triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

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mandi_
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Grazie infinite Baba, ho imparato un sacco di cose. Penso che un giorno o l'altro mi studierò qualcosa sulle icone russe, che hanno una maestosità incredibile.Poi, dopo aver visto un'infinità di foto di chiese russe, provo una grande ammirazione per questa arte religiosa. Senza nulla togliere alla nostra... Io in genere tendo a cogliere l'insieme, non i particolari.
Mi ha colpito comunque la questione dei due piedi trafitti e l' i.N.U.i , che mi lascia dei dubbi.
Chiedo scusa al "San Giovanni".Avrei dovuto pensarci.

Splendida l'arte triestina che hai mostrato...

Se riesci a trovare una traduzione del testo, potrò raccontare al figlio di quel prigioniero la preghiera inviata dal padre...Dietro l'immagine, c'è uno scritto dove quest'uomo chiedeva di non esser dimenticato...
Quanto al teschio, penso che Cristo ne avrà visti molti, in quel periodo...

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Antoine de Saint-Exupéry
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Dolomitiko »

mandi_ ha scritto: Un amico mi fa notare che la croce è strana e particolare. La scritta in alto dovrebbe rappresentare la INRI. I caratteri, infatti, non sono cirillici! Se non sbaglio c’è scritto: i.N.U.i . La i e la N non esistono in cirillico, mentre la terza lettera U (con una gambetta in basso a destra) in russo corrisponde alla
z.
Sarebbe interessante sapere cosa significa... Forse è scritto in ebraico.
Il Titulus Crucis era la scritta sopra la croce per indicare la motivazione della condanna, prescritta dal diritto romano. Nelle rappresentazioni artistiche della crocifissione questo “titulus” poteva essere scritto in tre lingue - greco, latino ed ebraico. Tradizionalmente vengono scritte le sole quattro lettere INRI, iniziali dell'espressione latina “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”, mentre sui crocifissi delle chiese ortodosse l'iscrizione ha le lettere INBI, utilizzando il testo greco equivalente “ησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ Bασιλεὺς τῶν ουδαίων” (O Ii̱soús apó ti̱ Nazarét, o vasiliás to̱n Ioudaío̱n).
Qui potrebbe trattarsi di una interessante mescolanza di caratteri greci (o latini) e cirillici dovuti alla mano dell’anonimo pittore. Infatti, la scritta raffigurata sul crocifisso, se non leggo male è i.N.Ц.i. Le prime due lettere e la quarta i.N.i. corrispondono alle iniziali delle scritte sia in latino che greco. La terza lettera Ц, l’unica ad essere in cirillico e con pronuncia “z”, potrebbe essere presa dal russo “Иисус из Назарета, Царь Иудейский” (Iisus iz Nazareta, Tsarʹ Iudyeĭskiĭ) dove Tsar (zar) significa Rex. Foneticamente la frase in russo corrisponde alla scritta in latino, mentre la traslitterazione in cirillico dovrebbe essere “ИНЦИ.” Forse, e questa è la mia personale opinione, il pittore pensando a “Iisus Nazareta Zar Iudyeiski” ha ingenuamente scritto sul “Titulus” la parola Rex con iniziale cirillica. Boh... magari è proprio così!


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

Mi sembra un'ipotesi assai plausibile!
per il resto del messaggio, la mia consulente si è limitata a dirmi che sì, è russo, che è una preghiera a Gesù, ma che le sue conoscenze non vanno oltre..


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Io m'inchino davanti a una simile competenza e capacità interpretative della simbologia e delle scritte religiose. Veramente non ho parole nei riguardi di tale cultura.
Ho anch'io amici che comprendono il Russo e posso provare a chiedere la traduzione.
Personalmente giudico la Croce bellissima ed emozionante, come spesso può essere un'immagine sacra. Intravedo ai piedi del Cristo alcuni edifici di una città....

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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Dolomitiko »

Il responso di un mio conoscente, filologo eccelso, non fa che confermare quanto scritto ieri.
Nell’uso ortodosso il Titulus Crucis INBI può talvolta essere rappresentato come INЦI. La lettera Ц indica effettivamente Zar. Tale parola deriva dal latino Caesar attraverso l’antico slavo Tsesar poi ridotto a Zar quale sigla e firma.
Del resto dal latino Caesar deriva anche il tedesco Kaiser (Kaisar in gotico). Nel periodo dell’impero russo (1546-1721) il termine imperatore era interscambiabile con zar.
Quindi, l’anonimo pittore avrebbe scritto intenzionalmente Zar, unico termine compatibile per tradurre – a quell’epoca – il greco Basileus. Rimane comunque da chiarire il perché della mescolanza tra caratteri latini (o greci) e cirillici.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ho cercato a lungo una traduzione della preghiera in cirillico. E' molto difficile tradurre tutto , ma il senso è questo :
"La Croce ti salverà dai tuoi peccati, non aver paura,
i tuoi debiti saranno perdonati da Dio benedetto ,
che allontanerà dalla tua anima il buio"

Mi piacciono molto queste parole di speranza...

