sona ndada a riguardar in rede; venti anni fa:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... mento.html
E' un pezzo di costa italiana che oggi rischia di essere privatizzato, sommerso da cemento e asfalto, perché il comumne di Duino-Aurisina ha adottato (e la regione Friuli-Venezia Giulia ha approvato) un piano per la costruzione di un enorme complesso turistico: 253 mila metri cubi fuori terra, altri 90 mila interrati per auditorium e centro congressi, più strutture edilmente non fisse (?), più strade e parcheggi per 2.500 posti macchina. Il tutto per un insediamento di cinquemila persone, su una quarantina di ettari che una società immobiliare (Finsepol) si è tempestivamente comprati. Il progetto è del famoso architetto Renzo Piano, ed è certamente suggestivo: tra l' altro ci sarà anche una piscina protetta da una vela, con effetto serra che consentirà di fare il bagno anche d' inverno in acqua di mare riscaldata. L' urbanistica "contrattata" E' un progetto dall' impatto disastroso su ambiente, natura e paesaggio, contro il quale da alcuni anni si battono le associazioni, con Wwf e Lega Ambiente in testa (e la strana eccezione di Italia Nostra). Il torto di Renzo Piano è di non fare una scelta fra i suoi committenti, e di credere che la qualità dell' architettura e l' ingegnosità delle soluzioni tecniche possano giustificare e riscattare interventi che sono rovinosi a tutti gli effetti. Come osserva Edoardo Salzano, presidente dell' Istituto nazionale di urbanistica, abbiamo a che fare con un ennesimo caso di urbanistica contrattata (clamoroso fra tutti quello della Fiat-Fondiaria di Firenze, poi andato felicemente a monte), per cui i Comuni rinunciano ai propri compiti istituzionali di iniziativa e controllo e delegano ai privati proprietari ogni iniziativa. Il progetto viola i vincoli posti su tutta l' area, dalla legge sulle bellezze panoramiche, il vincolo idrogeologico e quelli della legge Galasso; e in più, naturalmente, prevede un grande porto turistico, contro il quale però la Capitaneria di Porto che presiede all' uso (e spesso all' abuso) del demanio marittimo, ha giudiziosamente espresso parere negativo: perché pregiudicherebbe il carattere pubblico dell' approdo esistente, trasformandolo in una struttura all' esclusivo, privato servizio dell' enclave turistica prevista a terra. Il progetto dunque (per un investimento di duecento miliardi) segna il passo, nonostante il grande battage pubblicitario, conferenza stampa a Roma nella sede della Confindustria, esposizione del plastico a Parigi, Londra, Tokyo ecc. Furenti sono le reazioni della stampa compiacente e del presidente della società Finsepol promotrice dell' operazione, per il quale le personalità e gli ambientalisti che ad essa si oppongono, altro non sarebbero che gente incompetente, cialtroni, frustrati raccogliticci ecc., oltre che nemici del progresso e del futuro economico delle popolazioni. Tre seggi all' asfalto Niente di nuovo. Sono trattati così da decenni tutti coloro che si battono per un uso ragionevole del territorio, per una pianificazione nell' interesse pubblico e per la salvaguardia di paesaggio e ambiente naturale che sono la materia prima dello stesso turismo. Le sorti della baia sono state al centro della campagna elettorale: i partiti favorevoli alla cementificazione (Unione slovena, Dc, Psi) hanno ahimé guadagnato un seggio in più ciascuno, un seggio l' hanno conquistato i verdi. La guerra continua: gli oppositori avranno la meglio solo se la baia di Sistiana diventerà una questione nazionale. - di ANTONIO CEDERNA
e anche
http://eddyburg.it/article/view/316/
L’antefatto. Baia Sistiana è venuta alla ribalta nel 1990, quando un progetto attuativo del PRG fu presentato al Consiglio comunale. Del progetto, redatto da Renzo Piano per la proprietà (allora Finsepol), non piacevano le cubature eccessive, la trasformazione edilizia della Baia, l’eccessiva altezza delle costruzioni nella Cava, la minaccia di privatizzazione della fruizione del litorale. L’operazione fu bloccata da una campagna di stampa e da un NO all’ultim’ora del ministro Facchiano (Beni culturali).
