Franco Asco
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Franco Asco
Lo scultore triestino Franco Asco ( 1903-1970) era figlio naturale di un nobile Francesco Nastri e una madre polacca Atschko da cui prese il nome, poi semplificandolo in Asco. Studiò alla scuola industriale a Trieste, a Vienna e a Venezia.
Le sue opere sono visibili a Trieste in molti edifici, spesso alternandosi a quelle di Marcello Mascherini, come i giusisti del Palazzo di Giustizia o le immagini all'ingresso nuovo del cimitero:
Le sue opere sono visibili a Trieste in molti edifici, spesso alternandosi a quelle di Marcello Mascherini, come i giusisti del Palazzo di Giustizia o le immagini all'ingresso nuovo del cimitero:
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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Re: Franco Asco
arte cimiteriale. tomba Grego
credo sia sua anche questa, tomba Eugenio Visnoviz (1901-1931)
sue le statue alla Marittima e all'Idroscalo
credo sia sua anche questa, tomba Eugenio Visnoviz (1901-1931)
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Re: Franco Asco
Del dopoguerra, la Madonna dorata di Piazza Garibaldi
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Re: Franco Asco
meno muscolosa, la Madonna del bassorilievo della farmacia di san Giacomo
e non dissimili altre passate per le pubbliche aste
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Re: Franco Asco
perun confronto con Mascherini, confrontare con questo Angelo
ancora Asco alle aste:
Tre grazie
busto
questa è un tantino stilizzata: Leda e il cigno
ancora Asco alle aste:
Tre grazie
busto
questa è un tantino stilizzata: Leda e il cigno
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Re: Franco Asco
Dal Museo Revoltella:
autoritratto
autoritratto
Nel 1921, a soli diciotto anni, Franco Asco (Atschko) si classifica secondo al concorso per la Medaglia Interalleata Internazionale, a pari merito con lo scultore romano Publio Morbiducci. Svolge quindi un’intensa attività espositiva, iniziata, nel 1922, con una prima mostra personale a Venezia. Dal ’23 al ’33 vive a Trieste e poi si trasferisce a Milano. La sua produzione plastica, esaurita, alla fine degli anni Venti, la fase d’ispirazione neoattica (evidente nei bassorilievi della Stazione Marittima di Trieste), si stabilizza in forme chiuse e compatte (Busto in gesso, 1928; Madre d’eroe, 1932). Dopo aver presentato, nel 1941, l’opera "Anadiomene" alla ventiduesima Biennale di Venezia, Asco non espone in pubblico per alcuni anni. In quello che lo stesso artista ha definito uno “splendido isolamento”, realizza opere come Riposo (1945), Cristo (1948), Sogno di maternità (1950), testimonianze del proseguimento della sua ricerca artistica verso uno stile sempre più arcaico ed essenziale. Pur dedicandosi prevalentemente alla scultura, è attivo anche nell’ambito della decorazione, della progettazione di gioielli, e della pittura. L’Autoritratto del 1950 s’inserisce in un momento di grande rinnovamento creativo dell’artista; in quell’anno Asco presenta, prima a Trieste e poi alla Galleria dell’Illustrazione Italiana di Milano, 27 opere, realizzate tra giugno e dicembre del 1949, che documentano una crisi ´compresa e limitata da due autoritrattiª (Leonardo Borgese, 1950). Nel descrivere il primo, Asco dice ´Risveglio è la rappresentazione del dolore da cui rimasi turbato quando, dopo sedici anni di assenza ritornai al mondo dell’arte. (Ö); parlando del secondo, invece, scrive: ´mi sono immaginato in ascolto, ancora dubbioso e lontano dalle lotte, ma in attenta aspettativaª (F. Asco, “Psicanalisi plastica”, in Presentazione della mostra alla Galleria dell’Illustrazione Italiana, 1950). Rispetto a questi due autoritratti, ancora naturalistici, quello del Museo Revoltella presenta una maggior essenzialità formale, memore della plastica di Arturo Martini e Marino Marini, che accentua il carattere sofferto dell’espressione.
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Re: Franco Asco
I due mezzobusti dell'idroscalo i me gà sempre colpido ( un telamonio e una cariatide mancadi ) per la estrema sofferenza che traspari dalla loro figura, quasi in corsa in avanti a tinir suso solo una copertina de marmo de un parapeto.
