Lingue parlate a Trieste

Austria-Ungheria, K&K, "vecchie province" e ...
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1382-1918
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Messaggio da 1382-1918 »

Le influenze lingustiche derivano però per lo più da popolazioni dell'Austria-Ungheria, per cui non stranieri, mentre comunità come ad esempio greci e serbi abitavano qui da moltissimo tempo, ed erano ormai naturalizzati cittadini austriaci.
Al 1910 abitavano nel Comune di Trieste circa 230.000 persone, di cui con cittadinanza non austro-ungarica circa 35.000, e di questi ben quasi 30.000 erano cittadini del Regno d'Italia, in gran parte Friulani e Veneti, ma rilevante era anche la comunità pugliese.


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serlilian
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Messaggio da serlilian »

Bello il Kappenabzeichen nel tuo avatar, jacum. :birra3:



Scusate l'OT :-D


[i]Liliana[/i]
- . - . -
[size=75][i]"Quando comincia una guerra, la prima vittima è la Verità.
Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate,
quelle dei vincitori, diventano Storia."
(A. Petacco - La nostra guerra)[/size][/i]
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Messaggio da serlilian »

babatriestina ha scritto:
AdlerTS ha scritto:
babatriestina ha scritto:( nb anche questo, no so se se parlava a Trieste..)
El sito Wiki che te proponi ti scrivi: "una comunità di oltre mille locutori a Trieste"
ricopiemo tutta la frase:
"da ancora poche migliaia di profughi ed esuli istriani dispersi in Italia (tra cui si segnalano per un discreto grado di compattezza e di conservazione una comunità di oltre mille locutori a Trieste"
se tratta de i esuli istriani de Rovigno, Dignano e Fasana e dintorni.
Ma questo contraddisi quel che te disevi ti prima, che la vegniva parlada in Istria ai tempi che de noi se parlava el tergestino.
Se go ben capido, el dialetto istrian dela costa meridional ga caratteristiche sue proprie tanto de vegnir classificado a parte ? ghe domandemo a quei dela Famia Ruvignisa : lei parla istrioto? e vedemo cossa che i ne rispondi :-D :-D
Difatti, se vardemo ben, ghe xe la Fameia capodistriana ma la Famia Ruvignisa

Ho sentito qualche parola in rovignese ed era assolutamente incomprensibile e ho sentito dire che anche il dialetto di Dignano lo è. Ma non so se sono lo stesso dialetto (istrioto?), o se sono differenti.


[i]Liliana[/i]
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Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate,
quelle dei vincitori, diventano Storia."
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Messaggio da AdlerTS »

[mod] la discussion de Jacum cominciava da un'altra parte ma lo go spostado qua perché el discorso xe più o meno lo stesso [mod]


Mal no far, paura no gaver.
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ho trovato su una rivista degli anni '70 una ristampa di un articolo di Pietro Kandler sulle lingue parlate a Trieste- Lo riporto letto con l'OCR (potrebbe esserci qualche errore).

