cina.Per arrivare a detto porto si deve introdursi per un tratto di circa 50 km nel fiume Ianghzee che ha la sua foce nel mar Giallo e sono appunto le aque torbide limacciose di questo fiume, che danno al mare un colore giallo terreo.

14 settembre

Partenza da Shanghai . Nei 4 giorni di fermata, ebbi occasione di visitare la città. Gli abitanti vestono diversamente degli Europei. Gli uomini portano sopra i pantaloni una lunga veste, come la telara dei nostri preti. Le donne hanno pure i pantaloni ,ma la veste gli arriva solo fino ai fianchi. Tutti portano invece di scarpe, pantofole di tela o di seta. Caratteristico il costume di vettura. Solo a Shangai ci sono più di 8000 carrozzini a due ruote, che vengono tirati da uomini che corrono come cavalli. Nella città vi è pure un tram elettrico e moltissime automobili che appartengono ai moltissimi europei che abitano costì. Le carrozze tirate da cavalli sono poche. Molti sono gli uomini che portano la coda e le donne dai piedini piccoli piccoli.
Qui la nostra nave caricò 8000 sacchi di seme di sesamo per fabbricare olio.

17 settembre

Dopo aver lasciato indietro l’isola giapponese di Formosa,arrivammo al porto di Hong Kong .La città giace presso un piccolo golfo di mare che termina con un rotondo bacino. I grandi palazzi in stile orientale, le vie grandi e piccole, i viottoli che serpeggiano fra i bellissimi giardini ornati di fiori e piante tropicali , il tram che scende e sale dalla spiagia alla cresta del monte,le palme, le banane, i cedri… Non si ode come da noi lo scalpitare dei superbi cavalli; ma gli indigeni seminudi corrono silenziosi portando una carrozzina, ove comodamente siede il ricco!

20 settembre

Viaggiamo verso Singapore Il mare agitato dal vento impetuoso assumeva un aspetto teribile, ma il nostro Gablonz grande e pesante non corse pericolo.Il 22 e il 23 viaggiammo attraverso le Filippine, poi il Borneo,il 24 tra l’isola di Sumatra è la penisola di Malacca, dove giace il porto e la città di Singapore .

24 settembre

Questa città è abitata da Cinesi e Europei. Appena un terzo sono indiani, i quali si riconoscono dal colore neo bronzo e dal modo di vestire. Un semplice telo che copre le vergogne. Nei due giorni di fermata fu caricato pepe e farina lattea.

26 settembre

Partimo da Singapore nell’oceano indiano. Da Singapore a Colombo impiegammo 6 giorni. Passammo vicino all’Equatore.

2 ottobre

Arriviamo a Colombo. Vi fu due giorni di fermata nei quali caricammo carbone, cannella, peppe, noci di cocco,erba senna e tè.

3 ottobre

Arrivò al porto il piroscafo Nippon diretto in Cina a prelevare i Battaglioni neri

11 ottobre

Arriviamo al mar Arabo ,in vicinanza del porto di Aden, ma senza fermarsi.

15 ottobre

Passammo vicino alla penisola di Sinai sulla quale vi è il monte Sinai dove Mosè ricevette le tavole della Legge.

16 ottobre

Il 16 ottobre arrivo al porto di Suez, che congiunge il mar Rosso col Mar Mediterraneo.Proseguimmo e attraversammo il canale di Suez e dal lago di Faraone.

17 ottobre

Arriviamo a Port Said. A destra abbiamo la Palestina.

18 e 19 ottobre 1919

Viaggiamo vicino all’Isola di Candia che è della Grecia.Costeggiando la Grecia, dal Mediterraneo passiamo allo Jonio, poi all’Adriatico.

Il 21 ottobre alle 7 di mattina arriviamo a Brindisi(Italia)

Dopo 2 ore di fermata proseguimmo alla volta di Trieste. Costeggiando la Dalmazia e l’Istria.Passando il Quarnero ; vi fu il solito forte vento che è quasi perenne in quel tratto di mare.
23 ottobre 1919
Arrivo a Trieste.
Shanghai: Gli abitanti vestono diversamente degli Europei. Gli uomini portano sopra i pantaloni una lunga veste, come la telara dei nostri preti. Le donne hanno pure i pantaloni ,ma la veste gli arriva solo fino ai fianchi....
Shanghai: Gli abitanti vestono diversamente degli Europei. Gli uomini portano sopra i pantaloni una lunga veste, come la telara dei nostri preti. Le donne hanno pure i pantaloni ,ma la veste gli arriva solo fino ai fianchi....
shanghai 1.jpg (79.03 KiB) Visto 5447 volte

Ed eccoli arrivati a Trieste nel 1919.....