Fu redatto un nuovo PRG (alla cui progettazione fui chiamato a collaborare) che ridimensionò fortemente le cubature, previde un sistema di parcheggi a monte e l’eliminazione del traffico lungo la costa, definì le garanzie per la fruizione libera degli spazi balneari. L’obiettivo era quello di promuovere, accanto alla balneazione, un turismo a rapida rotazione d’uso e lunga durata, legato alla convegnistica e ad altre funzioni di profilo internazionale. La prospettiva di Baia Sistiana era inquadrata in una serie di scelte per l’intero territorio comunale che attribuiva il primato alla tutela del paesaggio carsico, alla difesa delle attività agro-silvo-pastorali dalla pressione della domanda di seconde case dei triestini, alla tutela dell’identità dei borghi carsici e al rilancio del loro ruolo.
Oggi, 2003. La polemica è divampata di nuovo. Sono in corso d’approvazione una piccola variante al PRG e il PP attuativo, ed è stato presentato dalla proprietà un progetto architettonico che chiarisce la prospettiva verso la quale si muove.
La variante, il PP e il connesso progetto preoccupano per motivi condivisibili e gravi: 1) la modifica delle utilizzazioni consentite nelle nuove costruzioni, che prefigurano un destino di “villaggio residenziale al mare”: una periferia di Trieste; 2) la tendenza strisciante verso la privatizzazione della fruizione balneare (altro non significa una “regolamentazione degli accessi” affidata alla proprietà); 3) il livello modestissimo della progettazione architettonica, ispirata a modelli assolutamente inaccettabili (si ricostruisce in vitro un falso stile locale, mai esistito, denominato “istro-veneto”)
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ia-di.html
Un grande insediamento turistico, in stile Portofino, potrebbe sorgere nella baia di Sistiana, una profonda insenatura che interrompe la parete di Falesie, la ripida costiera con la quale termina a mare l' altipiano carsico e che arriva alle porte di Trieste. E' un luogo di grande pregio paesaggistico, di memorie letterarie (oltre Rilke, Musil), l' unica alta scogliera della costa adriatica settentrionale, sul quale si sono concentrati sempre molti appetiti. Il paesaggio è ruvido, ma lo ingentiliscono il colore bianco della roccia e la foltissima vegetazione, un ricchissimo repertorio di biodiversità (le Falesie di Duino sono protette da una direttiva europea). Contro il progetto si sono mobilitate tutte le associazioni ambientaliste triestine (il Wwf, Italia Nostra e Legambiente); la Lipu ha presentato un ricorso al Tar perché teme siano minacciate molte specie di uccelli; e anche la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali si è espressa in senso sfavorevole. Si è formata un' associazione di bagnanti, i quali lamentano che il villaggio turistico privatizzerebbe la gran parte dell' insenatura impedendo ai triestini di accedervi: e per i triestini anche solo un tuffo nella pausa di pranzo, senza tante bracciate, è qualcosa di più di un' abitudine (ne ha scritto Claudio Magris in un articolo sul Piccolo). Il progetto è stato messo a punto da una società di Mantova proprietaria dell' area. Il villaggio è previsto in una ex cava che deve essere acquistata dalla Regione e che verrebbe ulteriormente erosa. 