Batiscafo Trieste

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Batiscafo Trieste

Messaggio da McFriend »

Qualcuno ha qualche notizia del famoso batiscafo "Trieste" di Auguste Picard dopo che è stato dato alla marina americana. :et15:


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Messaggio da AdlerTS »

Suggerirei di consultare il libro uscito da poco per i 100 anni del cantiere di Monfalcone ... potrebbe esserci qualcosa.
Se da voi non arriva, gli darò un'occhiata qua io a Trieste :wink:


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Messaggio da AdlerTS »

Sul libro che ti dicevo c'e' anche il batiscafo Trieste, pagina 202, circa 2 facciate di roba.
Per adesso però non l'ho comperato, magari più in là...
Ultima modifica di AdlerTS il mer 5 mar 2008, 12:17, modificato 1 volta in totale.


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Messaggio da McFriend »

E'arrivato anche da noi, libro molto interessante riguardante i sommergibili, pero riguardo il batiscafo un po poco :twisted: :roll:


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Messaggio da McFriend »

:roll: ho sbagliato libro credo. Quello che è arrivato è della Ass. Culturale Tempora dal titolo Sommergibii, tecnologie e cantieristica Monfalcone 1907-2007 della casa editrice Itinera Progetti. :i_smile_07:


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Messaggio da McFriend »

Ho scoperto che è esposto in un museo navale in America.
Vedi anche il seguente sito

http://www.knowledgerush.com/kr/encyclo ... S_Trieste/

Vagando per vari siti ho scoperto che esite un nave spaziale USS Trieste nella serie di Star Trek.

http://memory-alpha.org/en/wiki/USS_Trieste

Come vedete Trieste è dappertutto dalle profondità degli oceani alla galassia lattea. :-D


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Messaggio da Nona Picia »

" E nel cuore di tutti gli italiani". Che magari non sanno nemmeno dove si trova. :'-(


Ciao ciao
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Messaggio da AdlerTS »

AdlerTS ha scritto:Suggerirei di consultare il libro uscito da poco per i 100 anni del cantiere di Monfalcone ... potrebbe esserci qualcosa.
Se da voi non arriva, gli darò un'occhiata qua io a Trieste :wink:
Dal libro di cui sopra di Paolo Valenti:

La parte "leggera", cioè lo scafo e la torretta d'accesso, fu costruita ed allestita dal Cantiere di Monfalcone, la sfera per accogliere due persone oltre a tutta la strumentazione, fu costruita dalle Acciaierie di Terni, ed infine il montaggio della sfera sullo scafo e tutte le relative finiture e completamenti furono eseguiti nel cantiere di Castellammare di Stabia.
Questo per il fatto che, non esistendo in Adriatico fondali per effettuare le prime prove d'immersione a grandi profondità, non aveva senso completare il tutto a Monfalcone per poi dover trasferire il batiscafo finito in Tirreno.
I lavori si conclusero nell'agosto del 1953 ed il Trieste iniziò le prove in mare subito dopo.
[…] La prima immersione tecnica reale fu pianificata per il 30 settembre 1953, nella "Fossa del Tirreno" allargo dell'isola di Ponza. Intorno alla nave appoggio si trovavano altre imbarcazioni; tecnici, scienziati e giornalisti.
Il Professar Piccard
[lo scrive con due c ] si imbarcò sul Trieste insieme al figlio e, alle 8.18, il batiscafo scomparve sott'acqua. La velocità di discesa era di circa 1 metro al secondo. Dopo due ore e venti minuti lo scafo riemerse e fu subito raggiunto dalla nave appoggio. Nella trepidazione generale, il vecchio Piccard uscì per primo dalla torretta e comunicò di aver toccato la quota di meno 3150 metri. Questa sarebbe stata l'ultima immersione di Auguste Piccard. Il Professore era ormai troppo anziano; continuò tuttavia a dirigere le operazioni, e nel 1956, il figlio ribadì il successo scendendo con il Trieste nel Golfo di Napoli fino a 3800 metri. Nel 1958, col benestare dei Piccard che volevano portare avanti il programma, il Trieste, costruito e collaudato in Italia, fu venduto, per 250.000 dollari, alla U.S. Navy che lo trasferì in California. Gli Stati Uniti avevano stabilito di raggiungere il massimo traguardo degli 11000 metri nella Fossa della Marianne, al largo dell'isola di Guam, nell'Oceano Pacifico.
Il batiscafo fu rimesso in cantiere per irrobustire la cellula e soprattutto l'abitacolo, realizzando una nuova sfera, simile alla precedente ma con uno spessore maggiore; nell'occasione il nome fu modificato in Trieste I. […]
A 4 ore e 48 minuti dall'immersione, i fari del batiscafo illuminarono il fondo a 10917 metri di profondità, scoprendo che il fondo del massimo abisso del pianeta
[la Fossa della Marianne] era una superficie uniforme e piatta. Due uomini erano scesi nel punto più profondo dell'oceano ottenendo un primato che non sarà più superato. Dopo una mezz'ora d'osservazioni, il Trieste I iniziò la risalita e 3 ore e 17 minuti più tardi riapparve in superficie, sollevando uno sbuffo di schiuma.
Attualmente il batiscafo Trieste I è conservato al Museo Navale di Washington