Ciao Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
babatriestina
senator
senator
Messaggi: 41270
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
Località: Trieste, Borgo Teresiano

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

ho aggiuntoil link della pagina dove avevo trovato il Gablonz.
la canzoncina è ovviamente, si riconosce dal ritornello, una variante della classica El tram de Opcina


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ecco, Baba, vedi: io non lo sapevo:non conosco la canzone del Tram dell'Opicina. C' è anche una seconda parte, che eventualmente posso aggiungere. Cosa ti pare del dialetto? Bello, però ,o forse un pò triste,non so, una canzone triestina cantata e riadattata a Vladivostok! Sarà stata nostalgia... Ci sono anche altri sottintesi, immagino...,adesso che la rileggo con un pò più di "frequentazione triestina"

Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
macondo
Distinto
Distinto
Messaggi: 2669
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 18:54
Località: London, UK

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da macondo »

In triestino dovrebbe essere cosí:

"Come son qua rivà, da pochi mesi fa
i me ga dito speta, sinchè el vapor verà.
Magna bevi e fuma,che bori i te darà
E per no perder tempo, intanto fa el soldà.

Cussì la nave, che vien e che va
Xe nove anni, che fazo el soldà
I me remena de qua, i mi remena de la
E i disi chel mondo, se gà ribaltà.

El logo dei Triestini, xe andado a tombolon,
dei lori vaporini, i ga zà cambia paron
I ga manda el Gablonz, mal anche partì,
iera un batel di luso, nol xe vegnu per mi."


Piú o meno.... :cheezy_298:


Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Però è molto interessante. Perchè questa canzone è stata scritta da un trentino (Val Rendena)sul suo diario. Se l'ha scritta , per me è perchè l'ha ascoltata molte volte. Te lo dico perchè io farei fatica a parlare e cantare in Triestino (So solo "el can de Trieste".... :-D ).
Bisogna tenere presente che, mentre il diario di Francesco, quello della Gablonz, è scritto in un Italiano quasi perfetto, molto comprensibile, l'altro diario,( quello della canzone)è scritto in un modo molto sgrammaticato.

Però la parola "bori" io non l'ho mai sentita qui , non esiste qui da noi un'equivalente ,ah sì, forse "schei", usato anche nel veronese credo.
Noi usiamo dire "rebaltà" non "ribaltà"

Eiga madeto aspesta - me ga dito speta - (triestin), da noi si dice "I me ga dit aspeta".

Riportata da un trentino, può darsi che ci siano errori nel testo , ma i "bori" ti assicuro che non sono nostri.(oh Dio , vorrei averne molti di bori ...)

"male anche partì "secondo me vuol dire "ma l'xe anca partì (questa canzone è stata cantata penso verso febbraio del 1920; la Gablonz era partita nel 1919 e migliaia di persone aspettavano ancora ).


Invece mi lascia incerta l'ultima strofa :

"Il luogo dei Triestini, le andato atombolon
dei loro vaporini ,i ga già cambià padron."

La canzone era cantata da Triestini. Ho qui un vecchio articolo che riporta che sulla Gablonz c'era un marinaio che spiegò perchè la nave era lì. Cosa vorrà dire il verso "i loro vaporini i ga già cambià padron"?
Si saranno riferiti al Lloyd? O all'Austria?
Stavo giusto guardando sul forum (dove parla del Lloyd, nel topic "le navi") e su Internet ,la cronologia del Lloyd e della Gablonz.
C'è qualcosa che non mi quadra nelle date . Delle date del viaggio sono certa. La Gablonz nel 19 ha cambiato nome, mi pare...Dovrei rivedere....

Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
macondo
Distinto
Distinto
Messaggi: 2669
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 18:54
Località: London, UK

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da macondo »

mandi_ ha scritto: Invece mi lascia incerta l'ultima strofa :

"Il luogo dei Triestini, le andato atombolon
dei loro vaporini ,i ga già cambià padron."