Sono stato perplesso se pubblicarlo o meno, perché non vorrei che si scatenassero litigi sulle idee e sui dati da lui riportati. Quindi, per cortesia, prendetelo come un documento del 1848 o 49, meditateci sopra se volete, ma evitate le polemiche. Seziono l'articolo in alcune parti perché non vorrei che caricato tutto in un post, rendesse troppo pesante il caricamento della pagina.
Pietro Kandler in Istria vol III/37 ha scritto:SULLA NAZIONALITÀ' DEL POPOLO DI TRIESTE
III/43-44
Leggemmo in non so quale Gazzetta della Capitale per occasione che il depu­tato G. Hagenauer disse di essere deputato di città italiana, che Trieste non era città italiana, ma tedesca, e che quelli medesimi pochissimi che parlano italiano dicano di sé medesimi di essere tedeschi. In altro mese e sotto altre circostanze sarebbe stato pericoloso il toccare questa corda; ma dacché il popolo di Trieste, quello appunto che usa la lingua italiana diede tali prove di fedeltà alla bandiera austriaca, e di affezione al suo Imperatore da non lasciarne dubbiezza, può usarsi di quella libertà di parlare che sotto l'assolutismo non era impedita, di quella li­bertà che è usata da quelli che vorrebbero le cose altrimenti. Quel cenno nel Gior­nale Viennese non pare scritto a Vienna, che a Vienna si pensa altrimenti; quel cenno fu certamente mandato da Trieste, ma in Trieste le cose non sono come lo si dice in quel foglio.
Or sono sei anni da persona fidata facemmo fare il calcolo della popolazione di Trieste secondo lingue, non già secondo la lingua che parlano gli individui nei vari affari della vita, nemmeno secondo la lingua nella quale diconsi le orazioni, perché in Trieste tutti o bene o male parlano l'italiano, e quelli che dicono orazioni le dicono nella lingua nella quale vennero loro insegnate, ma secondo quella lingua che è di famiglia, nella quale il padre parla confidenzialmente al figlio, il figlio al padre, nella quale l'uomo esprime i suoi pensieri a Dio. E secondo quella calcola­zione s'ebbe a risultato, che 1000 fossero di lingua greca, 7000 fossero di lingua slava, 8000 fossero di lingua tedesca, non calcolate le piccole frazioni di inglesi, e le minime di altre lingue; il rimanente della città è tutto di lingua italiana, ed eccettuati quelli che venderebbero anche la coscienza se ci fosse da guadagnare, nessuno di tutte queste nazioni è disposto di rinnegare la nazionalità più che la fede. C'è qualche equivoco in una nazione che crede tedesco ed austriaco sinonimi.
Questi calcoli a noi medesimi parvero appena credibili, perché non vergognia­mo di confessare che, nell'incertezza di notizie, seguivamo la corrente; ma prova migliore ne ebbimo dagli elementi pubblicati dall'I. R. Governo provinciale (vedi foglio Officiale dell'Osservatore 6 giugno N. 68 dell'anno 1847; se all'Istria N. 39 non si volesse prestare fede) imperciocché essendo il numero degli esteri in Trie­ste 5200; quelli di altre provincie della Monarchia 12.200; e dovendosi sottrarre dagli esteri i moltissimi del Regno di Napoli, dello stato della chiesa e del Cantone Ticino, e dagli austriaci i moltissimi del Regno Lombardo Veneto, tra i quali Friu­lani, Milanesi e Comaschi; non volendo porre a calcolo né Sardi, né Istriani, né del Friuli Austriaco, si vedrà che i non italiani in N. di 16.000 secondo la calco­lazione fatta fare da noi, è superiore al vero, se dai 17.400 non Triestini, ne ri­marrebbero soltanto 1000 per le piccole frazioni, e gli italiani sudditi esteri e per quelli di altre provincie fra i quali ultimi sarebbero nient'altro che tutti i facchini, e le serve dal Friuli, ma d'altra parte dai nati a Trieste vogliamo detratti quelli che non hanno propria la lingua italiana, più che per gli affari della vita e quindi riteniamo quelle cifre.
Nella città vi sono da oltre 50.000 di lingua italiana, nella campagna sono oltre 3000 di lingua italiana, 14 di slava; in tutto il Comune 21.000 slavi, di con­fronto a più di 53.000 italiani.
La lingua tedesca è piuttosto dell'Emporio, non della città; piuttosto degli amministranti, non degli amministrati. L'Emporio veramente si volle fare tedesco, formandone città propria, con propria chiesa, con proprio Governo, con proprie instituzioni; ma di ciò tutto non rimase a testimonio che il predicatore tedesco di città Teresiana. La Borsa nei suoi consigli, nei suoi atti, nelle sue pubblicazioni usa la lingua italiana, meno forse per volontà di quello che per necessità, dacché l'em­porio, che doveva essere di tedeschi, non lo fu di essi soli. L'amministrazione non usò sempre, né sola la lingua tedesca; fino ai tempi di Giuseppe II il Governo usò l'italiana, poi l'una e l'altra, poi fu ordinato che fosse l'taliana; dopo il 1814, or l'una, or l'altra, or tutte e due; fu esclusiva l'italiana nelle corrispondenze oltre mare, perché questa è la lingua che gioverà alle relazioni esterne nel Mediterraneo e più oltre ancora; avrebbe dovuto essere l'italiana nelle cose feudali, e lo è nella spedizione degli atti. La Magistratura Civica, i Consigli, le Commissioni usarono l'italiana soltanto, talvolta la difficoltà di scriverla o di parlarla, o la noja di tra­durre fé' dare la preferenza in qualche atto alla tedesca. I tre tribunali usarono l'italiana, l'ordine di cangiarla non potè mandarsi ad effetto; il Fisco usa l'italiana dinanzi ai Tribunali, è bilingue in altri affari. L'Officio del porto usa l'italiana, l'usava esclusivamente il Magistrato alla Sanità, il Camerale è bilingue; la Dire­zione delle pubbliche costruzioni or usò la tedesca, or l'italiana; le Comunità greca ed illirica usano l'italiano, il Genio militare l'italiana esclusivamente nei contatti col popolo; bilingue il Lotto, bilingue la Posta, bilingue la Contabilità. Nessuna legge ha mai ordinato di introdurre il tedesco come lingua amministrativa, fuorché dal Governo in su; l'unica legge che si abbia riconosce l'italiana. Lo stesso mili­tare, la stessa dogana non sempre usano il tedesco nei contatti col popolo. Gli imperatori, i principi del sangue mai parlarono al popolo ed alle magistrature sue altra lingua che l'italiana, e così uso S. M. l'Imperatore e S. A. I. l'Arciduca Fran­cesco Carlo ed i figli di questo.
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

