Macchine fotografiche

chi se ricorda più che a Trieste ghe iera....
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sono piccolo ma crescero
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Macchine fotografiche

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Babatriestina ha messo, da un'altra parte,le foto di una vecchia macchina fotografica e mi sono meravigliato che nessuno avesse pensato a fare tun thread a riguardo.

Siccome a casa ho qualche vecchia macchina fotografica e a qualcuno può interessare vedere come erano fatte le macchine prima dell'avvento delle digitali ho pensato di iniziare una discussione per mettere qualcosa e dare spazio ad altri per aggiungere altro.

Comincerò con le teorie atomiche spiegate in un libro di chimica fotografica del 1939.
Gli atomi sarebbero suscettibili di una ulteriore disintegrazione e trasformazione in un elemento semplicissimo, uguale per tutti i corpi, l'atomo di elettricità o atomo turbine. Gli atomi turbine muovendosi, celermente, si raggrupperebbero per formare l'atomo della sostanza più leggera che si conosca, cioè l'atomo di idrogeno. Questo evolvendosi passerebbe allo stato di elio, ....
Poiché il libro è edito da una casa editrice nota per il suo rigore, la UTET, devo pensare che quanto scritto rispecchiasse le conoscenze dell'epoca e allora non posso non riflettere su chissà quante sciocchezze stiamo scrivendo oggi, che faranno ridere chi ci leggerà domani!.

E adesso passiamo alle macchine fotografiche.


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sono piccolo ma crescero
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Comincio con la macchina più vecchia che è arrivata a casa nostra non so per quale strada negli anni '60 (credo che qualcuno volesse semplicemente buttarla via).

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Non ne conosco la marca, ma è una macchina a soffietto che fa foto su pellicole piane di dimensione 9x13 cm. Prima di fare la foto si deve fare l'inquadratura che si fa direttamente su un vetro smerigliato messo sul fondo della macchina e sul quale l'immagine appare rovesciata.

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Poi si toglie il vetro smerigliato e si inserisce il caricatore con le pellicole che ne contiene due, una per lato, e che consente, quindi, di fare addirittura due foto in rapida sequenza (si fa per dire)!

Il caricatore ha una lama di protezione; per preparare il materiale, si sfila la lama e si inserisce la pellicola; poi si rimette la lama che protegge la pellicola dalla luce. Una volta messo il caricatore nella macchina, si toglie la lama e si è pronti per lo scatto.

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L'inserimento delle pellicole nel caricatore si deve fare al buio o in una camera oscura o utilizzando delle maniche o tasche di tessuto nero molto fitto.

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Naturalmente si lavora tutto a memoria e le pellicole (chissà se ne fanno ancora) hanno una tacca che deve essere messa, se ricordo bene, in alto a destra per essere sicuri che la pellicola sia posizionata correttamente. Dalla forma della tacca è possibile dedurre, sempre al tatto, la sensibilità ed il tipo della pellicola.

E' interessante vedere la macchina dalla parte dell'obiettivo

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L'obiettivo è un Rodenstock, una marca tedesca piuttosto nota in passato (ed anche oggi, soprattutto per prodotti tecnici). E' un obiettivo doppio anastigmatico, composto cioè da due gruppi di lenti uguali messi simmetricamente con in mezzo il diaframma che fa anche da otturatore. La luminosità è da brivido: 1:6,8 (oggi se non abbiamo 1:2 non siamo contenti. La lunghezza focale 135 mm.

Interessante la possibilità di basculare l'obiettivo spostandolo verso l'alto o verso il basso, verso destra o verso sinistra; possibilità che nessuna delle nostre macchina ha e che consente di correggere le deformazioni prospettiche indesiderate. Interessante anche quel pallino rosso che si vede nella prima foto. E' una bolla che permette di mettere perfettamente orizzontale la macchina (a bolla appunto) ed evitare così di avere ... il mare in salita. Il tondo luminoso che si vede in alto a destra nella foto qui sopra è invece un mirino per inquadrare e fare la foto alla svelta se proprio non ne potevate più.

Confesso che ho usato questa macchina una volta sola. Misi in posa mia sorella e le dissi che doveva stare ferma per mezzo minuto. Non ho mai capito perché nella foto, una volta finita, mia sorella avesse tre occhi :D :wink: O era un difetto della macchina o mia sorella si era mossa contravvenendo ai miei ordini!