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Re: Franco Asco
che combinazione, oggi il Revoltella mette su Facebook un ritratto di donna di Asco, lo linko
che aria sofferta, però!"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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Re: Franco Asco
per la serie cimiteriale, la vistosa tomba Tyrichter
La cappella parallelepipeda, in marmo nero, è popolata agli angoli anteriori da sei figure dolenti in abiti moderni scolpite in bronzo dorato: a sinistra un uomo e una donna in piedi e un bimbo inginocchiato, a destra un uomo e una donna in piedi e una bimba inginocchiata. L'ingresso della cappella è chiuso da un cancello in bronzo che si apre al centro in una croce; nella parete posteriore si apre una finestra cruciforme. All'interno è posta una Madonna con Bambino in bronzo su base in marmo. L'area, molto ampia, è delimitata da una catena con croci in bronzo fissata su pilastrini in marmo nero; dietro la cappella, a sinistra e a destra, sono posti due vasi in pietra su base a forma di piramide tronca. ( musei civici)
La cappella parallelepipeda, in marmo nero, è popolata agli angoli anteriori da sei figure dolenti in abiti moderni scolpite in bronzo dorato: a sinistra un uomo e una donna in piedi e un bimbo inginocchiato, a destra un uomo e una donna in piedi e una bimba inginocchiata. L'ingresso della cappella è chiuso da un cancello in bronzo che si apre al centro in una croce; nella parete posteriore si apre una finestra cruciforme. All'interno è posta una Madonna con Bambino in bronzo su base in marmo. L'area, molto ampia, è delimitata da una catena con croci in bronzo fissata su pilastrini in marmo nero; dietro la cappella, a sinistra e a destra, sono posti due vasi in pietra su base a forma di piramide tronca. ( musei civici)
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Re: Franco Asco
allo mostra il mondo è là alcune sue teste
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Re: Franco Asco
da un'altra prospettiva
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Re: Franco Asco
Un'altra sua opera cimiteriale, la tomba Passalacqua
descrizione dai musei civici
Un'alta stele rettangolare ha il corpo superiore costituito da una cornice cruciforme profilata da un motivo a corda che termina superiormente in un nodo savoia. La cornice contiene il rilievo di una figura maschile ignuda accovacciata, un navigatore, che regge con la destra una corda cui è collegata un'àncora. Il corpo inferiore, con iscrizioni, termina lateralmente in due stipiti decorati in basso da due prue di imbarcazione. Davanti, gli spazi tra le quattro siepi di bosso formano una croce latina. Nella parte anteriore centrale dello zoccolo che delimita l'area è ricavato un vano portafiori rettangolare.
nb vedo che i ritratti linkati dalla pagina del Revoltella sono spariti. Questo succede a linkare ( per correttezza) pagine altrui,c he spesso cambiano.. vedremo di ritrovare le immagini e conservarle sul forum- finché c'è il sito, rimangono.
descrizione dai musei civici
Un'alta stele rettangolare ha il corpo superiore costituito da una cornice cruciforme profilata da un motivo a corda che termina superiormente in un nodo savoia. La cornice contiene il rilievo di una figura maschile ignuda accovacciata, un navigatore, che regge con la destra una corda cui è collegata un'àncora. Il corpo inferiore, con iscrizioni, termina lateralmente in due stipiti decorati in basso da due prue di imbarcazione. Davanti, gli spazi tra le quattro siepi di bosso formano una croce latina. Nella parte anteriore centrale dello zoccolo che delimita l'area è ricavato un vano portafiori rettangolare.
nb vedo che i ritratti linkati dalla pagina del Revoltella sono spariti. Questo succede a linkare ( per correttezza) pagine altrui,c he spesso cambiano.. vedremo di ritrovare le immagini e conservarle sul forum- finché c'è il sito, rimangono.
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Re: Franco Asco
Quela vola iero ancora tuen (twen). Co' gavemo visto la Madona, ne ga parso che la disi: Davanti go i taliani e de drio i s'ciavi. Dio iutime ti.babatriestina ha scritto: ↑gio 4 apr 2013, 17:02 Del dopoguerra, la Madonna dorata di Piazza Garibaldi
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Re: Franco Asco
Un suo disegno de un album, con la firma
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Re: Franco Asco
Rifatte oggi col sole le sculture di Asco al cimitero. In basso la A che ne indica la paternità: una Madonna (? o una delle Vergini sagge con la lampada accesa?) e due angeli
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Re: Franco Asco
Asco, testa meno sofferta.
Collezione Fondazione CRT, dalla mostra in questi giorni in Pescheria
Collezione Fondazione CRT, dalla mostra in questi giorni in Pescheria
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