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Kandler... ha scritto:Fu tempo invero nel quale la chiesa non usò l'italiano, prevalsa essendo l'idea in qualcuno, che questo popolo fosse slavo, parlante od affettante di parlare ita­liano; ma pur troppo è vero che la parola di Dio, la quale non s'ascolta che nella lingua materna, mancò; mancò al popolo il conforto nelle confessioni, nel ritorno a Dio, ridotto a semplice atto sacramentale; mancò la conoscenza delle cose divine, con quello che ci è di inseparabile conseguenza; che la religione e la morale non penetrano al cuore se non per le vie della propria lingua. Ah pur troppo fu tempo nel quale i seguaci della religione protetta dallo stato invidiarono le altre che ave­vano propria lingua, e rito come il culto l'esige! Ma le cose cangiano in ciò.
La Chiesa cattolica conservò nel rito la lingua latina; ci accadde di assistere qualche volta a battesimi nei quali la formola sacramentale venne pronunciata in tedesco, ma ritenemmo essere ciò avvenuto senza espresso assenso della Chiesa. Gli inni nelle chiese sono italiani, sono slavi, sono tedeschi; la scolaresca cantava esclusivamente in tedesco, ora anche in italiano.
I Vescovi parlarono al popolo sempre in italiano, in italiano soltanto furono le omelie che non si stamparono in latino.
La Curia usava l'italiano nel dare lo stato personale del Clero, poi adottò il latino, nella corrispondenza usò il latino, l'italiano, il tedesco, lo slavo.
Delle altre religioni, i greci usano la liturgia in greco che non è né l'antico, né il moderno; gli illirici lo slavo antico; nella confessione auricolare vi è qualche dif­ficoltà per quelli che italianizzarono. Quelli della Confessione augustana usano in tutto il tedesco, quelli della Confessione elvetica l'italiano, il romanzo, il francese, il tedesco. Gli israeliti nel rito usano l'ebraico, dal pergamo l'italiano.
Le Scuole ebbero altra lingua fino a tempi di Giuseppe II, si suppose che per apprendere il tedesco la lingua d'istruzione sia la tedesca; pure lo stesso Giusep­pe II ordinava due scuole italiane, mentre una era la tedesca, disposizione che ce­dette alla foga dei tempi. E da queste scuole sortì quella massa di popolo della campagna e della città che è ignara del leggere e dello scrivere, del tedesco, e di altro ancora, per cui ne venne la mala fama in cui siamo, spregiati da quei mede­simi che ci educarono a questo modo, e noi paghiamo le spese del sistema che, sia detto a nostro onore, non è nostro. Pure vi fu tempo, breve assai, in cui altrimenti si procedette, ed il fatto mostrò allora che questo popolo era atto al pari di ogni altro e meglio, a porsi sulla via della coltura.
Delle Scuole assai cose potremmo dire, ma sarebbe argomento di apposito articolo, che, se a Dio piace, daremo.
Le Scuole tenute dalla Comunità Greca Orientale usano esclusivamente la lingua greca come lingua di istruzione; le Scuole illiriche usano la serbica, però anche l'italiana; le Scuole evangeliche la tedesca; il Ginnasio la tedesca; l'Accade­mia l'italiana; la Scuola agraria l'italiana e la slava; le Scuole private alcune la te­desca, altre l'italiana; gli asili, le case dei poveri, la Scuola d'arti l'italiana.
La lingua dei giornali fu italiana; si tentò nel secolo passato e nel presente di pubblicare giornali tedeschi, ma la cosa mancò; un solo giornale tedesco prospera, quello del Lloyd, e non durerebbe se la potente società non gliene avesse fornito lo spaccio fuori di Trieste.
La lingua dei pubblici divertimenti è l'italiana, si tentò nel secolo passato e nel presente di aprire teatro tedesco, ma i tentativi mancarono.
La lingua degli affissi è l'italiana.
