"Il viaggiatore «ideale» di Alberto Fortis. Scritture e riscritture adriatiche fra Settecento e Ottocento"
Alcuni brevi estratti relativi a Trieste:
Nella quinta lettera (datata Trieste, 29 maggio 1811, in E. F. GERMAR, Reise), relativa a Trieste, il viaggiatore si lamenta della polizia locale. L’inefficienza degli impiegati e la lentezza delle pratiche portano via del tempo prezioso alle escursioni ornitologiche.
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Il tema della pericolosità dei viaggi nell’Illiria, dovuta in gran parte alle scorribande dei corsari, è molto caro al viaggiatore tedesco che si sofferma anche su riflessioni riguardanti la giustizia e il rispetto della legge. Lo spostamento da Trieste a Fiume mette il viaggiatore di fronte a un triste spettacolo: una strada malsicura posta tra misere capanne, terra brulla, pietra calcarea che danno ancora maggior risalto alla pericolosità di quel tragitto. Il viaggio, fra l’altro, è reso con un alone di mistero, dato proprio dal calare della notte su una strada nota per il suo pullulare di banditi.
Descrive, inoltre, l’efficienza del governo francese, contrapposta all’inutilità delle leggi asburgiche. La Francia napoleonica diventa una sorta di giustiziere che stermina un’ingente quantità di briganti. A Lippa, difatti, il naturalista tedesco scorge ancora appeso a un palo il cadavere di un delinquente, che funge da monito agli abitanti locali.
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Ricordo, a questo punto, che si ha un primissimo avvicinamento al sud nel momento dell’arrivo a Trieste, dove inizia l’itinerario adriatico di Germar. Nella prefazione alla città, porta orientale per eccellenza, e cioè attraversando i paesi di Sesana e Opicina, il meridione si delinea, in primo luogo, nel passaggio linguistico dal tedesco all’italiano e al carnico. In un secondo momento, il viaggiatore lo individua nella sensazione di caldo che vi percepisce. Quella calura viene fatta risalire, non a caso, a Napoli, e sembra, in tal modo, provenire direttamente dal sud. Riporto qui di seguito la descrizione che il viaggiatore ci offre di una Trieste vista dall’alto:
Triest liegt in einem durch Berge gebildeten und mit zahlreichen Villen, Gärten, Wein- und Oelbergen besetzten Halbkessel, dessen freie Seite das Meer einnimmt, aber eben dadurch wird auch die Hitze in den Sommermonaten fast unterträglich und soll der von Naepel gleich kommen, denn die Sonnstrahlen werden von den Bergen herabgeworfen und concentriren sich gleichsam in der Stadt.
(traduzione: «Trieste giace abbarbicata su un monte coltivato i cui numerosi giardini, le vigne e gli ulivi ne occupavano la metà, mentre i luoghi liberi vennero occupati dal mare, e proprio per questa ragione il caldo dei mesi estivi, quasi insopportabile, dovrà proprio arrivare da Napoli, poiché i raggi del sole oltrepassano il colle e si concentrano per così dire in città». E. F. GERMAR, Reise)
La strada che collega Vienna a Trieste venne inaugurata nel 1781, una ventina d’anni prima di Germar, sostituendo così quella vecchia molto più ripida e sassosa. Ma il nostro viaggiatore esprime la necessità di miglioramento del sistema viario anche per questa strada, come per tutte le strade delle isole dalmate, e la descrive come incuneata fra le rupi e i massi calcarei.
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Ernst Friedrich Germar, attivo come botanico a Halle, è legato anche ad alcuni membri del Gabinetto di Minerva di Trieste, del quale visita la ricca biblioteca. Il soggiorno triestino del 1811, difatti, «introduce» il suo viaggio in Dalmazia. Fa la conoscenza, come testimonia il suo resoconto odeporico, del dottore Giovanni Vordoni, uno dei soci fondatori dell’istituzione.