«The White War» di Mark Thompson

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cenerentola82
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«The White War» di Mark Thompson

Messaggio da cenerentola82 »

Tratto da: IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 2 Ottobre 2008

STORIA. LO STUDIOSO INGLESE THOMPSON: GENERALI INCAPACI, MANDARONO AL MASSACRO LE TRUPPE
LA GRANDE GUERRA, CATASTROFE ITALIANA
L’altissimo prezzo pagato dal nostro Paese ( un milione di vittime), il caos politico, l’avvento del fascismo

«Fermatevi! Ritornate indietro! Non spareremo più. Volete morire tutti?»: durante la Grande Guerra capitò almeno una mezza dozzina di volte che i soldati austriaci fecero tacere le mitragliatrici, con cui avevano appena fatto facile strage dei soldati italiani mandati avanti allo sbaraglio, per spronare al dietrofront i nemici superstiti che arrancavano tra i cadaveri dei commilitoni. «Non ho trovato testimonianze di scene simili su nessun altro fronte bellico», sottolinea lo storico inglese Mark Thompson in un nuovo, poderoso libro dove racconta dalla prospettiva italiana «una delle più disperate e insensate guerre moderne» presentando in una luce particolarmente sinistra il vanaglorioso generale Luigi Cadorna, a capo delle forze armate tricolori fino al tracollo di Caporetto. In «The White War», appena pubblicato a Londra dalla casa editrici Faber and Faber, Thompson si dà una missione: demolire una volta per tutte la pervicace mitologia patriottarda - alimentata ad arte soprattutto dal fascismo e tuttora aleggiante nella Penisola - che fa della partecipazione italiana alla «Great War» una specie di eroico, epico prosieguo delle guerre risorgimentali per l’indipendenza.
A suo giudizio non c’è nulla di più falso: la molla di fondo fu una spinta genericamente espansionistica da parte di una minoranza interventista borghese e l’Italia del reazionario primo ministro Antonio Salandra aspettò opportunisticamente di vedere l’andamento delle battaglie prima di muovere guerra all’impero asburgico nel maggio del 1915 in nome del «sacro egoismo».
Secondo Thompson la vittoria finale - costata un enorme tributo di sangue e sofferenze, i morti in uniforme (per lo più contadini analfabeti) furono 689.000 e si arriva a molto più di un milione con i civili - è stata pagata molto cara dalla Penisola anche sotto il profilo politico: «L’Italia sprofondò nel caos e, alla fine, nel fascismo. Le sue tradizioni liberali se non con la caduta della dittatura». Per i soldati male equipaggiati, finirono come bestie nelle trincee, mandati a morire come carne da cannone. Quella guerra fu, sottolinea lo storico inglese - «un’esperienza di brutalità, disprezzo, corruzione e oppressione». L’ennesima prova dell’incapacità e dell’inettitudine di molti dei generali italiani, che furono sbaragliati a Caporetto da un giovane ufficiale tedesco, Erwin Rommel, la futura "volpe del deserto".
Il generale Cadorna - che nella sua arrogante vanità si credeva un piccolo Napoleone - incarna benissimo la criminale brutalità di quel conflitto: basti pensare al furore nazistoide con cui stroncò sul nascere ogni rischio di ammutinamento in risposta alla deplorevoli condizioni logistiche arrivando a ristabilire la regola della decimazione - praticata nell’Antica Roma - che consisteva nel passare per le armi a caso un certo numero di soldati (non necessariamente uno su dieci) nelle unità in odore di ribellione o diserzione. Non basta: come poi Stalin durante la seconda guerra mondiale sul fronte russo, il famigerato Cadorna fece installare delle mitragliatrici alle spalle dei soldati mandati all’attacco, con l’ordine di sparare su quelli che tentennavano, indietreggiavano, si davano alla fuga.Nella stessa crudele ottica anti-diserzione il governo di Roma si rifiutò di mandare pacchi alimentari ai soldati italiani fatti prigionieri in Austria e Germania condannandone così più di centomila a morte per deperimento: lo fece perchè non voleva far nulla che potesse anche indirettamente incoraggiare la truppa alla resa. I soldati dovevano sapere che la prigionia non era meglio della morte in battaglia.
Thompson sottolinea che il vertice militare italiano con a capo Cadorna non solo non si fece il minimo scrupolo di spedire al macello decine di migliaia di soldati in combattimenti del tutto irrisori o impossibili ma il generale Vincenzo Garioni arrivò addirittura a definire quei massacri «un olocausto necessario» per «purificare» le forze armate in vista delle future battaglie e della vittoria. «The White War» - oggetto di entusiastiche recensioni sulla stampa britannica - non risparmia nemmeno i servili giornalisti d’allora che in larga misura erano al corrente della tragica, rivoltante realtà della guerra ma - Thompson porta a fulgido esempio una delle grandi firme del Corriere della Sera, Luigi Barzini - si prestarono a fare da cinici megafoni della più bieca propaganda ufficiale.


