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Dai documenti arrivati fino a noi si viene a sapere che i lavoratori, soprattutto, quelli delle campagne, costretti ad esercitare l’arte lontano dalle case, a cielo scoperto, esposti al rigore dell’inverno e al bollore cocente dell’estate, alla pioggia e al vento, coperti di ruvidi e laceri panni, parcamente nutriti di pane il più ordinario, spesso di saggina, segale, orzala, veccie e fave, di pochi legumi e di qualche erbaggio; una leggera tintura di vino, e non sempre, formava per essi la più delicata bevanda con cui spegnere la sete.[...] La maggior parte di questi infelici mercenari erano nutriti dal padrone con pane giogliato, bevevano spesso acqua guasta con aceto rinforzato talvolta con la calcina, erano sollecitati al lavoro a colpi di bastone, senza riposo, dormivano, spesso, a cielo scoperto sul nudo suolo, esposti alle guazze e alle piogge; se cadevano ammalati, come accadeva quasi a tutti, nessuno li assisteva e rimanevano distesi per i campi, mangiati dagli insetti e, se morivano, qualche volta, restavano insepolti o venivano coperti con un mucchio di sassi.
[...] La maggioranza dei braccianti e dei lavoratori in genere, lavorava a giornata, in condizioni spesso ai limiti della sopravvivenza fisica e della semi-schiavitù. Anche per i residenti fissi non lavoranti le condizioni fisiche non erano molto buone, dominate da un ambiente naturale selvaggio e malsano.Nel 1780 fu calcolato da Leonardo Ximenes che la durata media della vita in Maremma era di 19 anni e mezzo e, dice il Salvagnoli, che poco prima della metà dell’ottocento la vita media aveva aumentato la sua durata nel grossetano: era calcolata in 22 anni e mezzo.[...] Qualcosa cominciò a cambiare quando alla guida del Granducato di Toscana arrivò Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena. Quel momento segnò per la Toscana una ripresa di iniziative economiche e di riforme innovatrici in molti campi.
A proposito della Maremma, Pietro Leopoldo scriveva, nei primi anni del suo governo: “La maggior parte dei maremmani si ciba male, mangiano carne, anche selvaggiumi e bestie morte, bevono vino eccessivamente e quando sono malati non vogliono curarsi, essendo nemici dei purganti e vomitivi…che sono appunto i rimedi di cui hanno bisogno. Infatti molti muoiono di mal di petto o di febbri acute e putride, terzane, che poi divengono ostruzioni ed idropisie. E per prova che queste ragioni sono vere, si osserva che le donne, che non si espongono tanto al sole e alle campagne, ci vivono bene, ed i benestanti che possono prendere i loro comodi ci campano molti anni”.In questo periodo furono emanate importanti riforme: - Fu estinto il debito pubblico e restaurate le finanze; - Fu dato inizio ad una politica economica liberista, con provvedimenti tesi ad allentare i vincoli posti alla proprietà, a sopprimere i privilegi feudali e quelli religiosi; - Fu dato inizio ad un primo tentativo di uguaglianza fiscale.
Inoltre, furono valorizzate le autonomie locali e quelle giudiziarie e, per la prima volta al mondo, fu abolita la pena di morte e della tortura e istituito l’indennizzo ai carcerati risultati innocenti perché vittime di errori giudiziari.
Fu soppresso il tribunale dell’Inquisizione.
Ancora molto importante, fu l’emanazione di norme per la libertà di esportazione, immissione e circolazione di tutte le merci e quindi, delle derrate alimentari, fino ad allora prescritte.
Furono soppressi il Magistrato dell’Abbondanza e quello della Grascia, creduti, fino ad allora, erroneamente i veri assicuratori di una abbondanza nello Stato e i moderatori dei prezzi. Questi organismi furono sostituiti dalla Congregazione dell’Annona.
Non ci vollero molti anni per convincersi che la libera concorrenza dei venditori e dei compratori superava, in efficacia, i regolamenti e la vigilanza di qualsiasi magistrato.
Alla donata libertà di esportare, introdurre e far circolare le merci, fu associata l’altra, di venderle e contrattarle in relazione ai prezzi, pesi e misure.
Con queste misure, anche se la vita in Maremma continuò ad essere dura, l’alimentazione delle popolazioni risentì grande miglioramento, in quantità e qualità.
Mal no far, paura no gaver.