Ancora qualcosa su sto argomento, poi speto che qualchedun me iuti
.
Salta fora anche el nome de Alberto Maria Fortuna. Chi iera costui? è un appassionato bibliofilo e scrittore fiorentino. Fra le miriadi di cose che ha scritto si annoverano poesie, testi di narrativa, storici, studi. Cosa ghe entra con Trieste? Boh, forsi la risposta se pol trovar qua
http://digilander.libero.it/antonsimon/ ... uigi_XVII/ , dove se parla de "Un documento di Luigi XVII in Italia", e dove ghe xe le immagini de sto documento. Immagini, quindi bisogna leger tuto e no se pol far una ricerca rapida. Comunque una ricerca su internet per "Alberto Maria Fortuna Trieste" riporta al sito dove gavevo trovado l'articolo de de Incontrera (
http://www.madamedepompadour.com/_m_ant ... ticoli.htm ), quindi el cerchio podesi chiuderse. Stavolta però go più fortuna, perché su sto sito trovo l'articolo "UN DOCUMENTO DI LUIGI XVII IN ITALIA" in formato doc (
http://www.madamedepompadour.com/_m_ant ... Italia.doc ), e zercando se trova facilmente dove se fa riferimento a Trieste.
Sembra che la parte intersante sia questa :
Le «Règles pour écrire le latin» del Delfino
Scrive Jean Duhamel: «Ricordi preziosi restano a Trieste del passaggio delle due principesse. Prima d'ogni altro c'è un opuscolo che avevano composto loro stesse, sembra, per il loro bisnipote Luigi XVII, e del quale questi si sarebbe servito al Tempio. Offerto da loro alla Biblioteca di Trieste, vi è ancor oggi. Di formato in-16° e dorato sui tagli è rilegato in marocchino rosso e lumeggiato d'una corona reale e di fiori di giglio.» Altro che opuscolo: è un piccolo manoscritto piuttosto voluminoso, di 283 pagine.
e una nota de riferimento:
DUHAMEL 18 e 19. Oscar de Incontrera scrive che si tratta di un libretto di 19 centimetri per 12 e che «è calligrafato in eleganti, grandi ed uniformi caratteri inglesi, da un'unica mano, sempre sulla stessa carta vergata, attraversata da vergelle distanti 25 mm. l'una dall'altra.» (DE INCONTRERA O., Un prezioso cimelio della nostra biblioteca civica: la grammatichetta latina di Luigi XVII, in «Archeografo Triestino», Serie IV, voll. XXVII - XXVIII, p. 352). Questo studioso annota anche che quella carta proviene dalla fabbrica olandese Van der Ley (DE INCONTRERA, Grammatichetta, 355). A dir la verità i caratteri usati sono simili a quelli che si vedono nelle note pagine dei quaderni del Delfino corretti da suo padre al Tempio: e questo significa che, chi ha scritto le Régles, potrebbe essere lo stesso che ha insegnato i primi elementi di grafia al giovane principe, in tempi precedenti alla prigionia, cioè il suo precettore originario, che non fu certo Luigi XVI. É però impossibile, senza documenti specifici che lo dichiarino, individuare l'amanuense perché quel tipo di grafia era comunissimo nelle cancellerie francesi del tempo.
A Versailles il precettore del principe era l'abate D'Avaux (de BEAUCHESNE A., Louis XVII. Sa vie, son agonie, sa mort; captivité de la famille royale au temple ... Paris 1886, vol. I, 22; DE ROCHE 325) che però nel 1795 era a Parigi (DE ROCHE 89). Un tale De Vuls o Devaulx si ritrova tra quelli che, a Trieste, portarono la bara di Madama Victoire (DOLLOT, 744). Il «maître d'écriture des Enfants de France» era, invece, uno di Versailles: Pierre-Louis Sourdon Dumesnil de Saint-Cyr. Dall'insegnamento del Sourdon Dumesnil vengono le grafie del Delfino riprodotte alle pp. 327/331 di DE ROCHE, mentre da quello del D'Avaux le altre alle pp. 332 e 333 sempre di DE ROCHE. Una breve rassegna di grafie di Luigi XVII, in fac-simile, si trova in SIPRIOT 228-236. Importanti risultati, ai fini dell'identificazione del Delfino nella persona del Naundorff, si avrebbero sicuramente confrontando la grafia del compito fatto al Tempio dal Delfino e corretto da suo padre nell'autunno 1792 (riproduz. in DE ROCHE 334) con un qualsiasi autografo tardo del Pretendente, come quello datato 16 set. 1836 (riproduz. in FRIEDRICHS O., Correspondance intime et inédite de Louis XVII ... avec sa famille, Paris 1904 - 1905, vol. II): le due scritture, a prima vista, denunziano la stessa mano.
Il manoscritto ha 268 pagine numerate, delle quali l'ultima è bianca, seguite da una Table des matiéres in 15 pagine non numerate. Il testo mostra una sola correzione: a pagina 6 «ab» è trasformato in «a». Le pagine sono chiuse in un doppio riquadro.
e prosegui el Fortuna
Il titolo, al frontespizio, è inserito in un doppio riquadro diviso in tre zone. In alto, nella prima, si legge in corsivo: «Regles / Pour / Ecrire le Latin». Nella zona centrale è il motto: «Non tam praeclarum est Scire / Latinè, quam turpe nescire. Cic.» Nella zona inferiore è la data, scritta con lo stesso inchiostro, dalla stessa mano e nella stessa occasione: « » [1795]. Quell'accento sulla e di latine ci conferma subito che l'amanuense è un francese.