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

sono andata a leggermi le "fulgide recensioni sulla stampa britannica", almeno per quello trovo su internet, più o meno si tratta sempre della medesima o poco più. e soprattutto volevo sapere chi fosse "storico inglese Mark Thompson": in effetti, mentre trovo recensioni del libro a bizzeffe, sulla carriera e pubblicazioni dello "storico" trovo solo queste scarne righe:

Mark Thompson lives in Oxford. He is the author of A Paper House, a much-praised account of the fall of Yugoslavia. He worked for the UN in the Balkans for much of the 1990s
insomma, non sembra proprio un esperto della prima guerra mondiale e nemmeno uno storico di professione.

del resto è difficilissimo discernere, perchè di Mark Thompson ce ne sono diversi, da un direttore della BBC a uno scrittore dei diritti dei gay, e spesso vengono accomunati.

Il libro sarà indubbiamente ben documentato, però mi sembra , da come lo vedo descritto, che sia un po' " a tesi" nel senso che l'autore sembra sostenere la tesi che la gestione della grande guerra conteneva già in sè i semi del fascismo e che portasse anche in sè l'evoluzione dell'Italia odierna berlusconiana, almeno da questo commento:
If today's political situation in Italy gives cause for concern, this book is an excellent place to start trying to understand it.
e anche:
In 2002, Silvio Berlusconi put on the new euro coins a sculpture by the Futurist Umberto Boccioni, who fell in the Alps in 1916 frase che mi lascia alquanto perplessa , perchè non mi consta che le immagini sull'euro italiano siano state decise nel 2002 da Berlusconi, sia perchè la Forme uniche della continuità nello spazio sui 20 centesimi non ha nulla a che fare con la guerra ( è una scultura del 1913)- e men che meno col fascismo, e mi lascia pensare che l'autore sottovaluti la posizione di Boccioni nella storia dell'arte futurista.
Per la scelta poi delle immagini sull'euro:
La scelta dei soggetti per la faccia italiana delle monete è stata lasciata alla popolazione italiana nel 1998, tramite la trasmissione televisiva Domenica In

Sui difetti di Cadorna si è parlato a sufficienza e non per nulla venne sostituito con Diaz, ma che vengano a fare i virtuosi e le vestali scandalizzate i connazionali di coloro che furono responsabili dei massacri nelle Fiandre e allo Chemin des Dames , Ypres e i Dardanelli etc.. mi sembra di dubbio gusto.
per i morti nella guerra, riporto da
http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_guer ... le#Perdite
da cui, contro i 650 mila morti da parte italiana, ve ne sono stati 908.371 da parte britannica e 1.357.800 d parte francese. e non parliamo dei 1.200.000 dell'Impero asburgico..
Ultima modifica di babatriestina il ven 3 ott 2008, 13:36, modificato 1 volta in totale.


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Messaggio da babatriestina »

Resta un lato , vero, dello spirito con cui i futuristi ( prima (!!) della guerra) esaltavano la guerra come catarsi liberatrice, etc.. è perfettamente vero che Marinetti vi inneggiasse come igiene del mondo... solo che basta leggere un paio di libri di storia soprattutto relativa allo scoppio della prima guerra mondiale per rendersi conto che questo spirito guerrafondaio, che spinse più o meno tutti i protagonisti della Grande Guerra a buttarsi volutamente nell'impresa, credendo che sarebbe stata una passeggiata di qualche mese, era condiviso in tutta l'Europa.
Potrei riportare passi e passi di libri di storia al riguardo, i Francesi cercavano la rivincita di Sédan e alla dichiarazione di guerra gridavano A Berlino! A Berlino! , Conrad von Hoetzendorff propugnava la guerra preventiva contro l'alleato italiano , magari al momento del terremoto di Messina perchè in ginocchio a causa del sisma, e l'Austriaungheria mandò l'ultimatum alla Serbia credendo in un'altra guerricciola balcanica in cui avanzare nella penisola, la Russia per compattare in una guerra patriottica i problemi interni e per rifarsi dello scacco subito col Giappone, la Germania per provare la propria superiorità e creare una Mitteleuropa a egemonia tedesca, la Gran Bretagna per contrastare lo strapotere della Germania... basta vedere l'escalation nella costruzione delle supercorazzate..
insomma presentare l'esaltazione bellicista di un D'Annunzio e altri solo come presagio del fascismo mi sembra una lettura a tesi politica e volutamente selettiva, o forse miope.