120 mila metri cubi di casette (complessivamente l' intervento arriva a 170 mila) che dovrebbero simulare un borgo "istro-veneto", una specie di villaggio falso-antico, illusionistico, con la chiesetta e il campanile, che da luogo di raccolta e di preghiera si trasforma nell' involucro di un ascensore. L' idea di base è l' artificio, definita nel progetto «ricostruzione filologico-congetturale». In realtà sembra l' imitazione di una cosa che non è mai esistita. Una caricatura di Celebration, la città fasulla progettata dalla Disney. Sopra il villaggio, quasi ne fosse una quinta teatrale nascosta dagli alberi, verrebbe edificato un grande albergo, destinato anche a congressi. Sul lato opposto dell' insenatura nascerà un' area di divertimenti, con piscine camuffate da laghetti, finte cascate e poi centri commerciali, ristoranti e bar. Al centro della baia verrà ristrutturato un antico albergo, esemplare di certa architettura per le vacanze austriache, oggi sepolto dai rovi e abbandonato: diventerà un condominio. A monte dell' insenatura, infine, verrà installato un enorme parcheggio, al quale si accederà attraverso un grande svincolo e che sarà collegato alla baia con uno shuttle, il quale shuttle correrà in una galleria bucando la roccia. Il progetto ha ricevuto l' assenso della Regione e della Provincia. E il voto definitivo da parte del Comune di Duino è imminente. Il sindaco Giorgio Ret (centrodestra), inizialmente molto favorevole, ora si dice pronto a miglioramenti, ma, aggiunge, «quattordici consiglieri su sedici appoggiano il piano, e d' altronde la Baia non può restare così com' è, in preda all' abbandono». Opposta è la valutazione di tutte le associazioni ambientaliste: l' obiettivo dell' intervento, sostengono, non è tanto la valorizzazione turistica, quanto quella immobiliare, perché si punta a costruire un quartiere residenziale, di prime e seconde case, lasciando poche zone di spiaggia libera agli abituali frequentatori. In sintonia con le associazioni è il soprintendente Giangiacomo Martines, che boccia il parcheggio («estremamente impattante sotto il profilo paesaggistico, perché distruggerebbe l' area carsica boscata»), boccia lo shuttle e boccia il borgo finto antico, temendo sia che venga alterata la linea di costa, sia che il falso storico strida con l' architettura locale. Sulla vicenda, infine, indaga la Corte dei Conti, che ritiene troppo basso il prezzo fissato dalla Regione per l' ex cava. Le mire su questa insenatura di grande bellezza risalgono ai primi anni Ottanta, quando una società per azioni, la Finsepol, acquistò per poche lire l' intera baia e si rivolse a Renzo Piano. Nel 1988 l' architetto genovese presentò un progetto molto accattivante: la cava veniva rimodellata e rivestita di edifici, mentre il piccolo approdo si trasformava in una grande marina. Fu approvata una variante al Piano regolatore, ma a difesa della Baia, contro un progetto giudicato troppo voluminoso (250 mila metri cubi, più altri 100 mila interrati) si schierarono Antonio Cederna, Elena Croce, Antonio Iannello e tanti altri esponenti dell' urbanistica e dell' ambientalismo. Intervenne il ministero dei Beni Culturali e il piano fu bloccato. Il Comune di Duino, passato a un' amministrazione di centrosinistra, affidò a Edoardo Salzano, urbanista di fama, docente a Venezia, l' incarico di realizzare il nuovo piano regolatore. Per Baia Sistiana Salzano prevedeva sviluppo turistico-alberghiero, ma soprattutto salvaguardia delle qualità ambientali, un piccolo porto, tre ascensori e tanta spiaggia libera. Le volumetrie erano state ridotte a 170 mila metri cubi. Le cubature del nuovo progetto sarebbero anche in linea con i programmi di Salzano. Ma l' impianto del progetto ne snatura la filosofia. «Il guaio», dice Salzano, «è che il Comune non ha avuto come interlocutore un imprenditore, ma un soggetto interessato solo a valorizzare la sua proprietà immobiliare. Il risultato è pessimo anche sotto il profilo dell' immagine, della concreta trasformazione del paesaggio». Allora che fare di Baia Sistiana? Se non si riesce a trovare una soluzione che rispetti il paesaggio, dicono gli ambientalisti, meglio sarebbe lasciare tutto così com' è. Salzano, d' accordo su questo, propone anche un' altra soluzione: «Perché il Comune non organizza un concorso internazionale, dotato di adeguati premi a carico della proprietà, con una giuria autorevole e autorevolmente presieduta? Personalmente chiederei a Renzo Piano, a cui non si possono attribuire colpe che sono del vecchio piano regolatore e del committente». - FRANCESCO ERBANI DUINO (TRIESTE)