La lingua dotta è l'italiana; diremmo volentieri qualcosa di una Società che ha nome da Minerva; ma tale è il silenzio che la copre, che ne apprendiamo la durata da articolo nel quale si volle detrarre ai Triestini. I Triestini quand'anche mai sia stato loro insegnato l'italiano nelle Scuole, quand'anche educati in Germania non iscrissero cose dotte che in italiano; qualcuno tentò di farlo e leggemmo perfino poesie tedesche scritte da nostri, ma giunti a maturità di mente che permetteva oro di giudicare freddamente dei proprî lavori, deposero la penna tedesca. Un tempo scrivevano latino, ma venuto questo in disuso, scrissero nella propria lingua. Quelli di lingua tedesca, di Trieste, prestarono qualcosa nel secolo passato, fecero tentativo al finire del primo decennio del secolo presente, poi cedettero il campo; e cose tedesche che comparvero in Trieste sono in piccolo numero, sono di forestieri che poi non fermaronsi fra noi. La Minerva non potè nel 1810 o 1811 venire i capo di pubblicare un Almanacco, per la questione della lingua in cui scriverlo. È ... cosa memorabile a dirsi... fra i Triestini che da 70 e più anni non ebbero più ad apprendere l'italiano nelle Scuole, nemmeno l'alfabeto, v'ebbero ingegni di bella fama specialmente fra gli israeliti; imperciocché nel secolo presente brillarono di bella luce il Kohen, il Rossetti, ed altri ancora il cui nome non ripeteremo. E di­ciamo ciò a lode di Trieste, perché Livorno città che è tutta mercantile, in mezzo i Toscana, nulla dà.
La Guardia Nazionale, la Guardia Civica usano l'italiana.
La lingua della marina è esclusivamente l'italiana, del commercio, delli stabilimenti mercantili precipuamente italiana, del mercato italiana, italiana perfino dei casini di diverse nazioni.
La lingua di comune contatto è l'italiana; quella delle conversazioni private varia, pel naturale convenire di gente della stessa lingua.
La lingua che parla il popolo, se non fosse imbrattata da voci straniere, da voci ibride che apprendonsi nelle Scuole, non è dei peggiori dialetti, e ci avvenne di udire qualche parlare in pubbliche radunanze che non ci faceva disonore; così fosse sempre lo scrivere; prova questa che la lingua è fra noi pianta cresciuta spontanea, senza coltura alcuna, o con coltura troppo tarda, quando già i rami erano torti e divenuti inflessibili, che è lingua tratta da quella del volgo soltanto.
La lingua slava fra noi (e molto insistono gli slavi a dire slava questa città) non s'alzò mai a lingua dotta, i Serbici che hanno non l'unica ma la più antica Scuola slava nel lido Orientale dell'Adriatico sono in poco numero; le Scuole slave che furono proposte anche per Trieste non vennero accordate, e se ne incolpava tema che lo slavismo togliesse la mano al germanismo, il popolo di lingua slava a dovette tenere come lingua da trivio, incapace ad essere scritta; se fossero stati sudditi esteri, ne avrebbero avuto l'uso pieno e libero come altri l'ebbero e l'hanno.
La lingua tedesca non fiorì tra noi come si pensò; i centomila fiorini annui che si spendono a propagarla non giovarono; la si udì bella ed eloquente dalla bocca di stranieri, nel tempio degli Augustani e degli Elvetici, di rado assai nei templi Cattolici (il Füster che figura in Vienna, era prete di questa Diocesi, fu predicatore in s. Antonio, ma non è Triestino); è corretta nelle cose comuni; fu barocca in troppe pubblicazione delle Autorità; pareva quella dei tempi di Giuseppe II; e ciò fu colpa del sistema; alcune pubblicazioni italiane furono inferiori alla lingua del volgo.
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Kandler... ha scritto:E quanto al durare e cangiarsi delle lingue nelle succedentisi generazioni di­remo brevemente il frutto delle nostre osservazioni. Il tedesco che adotta questa patria è il più costante a conservare la lingua; si videro individui che passarono tutta la virilità e la vecchiaja senza apprendere l'italiano; lo slavo è più pieghevole, pure nei Serbi si vide molta ritrosia in altri tempi. Le donne sono quelle che man­tengono la lingua nelle famiglie, e la tramandano ai figli; e nella città i matrimoni fra persone di varia lingua non sono schivati; bensì nella campagna tra slavi ed italiani, meno per avversione di quello che per essere gli agricoltori tutti di una stirpe.