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

La prima vera macchina fotografica che entrò a casa nostra fu la Leica III C.

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Mio papà la comperò nel 1939. Aveva un obiettivo incredibile, di luminosità 1:2 credo a 7 lenti, il Summitar. Come si vede dalle foto le lenti non erano ancora trattate (non avevano quel colore azzurrino cangiante che hanno oggi e che serve a ridurre i riflessi interni; il trattamento lo inventò la Zeiss durante la guerra).

Ha un praticissimo treppiede a compasso, che purtroppo non si può più usare sulle macchine moderne

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e non ha il sincronismo flash che si può ottenere solo con un doppio scatto flessibile; ma fu la nostra macchina fotografica fino al 1980, anno in cui comperai una Nikon FE. Senza dubbio inquadrare con una reflex è più bello che farlo attraverso il mirino galileiano della Leica; in compenso la sensazione di solidità, per usare una parola che all'epoca non si usava, di ergonomia che dà è ineguagliabile. L'obiettivo poi, alla massima apertura, produce delle foto morbide, molto adatte per i ritratti.

Il punto dolente è il caricamento. Non si può aprire il dorso; la pellicola si inserisce dal fondo

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e capitò sia a mio padre che a me di sbagliare il primo caricamento e di fare foto, di conseguenza, con la pellicola che non avanzava ad ogni foto.

Questa macchina adesso ha qualche acciacco, ma è ancora in grado di funzionare e di fare ottime foto.


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Per risparmiare, siamo istriani per qualcosa no?, non comperavamo i singoli rullini di pellicola, ma la comparavamo a pizze di 30 metri all'inizio e di una decina poi. Per fare i rullini si usavano delle bobinatrici. Questa è la prima che usavamo

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E' in qualche modo imparentata con Casey Stoner, in quanto era nata per preparare i rullini della macchina fotografica Ducati (sapevate che la Ducati faceva macchine fotografiche? Facevano dei fotogrammi che erano la metà dei fotogrammi normali ed avevano dei caricatori piccoli che avevano bisogno, appunto, di una bobinatrice particolare). Per usare questa bobinatrice con i caricatori normali avevamo bisogno di quella manica nera che ho mostrato prima, perché non si potevano inerire i rullini con l'involucro protettivo. Così ad un certo punto, stufi, ne comprammo una nuova e adatta ai caricatori normali.

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Nel caricatore c'è ancora qualche metro di pellicola Ilford FP3 in bianco e nero (mio padre ed io eravamo fanatici della pellicola Ilford). Sono scaduti, ma se qualcuno li vuole...


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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

L'idea di aprire questo thread mi è venuta perché da un'altra parte, babatriestina ha parlato degli esposimetri. La Leica III C non aveva l'esposizione automatica e, se è vero che ci si arrangiava ad occhio (e che lo sviluppo alla parfenilendiammina che usava mio papà rimediava agli errori di esposizione), era utile avere a disposizione un esposimetro. Noi ne abbiamo usati 3.

Il primo è il più vecchio ed è meccanico e, di conseguenza, funziona ancora.

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Ruotando un disco si impostava prima la sensibilità della pellicola, poi l'ora, poi il mese, poi il tipo di soggetto e si otteneva l'indicazione dei tempi da usare. Se volete saperne di più qua trovate le istruzioni.

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Poi comperammo un esposimetro automatico. Esso aveva un sensore fotosensibile al selenio (si quello che adesso mettono nelle patate per non far venire le rughe) che, colpito dalla luce, produceva corrente e questa corrente faceva spostare l'ago di un galvanometro. Quanta più luce c'era tanto più l'ago si spostava. Lo spostamento indicava i tempi e diaframmi di esposizione.