Mi è capitato di vedere il diario autentico di un soldato della Grande Guerra, che combattè a Prezmysl e a Cracovia, come mio nonno e migliaia di altri uomini.

Vi mostro come è fatto un diario di guerra. Ho scelto questo perchè abbastanza anonimo, ne ho visti molti serrati da astuccetti in pelle,quasi tutti diversi nell'aspetto. Anche questo ha una copertina in pelle morbida, che è stata tolta.
Questo diario è conservato da un'anziana signora, figlia di quel soldato. Accanto a lei c'era il nipotino che guardava incuriosito...e non capiva perchè stessimo guardando dei vecchi fogli sciupati e la nonna fosse commossa.

Immagine

La persona che scriveva era del 1891, aveva già svolto il servizio militare come Kajserjager, ma era scoppiata la guerra ed era partito senza rivedere la famiglia e la fidanzata. Partì nel 1914 per la Galizia, tornò nel 1920.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

DA FEDELE SOLDATO AU A DISERTORE

La parola "Disertore" a volte può non piacere. Ma cerco un pò di capire come avveniva, perchè avveniva....


Immagine

Come potete leggere, il ragazzo volle scrivere in rima i suoi pensieri.

Qui dice che era arrivato alla Caserma a Brixen (Bressanone), aveva incontrato tra gli altri un compaesano, lasciato a malincuore...
Aveva indossato la "montura" cioè la divisa con lo zaino e le armi, poi era stato lasciato libero, per una decina di giorni per l'addestramento.
A Brixen c'era una moltitudine di persone in arrivo, molti treni e si cantava una canzone :

"Viva il nostro Imperatore,
Viva pure il suo precettore,
Morte al Serbo traditore
e a tutti chi lo soccore"

Come vedete i soldati, tra cui il nostro, partivano spesso incoraggiati da una canzone di lealtà verso Francesco Giuseppe, e di odio ai Serbi , che avevano ucciso l'erede.
L'odio era allargato a chi "sarebbe venuto in aiuto ai Serbi" .



Poi la partenza. Ho letto pagine dove si descrivono morte, uccisioni, laghi di sangue, paura...amici feriti ...ma anche una grande fame....

Ed ora vi aggiungo un'altra pagina

Immagine

Qui il soldato disperato scrive che , siccome nello zaino dovevano lasciare una conserva di scorta e ne avevano due in dotazione, se gli uomini si azzardavano a mangiarne una in più dovevano fare 6 ore di "ferri", oppure ricevere 25 bastonate sul sedere e rimanere senza cibo.
Descrive l'umiliazione di persone di 40 anni che dovevano calare i pantaloni per farsi picchiare dagli Ufficiali.

E dice mesto :
"Vi par a voi una cosa ben fatta
maltrattare la gente che è affamata
e belle parole , perchè ai taliani veniva detto
che saria meglio che le vostre mamme avessero fatto un becco"

Il soldato si sente offendere a male parole dall'Ufficiale AU, non Italiano evidentemente in questo caso.Queste parole le ho lette anche in altri diari, mi sembra di capire che i taliani venissero trattati spesso con diffidenza e superiorità.
Voglio aggiungere anche che questa è la prima pagina del diario dove il soldato mostra insofferenza verso il trattamento ricevuto, dopo aver visto i compagni morire ed aver patito fame atroce.

Immagine

E in quest'ultima pagina, sui Carpazi, il soldato pensava :

Bene, questo non può andare,
non voglio più vedere a maltrattare
Appena che nasce la combinazione
Certo dai Russi mi lascio pigliare...


E la combinazione la trovò, non senza aver dovuto combattere ancora a lungo...


Anche questa è guerra. Gli uomini non sono macchine da spingere avanti a combattere come cannoni, ma persone, in ogni tipo di malaugurata guerra .

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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

Impressionante e commovente.. dovevano tenerli ben nascosti. Io di papà ho trovato solo brevi appunti.. chissà lo zio Piero, quello che poi fu effettivamente preso prigioniero dai russi..