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto: Il Professar Piccard lo scrive con due c
difatti
http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Piccard
e trovè anche una foto del Trieste
Immagine
con una c xe Picard, la catena dei surgelati ( che ve consiglio, ogni tanto!) oltre che un personaggio de Star Trek


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Messaggio da AdlerTS »

In uno dei opuscoli della Associazione Aldebaran ghe xe questa interessante sezion:
Allegati
Batisfera.jpg


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Messaggio da rofizal »

Go capido... apena go tempo ve riporterò quel che iera sul sito de Trieste Mia. :wink:


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Messaggio da rofizal »

Eco che ve riporto quel che iera sul sito.

=======================

I Batiscafi
"Trieste I" e "Trieste II"


Fatti Noti e Sconosciuti

Nel 1969 l'uomo metteva piede sulla Luna, impresa che è passata alla storia ma che le generazioni successive non hanno più potuto rivivere, almeno fino al momento attuale.
Agli inizi di quegli stessi anni '60 l'uomo compiva un'altra memorabile impresa, ma in direzione opposta: raggiungeva il punto più profondo sotto il livello del mare.
Forse non sono molti quelli che oggi ricordano come quell'impresa fosse strettamente legata alla città di Trieste, sia per il nome dato ai vari batiscafi, sia per il luogo dove venne costruito il primo di essi.

Noi ora vi faremo ripercorrere quegli avvenimenti, affinché non vengano dimenticati ma restino anche nella nostra memoria. E scopriremo pure dei lati oscuri e misteriosi di questa vicenda.

Il Batiscafo "Trieste"
  • Cosa è e come funziona un batiscafo?
    Auguste e Jacques Piccard
    Il Batiscafo Trieste I
    L'immersione nella Fossa delle Marianne
    Il Batiscafo Trieste II
Bibliografia
Naval Historical Center di Washington (USA)
Naval Undersea Museum di Washington (USA)
Allegati
Il Batiscafo "Trieste I". Si vede chiaramente lo scudo con l'alabarda di Trieste. [Foto Naval Historical Center]
Il Batiscafo "Trieste I". Si vede chiaramente lo scudo con l'alabarda di Trieste. [Foto Naval Historical Center]


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Messaggio da rofizal »

Cosa è e come funziona un batiscafo?

La parola batiscafo deriva dai vocaboli greci "bathos" che significa "in profondità" e "scaphos" che significa "nave".
Un batiscafo è una unità capace di immergersi autonomamente senza collegamenti con l'esterno.
Si può dire che un batiscafo sia come un dirigible subacqueo. Infatti ha in comune con questo due caratteristiche principali: un serbatoio per il materiale galleggiante e una cabina per l'alloggiamento dell'equipaggio e della strumentazione.

Mentre il serbatoio del dirigible viene riempito di un gas più leggero dell'aria, il serbatoio del batiscafo viene riempito di un fluido più leggero dell'acqua (benzina) che fornisce la spinta verso l'alto. Inoltre, come il dirigible, il batiscafo ottiene i movimenti di salita e discesa tramite controllo del peso e compie questo scaricando la zavorra d'acciaio, o facendo uscire del fluido per rendere la navicella più leggera o più pesante del liquido circostante. Per muoversi in senso orizzontale dispone di eliche e timone.

Lo scafo, nella navigazione in superficie, è galleggiante, avendo vuoti gli scompartimenti alle due estremità. Riempiendo questi di acqua di mare la navicella ha invece una galleggiabilità leggermente negativa (cioè affonda lentamente). Una ulteriore spinta verso il basso, se necessario, può essere ottenuta facendo uscire della benzina dai serbatoi dove è contenuta.