il progetto di renzo Piano
http://www.gd-lc.com/en/index.php?conte ... istiana%2F
1992;
http://archiviostorico.corriere.it/1992 ... 2519.shtml
TRIESTE . E adesso una delle sette baie piu’ belle del mondo restera’ ai topi e alla spazzatura per molti anni: cinque o sei, a voler essere ottimisti. Che il golfo di Sistiana sia tra gli incanti del globo, lo suggeri’ il Times alcuni anni fa. Che sia condannato al degrado, lo ha detto il crollo del faraonico progetto di recupero che ha segnato la vittoria dei verdi piu’ oltranzisti. Sfumato l’ avveniristico progetto dell’ architetto Renzo Piano, uscito di scena dopo aver gettato la spugna Quirino Cardarelli, l’ imprenditore che aveva osato sfidare gli ambientalisti, a seppellire per sempre il piano di recupero turistico da 400 miliardi e’ stato il fallimento della Fintour, la societa’ che aveva dato vita all’ operazione. I sigilli apposti dal tribunale simboleggiano il piu’ grande crack finanziario della storia di Trieste: 300 miliardi di debiti, 17 societa’ collegate travolte dal fallimento, decine di dipendenti
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Crolla il megaprogetto (400 miliardi) per recuperare una delle insenature piu' belle del mondo TITOLO: Sipario sulla baia di Sistiana Grave crack finanziario per Trieste: 300 miliardi di debiti, 17 societa' fallite - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - TRIESTE . E adesso una delle sette baie piu' belle del mondo restera' ai topi e alla spazzatura per molti anni: cinque o sei, a voler essere ottimisti. Che il golfo di Sistiana sia tra gli incanti del globo, lo suggeri' il Times alcuni anni fa. Che sia condannato al degrado, lo ha detto il crollo del faraonico progetto di recupero che ha segnato la vittoria dei verdi piu' oltranzisti. Sfumato l' avveniristico progetto dell' architetto Renzo Piano, uscito di scena dopo aver gettato la spugna Quirino Cardarelli, l' imprenditore che aveva osato sfidare gli ambientalisti, a seppellire per sempre il piano di recupero turistico da 400 miliardi e' stato il fallimento della Fintour, la societa' che aveva dato vita all' operazione. I sigilli apposti dal tribunale simboleggiano il piu' grande crack finanziario della storia di Trieste: 300 miliardi di debiti, 17 societa' collegate travolte dal fallimento, decine di dipendenti sul marciapiede, una valanga di creditori per contenere i quali non e' bastata la piu' grande aula del palazzo di Giustizia. Fra essi la Morteo, societa' dell' Iri messa a dura prova dalla vicenda e un' interminabile coda di banche, finanziarie, enti pubblici e privati. E poi, c' e' il valore dei beni che ora saranno messi all' asta. Non solo la baia di Sistiana, ma anche il "Giulia", un maxi.centro commerciale inaugurato a ottobre e la cava Faccanoni, un' area dismessa poco fuori citta' dove Cardarelli aveva in animo di costruire un polo direzionale telematico. Nessuno dei creditori, compreso il fisco, ha grandi speranze. E una storia aggrovigliata, quella della baia in cui si specchia il golfo di Trieste. C' e' dentro di tutto. Un imprenditore cocciuto, sbarcato dall' Abruzzo a Trieste con il pallino di un progetto turistico raffinato. Un architetto di fama, quel Renzo Piano famoso per il Beaubourg parigino. E poi, il respiro di un' insenatura di rara bellezza. Cosi' , dopo molti tentativi di recupero andati in fumo, era giunto il progetto di Piano. Tre quarti delle edificazioni da realizzarsi in zona cava, approfondendone l' insenatura per ricavarne delle isolette prospicienti i residence. La baia, a forma di conchiglia, avrebbe permesso il bagno