Per capire il Carso

dei omini preistorici, i castellieri, fin ala Tergeste romana, inclusa
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rofizal
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Per capire il Carso

Messaggio da rofizal »

Sempre da un mio messaggio del vecchio forum, datato 19 maggio 2003 :
Il Carso è ancora molto da scoprire. Poiché gran parte dei suoi segreti sono racchiusi nel sottosuolo, la loro scoperta è molto lenta e graduale.

Ma cerchiamo di addentrarci in essi, per quanto possibile, con l'aiuto di Dante Cannarella, che ha il merito di aver esposto l'argomento in modo chiaro e abbastanza semplice.

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Nel Carso, all'origine, troviamo solo il tipo di pietra che forma il suo supporto e la posizione geografica che lo vede inserito in un particolare tipo di clima, che con i suoi agenti lo ha modellato e trasformato.

L'altipiano carsico rappresenta l'estrema propaggine nord-occidentale della zona di corrugamento dell'alta Istria, o Istria montana, ed è costituito da un'anticlinale, cioè una piega a gobba, con asse da Sud-Est a Nord-Ovest e con la cerniera, cioè la parte assiale, situata, all'incirca, dove c'è oggi il vallone di Brestovizza.

Il Carso triestino comprende una fascia, profonda pochi chilomteri e lunga circa 25, che si estende dal lago di Pietrarossa fino alla sinclinale della Val Rosandra.

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Questo è stato purtroppo il limite di quasi tutti gli studi da parte italiana, e ciò è dovuto al fatto di essere forzatamente limitati dal confine stabilito dopo la seconda guerra mondiale.

Ma continuiamo con Cannarella.

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A nord, cioè sul confine, è delimitato dalla catena di alture che dall'Ermada arriva fino al Concusso, a sud dalle alture che formano la cresta marginale dell'altopiano carsico. Tra queste due catene di colline, leggermente divergenti verso sud-est, si estende la parte dell'altipiano triestino che rappresenta l'antico solco vallivo del fiume Timavo, cioè il Paleotimavo.

Il Carso formato da rocce calcaree e dolomitiche, vale a dire da carbonatiti calcaree, chimicamente formate per la maggior parte di carbonato di calcio (che costituisce il calcare vero e proprio) e da carbonato di magnesio (che forma invece la dolomia). Sono presenti come impurità, più o meno diffuse, la silice, gli ossidi di ferro e l'allumina.

Il calcare appartiene al grande gruppo delle rocce sedimentarie organogene, formate cioè per l'accumulo di sostanze organiche.

Alle carbonatiti si affiancano le arenarie e le marne, che sono rocce derivate dall'alterazione chimico-meterorica di rocce preformate, cioè sono formate con la sedimentazione di fanghi e sabbia di origine terrestre.

Il Carso ebbe origine in un mare vasto ma non profondo, di acque tiepide, in seguito alla sedimentazione continua di microrganismi, sia animali che vegetali, nonchè di molluschi, specie lamellibranchi e gasteropodi, i cui gusci si sono cementati tra loro.

Il più antico tipo di calcare, presente nella vicina Istria, si è formato nel periodo Giurese, ma il nostro altipiano è più recente. Le sue formazioni ebbero inizio nel periodo Cretacico, cioè alla fine dell'era secondaria, circa 110 milioni di anni fa, e si protrassero per tutto il periodo Eocenico, cioè fino quasi alla metà dell'era terziaria, per una durata quindi di circa 80 milioni di anni.

In senso geologico si può quindi dire che il nostro Carso è relativamente giovane, tanto più considerando che le rocce più antiche finora conosciute [sulla terra] si sono formate nell'Archeano, vale a dire quasi tre miliardi di anni fa.

La sedimentazione marina che formò la roccia calcarea avvenne attraverso ritmi piuttosto discontinui, a causa delle diverse condizioni del mare in cui si verificava. Vi erano periodi in cui il mare era più profondo ed altri in cui il basso livello dell'acqua consentiva la formazione di estese scogliere sulle quali prosperavano molluschi e altri organismi viventi. Il moto ondoso demoliva in continuazione quelle formazioni: frammenti di roccia e gusci di molluschi cadevano alla base delle scogliere e nei bacini di retroscogliera, e lì si cementavano nuovamente in roccia compatta. Così si formarono le brecce e le brecciole calcaree.