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Messaggio da AdlerTS »

Non go capido: i lo ga publicado anche in italian ?
babatriestina ha scritto: per i morti nella guerra, riporto da
http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_guer ... le#Perdite
da cui, contro i 650 mila morti da parte italiana, ve ne sono stati 908.371 da parte britannica e 1.357.800 d parte francese. e non parliamo dei 1.200.000 dell'Impero asburgico..
Per confrontarli, per giusto andassi visti in percentuale sul numero de abitanti. Gli italiani po' ga un anno de meno de guerra sulle spalle.


Mal no far, paura no gaver.
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

AdlerTS ha scritto:Per confrontarli, per giusto andassi visti in percentuale sul numero de abitanti. Gli italiani po' ga un anno de meno de guerra sulle spalle.
Visto che le perdite civili nella prima guerra me par che le sia ancora contenute, forsi meio saria confrontarli con i soldai al fronte.


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Messaggio da babatriestina »

AdlerTS ha scritto:Non go capido: i lo ga publicado anche in italian ?


Per confrontarli, per giusto andassi visti in percentuale sul numero de abitanti. Gli italiani po' ga un anno de meno de guerra sulle spalle.
el libro, me par che sia appena uscido in inglese e la recension me par che xe la traduzion de una recension inglese. Macondo forsi ne pol contar de più.

Per la percentuale, go linkado la tabella, perchè nella prima colonna ghe xe el numero de mobilitadi.

No che voio riabilitar Cadorna, ma no me par che i altri fossi stadi tanto differenti..

go fatto questa tabellina excel, copiando i dati wiki
e fazendo prima el rapporto in percentuale dei morti sui mobilitadi, e po quel dei comunque vittime sui mobilitadi..
vien fora cussì:
--------------mobilitati morti feriti dispersi morti/mobilitati vittime totali vittime/mobilitati
austriaungheria 7.800.000 1.200.000 3.620.000 2.220.000 15% 7.040.000 90%
germania 11.000.000 1.773.700 4.216.058 1.152.800 16% 7.142.558 65%
imperobritannico 8.904.467 908.371 2.090.312 191.652 10% 3.190.335 36%
francia 8.410.000 1.357.800 4.266.000 327.000 16% 5.950.800 71%
italia 5.615.000 650.000 947.000 600.000 12% 2.197.000 39%

la prima percentuale xe i morti/mobilitadi , la seconda le vittime totali ( cioè la somma dei morti+feriti+dispersi)sui mobilitadi
Manca i dati delle vittime civili, e go doprado i mobilitadi , che iera in tabella, che me par più significativo per le perdite de un esercito, e no el numero dei abitanti, che no gavevo a disposizion.


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Messaggio da macondo »

babatriestina ha scritto:.... ma che vengano a fare i virtuosi e le vestali scandalizzate i connazionali di coloro che furono responsabili dei massacri nelle Fiandre e allo Chemin des Dames , Ypres e i Dardanelli etc.. mi sembra di dubbio gusto.
Perfettamente d'accordo con te sui massacri elencati. La differenza tra la reazione che ha creato questi terribili episodi tra l'opinione pubblica inglese e la storia ufficiale della Grande Guerra da un punto di vista italiano é peró enorme. E´ormai parte del folkrore britannico parlare d'un Esercito di leoni comandato da asini e sono innumerevoli le opere artistiche (libri, poesie e film) che condannano senza mezzi termini le incompetenze degli alti comandi inglesi, evidenziando allo stesso tempo gli sacrifici delle truppe al fronte.
In Italia invece mi sembra che si sia sempre evitato di criticare i responsabili, ricordando invece gli eroismi individuali di pochi. L'unico libro che ricordo che abbia trattato questi temi é "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu che (significativamente) fú pubblicato a Parigi nel 1938. E addiritura negli anni sessanta, la riproposta di una canzone di protesta "Oh Gorizia tu sei maledetta" provocó indignate critiche, censure e accuse di disfattismo.

Con riguardo a Mark Thompson, ho letto diverse critiche piuttosto qualificate sul libro "The White War" e sembra che il giudizio generale sia piuttosto positivo. Oltretutto il Thompson si sforza di sfatare il mito abbastanza comune nei paesi anglosassoni del soldato italiano incompetente od addiritura vigliacco.

Compreró il libro prossimamente e cercheró di farmi un giudizio. Come avevo accennato in un post di qualche settimana fá, il Regno Unito abbonda di storici con un enorme numero di libri pubblicati su temi a volte sconosciuti ai piú. E la maggior parte scritti in maniera assai obbiettiva e ben documentati.