Lo scafo, a differenza della cabina sferica, non è progettato per resistere all'enorme pressione idrostatica delle profondità marine. Quindi per uguagliare la pressione interna a quella esterna, quando avviene l'immersione, viene immessa acqua di mare anche nei serbatoi della benzina.
Quando il batiscafo scende, la pressione crescente comprime la benzina. Una valvola di pareggiamento nel serbatoio della benzina permette che l'acqua di mare entri nello stesso serbatoio per mantenere la pressione interna uguale a quella esterna. Quando la navicella sale, avviene una situazione opposta e viene quindi fatta di nuovo uscire l'acqua di mare (la benzina, più leggera e non mescolabile con l'acqua, galleggia nella parte alta interna del serbatoio).
Allegati
Sezione del Batiscafo Trieste (disegno del 1959). [Disegno Naval Historical Center]<br /><br />Legenda: <br />1 : Serbatoi per l'acqua di zavorra <br />2 : Serbatoi per la benzina <br />3 : Magnete per lo scarico della zavorra <br />4 : Tunnel di ingresso per l'equipaggio
Sezione del Batiscafo Trieste (disegno del 1959). [Disegno Naval Historical Center]

Legenda:
1 : Serbatoi per l'acqua di zavorra
2 : Serbatoi per la benzina
3 : Magnete per lo scarico della zavorra
4 : Tunnel di ingresso per l'equipaggio


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Messaggio da rofizal »

Delle batterie forniscono energia per far funzionare i motori di propulsione, le luci e le attrezzature scientifiche ed operative. La zavorra utilizzata dal batiscafo (pesi di acciaio di formato BB) viene trasportata dentro due enormi contenitori. Lo scarico della zavorra viene controllato da un'elettrovalvola (elettromagnete). Finché viene mantenuta corrente elettrica, la zavorra viene trattenuta all'interno dei contenitori dall'elettrovalvola. Quando l'elettricità viene tolta o in qualsiasi caso di mancanza di corrente, il magnetismo cessa e i pesi di zavorra escono. Questo metodo costituisce un sistema di salvataggio di emergenza per il veicolo.
La sfera è l'unica parte realmente resistente alla pressione dell'intero batiscafo. La sfera di Krupp, usata a Guam, aveva le pareti d'acciaio disegnate per sostenere pressioni di 8 tonnellate per pollice quadrato. La sfera di Terni era progettata per una profondità di funzionamento di 20.000 piedi. I comandi di funzionamento sono all'interno della sfera, al pari di tutte le unità di controllo e gli strumenti di registrazione. Il pilota, il copilota e l'osservatore alloggiano nella sfera occupando il piccolo spazio restante. La finestra di osservazione è fatta d'un plexiglass spesso 6 pollici orientato in avanti ed un po' verso il basso che fornisce agli idronauti una vista insolitamente buona dell'ambiente sottomarino a pochi centimetri dai loro occhi.
Allegati
Veduta della parte anteriore della cabina sferica del batiscafo Trieste, dove si vede la finestra in plexiglass e i terminali degli strumenti. In alto a sinistra si vede il contenitore anteriore della zavorra, con la valvola di controllo. La foto è stata
Veduta della parte anteriore della cabina sferica del batiscafo Trieste, dove si vede la finestra in plexiglass e i terminali degli strumenti. In alto a sinistra si vede il contenitore anteriore della zavorra, con la valvola di controllo. La foto è stata


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Auguste e Jacques Piccard

Messaggio da rofizal »

Auguste e Jacques Piccard

L'idea e l'iniziativa della costruzione dei batiscafi si deve allo scienziato Auguste Piccard. A Jacques il fatto che sia stata scelta Trieste-Monfalcone per la costruzione di "Trieste I".
A Trieste c'è ancora chi lo ricorda. Dice Ernesto Starri, ora abitante negli USA:

"El batiscafo TRIESTE no xe stado costruido in italia, el xe stà costruì al Cantier San Marco, nel 1953 quando che a Trieste iera ancora el Teritorio Libero. Mio papà, adesso defunto, conoseva Piccard, perché lo portava in giro per Trieste. E mio papà iera sai fiero, perché el Trieste veniva costruido qua dopo che i gaveva fato una gara con i Cantieri de Genova e de Irlanda, e Piccard ghe gaveva dado el contrato al San Marco perché lori iera i unici che podeva costruirlo proprio come lui voleva. E Piccard iera cussì impressionà dela nostra cità che alora el ghe ga dà el suo nome al batiscafo."

