Il Piano operativo triennale 2007-2009 presentato dal presidente dell’Authority sarà discusso il 17 aprile dal Comitato portuale
Porto Trieste, la mappa dei punti franchi
Si punta sull’autoporto di Fernetti e Prosecco. In Porto Vecchio opererà solo Adriaterminal TRIESTE. L’autoporto di Fernetti e la stazione di Prosecco: sono le due aree dove sarà trasferita una parte del Punto franco oggi collocato nel Porto Vecchio di Trieste. Lo mette per la prima volta nero su bianco il presidente dell’Authority Claudio Boniciolli nel Piano operativo triennale 2007-2009 che sarà discusso e votato il 17 aprile dal Comitato portuale.
«Sarebbe auspicabile per l’autoporto di Fernetti - si legge nel capitolo intitolato «Azioni inerenti ai Punti franchi del porto di Trieste» - una funzione direttamente collegata a quella portuale, conferendo il regime di Punto franco a quell’area retroportuale che offre un accesso diretto alla Grande viabilità e che può essere collegata facilmente, con una bretella di soli cento metri, con la rete internazionale ferroviaria. Analoga valutazione - continua il documento - va fatta per il comprensorio della stazione di Prosecco dove vi sono circa 200 mila metri quadrati di aree già infrastrutturate, con collegamento alla rete ferroviaria e facilmente collegabili alla vicinissima rete autostradale, una parte delle quali già fruisce del regime di Punto franco portuale, ancorché temporaneamente sospeso».
Il ragionamento è più facilmente comprensibile partendo dalla premessa in cui l’Authority sottolinea che «i depositi del caffé, prodotto che consolida l’immagine di Trieste a livello mondiale, dei materiali non ferrosi gestiti per conto delle borse internazionali di Londra, Parigi, New-York, dei prodotti forestali lavorati, degli impianti industriali e della relativa componentistica, nonché delle commodities in generale, cioè di quei prodotti di base o semilavorati che sono oggetto di negoziazione presso i mercati internazionali, rappresentano per il nostro porto un settore di attività con ritorni economici rilevanti».
Le strutture di Fernetti e di Prosecco, nella rimappatura delle aree designata da Boniciolli che creerebbe anche nuovi spazi per le operazioni strettamente portuali, diverrebbero «centri di distribuzione di rilievo europeo pe le operazioni di stoccaggio, di manipolazione e di borsa delle merci. Si otterrebbe un’interessante funzione logistica nei depositi di commodities da commercializzare con la conseguente possibilità di ridare funzionalità a strutture pubbliche che sono idonee ad accogliere tale attività».
La riperimetrazione dei Punti franchi è divenuta un caposaldo del Piano regolatore del porto tant’è che, pur essendo lo strumento urbanistico pressoché completato dalle gestioni precedenti, Boniciolli dopo il suo insediamento ha deciso di rimettervi mano chiedendo anche una preventiva concertazione con i Comuni di Trieste e di Muggia. La stessa variante per il Porto vecchio, dopo essere stata licenziata dal Ministero dell’Ambiente, non è ancora stata inviata per l’esame finale alla Regione poiché vi sarebbero evidenti punti di discrasìa con il masterplan realizzato dallo studio di Venezia collegato all’architetto londinese Norman Foster.
Nel documento sui Punti Franchi vi è però, anche in questo caso per la prima volta nero su bianco sotto la gestione Boniciolli, la sostanziale liquidazione di operazioni strettamente portuali in Porto Vecchio, fatta eccezione per l’Adriaterminal. Il Porto Vecchio è definito, fatto salvo il compendio demaniale denominato Adriaterminal, «inidoneo ad accogliere le navi di recente generazione», «mancante di un collegamento con il Porto Nuovo» mentre l’uscita di camion provocherebbe forti intasamenti nel traffico cittadino. È giudicato inoltre «inidoneo nei magazzini, abbandonati e degradati», eppure vincolati dalla Sovrintendenza e quindi non abbattibili.
Ma altri progetti per il Porto Vecchio lo stesso Boniciolli li ha accennati ieri mattina al convegno alla Stazione marittima, di cui riferiamo sotto, sul Distretto della nautica. «Vi insedieremo - ha annunciato - un grande centro per la nautica da diporto. Cantieri per la costruzione di imbarcazioni da diporto medio-grandi si sono già detti interessati a operare in regime di Punto franco». E ha riferito ai presenti di aver delineato un primo documento, il Piano perativo triennale appunto, che indica la strada per riportare il porto di Trieste all’attenzione internazionale.
Il Piano prevede anche la realizzazione di alcune opere ritenute fondamentali. Tra queste, la Piattaforma logistica per la quale sono però disponibili appena un’ottantina dei 278 milioni previsti.
E poi ridisegna gli approdi e le strutture a terra per i traffici:
- 1) la Stazione marittima, con l’ampliamento del molo e l’adeguamento del magazzino 42 per le navi da crociera,
2) l’ormeggio 57 alla radice del Molo Settimo per far tornare i traghetti greci,
3) l’allungamento dello stesso Molo Settimo per permettere l’arrivo delle maxiportacontainer,
4) l’infrastrutturazione dell’area dell’ex Aquila per collocare lì il terminale dell’autostrada del mare Trieste-Turchia e lasciare quello di Riva Traiana alle merci varie,
5) la modernizzazione e l’ampliamento del Molo Quinto.