La canzone era cantata da Triestini. Ho qui un vecchio articolo che riporta che sulla Gablonz c'era un marinaio che spiegò perchè la nave era lì. Cosa vorrà dire il verso "i loro vaporini i ga già cambià padron"?
Si saranno riferiti al Lloyd? O all'Austria?
Stavo giusto guardando sul forum (dove parla del Lloyd, nel topic "le navi") e su Internet ,la cronologia del Lloyd e della Gablonz.
C'è qualcosa che non mi quadra nelle date . Delle date del viaggio sono certa. La Gablonz nel 19 ha cambiato nome, mi pare...Dovrei rivedere....

Mandi
Per noi triestini dovrebbe essere piuttosto semplice. 'il luogo dei triestini' é logicamente Trieste dove c'é stato un 'ribaltone' politico. I propietari delle diverse navi non sono piú le compagnie austriache (vedi Lloyd) ma i nuovi proprietari. Sembra pure che si suggerisca che la nave Gablonz fosse una neve di lusso e che solamente la terza classe potrebbe essere utilizzata per il rientro in patria dei nostri soldati.


Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Infatti penso sia proprio questo il senso esatto.
Riguardando alcuni appunti :

La società di navigazione Lloyd Austriaca, fondata nell’anno 1883 dalla compagnia di assicurazioni di Trieste, iniziò il suo servizio di linea nel 1837. La prima flotta comprese anche il piroscafo “Conte Sturmer. Inizialmente il servizio comprendeva solo rotte nel Mediterraneo, soprattutto nell’Adriatico; successivamente, con l’apertura del Canale di Suez, anche rotte in direzione India e in Cina. La flotta dell Lloyd raggiunse il suo massimo splendore nel 1886 con 86 navi. All’epoca quasi tutti i piroscafi a ruote erano gradualmente stati sostituiti con i più veloci bastimenti ad elica.

Già nel 1906 la Direzione della società Lloyd si spostò a Vienna.

Il piroscafo a doppia elica “Gablonz”fu costruito nel 1912 dal cantiere navale San Rocco di Trieste per il Lloyd Austriaco ed era in servizio dal 1913 lungo la via di navigazione dell’Estremo Oriente Trieste –Bombay(potenza motrice complessivamente7500 Cv , stazza lorda 8.448 tonnellate).
L’altra “nave sorella”, la Marienbad, solcò i mari dal 1913 al 1916. Le due imbarcazioni erano le più grandi della Llojd austriaca.


Nel 1913, con i suoi oltre 1000 viaggi, gli oltre 527 passeggeri e 1e oltre 573 mila tonnellate di merci varie, il Lloyd Austriaco si attesta fra le maggiori Società di navigazione di tutto il mondo. Un successo che verrà arrestato dallo scoppiare della prima guerra mondiale con la perdita di unità navali a causa delle mine (una delle unità più note è il Baron Gautsch, affondato al largo di Pola) e la requisizione di molte altre da parte delle potenze vincitrici.

Allo scoppio della I guerra mondiale, della flotta sociale( composta da 69 navi), 33 piroscafi vennero requisiti dal Governo austriaco per trasporti militari e navi-ospedale, 8 messi in disarmo nel fiordo di Scardona (Sebenico), 1 si trovava ad Amsterdam, 7 vennero sequestrati, 11 affondati, 5 venduti e 4 erano in costruzione.

A termine del conflitto per la società inizia un nuovo capitolo di storia : con decreto del 3 gennaio 1919 la ragione sociale diviene Società di Navigazione del Lloyd in Trieste, modificata poi in Lloyd Triestino, Società di Navigazione a Vapore. La Società diventa italiana mentre le sue navi continuano a navigare, riprendendo anche i normali servizi di linea, sotto bandiera interalleata con affiancata quella del Paese che gestisce il servizio, per poi diventare definitivamente italiane.
La nave Gablonz nel 1919 fu denominata "Tevere".Fu colpita ed affondata durante delle operazioni belliche il 15 febbraio 1941.


I dati dovrebbero essere esatti, ma voi siete Triestini doc! Secondo me, i Triestini in Siberia sapevano più o meno quel che succedeva " nel luogo dei Triestini" dai giornali e dai loro "Comandanti".E le informazioni sul Lloyd le avranno sapute anche dal marinaio . Comunque ricordo che la nave non era arrivata lì per riportare a casa gli uomini, ma per trasportare merci e passeggeri.

Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Trovo interessante questo viaggio nel tempo. Sarebbe anche intressante approfondire l'argomento delLloyd Austriaco e dei viaggi effettuati .

Nel vecchio giornale che sto leggendo si scrive (si tratta di un'intervista ad un aspirante ufficiale nella marina mercantile trentino, ma che lavorava per il Lloyd austriaco) :

Domenica 30 novembre 1919:


Il Gablonz è una bellissima nave di prima classe, che stazza dodicimila tonnellate .....
Si spinse fino a Vladivostok soltanto per portare alcune centinaia di tonnellate di merci .

Potemmo prendere a bordo soltanto un centinaio di uomini :una trentina di Trentini, altrettanti adriatici, una ventina di carabinieri napoletani e i venti marinai della Legazione italiana di Pechino, ai quali , dopo 5 o 6 anni di residenza laggiù, avevano dato il cambio quelli che avevamo portati laggiù."



Secondo me i marinai della Leg. di Pechino caricati sulla Gablonz furono quelli che si trovavano a bordo della nave "Sebastiano Caboto", che stazionava da anni tra Tientsin, Pechino ecc, oppure quelli di stanza a Tiensin dopo la guerra dei Boxer.
Non parteciparono ad azioni di guerra, da quel che so, e non furono prigionieri.

Vorrei almeno scrivere i loro cognomi .

Catarinich , nato a Lussinpiccolo, Capitano mercantile.

Mircovich, nato a Lussinpiccolo , Capitano di marina

Poi ce n'era uno, nato a Trieste, che faceva il "vermicellaio"? Qualcuno sa che mestiere sia stato questo ?

Mircovich


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
babatriestina
senator
senator
Messaggi: 41270
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
Località: Trieste, Borgo Teresiano

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto:. Sarebbe anche intressante approfondire l'argomento delLloyd Austriaco e dei viaggi effettuati .
Abbiamo incominciato l'argomento, ma è vastissimo. C'è tutta la storia, la flotta, le navi, le rotte.. e tien conto che poi continua come Lloyd Triestino.
Pensare che hanno sicuro tutto in archivio ma non hanno pubblicato. Puoi ben immaginare se non mi piacerebbe sapere con che navi e dove aveva navigato il mio bisnonno!
non dimentichiamo poi la sezione culturale, il Louyd aveva pure una sezione editoriale, pubblicava libri ( famosa la collezione di classici italiani)
Immagine
e famose stampe
Su wikipedia un breve riassuntino, a partire dall'attuale Italia Marittima ( :( per la perdita del nome..)
qua dal sito ufficiale un po' di navi
http://www.italiamarittima.com/gallery_thepast.asp
e la storia ( dalla versione inglese)
http://www.italiamarittima.com/newhistory.asp


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

E se le informazioni sul Lloyd austriaco fossero a Vienna? IIn fondo la Direzione fu spostata a Vienna ben prima della Grande Guerra, nel 1906. Eppure fu fondata a Trieste. Perciò la storia del Lloyd austriaco appartiene a Trieste.
Io le informazioni della stazza della Gablonz (Lloyd) le ho trovate sul sito del Technische Museum di Vienna....
Interessante anche , per i tecnologici, lo sviluppo dei bastimenti a doppia elica .All’epoca quasi tutti i piroscafi a ruote erano gradualmente stati sostituiti con i più veloci bastimenti ad elica. Una delle più recenti costruzioni era il piroscafo a doppia elica “Gablonz”.

Comunque è una vergogna che sia chiusa in un archivio una parte fondamentale della storia del Lloyd, che tutto il mondo conosce. Comunque forse questa interessante discussione potrebbe continuare nel topic del Lloyd.
Ciao Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
babatriestina
senator
senator
Messaggi: 41270
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
Località: Trieste, Borgo Teresiano

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto:E se le informazioni sul Lloyd austriaco fossero a Vienna?
tranquilla, tanta roba è a Trieste, qualcuno le ha viste in occasione di una mostra tanti anni fa. Ci sarà sicuro anche roba a Vienna.
mandi_ ha scritto:Comunque forse questa interessante discussione potrebbe continuare nel topic del Lloyd.
Ciao Mandi
esattamente


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ciao, è un pò che non continuo con questa storia e stasera è la sera giusta.