Sul margine inferiore è scritto: «Ce Livre est précieux, Monseigneur Le Dauphin / de France s'en étant servi Lui même pour Son / instruction, et étant un Don que Mesdames les / Princesses de France en firent à la Bibliothéque / de Trieste, lors de Leur Sejour en la dite Ville / l'An 1798.» Questa dichiarazione, attesta il de Incontrera, «è di pugno di Giuseppe de Coletti, il quale nel 1793 fondò la nostra Biblioteca» di Trieste e non è esatta perché le Mesdames giunsero a Trieste nel 1799 e non nel 1798. Al manoscritto è stata aggiunta una stampina del 1793 col profilo in ovale di Luigi XVII . La legatura è alle armi del re di Francia.
contestando anche pesantemente de Incontrera
La passione per le tesi precostituite ha fatto vedere lucciole per lanterne. Infatti, secondo il de Incontrera, la data 1795 è stata messa dopo. Non è vero: la mano e l'inchiostro sono identici al resto del frontespizio. Scrive il de Incontrera, secondo il quale «molti storici ancora oggi farneticano su una possibile evasione» di Carlo dal Tempio: il millesimo 1795 è stato scritto «a grandi caratteri, vergati da differente mano. [...] É l'anno della morte ufficiale del "figlio di Capeto", del piccolo martire Luigi XVII. Evidentemente il millesimo è stato aggiunto, quando pervenne la luttuosa notizia». Siccome il millesimo non è stato in alcun modo aggiunto, e siccome il Delfino evase davvero, chi farnetica è lui (DE INCONTRERA, Grammatichetta, 351 e 356). L'errore c'è: è nella data del soggiorno a Trieste delle due Dame. Francesco Vairo - che nel 1926 e nel 1939 fece rilevare lo sbaglio - capì che dietro a questa storia c'era odor di bruciato e, di sicuro perché non volle impelagarsi in una querela più che secolare , si guardò bene da compromettersi con una precisa conclusione.
DE INCONTRERA, Grammatichetta, 361.
e ancora
Ecco come la descrive de Incontrera: «Il frontespizio è preceduto dal ritratto del povero Reuccio e da un risguardo bianco, ambedue visibilmente aggiunti e di certo in quei tristi giorni. La carta del risguardo, sebbene abbia vergella e filoni identici alle altre, ha per filigrana solamente uno scudo, consimile per forma e corona a quello della casa Van der Ley, ma che porta in campo un leone rampante. L'incisione in rame con l'effigie reale fu raccorciata nei margini per poterla inserire nel volumetto. Entro un ovale, spicca su fondo nero in mezzobusto, volto verso destra, l'immagine di Luigi XVII, con "jabot", manto regale, collana dello Spirito Santo e sui lunghi capelli ricciuti la pesante corona di S. Luigi. Entro il doppio tratteggio che circonda l'ovale si legge in basso a sinistra: "H. J. delin.t" e a destra "Hibbert sculp.t". Sotto vi è lo stemma reale di Francia con corona e collana dello Spirito Santo, che divide la leggenda: "LOUIS DIX SEPT / Roi de France et de Navarre / né a Versailles le 27 Mars 1785 / [spazio bianco e, in basso:] publié et presenté à L.A.R. MES DAMES de France / par Barbiellini place de la Minerva Rome". Si tratta dell'incisione che il libraio - editore Francesco Barbiellini pubblicò, per distribuire a Roma, in S. Luigi dei Francesi, il 25 agosto 1793, giorno della festa di S. Luigi IX Re di Francia, dopo un rito funebre in suffragio di Luigi XVI», alla presenza delle due pricipesse di Francia (DE INCONTRERA, Grammatichetta, pp. 356 e 359 con riproduz.). Su questa cerimonia si veda VICCHI p. CL, che a p. CLIII accenna all'altra incisione, con Luigi XVI in veste regale, che fu diffusa con questa. Una relazione di un analogo rito funebre celebrato in S. Luigi dei Francesi il 12 nov. 1793, anch'esso presenziato dalle Mesdames Tantes, si legge in VICCHI 114 e 115 e in STRYENSKI 306 e sgg.
Prosegue il Fortuna
Scrive Duhamel: «Una replica di quest'opera, che era stata donata al conte di Brigido dalle Signore di Francia, si troverebbe al castello di Duino, con un ricamo alle armi di Francia, lavorato dalle Principesse.» Dunque, se ciò è vero, le Mesdames Tantes avevano due copie del libretto: una, secondo la logica, era servita al bisnipote studente e una al suo maestro. Ma è proprio sicuro che lo stringato trattatello propedeutico di stilistica latina sia stato usato solo a scopo didattico? E poi perché le due copie erano rimaste in mano alle vecchie zie?
Il discorso prosegue, ma penso sia meglio seguirlo al link indicato. Caso mai poi si può discutere sul tutto.