Go messo la parte precedente all'arrivo dei francesi in un nuovo topic, prima che mi si accusi di andare OT.
Proseguo con l'indicare intanto la fonte che utilizzo:
"Storia d'Italia dal 1789 al 1814" di Carlo Giuseppe Guglielmo Botta, Tomo II, stampada a Parigi nel
1837.
E vediamo cosa ci racconta ancora di interessante (siamo nel
1797). Per esempio le vicende del conte d'Entraigues.
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Dato in tal modo intenzione ai confederati, ed accordatosi con loro del ristaurare in Francia l'antico governo dei Borboni, non formidabile ai principi per esser conforme ai loro proprj, cominciava Buonaparte a fare qualche dimostrazione, che della sua sincerità potesse far testimonianza. Avea egli fatto arrestare contro ogni dritto delle genti in
Trieste, e condurre gelosissimamente custodito nel castello di Milano il
conte d'Entraigues, agente molto fidato di Luigi decimottavo. Parlavano a quei tempi tutti i giornali della carcerazione del conte, e ne favellavano come di cosa, che sommamente importasse alla salute della repubblica. Gli trovavano, siccome fu pubblicato per opera di Buonaparte, scritti, che discoprivano le macchinazioni di Pichegru, e degli altri amatori del nome reale. Inoltre si facevano constare per un rigoroso esame dato al conte, sebbene egli il verbale costantemente sempre abbia negato, molto maggiori cose in pregiudizio della repubblica, ed in prò dei Borboni, che gli scritti non palesavano. Tal era il rigore di quell'età, che, se non ci fosse stato di mezzo qualche grave motivo, avrebbe tosto Buonaparte dato a giudicare ad un consiglio militare, o mandato il conte in Francia, dove sarebbe stato, o sottoposto all'ultimo supplizio, o carcerato per sempre. Ma quando ognuno temeva di veder il conte giunto all'estrema fine, diede ammirazione agli uomini l'udire, che il generalissimo avea comandato a Berthier, che il facesse comodamente alloggiare nel castello, e che la moglie il potesse visitare. Gli comandava ancora, che se non trovasse stanza comoda nel castello, il lasciasse sotto buona guardia in città, e gli rendesse tutti gli scritti, salvo quelli, che toccavano gli affari politici; questi erano le congiure di Pichegru. La maraviglia poi si cambiava in istupore per coloro, che non conoscevano l'intrinseco del fatto, e le cagioni, quando si seppe, che il conte si era fuggito dal castello, e più ancora, quando portò la fama, ch'ei fosse già arrivato con felice viaggio nelle terre dell'imperatore Paolo di Russia, succeduto alla sua madre Caterina. La verità del fatto fu, che Buonaparte desideroso di far chiari gli alleati della sincerità sua col fidare le cose segrete trattate a Montebello ad uomo confidente della Russia, e di Luigi decimottavo, aveva procurato la libertà ad Entraigues, e mandatolo in Russia portatore delle sue promesse. In fatti a queste novelle si piegava Paolo con divenire molto meno acerbo verso la Francia.