Ho pensato di riscrivere tutta la canzone di cui parlavo. Vi ricordo che in un diario ho ritrovato questo testo, che secondo me senza dubbio appartiene ai Triestini, perchè alcune parole e contesti vi appartengono, come "Bori". Il Trentino che riporta la canzone , non conoscendo bene il dialetto triestino, la ricorda a modo suo e naturalmente compie degli errori ortografici. Ah, ricordo che il " Ribalton" c'è stato anche nella mia Terra, eccome se c'è stato!
Riporto la prima parte del testo come l'ha scritto Macondo, perchè secondo me la cantavano così:



CANZONE DEL CAMPO DI GORNOSTAI, 1920

Come son qua rivà, da pochi mesi fa
i me ga dito speta, sinchè el vapor verà.
Magna bevi e fuma,che bori i te darà
E per no perder tempo, intanto fa el soldà.

Cussì la nave, che vien e che va
Xe nove anni, che fazo el soldà
I me remena de qua, i mi remena de la
E i disi chel mondo, se gà ribaltà.

El logo dei Triestini, xe andado a tombolon,
dei lori vaporini, i ga zà cambia paron
I ga manda el Gablonz, mal anche partì,
iera un batel di luso, nol xe vegnu per mi."


Questa è la seconda parte :
Un altro caso chomico al Persia gha tocha
Partito xe da Napoli, ma non xe ancor rivà.
Inmar sesta guantado , e tolto dei ladron
Perchè portava un caricho , di vin per la mision.

Ma idis eso che lafricha, le un grande e bel vapor
Ma non son sicur no , chella mi vien ator.
Lame andada sbusa, con do vapori za
Chissà che forsi il terzo, in sbalio nin barcherà.

Amici miei carissimi, del campo Gornostai
Ste buoni e di coragio , non steve a perde mai
Faciam la nostra vita, penseri no se gà
se non verà la nave, la neve vignerà..

(Se qualcuno la traduce in triestin...grazie)

Ho pensato di scrivere anche questa parte perchè trovo interessante il riferimento ai piroscafi che i nostri ragazzi aspettavano ansiosi, impauriti dall'arrivo a Vladivostok dei Rossi, che ormai stavano dilagando fino all'estremità della Siberia.
Già a Krasnojarsk nel 1919 avevano sentito parlare di queste navi, che però il Governo Italiano non voleva decidersi ad inviare : infatti questi Italiani ex prigionieri austroungarici erano "scomodi", non ci fu certo tutta questa fretta di farli ritornare,pur avendone inviati una buona parte a combattere in Siberia a nome dell'esercito Italiano.

Ricordo che era già arrivata la nave Gablonz, del Lloyd; non era giunta però a Vladivostok per portare via i nostri uomini, ma aveva fatto una deviazione per recare materiale nella città.
Le navi citate dagli italiani sono il Persia e l'Africa.

PERSIA
Questo piroscafo,di 13.000 tonnellate, avrebbe dovuto essere destinato al rimpatrio degli italiani, portando nell'andata un carico di armi e munizioni per il Contingente internazionale a Vladivostok, invece venne intercettato e catturato all'altezza di Lussino da un MAS della "Flotta del Quarnaro"il 10 ottobre 1919.
Ovviamente, mentre moltissimi uomini permanevano a Vladivostok, dalle nostre parti erano successe diverse cose , come quella che ben conoscete come la cosiddetta "Impresa di Fiume" di D'Annunzio. Giuseppe Giulietti fu colui che dirottò la nave. Il Piroscafo Persia non partì quindi per l'Estremo Oriente e le armi servirono alla lotta di D'Annunzio.

AFRICA

Su questo piroscafo, sempre del Lloyd, ho dei dubbi : in un diario ho letto della presenza in mare della nave Africa, ma non ho la certezza che sia giunta a Vladivostok, anzi credo che si sia recata a Tokio.

L'autore del diario afferma che l'Africa non arrivò.

E intanto, rassegnati, gli uomini a Vladivostok cantavano tristi :
se non verà la nave, la neve vignerà..