Da ulteriori informazioni ricevute, nonostante diversi ricordi e fonti ufficiali attribuiscano la costruzione del batiscafo ai cantieri San Marco di Trieste, lo stesso risulterebbe invece progettato e costruito a Monfalcone dall'ing. Loser in collaborazione con Piccard. La Sfera fu invece realizzata a Terni e montata a Castellamare di Stabia. Per l'esattezza il batiscafo sarebbe stato costruito all'Officina Fabbri Nave di Monfalcone e non fu considerato una vera e propria costruzione navale tanto che i CRDA (ai quali il Cantiere Navale Triestino di Monfalcone apparteneva) non diedero ad esso alcun numero di costruzione navale. Poi da Monfalcone fu spedito a Castellamare di Stabia dove applicarono la sfera e quindi lo immersero in mare con gru. [fonte Dott. Valerio Staccioli]

Auguste Piccard
Il noto fisico belga nacque in Svizzera, a Basel (Basilea), il 28 gennaio 1884, ed è morto a Lausanne (Losanna, sempre in Svizzera) il 24 marzo 1962.
Era conosciuto sia per la sua esplorazione della stratosfera che delle profondità del mare con navi da lui stesso progettate. Nel 1930 costruì un aerostato per studiare i raggi cosmici. Nel 1932 elaborò un nuovo progetto per le cabine degli aerostati e durante lo stesso anno salì fino a 16.916 m. (55.000 piedi).

Costruì il primo batiscafo (si chiamava FN RS-2) nel 1948 e questo giunse, senza equipaggio, alla profondità di 1.500 metri, al largo di Capo Verde. Questa unità fu poi ricostruita dalla Marina Militare Francese e vennero fatte circa 60 immersioni sino al 1958, da G. Houot, raggiungendo la massima profondità di 4.100 metri al largo di Dakar.

Piccard era nato in una famiglia di scienziati svizzeri. Suo padre, Jules Piccard, era un professore di chimica all'Università di Basilea. Auguste e il suo fratello gemello Jean, si iscrissero insieme all'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, a Zürich (Zurigo), dove studiarono rispettivamente fisica e chimica. Dopo la laurea, entrambi decisero di insegnare all'università; Jean, il chimico, andò prima a Monaco di Baviera, poi a Losanna ed infine negli Stati Uniti; Auguste, il fisico, restò invece all'Istituto. Nell'agosto del 1919 sposò la figlia d'uno storico francese della Sorbonne.

Da bambino, Piccard era stato affascinato dai pesci e pensava che l'uomo avrebbe dovuto scendere anche nelle profondità del mare. Dopo i suoi successi aeronautici, ebbe così il desiderio di sviluppare un dispositivo capace di resistere alle pressioni delle profondità dell'oceano: il batiscafo.

Le cabine resistenti alle forti pressioni sono, per necessità, più pesanti dell'acqua. Fino a quel tempo (1948), erano state appese ad un cavo, ma a grandi profondità questo sistema non era possibile. Piccard rivoluzionò l'immersione con il principio dell'aerostato. Poiché un aerostato più leggero dell'aria trasporta la navicella, un galleggiante più leggero dell'acqua avrebbe potuto sostenere la cabina. Poichè l'aerostato richiede una eliminazione di zavorra per salire, il batiscafo doveva eliminare la zavorra per risalire dopo aver completato l'immersione. L'aria, poiché viene compressa troppo facilmente, non venne usata come galleggiante: Piccard scelse la benzina.

La seconda guerra mondiale interruppe la costruzione del batiscafo, che non venne completato fino al 1948. Nel mese di ottobre del 1948 venne eseguito con successo un tuffo di prova con il batiscafo F.N.R.S. 2 (senza passeggeri). La cabina sostenne la pressione di 1.400 metri (4.600 piedi) perfettamente, ma il galleggiante fu gravemente danneggiato da delle grosse onde che incontrarono dopo l'immersione. Il progetto del batiscafo incontrò poi varie difficoltà fino all'intervento del figlio di Auguste, Jacques Piccard (vedi).

All'età di 69 anni, Auguste Piccard aveva realizzò il suo sogno. Suo figlio, abbandonata l'economia, seguiva i passi di suo padre e collaborò ai lavori futuri con i batiscafi.

Nel 1954 Piccard lasciò l'insegnamento e si spostò da Bruxelles alla Svizzera.

Jacques (Ernest-Jean) Piccard
Jacques nasce Bruxelles il 28 luglio 1922, nel periodo durante il quale suo padre era professore all'omonima Università.
Dopo la laurea all'École Nouvelle de Suisse Romande a Losanna, Svizzera, nel 1943, studiò all'Università di Ginevra, a parte un anno nel 1944-45 per servizio militare con l'esercito francese (French First Army). Dopo aver finito gli studi nel 1946, insegnò all'Università per due anni prima di entrare nell'insegnamento privato.

