Per la rivoluzione di Milano esistono pochi documenti, perché a differenza delle tanto celebrate “5 giornate”, i milanesi si trovarono a combattere contro il regno d’Italia.Maximilian ha scritto: Radetzky, duro fin che volete, ma che sarebbe inorridito solo a pensare di poter anticipare la strage dell'ufficiale ITALIANO Bava Beccaris.
Le notizie trapelavano a Trieste tramite la Svizzera. Il 9 maggio 1898, il Piccolo, parlando della "rivolta per il pane" (raddoppiato di prezzo in pochi giorni) , scrive che il giorno 7 c'erano ovunque a Milano colonne di dimostranti con in testa un drappo rosso, truppe e fucilate. Cantando l’Inno dei Lavoratori, molti operai si rifiutarono di lavorare e costrinsero altri ad abbandonare il lavoro. Bloccati dalle truppe, i dimostranti raggiunsero i tetti e cominciarono a tirare tegole sull’esercito. I tram venivano rovesciati uno dopo l’altro. Su palazzo Saporiti venne issata bandiera rossa, accolta da colpi di rivoltella da carabinieri e guardie. Ne nacque una vera sparatoria.
13 persone furono deferite alla corte marziale. I feriti ed i morti, compresi donne, vecchi e bambini, non si contavano (ne verrano stimati dai 400 agli 800). Vennero confiscate carrozze per portare i feriti all’ospedale.
Il giorno 8 nel quartiere di Porta Garibaldi le barricate formavano fortezze, espugnate dalla cavalleria all’assalto. Sui tetti molti sparavano contro il regio esercito. Un tram venne incendiato a Porta Vittoria, mentre alla ferrovia nord vennero divelti i binari. Con l’annuncio dello stato di assedio, il generale Beva Beccaris assunse pieni poteri. Le porte della città erano sbarrate perché turbe di contadini armati di picconi premevano per entrare, mentre la cavalleria aveva abbattuto ogni barricata. I cannoni tuonavano di continuo. I giornali Secolo e L’Italia del Popolo furono sospesi, direttori e redattori arrestati. Coprifuoco dalle ore 21.
Gran parte della città al buio a causa dei sabotaggi alle linee. L’autorità ha ordinato lo scioglimento dei circoli socialisti e repubblicani.
Contemporaneamente sollevazioni a Firenze, placate dal generale Heusch. A Padova fu impedito ai dimostranti di arrivare i centro, ma caffè e teatri furono chiusi perché presi a sassaiole. Molti arresti nella notte ed esplosioni incontrollate.
A Roma il Campidoglio, gli edifici pubblici, le banche, i ministeri e le ambasciate erano guardati dall’esercito.