Ciao Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
babatriestina
senator
senator
Messaggi: 41270
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
Località: Trieste, Borgo Teresiano

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »



"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Mi fa molto piacere,Baba, che vi riappropriate di una parte della vostra storia. Wiki però non è completamente informata di tutto, e nemmeno io. Queste informazioni su wiki non c'erano, ai temi in cui cercavo l'immagine di questa nave. Ricordo che mi hai procurato tu, Baba, la prima immagine del piroscafo Gablonz e per me era stata una grande gioia, perchè era la nave da dove era partita la mia ricerca di "storia comune di Trieste e Trento ". Io ho letto un diario originale,scritto a mano, non stampato, dove si narrava del viaggio di ritorno in Italia a bordo della Gablonz . Leggere un diario originale è una vera emozione, ti prende il cuore. Mio nonno era lì, sulle rive del Corno d'oro di Vladivostok e avrà visto certamente partire questa nave Gablonz tanto sognata. Tutti i prigionieri la chiamavano Gablonz, non Tevere, perchè sarebbe stata rinominata "Tevere" solo nel 1920 . Con tutte le probabilità c'era lì anche il nonno di Rofizal, da quel che ho capito da altre foto inserite da lui nel Forum, riguardanti la stazione di Vladivostok.
Io mi sono presa un pò di tempo per ripensare un pò a tutta la faccenda e rivedere o riconsiderare alcune cose che avevo scritte.
Penso che non sia una brutta cosa, per amore di storia, inserire il cognome di alcune persone di Trieste ritornate a bordo della Gablonz nel lontano 1919 :

Marussich,
Pichel,
Saiz,
Snidersich,
Zerquenich,
Babich,
Bertoni,
Catarinich,
Goggi,
Scoria,
Ronconi.
Naturalmente alcuni cognomi possono essere stati in seguito cambiati, per i noti motivi.

Ciao Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
mandi_
eximio
eximio
Messaggi: 2873
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ci tengo a rassicurare tutti quelli che leggono, che io non so nulla delle persone di cui ho scritto il cognome e non ne scriverò altre, perchè mi sono già pentita... :( Cioè non so e non mi interessa sapere quali erano i loro "sentimenti o ideali di patria", per me sono solo persone che hanno avuto la sospirata possibilità di tornare a casa loro, dopo anni di sofferenze e nostalgia.

Oggi volevo parlarvi del viaggio del piroscafo Nippon. Di esso per ora so che era una nave del Lloyd austriaco,e che prima si chiamava Moreno.Magari altri particolari li scriverò più avanti. So che tutti gli arrivi delle navi dalla Siberia sono stati riportati sul Piccolo dell' epoca, ma gli articoli riguardanti il giungere del piroscafo Nippon sono stati più diffusi degli altri, per via del ragguardevole numero di ex prigionieri trasportati : circa 1000. I Trentini furono 270 , perciò fate voi i conti....Su questo piroscafo poterono tornare tanti ex prigionieri e una parte degli uomini dei Battaglioni neri; d'ora in poi i viaggi e le rotte si assomigliano molto.

Rimangono sempre rotte affascinanti ed io mi sono emozionata nel cercare su Internet come sono ora i luoghi che i nostri "nonni" hanno potuto vedere, luoghi che io non ho mai visto e probabilmente non vedrò mai. Sul Piccolo viene descritto l'arrivo con il linguaggio dell'epoca, ma io come al solito ho preferito seguire il percorso narrato in un diario. Anche questo racconto di viaggio è piuttosto "retorico" nel linguaggio, ma per me preferibile ed autentico rispetto a quello usato nei giornali.

VIAGGIO DELLA NAVE NIPPON(dal diario di F. G)

Il 25 novembre 1919 arrivò a Tientsin l’ordine di partire per il porto di Chin -quan - tao, dove il gruppo di uomini arrivò dopo sette ore di treno.
Nel porto era fermo il Piroscafo Nippon del Lloyd Triestino, colosso del Lloyd austriaco che riporterà in patria uno scaglione di Battaglioni neri impiegando circa 60 giorni.


“Il giorno 26 novembre 1919 la nave si distacca dal molo di Chin -quan - tao (porto di Tientsin). Io do un ultimo addio a quella terra che riserba tanti patimenti, sospiri e privazioni ; che ha visto le mie peripezie, ma anche dei momenti dolci per me, cioè quelli che passai sotto il tricolore italiano. Spero che non la vedrò mai più, perché non si sa mai dove si andrà a finire.”