Jacques aiutava suo padre a progettare i batiscafi ed aveva già condotto delle trattative con il governo francese. Poi, mentre era a Trieste allo scopo di preparare uno studio su quel porto, ricevette un'offerta inattesa dall'industria locale di quella città per la costruzione di un nuovo batiscafo ( Trieste I ). Quindi, nel mese di agosto del 1953, due batiscafi competevano nel Mediterraneo, a Tolone ed a Napoli: il vascello francese F.N.R.S. 3 discese fino a 2.100 m. (6.900 piedi) e il "Trieste" dei Piccards che invece scese fino a 3.150 m. (10.330 piedi). Nello stesso anno Jacques e suo padre si immergevano con il Trieste vicino all'isola di Ponza fino a 3.099 m (10.168 piedi). Con "Trieste I" vennereo effettuate circa 50 immersioni nel Mediterraneo.

Nel 1956 Jacques Piccard va negli Stati Uniti per la ricerca di fondi; due anni dopo (1958) la US NAvy (Marina degli Stati Uniti) compra il Trieste (trasferito a San Diego in California) e tiene Jacques come consulente. Il 23 gennaio, 1960, lui ed il tenente Don Walsh (US Navy) stabiliscono il nuovo record di discesa sottomarina arrivando alla profondità di 10.912 metri (35.800 piedi) nella Fossa delle Marianne nell'Oceano Pacifico usando il batiscafo Trieste.

Jacques va anche ricordato per aver inventato, all'inizio degli anni 60, il mesoscaphe, un vascello subacqueo per l'esplorazione delle profondità intermedie (per l' osservazione subacquea attraverso gli oblò) capace di trasportare 40 turisti.

Nel 1966 con il batiscafo ha condotto la ricerca nella Corrente del Golfo per la US Navy. Ha poi collaborato come consulente per parecchie organizzazioni americane private per ricerche di alto mare, compreso il Grumman Aircraft Engineering Corporation di New York (1966-71).
Allegati
Auguste Piccard
Auguste Piccard
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Il batiscafo "Trieste I"

Messaggio da rofizal »

Il batiscafo "Trieste I"

E' l'unico che, oltre a portare il nome della città, è stato costruito proprio a Trieste, presso i Cantieri San Marco, nel 1953. (o a Mofalcone, vedi messaggio precedente)

Il primo batiscafo della storia, il FNRS 2, costruito nel Belgio fra 1946 e 1948, venne danneggiato nel 1948 durante le prove presso le isole del Capo Verde. Ricostruito sostanzialmente e notevolmente migliorato, prese il nome di FNRS 3 e venne utilizzato per effettuare una serie di buone immersioni, compresa una di 4.000 m. (13.000 piedi) nell'Atlantico vicino a Dakar, Senegal, il 15 febbraio 1954.

Jacques Piccard aiutava suo padre Auguste a progettare i batiscafi ed aveva già condotto delle trattative con il governo francese. Poi, mentre era a Trieste allo scopo di preparare uno studio sul porto della città, ricevette un'offerta inattesa dall'industria locale per la costruzione di un nuovo batiscafo.

Il batiscafo Trieste (poi ricordato come "Trieste I") fu varato il 1º agosto 1953, e arrivò ad immergersi fino alla profondità di 3.150 metri (10.300 piedi) nello stesso anno.

Lunghezza: 59,5 piedi
Larghezza max: 11,5 piedi
Pescaggio: 18 piedi (carico)
Dislocamento: 50 tonnellate senza benzina; 150 tonnellate con la benzina
Equipaggio: Un operatore ed uno scienziato
Controllo di galleggiabilità: controllo di galleggiabilità dell'acqua; aria compressa per galleggiabilità positiva, acqua di mare per galleggiabilità negativa. La benzina poteva essere pompata fuori per scendere più velocemente.

Nel 1958 Trieste venne venduto per 250.000 dollari alla Marina degli Stati Uniti e portato a San Diego in California.

Nel mese di ottobre del 1959, dopo esser stato dotato di una nuova cabina (sfera) più resistente alla pressione, per permettergli di raggiungere il fondo marino delle grandi Fosse oceaniche (ricordiamo che alle modifiche del batiscafo prese parte anche il geofisico e oceanografo americano Robert S. Dietz), il batiscafo fu trasportato nell'Oceano Pacifico per partecipare al progetto "Nekton", nel corso del quale portò a termine una serie di immersioni molto profonde nella Fossa delle Marianne. Il 23 gennaio 1960, Jacques Piccard, accompagnato dal tenente Don Walsh della Marina degli Stati Uniti, si immerse fino a 10.916 metri (35.810 piedi).