In questo mare dal livello incostante spesso nessuna terra affiorava sulle onde e la sedimentazione era formata soltanto dalle spoglie di organismi marini. In altre epoche invece alcune zone venivano sospinte a pelo d'acqua o anche emergevano, sia pure di pochi metri, e in questi casi finivano in mare anche materiali terrigeni e resti di vegetali portati al mare dai corsi d'acqua. Questo si verificò, ad esempio, nel Cenomaniano, quando si estesero, presso il mare, vaste zone di estuario e lagune salmastre ove si formarono i calcari bituminosi, detti anche "calcari fetidi" perchè, quando vengono spezzati, liberano particelle di gas metano.

Naturalmente, condizioni ambientali così diverse nei luoghi e nei tempi, diedero origine a calcari pure molto diversi, sia per grana che per compattezza.

E' stato calcolato che la serie degli strati calcarei, almeno per quello che riguarda la parte del Carso triestino, abbia raggiunto uno spessore di oltre 3000 metri. Man mano poi che gli strati aumentavano di spessore, si verificava uno sprofondamento del fondale marino, per cui gli strati più recenti restavano sempre sotto il pelo dell'acqua, o quasi. E' il fenomeno della "subsidenza".

Intanto, alla fine del periodo Cretacico, si erano iniziate le prime spinte dell'orogenesi alpina, che faceva lentamente emergere dal mare le grandi pieghe che avrebbero formato le catene montuose delle Carniche, delle Giulie, delle Dinariche e, con esse, anche l'anticlinale del nostro Carso.

Da queste terre, in via di emersione sempre più netta, le acque meteoriche cominciarono a fluitar i materiali terrigeni che, portati al mare dai grandi fiumi, diedero origine con la loro sedimentazione alle rocce arenarie e alle marne, che insieme formano il tipico deposito chiamato Flysch.

Nell'Oligocene, quando si intensificò l'orogenesi dinarica, anche il nostro territorio cominciò a risentirne gli effetti. Sotto la pressione delle spinte tangenziali, gli strati calcarei si corrugarono, formando un'unica grande piega, cioè l'anticlinale. Come prima conseguenza di questo movimento, gli strati di arenaria che coprivano il colmo della gobba vennero demoliti e dispersi dal moto ondoso, il quale cominciò subito a erodere anche i sottostanti calcari.

Il Carso, e la cerbiera dell'anticlinale già smussata, emerse lentamente dal mare e gli strati di arenaria ancora marginalmente presenti scivolarono lungo i fianchi della piega, mentre le anticlinali adiacenti continuavano ad approfondirsi.

Nel periodo seguente, il Miocene, si verificò una nuova fase orogenetica, quella pontica, che con le sue spinte poderose sollevò l'anticlinale del Carso, ormai completamente peneplanata, ad un'altezza che è stata valutata di almeno 200 metri superiore all'attuale. Gli strati calcarei, che un tempo erano stati per lo più orizzontali, si piegarono a tal punto che ai margini dell'anticlinale, in qualche tratto, formarono strapiombi come, ad esempio, sulla flessura presso Prosecco. Ma il lavorio delle acque di superficie (tra i corsi d'acqua da ricordare soprattutto il Paleotimavo) continuò a demolire l'anticlinale che l'erosione marina aveva già spianata.

Così l'altopiano venne abbassato e, quando cessò l'azione paleofluviale a causa della scomparsa dei corsi di superficie, inghiottiti dal sottosuolo, iniziò l'azione degradatrice degli agenti atmosferici, che modellarono variamente il nostro altipiano, creandovi tutta la vasta gamma dei fenomeni carsici, così varianti da zona a zona.

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[citazioni fatte con il permesso di Dante Cannarella]


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Re: Per capire il Carso

Messaggio da frenata »

sei geologo?


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babatriestina
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Re: Per capire il Carso

Messaggio da babatriestina »

rispondo io, visto che l'autore del post d a un po' di tempo non passa di qua: non credo, visto che cita il nome di Cannarella, quello è un esperto che ha scritto diversi libri su Trieste: ma quando Rofizal si dedica ad un argomento, gli piace sviscerarlo.


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Re: Per capire il Carso

Messaggio da frenata »

grazie! e complimenti a tutti. a me il tempo manca semrpe per quasi tutto....


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