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I galvanometri hanno un difetto. Sono molto fragili e l'esposimetro un giorno mi cadde di mano e ... pazienza :(

Così ne comperammo un altro che si basava su un principio diverso: una batteria faceva passare la corrente attraverso un elemento fotosensibile che cambiava la resistenza a seconda della luce e in base alla quantità di corrente che passava: aveva bisogno di una batteria, è vero, ma era più sensibile e, prodotto elettronico di 45 anni fa, si è rivelato robusto e affidabile; nonostante tutto funziona ancora, peccato che non mi serva più! :D
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Quando mi sono sposato, assieme a mia moglie è venuta a far parte della famiglia anche una macchina della concorrenza, la Contaflex della Zeiss, una delle prime reflex monoobiettivo e pentaprisma, con lo specchietto che, una volta scattata la foto rimane chiuso e si abbassa solo ricaricando la macchina per la foto successiva.

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La riporto qua perché, in una qualsiasi storia, ancorché familiare, delle macchine fotografiche non può mancare l'obiettivo Tessar della Zeiss, detto l'occhio d'aquila degli obiettivi per la sua impietosa nitidezza che evidenziava le rughe e i difetti di ogni bella signora.

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Un obiettivo semplice, con 4 lenti di cui due incollate tra di loro che all'inizio aveva una luminosità di 1:3.5 e alla fine è arrivato ad 1:2.8 ed ancora si trova in molte macchine fotografiche. Una pietra miliare nella storia della fotografia.


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rofizal
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Messaggio da rofizal »

Mi no go conservado le machine vecie (go za tropa roba in casa), ma me ricordo dele foto a scola.
El fotografo viniva col treppiede de legno dove posava la machina fotografica, se nascondeva soto un telo nero mentre con una man (o qualchedun altro, no ricordo) tigniva un baston con una tavoleta piatta e retangolare in cima, che serviva... da flash! :wink:
Tuti fermi, tuti ziti, guai a chi se moveva (guardate l'uccellino!) e poi... puff! credo el magnesio fazeva un piccolo botto e la foto vigniva scatada. E stranamente le vigniva anche ben.
Ma cosa... tanto vecio son? :(
Dai che scherzo, i fazeva la foto con la machina digitale :wink: ... o no? :(


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

Mi ve go parlado della mia Retina, che go ancora, e inveze go regalado le altre a dei appassionadi :
la Rolleicord de papà, iera le progenitrici delle reflex, perchè le gaveva due obiettivi un su l'altro, uno per la foto vera e propria e un per far vedere al fotografo l'immagine, che se vedeva de l'alto. Prima de scattar bisognava carigar el otturator a man.. una roba che me dava fastidio iera che ste macchine usava la pellicola formato quadrato 6 x 6, ma po co i le sviluppava se no te pagavi a parte per formato special i te le dava stampade rettangolari, taiando come che ghe fazeva comodo a lori! e mi che mettevo con tanta cura a studiar l'inquadratura.. :evil:
me par che sul retro del corpo macchina ghe fossi el elenco delle coppie tempi/diaframmi consigliadi a seconda della luce.. se no, se li trovava in tutti i libri de fotografia de allora.
papà doveva aver avudo una Leica durante la guerra, ma el la ga scambiada con la Retina nei primi anni Cinquanta.
Po el me ga regalado la Retina, per comprarse una Zeiss Ikon in Germania nel 1963, che xe stada la prima col esposimetro incorporado e le esposizioni semiautomatiche, a priorità diaframmi o priorità tempi; ma col tempo ste esposizioni automatiche se ga guastado e go continuado a doprarla, grazie anche al obiettivo Tessar de cui de sora, in manual con l'aiuto del vecio esposimetro a parte.
Mi gavevo cominciado a 10 anni con la mia prima Agfa Click I , tuta de plastica, che, dopo che papà me ga fatto una lunga spiegazion sui tempi e sui diaframmi, gaveva tempo fisso de 1/60 : no mal, ma el tasto del otturator iera propio in corrispondenza al diaframma, per cui iera facile far mosso, due diaframmi: sol- ombra e un terzo filtro giallo, perchè ovviamente la iera prevista per el bianconero! la pellicola se metteva 6 x6 in rodolo e se girava a man..
po papà ga ciolto la prima Olympus, sempre anni 60, tutta automatica, e che usava el mezzo formato, ciamandola la machina dei m***, perchè secondo lu anche un m*** podeva fotografar con quela...