I figli di stirpi straniere, apprendono bensì tra le pareti la lingua del padre e della madre, ma soltanto delle cose domestiche, e della religione; per lingua del birichinismo tanto gradita e facile ai ragazzi adottano la generale. Ed in questi medesimi è rimarcabile, come parlando tedesco usano pensieri e costruzioni ita­liane, quasi fosse italiano vestito in parole d'altra lingua. Coltura migliore, con­serva in siffatti la lingua; non però come lingua da scrivere; per avere ciò conviene che vadano in educazione in provincie tedesche. Che se la madre è italiana, la pra­tica del tedesco è limitata a poche cose. Le Scuole in ciò hanno di effetto l'opposto di quanto sembrerebbe. Talvolta questa seconda generazione giunta all'età nella quale il sentimento si sviluppa, getta affatto la lingua materna e paterna, talvolta giunge perfino a negarne la conoscenza, od almeno a non volerne far uso. Nella terza generazione se la madre è italiana, la lingua non italiana sparisce del tutto dalla vita, e rimane soltanto per gli affari di professione. Né di contro si ebbe esempio che persone di lingua italiana stando in Trieste l'abbiano abbandonata, quand'anche l'educazione avuta nel di fuori o dal di fuori non abbia permesso che coltivassero l'italiana. E potrebbe dirsi con certezza di evento, che l'amore ed il bisogno di apprendere le lingue forestiere comune a tutto questo popolo, non giungeranno mai a togliere la lingua comune, fino a che si lasci Trieste nelle sue naturali condizioni; anche se la lingua comune la si voglia tenuta nella condizione di lingua plebea.
Come avviene della lingua così succede anche delle razze; la prima genera­zione che si fissa in Trieste mantiene il tipo della patria nativa; la seconda gene­razione piega già alla razza diremo così triestina; spesso la razza tedesca soffre, ed inclina alla tisi; la razza meridionale meglio si acclimatizza; la terza mostra già il tipo triestino; specialmente nelle classi del popolo. Ed è singolare a vedersi come già la nuova razza abbia tutti i caratteri dell'antica, statura mediana, corporatura forte o, come il volgo lo dice, tressata, carnosa, profili regolari non eccedenti, an­golo della faccia che s'accosta al retto, gravita di movimento unita a forza musco­lare. E così le abitudini dell'animo (attribuendo noi pochissimo all'educazione pub­blica): facilità di parola, prontezza all'ira che non dura, facilità al lagno ed alla censura, pertinacia nel pensamento che talvolta scende all'ostinazione, renitenza all'intrigo, niuna avidità di ricchezze; le quali doti tirano loro addosso la taccia di po­vertà che i forestieri lor danno (senza accorgersi di farne con ciò elogio e di dare accusa a chi li rimprovera), poca fidanza in loro medesimi, troppa facilità in credere le meraviglie ed i pregi delle cose e delle persone d'altri luoghi. Ed i peccati di quelli che detraggono ai Triestini, negando loro doti d'animo e di spirito, vengono puniti nei figli loro, divenuti interamente Triestini. Delle razze umane succede come delle piante; venute da paesi lontani snelle, rigogliose, non appena gettano radici fra noi che prendono il colore, la forma di quelle che sono indigene, le cure, il dispendio per volerle come altrove sono opera perduta; miglior frutto se ne avrebbe adot­tando quella cura che al nostro terreno, al nostro clima è adatta.
In questi mesi testé decorsi, si videro comparire articoli nei quali si toccò della nazionalità di Trieste, articoli dettati in certo tuono, come questi novelli scrit­tori narrassero al popolo di Trieste cose alle quali mai abbia dato pensiero, come noi avessimo atteso che il sole s'alzasse da tutt'altra parte che dai nostri monti, e diedero a dovizia di ignorante a tutto ciò che è triestino. Questi tali somigliarono a fanciulli che udita e fraintesa una cosa, la vollero tosto predicare siccome vangelo; e perciò udimmo chiedere se gli attuali viventi discendessero per figliuolanza da quelli che vivevano centocinquant'anni sono, quasi potessimo anche noi ignorare che nelle sostanze e nei titoli di famiglie private si succede per successione di san­gue e per adozione, e che quest'ordine di aggregazione sia anche delle famiglie di popoli; udimmo dire che la lingua non costituiva nazionalità di stirpe, udimmo poi tali pensieri di geografia politica, di geografia etnica, di geografia fisica, da mostrare chiaramente aversi avuto in mente ben altro che debito di verità, ben altro che desiderio di giovare a questo popolo, e di promuovere i pubblici interessi. Ed anzi a tale udimmo giungere le aberrazioni della mente, che quelli medesimi i quali ricusavano di aggregarsi a questa famiglia, che ne calpestavano il nome, l'assunsero poi unicamente per esercitare prevalenza sugli spregiati. Ma le foghe repentine ce­dono al tranquillo ragionare, e l'improvviso irrompere di dottrine occasionali mo­stra la tendenza in mezzo alle risate di quelli che guardati siccome ignoranti, hanno da lungo, e pria che nascessero passioni di prevalenza, avversione di soggezione in chi non ha diritto né debito, presa conoscenza delle cose. La nazionalità è sacra quanto la religione; l'uomo può rinunziare a questa; non può fare altrettanto di quella, senza esporsi al famigerato: «Ance jo soi florenten».