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da bilo »

Borisoglebsk:
qualchidun ga notizie dei prigionieri AU (ma credo tutti de naz italiana) che iera stati colocadi (in vario modo) in questa cità a sud de Mosca ?


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ma cosa intendi per nazionalità italiana? Inizialmente tutti appartenevano all'Impero Au. Molti parlavano lingua italiana e si sentivano italiani. Molti parlavano lingua Italiana e si sentivano Au. Molti parlavano lingua Italiana e si sentivano slavi, da quel che ho capito.

Comunque sia, per me hanno uguale valore....e proverò a cercare.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

L'indirizzo che tu indichi dovrebbe essere incompleto . Quello che ho trovato io è : Borisoglebsk Zemska uprawa, governatorato di Tambow. E' l'indirizzo di un prigioniero, pubblicato su un giornale dell'epoca..

Nel Governatorato di Tambow si trovava Kirsanov, cittadina dove si raggrupparono soprattutto Italiani ma anche altri .
I prigionieri seguirono strade diverse per tornare a casa loro. E soprattutto si spostarono molto, perchè dal maggio 1915 potevano essere assegnati a lavori diversi (agricoltura, miniere ecc) per i Russi. Dovevano guadagnarsi da mangiare, non erano più obbligati a stare rinchiusi in centri di raccolta.
4500 tornarono nel 1916 -inizio 1917 tramite la Missione Italiana da Kirsanov, Vologda e Archangelsk.
Altri 2500 e più tornarono attraverso la transiberiana da Vladivostok.
Ma ci furono navi che trasportarono anche coloro che si sentivano slavi, sempre da Archangelsk.
Quelli che si sentivano Au rimasero a lungo in vari campi, credo meno liberi di uscire. Molti di essi tornarono in Austria.
Comunque per me governatorato di Tambov significa possibilità di tornare già nel 1916- 17.

Se vuoi posso dire di più di come era gestito qualche campo nel Governatorato di Tambow.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da bilo »

Mi risulta infatti che a Borisoglebsk (allora compresa nel govrenatorato di Tambov) ci fosse un campo ma che, appunto, i prigionieri avessero la possibilità di sistemarsi a lavorare in case, famiglie, etc...

quel giornale dìepoca che tu citi è pubblicato da qualche parte ? su qualche sito ?

Di Kirsanov si trovano diverse noizie e informazioni, credo ci sia pure un monumento che ricorda una 60tina di deceduti nel campo ma è di questo di Borisoglebsk che vorrei saperne di più.

grazie a mandi intanto di questa info


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Cerco di spiegarmi un pò meglio.

Quando Baba afferma che i diari dei soldati dovevano essere ben nascosti, io rispondo che furono moltissimi i diari scritti, perchè ne ho effettivamente visti e letti molti. Alcuni sono stati raccolti e pubblicati dall'Archivio di Scrittura Popolare di Trento, per opera soprattutto di Quinto Antonelli. Ma molte famiglie hanno scelto di tenere il Diario del padre e del nonno per sè. Infatti ne ho letti e fotografati anche di inediti, privati. In Friuli c'è stato Camillo Medeot che ha raccolto diari, ma friulani. A Trieste... c'è quasi niente, purtroppo.
Naturalmente non tutti i soldati tenevano un diario, ma molti scrivevano lettere. Anche dalle lettere si capisce di solito molto, perchè ad esempio veniva riportato il grado di un soldato, il Battaglione e la Compagnia, un indirizzo e una data di spedizione e questo permette di collocare il soldato in una fascia temporale e in un luogo dove combattè o fu in prigionia.

Sicuramente in molti casi passarono anni prima che il prigioniero potesse comunicare con la famiglia, scrivendo lettere, inviando foto.
Credo che ci sia stato un bisogno estremo di comunicare, di continuare a credere che qualcosa della vecchia vita era rimasto : la famiglia, il luogo natale.

Sui diari e sulle lettere i prigionieri scrissero anche nomi e addirittura elenchi di prigionieri che si trovarono con loro.

Tu mi chiedi del giornale : io ho già inserito il titolo del giornale in questo topic : è il Bollettino del Segretariato dei profughi e riformati.