Le prime pellicole a colori costava care, gaveva colori un poco pastellosi,, e po i fotografi "veri" sprezzava el color e ritegniva roba seria e artistica solo i bianconeri, soprattutto se i se li sviluppava in casa!

e adesso spetemo Zoomy... :-D :-D :-D


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serlilian
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Messaggio da serlilian »

Che bela quela machina a sufieto.

Ve ricordè el fotografo che iera in marina? El gaveva un musseto o un cavalin de legno per fotografar i fioi, sentadi sora.
El gaveva una flaida nera, la machina su un trepiede, e un stagnaco pien de acqua vizin.
Me par che ghe iera un toco de stofa nera drio la machina fotografica e che el se coverziva anche lui, quando che el fotografava.


Go anche mi el esposimetro de metalo, lo usavo per regolar una Agfa Silette. Che bele foto che fazevimo, senza esposimetro, messa a fuoco... a ocio ("Papà, quanti metri te disi che sarà?" "Meti 5 metri") e tanta pratica. :lol:


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Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate,
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

rofizal ha scritto:El fotografo viniva col treppiede de legno dove posava la machina fotografica, se nascondeva soto un telo nero mentre con una man (o qualchedun altro, no ricordo) tigniva un baston con una tavoleta piatta e retangolare in cima, che serviva... da flash! :wink:
Tuti fermi, tuti ziti, guai a chi se moveva (guardate l'uccellino!) e poi... puff! credo el magnesio fazeva un piccolo botto e la foto vigniva scatada. E stranamente le vigniva anche ben.
Anche mi me ricordo che una volta in classe i ga fato la foto come che te disi ti, col magnesio. Mi go trovà le lampadine al magnesio, usa e getta.

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Sicome la Leica no gaveva el sincronismo per el flash, fasevimo scuro nela stanza, machina col diaframa chiuso, machina sul trepie, tuti fermi, oturator sul "posa", corente ala lampadina e boto de luce, chiuso l'oturator. No iera sai pratico e sarà per questo che go un poche de ste lampadine :wink: :-D


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Messaggio da sum culex »

Ogi dopopranzo go interoto i lavoreti in giardin per la perparazion per piantar i bulbi per sta primavera causa de 'iero picio, ma son cressù' e dele sue machine fotografiche: con quele foto el me ga sveià 'l'aire' e la voia de far anche mi, iera diverso tempo che gavevo in mente, ma no me decidevo mai. Go zercà, trovà e fotografà le machine de mio papà co 'l iera giovine (ogi el gavessi 120 ani) e anche dei ani sucessivi, roba de antiquariato. Go anche fotografà el mio coredo Leica. Pena che rivo ve farò veder. Go parecchie serie che stago preparando, ma no rivo a concluder una che za go de scarigar un'altra. Go due sole man e de vecio (altro che una volta!) me piasi remenerme, far qualche pasegiatina, lavoreti vari e el tempo svola, ma le foto speta e el forum ghe toca spetar anche :'-(
ciao
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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

babatriestina ha scritto: Mi gavevo cominciado a 10 anni con la mia prima Agfa Click I , tuta de plastica, che, dopo che papà me ga fatto una lunga spiegazion sui tempi e sui diaframmi, gaveva tempo fisso de 1/60 : no mal, ma el tasto del otturator iera propio in corrispondenza al diaframma, per cui iera facile far mosso, due diaframmi: sol- ombra e un terzo filtro giallo, perchè ovviamente la iera prevista per el bianconero! la pellicola se metteva 6 x6 in rodolo e se girava a man..
la go trovada in foto in rede!!
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Messaggio da rofizal »

sono piccolo ma crescero ha scritto:go trovà le lampadine al magnesio, usa e getta.
Nianche no me le ricordavo più... :wink:


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Messaggio da Nona Picia »

Per sonopiccolomacrescerò

El mio cugin triestin/milanese,Caligola39 me ga incaricà de farte i complimenti per le foto dele macchine fotografiche che ghe ga piasso tentissimo e ghe ga fato venir in mente tanti bei ricordi.