L'attaccarla è sacrilegio, il volerla avvilita è oscurantismo; chi non ha lingua non ha idee.
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Kandler ... ha scritto:Noi pensiamo doversi rispettare la nazionalità di cadauno, lodiamo molto i greci, gl'illirici che in mezzo a noi la conservano e la promuovono e ne fanno mezzo di nobilitare la mente, di migliorare il cuore; ma più li lodiamo perché amore di giustizia e libertà li persuadono a vedere nelle altre nazioni altrettanto buon diritto, né vogliono toglierlo.
Se la lingua italiana non fosse nella città lingua della maggior parte del po­polo, chi è leale Austriaco dovrebbe desiderare che lo fosse. Il pensiero di formare stati secondo il principio fisiocratico, secondo principio genetico, è pensiero dei tempi modernissimi che dovrà cedere di rimpetto all'esempio dei secoli; gli stati si composero sempre dietro convenienze, ed in ciò fare non dovrebbe to­gliersi ai singoli paesi e regioni, se non il diritto, almeno la voce. Questo Stato d'Austria che da lungo dura, mostrò come singoli Stati diversi possano unirsi in vincolo comune nel proprio benessere, senza rinunciare ad ogni reggimento di sé medesimi in ciò che non è di benessere comune, ma di benessere speciale. Il sistema di fusione fe' nascere il partito dei fusionari, e quello dei confusionari che vi coo­perano; le fusioni hanno però limiti.
Questa spiaggia dell'Adriatico della quale è divenuto centro Trieste ha in ma­no il dominio dell'Adriatico, il dominio mercantile; questo Litorale è Litorale Austriaco; il fonderlo tutto in lingua tedesca, è impossibile; lo spezzarlo per farne tedesca una piccolissima parte superiore, è quanto pregiudicare gli interessi del­l'Impero, come quest'angolo cangierà faccia, il rimanente si alienerà sempre più, e cercherà altrove le sue sorti; non si comanda al movimento delle nazioni che è in loro libertà. L'esperienza ha mostrato come Trieste abbia sempre conservato il suo colore, e come nel marzo tutta la spiaggia Orientale dell'Adriatico stette ai destini di Trieste; non starà più, se la lingua venisse tolta a Trieste, se altra indole dovesse prendere; se col Litorale intero non dovesse avere comuni i mezzi di sa­lire a miglior progresso e civiltà.
Questa città fu sempre e dovrà essere, perché prosperi, provincia di transi­zione fra quelle all'Adriatico, al Mediterraneo, colle altre interne; la transizione non può crearsi fuori di Trieste senza pregiudizio di questa e dell'Impero; se in essa cessasse questa naturale posizione decaderebbe, le sue condizioni ritornereb­bero quali erano nel 1797, e nonostante sarebbe impossibile a farle perdere il colore, sarebbe certo di vederla posta in quella infima condizione di civiltà, che ci viene rinfacciata da quei medesimi che la vorrebbero così ridotta.
Certamente vi ha in Trieste numero di popolazione che è di lingua tedesca; la conservi, che ciò è necessario in paesi di transizione, che ciò è necessario in un porto di mare; siccome è necessaria la conoscenza del francese, dell'inglese, dello slavo; ma da questa necessità pubblica non ne viene una necessità privata che tutti gli individui si costringano ad adottare siccome lingua propria, quella che non è di loro famiglia; quella libertà che hanno i tedeschi di Trieste, i greci, gli illirici, gli armeni, gli inglesi, l'abbiano anche gli altri. E tutte queste cose dissimo pel sospetto che il rimprovero fatto al Sig. G. Hagenauer sia partito da qualcuno di Trieste che vorrebbe il mondo formato a modo suo.
Il Sig. G. Hagenauer allorquando disse d'essere deputato di città italiana, manifestò chiaramente di essere vero Austriaco, e Triestino, preferendo il benes­sere dell'Impero, di questo Litorale da Duino a Cattare, e di questa città, a viste parziali; si mostrò liberale sapendo valutare gli interessi della famiglia umana nei contatti naturali per queste regioni.
Fine