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

macondo ha scritto:In Italia invece mi sembra che si sia sempre evitato di criticare i responsabili, ricordando invece gli eroismi individuali di pochi. L'unico libro che ricordo che abbia trattato questi temi é "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu che (significativamente) fú pubblicato a Parigi nel 1938.
Ma che, nel secondo dopoguerra, venne abbondantemente pubblicato anche in Italia (anche in edizione per le scuole). Di esso venne fatto anche un film.
E addiritura negli anni sessanta, la riproposta di una canzone di protesta "Oh Gorizia tu sei maledetta" provocó indignate critiche, censure e accuse di disfattismo.
Anche se meno ideologizzate, Monte Nero monte Rosso, traditor della vita mia e la prima versione de Sul ponte di Bassano che poi diventò, nella seconda guerra Sul ponte di Perati ed il cui canto era vietato durante la seconda guerra mondiale, e tante altre che ora non ricordo.

Non lo so quale sia l'età di chi partecipa a questo dibattito (io ne ho 60), ma mi sembra che si faccia, anche in altre occasioni, riferimento ad una didattica della prima guerra mondiale quale era fino ai primi anni '60 quando don Milani venne condannato per il suo scritto "L'obbedienza non è più una virtù". Vi assicuro che a scuola, in questi anni, la prima guerra mondiale non viene più presentata con Enrico Toti che getta la stampella e se una critica si può fare, a mio avviso, alla didattica della storia attuale è tutt'al più in senso contrario e i ragazzi di oggi non conoscono quasi la prima guerra mondiale, ne ignorano la tragicità, e quindi saranno pronti a commettere di nuovo gli stessi errori.

Da cattolico avrei preferito, senza dubbio, che Diaz fosse il cattolico e Cadorna il massone, ma purtroppo non è stato così. Mia moglie rimase inorridita leggendo i suoi appunti sul numero di morti necessari per prendere un nido di mitragliatrici (ma penso che i generali austriaci, tedeschi, inglesi e francesi ne avranno avuti di analoghi). Mi consolo pensando che il figlio di Cadorna ha saputo dar prova, al momento opportuno, di coraggio e lungimiranza, coraggio e lungimiranza che altri, come Umberto II, non hanno saputo dimostrare, ma qui si va in terreni proibiti.


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Messaggio da serlilian »

macondo ha scritto: In Italia invece mi sembra che si sia sempre evitato di criticare i responsabili, privilegiando invece gli eroismi individuali di pochi. L'unico libro che ricordo che abbia trattato questi temi é "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu che (significativamente) fú pubblicato a Parigi nel 1938. E addiritura negli anni sessanta, la riproposta di una canzone di protesta "Oh Gorizia tu sei maledetta" provocó indignate critiche, censure e accuse di disfattismo.
Verissimo fino a pochi anni fa, ma da qualche anno sono cominciati ad uscire libri, spesso editi da piccole case editrici, che parlano dell'incompetenza e spesso della stupidità degli alti comandi, di processi sommari per infrazioni anche di minima importanza, ai quali seguiva spesso la fucilazione, di decimazioni...
In uno di questi libri si racconta che Saciletto, in Friuli, sede di un tribunale militare, era stata soprannominata Fuciletto, per l'alto numero di fucilazioni che vi avevano luogo. E questo mi è stato confermato anni fa da un collega friulano.
Per evitare il trasporto di tanti accusati, i tribunali militari spesso si spostavano vicino al fronte.... portandosi dietro il plotone d'esecuzione e le bare. Tanto le sentenze erano praticamente scontate.

Alcuni dei libri da dove ho tratto queste notizie:

Diario di un imboscato di Attilio Frescura. Era considerato un "imboscato" dai soldati al fronte, perchè operava nelle retrovie. Qui si parla di Saciletto/Fuciletto.

http://www.libroco.it/cgi-bin/dettaglio ... 86/web=map

Di uno sulle fucilazioni, non ricordo il titolo. Era troppo duro. Ho letto qualche pagina e me ne sono liberata. Forse era questo:
http://www.collettivamente.com/articolo/1201513.html

"L'Isonzo mormorava - Fanti e generali a Caporetto" di Cesare De Simone
Mi ha colpita soprattutto il fatto che i fucilati non avevano nemmeno diritto al loro nome sulla tomba, ma venivano sepolti come "ignoti". Damnatio memoriae! Dalle nostre parti ce ne sono stati tanti che, al momento di inviare le salme tra le quali scegliere il Milite Ignoto per l'Altare della Patria..... il fronte dell'Isonzo è stato escluso, per evitare il rischio di onorare uno che era stato fucilato.

http://www.ibs.it/code/9788842533894/de ... rava-fanti

Un altro sulle fucilazioni che non ho letto. Anche in quelli che ho io si racconta di un soldato fucilato perchè fumava il sigaro davanti a un ufficiale e di un altro portato davanti al plotone d'esecuzione, pur essendo stato decorato per il suo valore in combattimento.