Dopo le immersioni del 1959-60 nell'Oceano Pacifico, il batiscafo Trieste operò a San Diego, California, per dei piani di ricerca della Marina Americana.

Nell'aprile 1963, alquanto modificato, fu trasportato a New London, Connecticut, per aiutare nella ricerca del sottomarino atomico USS Thresher (SSN-593), e contribuire a scoprire le cause della tragedia. Il sottomarino era affondato qualche centinaio di miglia fuori Cape Cod, dove il mare era fondo 2.500 metri (8.400 piedi), troppo per qualsiasi altro mezzo umano, a parte il batiscafo Trieste.

Nell'agosto 1963 individò i resti del sommergibile 1.400 braccia sotto il livello del mare (un braccio corrisponde a 6 piedi, cioè 1,83 metri), scoprendo che giaceva ridotto in sei tronconi sul fondo dell'oceano. Durante la ricerca, in immersione, il batiscafo "galleggiava" sulle correnti sottomarine, guidato dal pilota. Subito dopo queste missioni è stato posto fuori servizio ed è ora esposto al Museo Washington Navy Yard (Museo Navale), Washington, DC (dal 1980).

Il batiscafo è stato modificato, migliorato e riprogettato tante volte che quasi non resta alcuna parte originale.

Jacques Piccard ha svolto con questo batiscafo oltre 100 immersioni, 26 delle quali sono state finanziate dalla Marina degli Stati Uniti.
Allegati
Il Batiscafo Trieste I al Museo Navale di Washington
Il Batiscafo Trieste I al Museo Navale di Washington
Ora il Trieste I si trova al &amp;quot;The Navy Museum&amp;quot;, Washington Navy Yard, 805 Kidder Breese, Southeast Washington, DC.
Ora il Trieste I si trova al &quot;The Navy Museum&quot;, Washington Navy Yard, 805 Kidder Breese, Southeast Washington, DC.


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L'immersione nella Fossa delle Marianne

Messaggio da rofizal »

L'immersione nella Fossa delle Marianne

Il 2 ottobre 1959, dopo esser stato dotato di una nuova cabina (sfera) più resistente alla pressione, il batiscafo Trieste I fu trasportato dalla nave Santa Maria nell'Oceano Pacifico per partecipare al progetto "Nekton", nel corso del quale, durante tre mesi, portò a termine una serie di immersioni molto profonde nella Fossa delle Marianne.
Il primo record ottenuto fu il 15 novembre 1959, fuori da Guam, quando si immerse fino a 18.600 piedi, superando il precedente record di 13.000 piedi.

Il 23 gennaio, 1960, Jacques Piccard ed il tenente Don Walsh (US Navy) stabilirono il nuovo record di discesa sottomarina arrivando alla profondità di circa 10.917 metri (35.820 piedi) nella Fossa delle Marianne nell'Oceano Pacifico, vicino all'isola di Guam.
Per la discesa furono impiegate 4 ore e 48 minuti e per il ritorno alla superficie 3 ore e 17 minuti. Il batiscafo rimase sul fondo per circa mezz'ora, durante la quale fu sottoposto ad una pressione di 1.187 kg/cm².

La cabina utilizzata in queste missioni era in acciaio fucinato, con 2 metri di diametro, 9cm. di spessore e pesava 10 tonnellate.

Il punto conosciuto più profondo nel mondo fa parte d'una lunga depressione sul fondo dell'Oceano Pacifico chiamata la Fossa delle Marianne (Marianas Trench). Questo punto (chiamato Challenger Deep) è a circa 200 miglia a sud di Guam. L'isola di Guam si trova in mezzo all'Oceano, a sud del Giappone, ad est delle Filippine e a nord della Nuova Guinea, ma molto lontana da essi.

La fossa delle Marianne è una depressione ad arco, lunga più di 1.580 miglia (2.550 chilometri) ed ha una larghezza media di 43 miglia (69 chilometri). Sul fondo della depressione principale vi è una più piccola e ripida valle. Questa è profonda 31.693 piedi (9.660 metri), venne scoperta a sud-est di Guam nel 1899 e chiamata Nero Deep. Sembrava non si potesse oltrepassare questa profondità fino a quando, 30 anni dopo, venne trovato nelle vicinanze un foro che scendeva a 32.197 piedi (9.813 metri).

Nel 1957, durante l'Anno Geofisico Internazionale, la nave sovietica di ricerca Vityaz scoprì una nuova profondità massima di 36.056 piedi (10.990 metri). Questa venne in seguito aumentata a 36.201 piedi (11.034 metri).