invernale in una struttura trasparente grazie all' energia solare. Con 17 miliardi investiti per il verde sui 400 complessivi. Era un piano cosi' fuori dagli schemi da spaccare anche il fronte ambientalista, dilaniato per molti mesi da polemiche, e passato da un iniziale, benevolo attendismo a una dura opposizione al progetto. Di contrasto in contrasto, tuttavia, questo aveva passato tutte le autorizzazioni locali, finche' la sovrintendenza ai Beni Ambientali ne ha imposto la revisione. E stata la svolta. Prima il ministero ha ridotto di piu' di un terzo le volumetrie edificabili. Poi Cardarelli ha abbandonato la sua stessa societa' , lanciando pesanti accuse contro i verdi ma anche contro la classe politica regionale, rea d' averlo lasciato solo "a fronteggiare lobby potentissime, scatenate anche a livello nazionale, sostenendo costi d' attesa di oltre un miliardo al mese che ci hanno dissanguato". A catena e' precipitata la Fintour. Per ragioni precise, ha spiegato il curatore fallimentare, l' avvocato Lino Guglielmucci, nella sua relazione: un progetto da 400 miliardi sostenuto dal capitale minimo per una Spa, 200 milioni. Una sproporzione fra mezzi propri e volume d' affari che ha trasformato l' impresa in avventura. Esultano i verdi, per aver impedito "la cementificazione della baia mascherata di verde", accusando la Regione d' aver dato mano libera a Cardarelli e tentato invano di scavalcare la legge Galasso sulla tutela ambientale. Roberto Morelli
ma
Fintour iera istesso che
Finsepol?
per i alberghi:
http://www.divulgando.org/palmare/duino ... o_dismesso
hotel Seebad:
Albergo dismesso (ex Park Hotel)
Il Park Hotel venne costruito, probabilmente su commissione del Principe Alessandro della Torre e Tasso, tra il 1906 e il 1909, in un’area che era diventata un importante centro turistico. Esistevano allora solo altri due alberghi: lo Strand Hotel e il Berg Hotel (dove oggi è villa Diana). L’albergo di prima categoria, realizzato su cinque livelli, con struttura portante in mattoni pieni e solai prevalentemente in legno, aveva accesso da nord. in modo da lasciare il fronte mare libero per la distribuzione delle stanze. Sul lato nord erano localizzati anche i servizi igienici e i locali accessori come la stireria e il guardaroba. Le stanze di maggior pregio, sia per le maggiori dimensioni che per la presenza del bagno interno, erano collocate nelle due torri laterali. Le stanze a sud dei primi tre livelli erano provviste di ampie terrazze in ferro battuto, recante motivi in stile liberty.
La sala da ballo, la cucina e la sala da pranzo erano localizzate nella dependance, raggiungibile attraverso un collegamento coperto.
L’albergo subì vari danni a causa della guerra e anche di avversi eventi atmosferici. Furono presentate delle proposte per il rinnovamento dell’albergo, mai attuate e dal 1943 l’albergo rimane inutilizzato e in forte stato di degrado.
dallo stesso sito, un commento sul progetto di Piano:
tra le varie proposte si riporta il progetto di recupero della Baia di Sistiana dell’arch. Renzo Piano del 1987.
Esso prevede la realizzazione di un complesso turistico (costituito da alberghi, residence, attività commerciali, centro congressi, auditorium) per circa 2500-3000 persone, che si sviluppa volumetricamente secondo archi di cerchio che seguono l’andamento delle insenature. La singolarità della proposta consiste nel prevedere all’interno dell’ex cava lo sviluppo di una grande vela in teflon in grado di coprire una superficie di circa 3.000 mq, che tramite l’effetto serra prodotto e il sistema naturale di ventilazione, permette il mantenimento del microclima e garantisce la balneazione invernale.
a proposito de Renzo Piano, el xe el architetto del Beaubourg a Parigi..
scusate i tanti quote, ma è interessante rileggere cosa e chi diceva anni fa..