http://www.nordpress.com/collane/scheda.php?id=160

E per fortuna, messo da parte il mito degli "Italiani brava gente", si comincia a parlare, anche se sommessamente, dei crimini di guerra degli italiani:

http://blog.chatta.it/masilich/9272897/ ... ANZA-.aspx


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[size=75][i]"Quando comincia una guerra, la prima vittima è la Verità.
Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate,
quelle dei vincitori, diventano Storia."
(A. Petacco - La nostra guerra)[/size][/i]
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Messaggio da macondo »

Pienamente d'accordo con te e grazie per aver aggiunto altri testi ed altri esempi che conosco appena.
Purtroppo non c'é stato tempo in Italia di rivisitare criticamente la Prima Guerra nel periodo immediato alla stessa. L'arrivo di un regime politico che aveva tutto l'interesse di promuovere la retorica della 'bella guerra vittoriosa e liberatrice" aveva certamente impedito un giudizio storico approfondito.
E non credo neppure sia sbagliato trovare nella Grande Guerra il seme del fascismo.


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Messaggio da macondo »

sono piccolo ma crescero ha scritto: Non lo so quale sia l'età di chi partecipa a questo dibattito (io ne ho 60), ma mi sembra che si faccia, anche in altre occasioni, riferimento ad una didattica della prima guerra mondiale quale era fino ai primi anni '60 quando don Milani venne condannato per il suo scritto "L'obbedienza non è più una virtù".
Sono tuo coetaneo ma sono vissuto all'estero dalla metá degli anni settanta. Certo che non é incoraggiante che ancora negli anni 60 si processasse un sacerdote per uno scritto pacifista :(


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Messaggio da serlilian »

macondo ha scritto:Pienamente d'accordo con te e grazie per aver aggiunto altri testi ed altri esempi che conosco appena.
Purtroppo non c'é stato tempo in Italia di rivisitare criticamente la Prima Guerra nel periodo immediato alla stessa. L'arrivo di un regime politico che aveva tutto l'interesse di promuovere la retorica della 'bella guerra vittoriosa e liberatrice" aveva certamente impedito un giudizio storico approfondito.
E non credo neppure sia sbagliato trovare nella Grande Guerra il seme del fascismo.
Prego, se me ne verranno in mente altri, li aggiungerò.

Beh, per quanto riguarda il seme del fascismo nella Grande Guerra, direi che non ci possono essere dubbi. L'Italia è uscita dalla guerra impoverita, con l'inflazione alle stelle, forte disoccupazione e mancanza di materie prime. C'era timore di una rivoluzione, sull'esempio di quella russa. Per contrastare l'avanzata del socialismo, nel 1919 fu fondato il primo F@scio di combattimento, prendendo il teschio e il colore nero dall'uniforme degli ex arditi, le truppe scelte d'assalto.

http://www.esercito.difesa.it/root/unif ... GM_ard.asp


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Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate,
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Messaggio da babatriestina »

macondo ha scritto: Certo che non é incoraggiante che ancora negli anni 60 si processasse un sacerdote per uno scritto pacifista :(
beh, non era un semplice scritto pacifista..
http://www.fhtino.it/MilaniDoc/index.html


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Messaggio da AdlerTS »

Un testo celebre:

La decimazione (tratto da Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu). [...]


L’8 giugno, gli austriaci, prevedendo l’offensiva, fecero brillare la mina sotto Casara Zebio, quella per cui noi avevamo passato la notte di Natale in linea. [...] Sulla nostra prima linea tirò solo la nostra artiglieria. Quello che avvenne non fu sufficientemente chiarito. Alcune batterie da 149 e da 152 da marina tirarono su di noi. I battaglioni che erano nelle caverne non ne soffrirono, ma il mio ebbe, fin dall’inizio, gravi perdite. Il maggiore Frangipane, ch’era rientrato da pochi giorni, fu colpito fra i primi ed io assunsi il comando del battaglione. La linea dei due ridottini, nei quali il mio battaglione aveva l’ordine di rimanere, fu rasa al suolo. Essi erano stati costruiti contro i tiri di fronte, non contro quelli alle spalle. La 9a e la 10a compagnia furono dimezzate. Il tenente Ottolenghi fece uscire i mitraglieri dalle caverne e, riordinatili all’aperto, gridava:

— Bisogna marciare sulle batterie che tirano su di noi e mitragliarle!— Io lo vidi a tempo, accorsi e l’obbligai a riprendere il suo posto. Feci spostare di qualche centinaio di metri indietro le compagnie e ne informai il comando di reggimento. Il battaglione aveva già molti morti. Le barelle erano insufficienti a trasportare i feriti ai posti di medicazione. Mentre io facevo la spoletta fra i reparti, passò un colonnello d’artiglieria, seguito da due tenenti. A capo scoperto, la pistola in mano, fra gli scoppi delle granate, urlava:

— Uccideteci! Uccideteci!—

Io gli andai incontro e gli proposi di servirsi dei miei ufficiali per comunicare alle batterie l’ordine di spostare i tiri. Egli non riconobbe neppure che io ero un ufficiale. Non mi rispose e continuò a gridare frasi sconnesse. I due tenenti lo seguivano, muti, lo sguardo sperduto. Io cominciavo a perdere la calma. Il comando di brigata, per l’azione, s’era stabilito vicino, dietro il mio battaglione. Vi andai di corsa. Trovai il generale comandante della brigata, in fondo a una piccola caverna, seduto, con il microfono in mano. Gli raccontai affrettatamente quanto avveniva. Egli m’ascoltava, calmo fino all’abbattimento. Io parlavo agitato, ma egli restava indifferente. [...]

Nel settore del 2° battaglione avvenivano cose peggiori. Il maggiore Melchiorri s’era installato in una piccola caverna, accanto alla grande caverna in cui era ricoverata la 5a compagnia. Il tiro dell’artiglieria lo aveva molto impressionato. [...] I suoi nervi non poterono resistere. Si era già bevuto, da solo, una bottiglia di cognac e aveva mandato in giro tutto il comando del battaglione per trovarne una seconda. [...] Quella mattina, i nostri 149 e 152 l’avevano particolarmente presa di mira. Alcune granate scoppiate all’imboccatura avevano ucciso dei soldati e il capitano comandante della compagnia. Intere batterie avevano continuato a tempestarla di colpi. La compagnia infine, stordita da un martellamento ininterrotto, soffocata dal fumo degli scoppi, priva del suo comandante, non seppe resistere. Ai soldati sembrava che la volta dovesse crollare da un momento all’altro e schiacciarli tutti. Essi volevano uscire all’aperto. I soldati gridavano

— Fuori! Fuori! —

Il maggiore Melchiorri sentì le grida e mandò ad informarsi. Quando seppe che i soldati volevano uscire dalla galleria, egli fu assalito da un impeto d’ira. Gli ordini dati esigevano che i reparti non si muovessero dai posti loro assegnati prima dell’ora fissata per l’assalto.

— Noi siamo di fronte al nemico,— gridò il maggiore, — ed io ordino che nessuno si muova. Guai a chi si muove! —

[...]Non passò molto tempo. La compagnia si gettò fuori dalla galleria e si riordinò, all’aperto, in un avvallamento laterale non battuto dall’artiglieria. Il maggiore credette trovarsi di fronte ad un ammutinamento. Ne era convinto. Una compagnia, poco prima dell’assalto, con le armi alla mano, a pochi metri dal nemico, rifiutava d’obbedire. Per lui, non v’erano dubbi. Bisognava quindi reagire immediatamente con i mezzi più energici e punire la sedizione. Furibondo, uscì dalla sua caverna. Mise la compagnia in riga e ordinò la decimazione. La 5a compagnia ubbidiva agli ordini, senza reagire. Mentre l’aiutante maggiore conteggiava i soldati e ne designava uno ogni dieci per la fucilazione immediata, la notizia si sparse per gli altri reparti del battaglione e accorsero vari ufficiali. Il maggiore spiegò loro che egli intendeva valersi della circolare del comando supremo sulla pena capitale con procedimento eccezionale. Il comandante della 6a compagnia era fra i presenti. Era il vecchio comandante della 6a all’azione dell’agosto, il tenente Fiorelli, che, guarito dalle ferite e promosso capitano, aveva ripreso il comando della sua compagnia. Egli fece osservare che il reato di ammutinamento di fronte al nemico non esisteva e che, anche se il reato fosse stato compiuto, il maggiore non avrebbe avuto il diritto di ordinare la decimazione senza il parere del comandante del reggimento. Le considerazioni del capitano irritarono il maggiore. Egli impugnò la pistola e gliela puntò al petto.

— Lei taccia — gli rispose il maggiore — taccia, altrimenti si rende complice dell’ammutinamento e responsabile dello stesso reato. Io solo, qui, sono il comandante responsabile. Io sono, di fronte al nemico, arbitro della vita e della morte dei soldati posti sotto il mio comando, se infrangono la disciplina di guerra. —

Il capitano rimase impassibile. Calmo, chiese più volte il permesso di parlare. Il maggiore gl’impose il silenzio. La selezione era stata ultimata, in mezzo alla 5a, e venti soldati, distaccati dagli altri, attendevano. Il maggiore ordinò l’attenti ed egli stesso si mise nella posizione d’attenti. Il fragore dell’artiglieria era assordante e dovette urlare per farsi sentire da tutti. Egli parlava solenne:

— In nome di Sua Maestà il Re, comandante supremo dell’esercito, io maggiore Melchiorri cavalier Ruggero, comandante titolare del 2° battaglione 399° fanteria, mi valgo delle disposizioni eccezionali di Sua Eccellenza il generale Cadorna, suo capo di stato maggiore, e ordino la fucilazione dei militari della 5a compagnia, colpevoli di ammutinamento con le armi di fronte al nemico. —

Il maggiore era ormai esaltato e non ascoltava che se stesso. Ma lo stato d’animo in cui egli si trovava non era quello degli ufficiali presenti, né della 5a compagnia, né dei venti designati alla morte. Mai, nella nostra brigata, era stata eseguita una fucilazione. Questa decimazione appariva un avvenimento così precipitato e straordinario da non essere neppure considerato possibile. Ma non è necessario che tutti credano al dramma perché questo si svolga. Il maggiore Melchiorri si trovava al centro del dramma, protagonista già travolto. Il maggiore ordinò che il capitano Fiorelli, con un plotone della sua compagnia, prendesse il comando del plotone d’esecuzione.

— Io sono — rispose il capitano — comandante titolare di compagnia, e non posso comandare un plotone. —

— Lei dunque si rifiuta di eseguire il mio ordine? — Chiese il maggiore.

— Io non mi rifiuto di eseguire un ordine. Faccio solo presente che io sono capitano e non tenente, comandante di compagnia, non di plotone. —

— Insomma — gridò il maggiore puntando nuovamente la pistola sul capitano — lei eseguisce o non eseguisce l’ordine che io le ho dato? —

Il capitano rispose:

— Signor No. —

— Non lo eseguisce?—

— Signor No. — .Il maggiore ebbe un attimo d’esitazione e non sparò sul capitano. — Ebbene— riprese il maggiore — ordini che un plotone della sua compagnia passi in riga.—

Il capitano ripeté l’ordine al sottotenente comandante il 1° plotone della 6a. In pochi minuti, il plotone uscì dalla caverna e passò in riga. Il sottotenente ricevette dal maggiore, e lo ripeté ai suoi soldati, l’ordine di caricare le armi. Il plotone aveva già i fucili carichi. Di fronte, immobili, stupiti, i venti guardavano. Il maggiore ordinò di puntare.

— Punt!— ordinò il tenente. Il plotone si mise in posizione di punt.

— Ordini il fuoco— gridò il maggiore.

— Fuoco!— ordinò il tenente.

Il plotone eseguì l’ordine. Ma sparò alto. La scarica dei fucili era passata tanto alta, al disopra della testa dei condannati, che questi rimasero al loro posto, impassibili. Se vi fosse stato un concerto fra il plotone e i venti, questi si sarebbero potuti gettare a terra e fingere di essere morti. Ma, fra di loro, non v’era stato che uno scambio di sguardi. Dopo la scarica, uno dei venti sorrise. L’ira del maggiore esplose irreparabile. Con la pistola in pugno, fece qualche passo verso i condannati, il viso stravolto. Si fermò al centro e gridò:

— Ebbene, io stesso punisco i ribelli!—

Egli ebbe il tempo di sparare tre colpi. Al primo, un soldato colpito alla testa stramazzò al suolo; al secondo e al terzo, caddero altri due soldati, colpiti al petto. Il capitano Fiorelli aveva estratto la pistola:

— Signor maggiore, lei è pazzo.—

Il plotone d’esecuzione, senza un ordine, puntò sul maggiore e fece fuoco. Il maggiore si rovesciò, crivellato di colpi.

Mancavano pochi minuti all’assalto. Anche i 149 e i 152 avevano allungato il tiro e non sparavano più su di noi. Le nostre trincee erano state sconvolte. Delle vedette lasciatevi, non fu trovata che qualcuna ancora in vita. Ma, nelle trincee e nei reticolati nemici, immense brecce aprivano il passaggio all’assalto. Il mio battaglione s’era ammassato in trincea. Io vidi la 5a e la 6a compagnia, seguite dalla 7a e dalla 8a scavalcare le nostre trincee in massa, ad arrivare alle trincee nemiche. Anche il mio battaglione uscì immediatamente dopo, più a destra. Il 1° battaglione e un battaglione dell’altro reggimento della brigata avevano anch’essi occupato le posizioni nemiche, piene di morti. Furono questi quattro i soli battaglioni che, da Val d’Assa a Cima Caldiera, riuscirono nell’assalto. Nei resto del fronte l’azione fallì. La mina di quota 1496, all’estrema sinistra della divisione, si era rovesciata sui nostri, rendendo inaccessibili le posizioni nemiche. Le nostre perdite furono grandi. [...]Al cader della notte, ricevemmo l’ordine di ripiegare sulle trincee di partenza.