Da quella volta nessun uomo è più sceso fino a quelle profondità, così come nessuno ha più posato il piede sul suolo lunare dopo le spedizioni Apollo. Gli anni '60 sono stati indimenticabili anche dal punto di vista delle esplorazioni, mentre dopo, l'uomo sembra aver perso interesse. Sono ormai passati quarant'anni, due generazioni.

Il motivo probabile è stato che non si è avuto ritorno né economico diretto né militare (tecnologia a parte).

Cosa infatti avevano trovato Piccard e Walsh?
«Una volta che si scende sotto i 150 metri di profondità (500 piedi), c'è l'oscurità totale.» dice Walsh «Di solito non c'è molta vita marina a 250 miglia da terra.»

Loro osservavano questi profondi abissi dal loro piccolo oblò, dal diametro interno di due pollici e mezzo e esterno di 16 pollici, fatto di plexiglass spesso otto pollici. Pur tuttavia, osservando fuori, Walsh vide un pesce piatto, in basso, proprio vicino al loro punto di arrivo sul fondo. Era la dimostrazione che la vita potrebbe effettivamente esistere nel punto più profondo del pianeta.

Dice Ross Saxon, che comandò in seguito Trieste II : «Qual'è il punto? Lo abbiamo fatto. Era emozionante. Ma non è economicamente possibile, che cosa abbiamo imparato da queste imprese? Non abbiamo imparato quasi niente, tranne che possiamo farle. È come andare sulla Luna. Lo abbiamo fatto. Perchè ripeterlo? L'economia ha forzato l'industria a concentrarsi sui problemi commerciali più vicini alla superficie, diciamo tra zero e 10.000 piedi.»

E Walsh da parte sua: «Non c'è motivo di farlo solo per stabilire un record, penso che ci sia una possibilità di rifarlo, ma non così grande. È molto costoso, probabilmente ci vorrebbero 100 milioni di dollari per l'intero progetto.»

A ricordo di quella spedizione venne lasciata sul fondo una bandierina americana, in un recipiente di plastica appesantito, gettata fuori bordo dopo l'immersione record.

Successivamente si seppe che uno degli oblò del pozzo di entrata della navicella si era incrinato durante la discesa, causando un'esplosivo tremito della navicella. Questo per ricordarsi di come può essere pericolosa la discesa dell'uomo nelle oscurità sconosciute. La pressione sul batiscafo mentre si posava sul fondo è stata valutata al di sopra di 100.000 tonnellate, o di 16.000 libbre per pollice quadrato.

Walsh dice che non è particolarmente fiero di essere uno dei due soli uomini scesi nel posto più profondo del pianeta. Come molti altri, ha pensato che stessero aprendo semplicemente la porta per l'esplorazione illimitata dell'oceano.
«Penso che qualcuno tornerà giù di nuovo,» dice «ho sentito recentemente da alcune delle mie buone fonti che i giapponesi stanno progettando di costruire un nuovo Shinkai capace di raggiungere i 36.000 piedi (11.000 metri). Mi ha sorpreso, perché hanno molti problemi finanziari.»

Nuove conoscenze e tecnologie sono arrivate dalle missioni iniziali del Trieste. Naturalmente, gli equipaggi non possono uscire dalla navicella, così la Marina e le industrie sponsorizzatrici sono state costrette a fornire gli strumenti per fare ciò che c'era bisogno di fare.
«Abbiamo veramente prodotto un sacco di nuova tecnologia,» ha detto Walsh «manipolatori, ROVs, il primo sonar CTFM, proprio un mucchio di tecnologia. Abbiamo dovuto svilupparla per fare fronte alle nostre richieste. Non c'era proprio niente fuori dallo scafo.»

Saxon ricorda due dei ROV iniziali, costruiti per la missione dello Scorpion.
«Il costo totale era di circa 40.000 dollari. Erano molto rudimentali, ma nessuno li aveva fatti prima. Naturalmente, la tecnologia si è sviluppata abbastanza rapidamente dopo di allora,» dice «i progressi di 40 anni fa erano il risultato dell'interesse della Marina e del governo degli Stati Uniti nell'Oceano. Confrontato allo spazio, la nostra attenzione sull'oceano è minima. Cerchiamo petrolio e gas, minerali, rintracciamo il movimento degli animali, non molto altro.»