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Solo adesso mi accorgo che l'ultimo paragrafo
Kandler ... ha scritto:Il Sig. G. Hagenauer allorquando disse d'essere deputato di ci Uà italiana...
ha un errore e va letto
Kandler ... ha scritto:Il Sig. G. Hagenauer allorquando disse d'essere deputato di città italiana...
Sarò grato ai moderatori se potranno correggere l'errore. Grazie.


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Messaggio da babatriestina »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Sarò grato ai moderatori se potranno correggere l'errore. Grazie.
fatto :-D


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Messaggio da AdlerTS »

Saria curioso se i distingueva za italian dal dialetto triestin. :roll:


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto:Saria curioso se i distingueva za italian dal dialetto triestin. :roll:
secondo ti, in che lingua xe scritto sto articolo de Kandler e, za che te leggi anche ti Kandler, in che lingua el scriveva i sui libri? :-D :-D :-D


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Messaggio da AdlerTS »

Certo che Kandler scriveva italian. La domanda xe "come i classificava uno che parlassi solo triestin ? "


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Messaggio da rofizal »

Credo che valeva la regola de triestin per la llingua parlada e italian per quela scrita, tanto la magioranza dela popolazion sarà stada analfabeta...

A proposito qualchedun ga i dati dell'analfabetismo nele nostre zone?
In teoria poodesi eser stado anche relativamente basso in cità, perché un comerciante gaveva, credo, necesità de leger e scriver. E i comercianti doveva eser tanti.