La notte, il capitano Fiorelli venne da me. Egli era abbattuto. Mi raccontò la morte del maggiore Melchiorri della quale anch’egli si credeva in parte responsabile. Mi disse che aveva fatto di tutto per morire in combattimento. La sorte lo aveva voluto risparmiare. Egli quindi si considerava obbligato a fare il suo dovere e denunziare il fatto al comando di reggimento. Io non riuscii a dissuaderlo. Il giorno dopo, con un rapporto scritto, denunziò se stesso. I comandi di brigata, di divisione e di corpo d’armata ne furono informati immediatamente. Egli, il tenente aiutante maggiore del 2° battaglione e il sottotenente della 6a furono deferiti al Tribunale militare e messi in stato d’arresto. I tre ufficiali, accompagnati da un capitano dei carabinieri e da una scorta, passarono in mezzo al mio battaglione. Alloro passaggio, i soldati si levarono, sull’attenti, e salutarono.


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McFriend
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Messaggio da McFriend »

Ho letto un libro molto interessante riguardante la storia militare dei errori molto spesso dovuti all'incompetenza, all'arroganza o alla superbia dei generali (di tutto il mondo). Dal titolo Il guiness dei fiaschi militari scritto da Geoffrey Regan, titolo originale in inglese: the guiness book of military blunders. Incredibile ma purtroppo vero. :'-( :shock:


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parlavi de Thompson...

Messaggio da ernesto93 »

e ve informo che in altri siti de' storici semiprofessionisti, la gente se ga patufà a proposito de 'sto libro, per via de le robe che el ga scrito.

El senso dei longhi, iera pressapoco che "quando mai un inglese parla ben dei 'taliani..." e via co' le solite storie, che immagino podarè imaginarve.

Me l'aspettavo da una compagnia de "Bar Italia", no da un sito dove che el più sempiòldo xe specialista de qualcossa de la Prima Guera, e dove che i più esimi i publica libri.

Per mi, Thompson no ga scrito niente de novo che altri no gaveva fato prima (parlo dei ultimi 15-20 ani, dopo che se ga averto tanti archivi).

Però (sempre secondo mi), el mato el xe rivado a far dei colegamenti che nissun gaveva ancora fato e darghe una sintesi; perchè tuti quei che lo gaveva precedù, i lavorava in angoli ristreti. Ad esempio Sema ga publicà robe nove ma el suo tema iera la "guera etnica", Pluviano & Guerrini i se ocupava solo de la "giustizia somària", Del Boca el tratàva solo i "Savoia", Schindler se ocupava de la tattica, Pavan de la povera gente, eccetera.

Go l'impresiòn che Thompson no sia andà tropo per archivi, me sembra che el se gabi preocupà sopratuto de far una specie de "inchiesta giornalistica" de stampo angolsassone; sò che el ga intervistà tanti suoi "colleghi". Infatti le fonti che el cita xe impressionanti, no basterià el lavoro de 10 anni solo per lègerli tutti.

Comunque ve lo consiglio, perchè xe propio quel che mancava in sto momento. Po' xe citade tute le fonti, se a qualchidùn ghe interessa approfondir i vari argomenti, xe un bel punto de partenza.


Rawa Ruska
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Messaggio da Rawa Ruska »

E se i super patrioti italiani se rabia, vol dir che robe giuste el disi...

Rawa Ruska :lol: :lol: :lol:


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Messaggio da babatriestina »

Rawa Ruska ha scritto:E se i super patrioti italiani se rabia, vol dir che robe giuste el disi...

Rawa Ruska :lol: :lol: :lol:
francamente, no me par el metro più scientifico de giudicar la validità de un libro de storia :lol: :lol: :lol:
( i nemici dei miei nemici sono i miei amici?)


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Messaggio da macondo »

Riporto un frase che me ga colpido in una dele recensioni:

Perhaps Thompson's indictment of Italian military incompetence is too relentless. But nothing is more illuminating than his contrast between the modern British memory of the great war as a pointless shambles, and recollections in Italy, where it is seen as an expression of the most glorious qualities of the united nation. Rome's Museum of the Risorgimento displays this legend: "Splendid Italy, binding herself forever in sacrifice." Like Hemingway, we are embarrassed by words such as sacred and sacrifice, and reckon "the things that were glorious had no glory".


Rawa Ruska
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Messaggio da Rawa Ruska »

Hai ragione, Baba Triestina, ma è il metro usato da tutti quelli che si accendono appena trovano qualcuno che non la pensa come loro: quelli che non ritengono bella, necessaria e eroica la morte di migliaia di contadini che nemmeno sapevano dove erano, quelli che non stimano Cadorna, quelli insomma che ragionano al di fuori degli schemi che vent'anni di fascismo e parecchi altri di inutile e ridondante retorica hanno lasciato nel paese e nella scuola, scuola dove oggi, per altro, la GG non viene più nemmeno toccata, se non di striscio. Ecco perchè... :lol:

Rawa Ruska


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