Sono passati più o meno sei anni da quando il Centro Marino di Scienza e di Tecnologia Giapponese (JAMSTEC) ha spedito "Kaiko", un veicolo senza equipaggio, ad una profondità di 11,911 metri nello stesso Challenger Deep, nella Fossa delle Marianne. Il ROV ha registrato le videoimmagini dei pesci ed ha misurato la pressione idrostatica, la salinità e la temperatura.
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L'isola di Guam
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Il batiscafo subito prima del record di immersione nel gennaio 1960. Sullo sfondo l'unità USS Lewis (DE-535). Le onde quel giorno erano alte circa cinque-sei piedi quando Piccard e Walsh si imbarcarono sul batiscafo dal gommone visibile a sinistra. [Foto
Il batiscafo subito prima del record di immersione nel gennaio 1960. Sullo sfondo l'unità USS Lewis (DE-535). Le onde quel giorno erano alte circa cinque-sei piedi quando Piccard e Walsh si imbarcarono sul batiscafo dal gommone visibile a sinistra. [Foto


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Il batiscafo "Trieste II"

Messaggio da rofizal »

Il batiscafo "Trieste II"

Trieste II originalmente era stato certificato per funzionare sotto i tempi d'arresto in immersione che erano limitati a otto ore. Tuttavia, gli scienziati hanno registrato tempi d'arresto che hanno raggiunto le 24 ore. Questo batiscafo è stato modificato, migliorato e riprogettato tante volte che non resta quasi nessuna parte originale. I cambiamenti più recenti sono stati fatti nel mese di giugno del 1971, quando il numero dello scafo è stato cambiato a "DSV 1" e nel mese di maggio 1984, quando è stato assegnato al Submarine Development Group 1 (Gruppo di Ricerca Sottomarino). È stato portato a Keyport nel 1985.

Lunghezza: 78 piedi
Larghezza max: 15 piedi, 18+ piedi piedi ai gusci dell'elica
Profondità prevista: 20.000 piedi
Dislocamento: 85 tonnellate in superficie (vuoto); 336 tonnellate immerso
Equipaggio: Due operatori ed uno scienziato
Durata Immersione: 12 ore a 2 nodi
Controllo di galleggiabilità: Usa il controllo di combustibile-galleggiabilità; benzina aeronautica per galleggiabilità positiva e pesi di ferro per galleggiabilità negativa.

Il Direttore Esecutivo Ross Saxon dell'ADC venne assegnato a Trieste II dal 1968 al 1970. Una delle missioni chiave della Marina Americana durante questo periodo fu quella di trovare ed esaminare il relitto del sommergibile nucleare Scorpion ad una profondità di 3.488 metri (11.500 piedi). Durante un viaggio dal Mediterraneo nel maggio 1968, lo Scorpion aveva smesso improvvisamente di segnalare. Più o meno nello stesso momento, i sistemi di controllo della Marina avevano rilevato un certo tipo di evento acustico. Una commissione di inchiesta esaminò 23 possibili ipotesi di come poteva essere andato perso il sommergibile. Le tre più probabili erano che la nave fosse stata colpita da un siluro da un'altra nave, da un proprio siluro, o affondata per qualche esplosione nella stanza dei siluri.

Saxon pilotò Trieste II in alcuni punti piuttosto stretti nel relitto dello Scorpion.
«Era manovrabile, almeno un po'. Era come un grande maiale nell'acqua» dice Saxon «ma era molto, molto stretto dentro. La sfera era di 66 pollici di diametro interno, e dentro si trovavano il calcolatore ed i sistemi elettronici, l'equipaggiamento di sopravvivenza, i sistemi di comunicazione, di navigazione, di controllo e tre persone.»

In quel periodo la leggenda del Trieste era ancora viva: «C'era un grande fascino ad essere sul Trieste a causa dell'immersione record,» dice Ross Saxon «ma in realtà, dal 1958, a parte il recupero dell'USS Thresher e quella volta lo Scorpion, le attività del Trieste non erano generalmente altro che attività di ricerca.»

In seguito vennero costruiti molti altri sommergibili da profondità. Tuttavia, nessuno si è minimamente avvicinato a quello che ha fatto Trieste.

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Allegati
Il Batiscafo TRIESTE II DSV 1 (DSV = Deep Submergence Vessel) al Naval Undersea Museum di Washington
Il Batiscafo TRIESTE II DSV 1 (DSV = Deep Submergence Vessel) al Naval Undersea Museum di Washington


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Messaggio da McFriend »

Grazie Rofizal per la esaurienti informazioni. :-D :et15:


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Messaggio da McFriend »

Oggi è morto Jaques Piccard, figlio di Auguste. Sceso con il batiscafo "Trieste" nelle fossa delle Marianne.


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