Il giorno 27 quasi tutti gli uomini a bordo cominciarono a sentirsi male, essendo il mare mosso. Il giorno seguente il mare ritornò tranquillo e si navigò alla velocità di otto miglia orarie
.
Il 29 sera la nave venne ancorata nel canale che immetteva nel porto di Shanghai.
Il giorno dopo si entrò nel canale e giunti in porto si gettò nuovamente l’ancora.
Durante i lavori di carico e scarico, ricevemmo libera uscita e avemmo la possibilità di visitare la città, molto interessante per il suo commercio; si direbbe quasi una città europea.
Il 5 dicembre i Signori italiani dimoranti a Shanghai allestirono una sala nella quale si distribuirono ai soldati caffè,sigarette e dove si poteva andare liberamente a ristorarsi. Prima di partire poi, ognuno ricevette un pacco di zucchero, molto utile nel nostro viaggio.


Oggi, 8 dicembre 1919 , si leva l’ancora e si parte da Shanghai.
Avanzando nel grande mare Pacifico, ci furono dei giorni piuttosto burrascosi. Per fortuna abbiamo il vento favorevole, che spinge la nave a circa 10 miglia all’ora, mentre in media ne fa solamente 9.
La sera del giorno 11 dicembre 1918 siamo vicini al porto di Honk Kong e la notte, prima di infilare il canale si getta l’ancora. La mattina del 12 dicembre possiamo osservare lo stupendo panorama di Honk Kong e i dintorni.


La città è posta in mezzo ai monti che le fanno corona e formano una graziosa conca e sul pendio spiccano bellissime ville disseminate tra il verde delle piante orientali.
La sera dello stesso giorno abbiamo libera uscita e possiamo ammirare le bellezze meravigliose di questa città.
Siamo in pieno dicembre e mi sembra impossibile di camminare tra fiori e piante cariche di frutti, che fanno ombra ai bellissimi viali che salgono gradatamente sul pendio della collina, mi fa l’effetto di una città incantata.
La sera del 13 dicembre partiamo di nuovo per Singapore e si lascia indietro la meravigliosa Honk Kong.
HONG KONG 1920, PORTO
HONG KONG 1920, PORTO
1hong kong.jpg (48.87 KiB) Visto 5272 volte


Da sette giorni non vediamo terra. Il 20 dicembre 1919 il bastimento si accosta alla banchina del porto di Singapore .



Sebbene possa dire di aver visto molte razze di gente, pure resto meravigliato al vedere questi abitanti. Gli indiani sono di un colore bronzeo e sono seminudi , portando solo una corta tunica cinta ai reni. Si trovano qui anche molti cinesi. Gli inglesi abitano splendide palazzine poste tra il verde delle piante orientali, che ammiro.
Il caldo è soffocante e mi domando come faranno qui a vivere in piena estate! Pure qui c’è del buono, troviamo dei frutti mai visti: ananas, cocco, e una grandissima quantità di banane di un sapore squisito.
Si cominciò a caricare dei sacchi di pepe , ma gli indiani sono molto lenti, perciò prevedo che dovremo fare una sosta lunga.
Giunge così la vigilia di Natale. Non si credeva di dover fare una così lunga fermata a Singapore. E dire che non abbiamo fatto neppure metà del viaggio e da un mese siamo in mare!
Ieri verso mezzogiorno giungeva in porto il Piroscafo “Africa” proveniente dall’Italia. Mentre si avvicinava alla banchina , tutti i soldati correvano per salutare i passeggeri che venivano dalla Patria.
Il grido di “Viva l’Italia uscì da tutti i petti. Per noi è un conforto il poter parlare con persone che sino a poco tempo fa erano sul suolo che noi desideriamo tanto raggiungere.