Grazie sonopiccolo da parte de Caligola39 cugin triestin/milanese de nonapicia


Ciao ciao
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Messaggio da Elisa »

Sulla scia di sonopiccolomacrescero e come contributo alla sua ben ideata e attraente neocreazione dell`antiquariato in macchine fotografiche, ecco anche le mie robe da museo…che assieme a tutte le altre “faranno ridere chi ci leggerà domani!”, ma anche oggi, ma con interesse, perchè no?
Ecco che un esemplare della macchina a soffietto degli anni 60 di sonopiccolo è esposta in vendita sul mercato dell`antiquariato ‘De las pulgas’, un ammasso di antichità a Buenos Aires.
Ma…. quel maneggio complicato faceva stancare ancora nei preparativi!
Costatando la resistenza, durata, ottimo stato di conservazione delle esistenti fotografie antiche o non tanto, riprese con tanti diversi sistemi e macchine, c`è da meravigliarsi!
La mia prima macchina qui presente Agfa Silette, assomigliante a quella Agfa di babaTS ma forse più…gracile, manuale, e con l`incastro per l`applicazione degli elementi eventuali, è stata comperata nell`anno 1960 e coadiuvato l`uso dal libretto delle apposite istruzioni sempre appresso! Successivamente alcuni oggetti facilitarono l`uso, ma ricordo soltando questi fotografati.
Il flash, di aspetto ‘audace’ (ma pieghevole da poterlo racchiudere) funzionava con lampadina, presumibilmente al magnesio come quella postata da sonopiccolo, …ma `n pochetin pù picolota forsi!!!

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Messaggio da sum culex »

Sta serie de foto che stago per meter no ga gnente de bel come inquadrature de prospettive, scorci, ecc., xè solo documenti de come che iera le machine fotografiche dei primi '900 e de come che iera el mio coredo nei ani '60/'70, de conseguenza no pol interessarghe per gnente a quei amici che de sto argomento no i xè apassionai e a lori ghe convien saltar adiritura a un altro sogeto. Grazie.

La TENAX dele Goertz Berlin, se no me sbaglio, xè la prima machina fotografica tascabile. La iera ancora a lastre 4,5x6, in seguito, per restar sul mercato, co iera vignù fora le pelicole, i gaveva fato,un caricator che se meteva al posto dei telaieti dele lastre e che usava i rulini 127 (4,5x6). Me par che el numero sia giusto perchè i 6x9 iera i 120 e el fortmato Leica iera el 135). La xè veramente tascabile: la misura serada 9x7,5x2,5 centimetri.

Eco la machina serada, usada e consumada e pur essendo ferma de almeno 65 ani se no de più, l'oturator funziona ancora

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Cussì la xè verta

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L'obietivo 75 mm. 1:4,8

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Ghe go dà un forbida, ma no go 'vù el tempo per netarla a fondo. Essendo conservade (questa come le altre) in un astuccio de cuoio le machine tendi a far un poco de muffa per via del umido.


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Messaggio da sum culex »

La ghiera per regolar el diaframa

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La ghiera per regolar i tempi. A proposito de tempi: sula prima foto podè veder la leveta che comanda l'oturator Posa/scato/sempre verto

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La ghiera per la regolazion dei metri per la messa a fogo

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El mirin

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I telaieti per le lastre e el vano sula machina dove che i andava inseridi

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Questa xè una curiosità che penso che nissun conossi: l'ingranditor dedicado per stampar le foto dal 4.5x6 nei formati 9x12, 10x15 e 13x18

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El ga tre posizioni fisse per i formati che go dito

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Se estrai el tubo scorevole e se lo ferma sul numero scielto (1, 2, 3) con quele due levete che xè ai lati incastrandole nela feritoia oportuna e se regola el fogo del'obietivo con quel altro comando che xè più in alto fermandolo sul medesimo numero

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Se meti la lastrina svilupada in sto vano e se sera el covercio. In scuro se meti la carta sensibile nel fondo. Se va in ciaro e se verzi el coverceto per el tempo necessario a impressionar la carta e se torna in scuro per svilupar o per meter un altro foglio de carta e un'altra lastrina.

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Questo xè un vecissmo obietivo tuto de oton senza diaframa e senza oturator

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Iera per far quele antiche foto: Tuti fermi, po el fotografo tirava via el covercio del obietivo, el calcolava a mente el tempo necessario, el rimeteva el covercio e la foto iera scatada.

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El ga anche una regolazion per la messa a fogo a cremagliera (se vedi in fianco un o due denti)

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