(se lo gavè za scrito, portè pazienza... saria de leger 10 pagine de mesagi solo per questo topic :wink: e adeso no rivo)


Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

[S. Quasimodo]
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sono piccolo ma crescero
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

rofizal ha scritto:Credo che valeva la regola de triestin per la llingua parlada e italian per quela scrita, tanto la magioranza dela popolazion sarà stada analfabeta...
Me par che voi, pur de negar che a Trieste se conosesi l'italian, ghe fe un torto a l'Austria e qua me toca difenderla mi :-D

Vardè che mie none, e cito mie none perché le done gaverà studia senza dubio de meno, mie none, nate ala fine de l'ottocento a Isola, un buso rispeto a Trieste, una fia de un sensal e l'altra fia de contadini in una famiglia dove che iera 5 fradei, operaie nele fabriche del pese (digo ste robe per dir che no le iera le fie del conte Colebragheonte), le legeva e scriveva corentemente perché, no so de quando (Adler lo saverà de sicuro), ma ghe iera le scuole elementari per tuti: eh sì xe proprio vero che l'Austria iera un pese ordinato! :-D


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rofizal
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Messaggio da rofizal »

Mi fa piacere sentirlo! :-D
Io pensavo alle statistiche sull'Italia in generale dove (prendo un sito a caso) "il nuovo stato unitario è presto assillato dai problemi interni connessi a una economia arretrata, con la presenza di un altissimo indice di analfabetismo". Se così non era per il territorio austro-ungarico onore al merito agli Asburgo. :-D
(cone a dire che nel 1918 siamo andati a finire nel terzo mondo...)


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Messaggio da babatriestina »

rofizal ha scritto:Se così non era per il territorio austro-ungarico onore al merito agli Asburgo. :-D
dipende: anche l'impero aveva il proprio " Meridione" :-D , come le differenze regionali italiane ( grazie, direi, all'ampio analfabetismo portato dal regno delle Due Sicilie)
Il diseguale impegno contro l’analfabetismo. Nel 1900 questo era praticamente scomparso nella metà austriaca dell’impero (1% nel Vorarlberg, 2% in Boemia ed Austria Inferiore, complessivamente al 23%), in altre aree era una presenza significativa (33% in Ungheria), ed in altre ancora era maggioranza (54 % in Bucovina e 63 % in Dalmazia). Esisteva una significativa correlazione fra livelli d’analfabetismo, industrializzazione e redditi pro capite. fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Economia_d ... _austriaco


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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Me par che voi, pur de negar che a Trieste se conosesi l'italian, ghe fe un torto a l'Austria e qua me toca difenderla mi :-D
Me dispiasi de esser stado stracapido: la mia voleva esser una domanda de pura statistica. Non so come vignissi registrade eventuali persone che parlassi solo dialetto. Scuseme se la mia curiosità ga fatto vignir dubbi de altro tipo. Per l'analfabetismo, comunque, xe conclamado che la percentuale a Trieste fossi molto più bassa che nel regno d'Italia. (se gavessi tempo cercheria un bel messaggio che scrivevimo un poco de tempo fa in proposito, ma farò el prossimo anno :wink: )


Mal no far, paura no gaver.
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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto:[ Per l'analfabetismo, comunque, xe conclamado che la percentuale a Trieste fossi molto più bassa che nel regno d'Italia.
me par scorretto statisticamente confrontar una città con tutto un Stato: prova a confrontar Trieste con Milan.. per confrontar due città del Nord Italia: o altrimenti confronta una provincia siciliana con una zona de campagna dela Bosnia, per dir..


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sum culex
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Messaggio da sum culex »

Parlando de analfabetismo: la storia, 'disemo', scolastica dei veci defonti dela mia famiglia.
Mio papà iera del 1888, secondo de cinque fradei; el ga insegnà per 47 ani al Volta, due iera maetri elementari, un impiegato, la sorela iera casalinga, ma la saveva benissimo leger e scriver. Tuti cinque xè nati in giro per l'Istria dove che mio nono afrescava cese prima de trasferirse cola famiglia a Trieste.
Mia mama doveva esser del 1894, nata a Trieste la insegnava ale scole ebraiche de via del Monte, sua mama, mia nona, iera del 1869, nata a Lugo di Romagna, ma vissuda a Trieste, e anche ela iera ben scolarizzada.
ciao
sum culex


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