Il 25 dicembre 1919 levammo l’ancora e finalmente si lascia Singapore.
Il piroscafo fila veloce sull’oceano Indiano alla volta di Colombo.
Il mare è calmo, ma il tempo è sempre piovoso, il che ci obbliga a rimanere nella stiva, dove si soffoca di caldo.
Il 27 dicembre 1919 si naviga con mare calmissimo, il tempo si è fatto bello , ma troppo caldo.
Quasi tutto il giorno si costeggia l’isola di Sumatra. Il giorno seguente tirava un vento un po’ forte , il piroscafo rollava e qualcuno cominciò a sentirsi male.
Eccoci giunti al 31 dicembre, fine dell’anno e quanti ne ho veduti io degli anni finire lontano da casa! Mi pare che sia il sesto questo. Le riflessioni di questo principio d’anno, questa volta sono consolanti. Sono sulla via di tornare a casa e ciò mi fa dimenticare in parte il brutto tempo passato.
La sera del 1 gennaio 1920 verso mezzanotte gettiamo le ancore nel porto di Colombo.
Il giorno seguente, mentre si fa il carico, esco per visitare la città. Qui non si vedono che Indiani, i cinesi ce li siamo lasciai indietro. La città non è tanto grande ed anche il porto non è molto importante. Essa si trova nell’Isola di Ceylon ,è situata in pianura e sembra a vederla in lontananza che sia piantata in mezzo al mare.
Il porto è difeso da una diga contro le onde furiose e ci sono delle porte per entrare. Gli abitanti sono color del rame ed hanno dei costumi strani.

Il giorno 3 gennaio a mezzanotte il piroscafo riparte per il mar Rosso alla volta di Port -Said.
I giorni seguenti furono noiosi,il piroscafo sembra una prigione, il caldo è soffocante. Il piroscafo si dovette fermare in mezzo all’oceano per una rottura.
Il 13 gennaio mattina dopo nove giorni che non si vedeva terra, comparve all’orizzonte un puntino nero, che man mano s’ingrandisce e verso le ore undici si getta l’ancora nel porto di Aden.
Questo porto è piccolo e circondato da nude montagne. Si vedono ancorati due incrociatori inglesi e una piccola nave italiana che presta servizio sulle coste africane. Alle ore 20 si riparte.
La mattina del 14 gennaio siamo nello Stretto di Aden e fra poco saremo nel mar Rosso. Il caldo aumenta, essendo questo mare racchiuso tra i deserti dell’Africa. Per due giorni non vedemmo terra e succede un gran cambiamento di temperatura: abbiamo quasi freddo.
Il 19 gennaio 1920 siamo nello stretto di Suez, a sinistra abbiamo il deserto , a destra il monte Sinai e l’Egitto. Dopo una breve sosta, a mezzogiorno si riparte per Porto Said, imboccando il famoso Canale di Suez .
All’inizio del Canale vedemmo due antenne di una nave da guerra italiana affondata. Il trombettiere suonò l’attenti. Sulle sponde del Canale si osservano avanzi di trincee ,reticolati e segni bellici. Qui ebbero luogo sanguinosi combattimenti tra Inglesi e turchi.
Il 21 gennaio ci fermammo a Port Said ed avemmo libera uscita. La città è piccola , ma piuttosto bella, ci sono numerose navi ormeggiate. Vi abitano 20.000 Italiani. Gli Egiziani simpatizzano per gli Italiani.
Il 22 si riparte e questa volta si solcano le acque del Mediterraneo. Furono preparate delle barche di salvataggio , caso mai ci imbattessimo in mine vaganti. La notte del 23 ci fu un violento temporale ed il 24 gennaio 1920 costeggiammo Creta. Il 25 si scatenò un’altra tempesta, che fece girare su di sé la nave.
Il 27 gennaio 1920 il Nippon giunse in vista di Brindisi e si gettò l’ancora ; dopo due ore sbarcammo.
Potemmo girare la città, ma eravamo ansiosi di giungere a Napoli, dove c’era il deposito del reggimento. Dovevamo andare in treno, ma c’era lo sciopero dei ferrovieri.
Perciò il 29 gennaio si ripartì verso Trieste con il Nippon e dopo 3 giorni di navigazione, toccando i porti di Lussinpiccolo e passando in vista di Pola, si presenta a noi il panorama di Trieste.
Giunta la nave alla banchina di Trieste il 1 febbraio 1920, una folla enorme ci aspettava. Appena scesi a terra tutti i parenti volevano abbracciarci, essendo tra noi molti triestini, giuliani, goriziani.
Tutti vennero trattenuti dai Carabinieri. I comandanti formarono le squadre , mentre arriva il Comandante di Trieste , accompagnato da molte autorità. Ci tennero un discorso di ringraziamento. Poi visitammo Trieste, che è una città importante e bella, ma noi non sentiamo e gustiamo più niente, solo desideriamo rivedere i nostri luoghi cari e i nostri parenti.
L’indomani ci trovammo di nuovo sul Nippon per ricevere il foglio provvisorio di congedo...


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry

Torna a “La prima guera mondial”