I riformati erano appunto i soldati arruolati dall'esercito AU e su questo giornale venivano riportati nomi di soldati prigionieri, dove si trovavano in prigionia e la loro posizione nell'esercito Au.
Il giornale si trova in digitale in una biblioteca di Trento, in via Roma.
I dati sono molto parziali, date le difficoltà di allora della comunicazione con la Russia.
Però ci ho trovato il nome di mio nonno che affermava di essere sano a Omsk, Siberia.Su tale giornale d'epoca si trovano anche descrizioni dei vari campi principali. Ma le descrizioni sono molto diverse se viste in chiave AU o dal punto di vista dei prigionieri, nei diari .

Adesso rimane il problema che questo giornale si trova a Trento, perciò distante. E riporta, ho visto, un 80 per cento di nomi trentini, i nomi triestini ci sono ma pochi. Forse sul vostro "Lavoratore " o sul "Piccolo" dell'epoca si può trovare qualcosa.

A me sembra impossibile che solo a Trento ci fosse questo genere di comunicazione Russia - territori di lingua Italiana.

C'era all'epoca un 'Associazione Trento e Trieste, quella di Trieste con sede a Trieste, che si occupava di raccogliere e pubblicare i nomi dei prigionieri in Russia o Serbia e dei profughi e dei prigionieri e delle condanne austriache (sequestro dei beni o confinamento a Katzenau) . Io ho parecchi documenti di essa.
I nomi riportati sono messi tutti insieme, non si faceva differenziazione tra le regioni attuali.

E' un discorso molto lungo.

Di Kirsanov ho parlato in questo topic ed ho riportato anche i morti vostri, così come quelli dei morti a Krasnojarsk e a Tientsin. Ho messo anche le foto dei monumenti funebri.
A Kirsanov è stata composta anche una canzone scritta da un maestro trentino e musicata da un musicista friulano. Mi commuove sempre, perchè credo che al di là di tutto vadano rispettati l'opinione e i sentimenti di ciascuno, specialmente se prigioniero.

L'unica cosa che per ora ti posso dire è questa: quelli che erano in Russia o Siberia scrissero molti diari. L'unica strada per conoscere le condizioni di vita non sono le fonti ufficiali ma i diari. I prigionieri si spostarono molto e descrissero i Campi principali di raccolta :Charchow, Kiev, Omsk, Kirsanov, Jekaterimburg, Samarkand, Tjumen, Tientsin, Krasnojarks, Vladivostokecc. In ognuno di questi centri si trovavano a migliaia, in attesa della partenza. Ma descrissero anche Campi minori.

Se troverò un diario che parla del luogo che ti interessa te lo comunicherò.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Mandi ha scritto:
A Trieste... c'è quasi niente, purtroppo.
Mi devo rimangiare le parole, perchè mi sono riletta il libro "I prigionieri dello Zar" di Marina Rossi ed ho visto riportare i nomi di decine di persone triestine che scrissero diari. Su tale libro vengono riportati piccoli stralci di diario. Non esistono invece diari triestini pubblicati integralmente, da quel che so.
Il libro è una preziosa fonte sui campi di prigionia in Russia dei nostri ragazzi di allora.

Cito dal libro una parte che può interessare Bilo:
Negli anni 1914 – 18 non lontano da Tambov, in piccole località agricole della Russia più profonda, come Shatzkij, Micurinsk, Borisoglebsk, subirono le durezze del lavoro coatto molti Italiani della Monarchia danubiana, in un quadro generale di miseria e sofferenza.
Queste zone erano contigue alla città di Tambov, e vi si estendevano delle tenute agricole, con strade di terra battuta e spesso fangosa, isbe di legno colorato.
L'utilizzo dei prigionieri come mano d'opera al di fuori dei lager, oltre a ridurne l'affollamento, rispondeva all'esigenza di supplire alla mancanza di braccia provocata dalla Leva di massa russa. I prigionieri alloggiavano nelle fattorie e finito il raccolto tornavano al Campo.


Riporto la descrizione di un Campo nella zona effettuata da un prigioniero nel gennaio 1916 , confrontandola con quella del Comandante dello stesso Campo, scritta in un rapporto.La prima è realistica, l'altra sembra raccontare un idilliaco villaggio austriaco....

"Il Campo comprendeva una cinquantina di baracche costruite sotto terra, (chiamate galuppe) con soli i due spioventi del tetto al di fuori. Ai frontespizi, da un lato vi era un'unica finestra e dall'altro la porta d'ingresso, dalla quale si scendeva fino in fondo mediante una scala di legno. All'interno c'erano tre piani di tavolato, dove i prigionieri dormivano. Al centro la stufa e in un angolo un capace bidone con coperchio per i bisogni corporali.
In ogni galuppa c'era un prigioniero graduato che faceva da capo baracca ed era responsabile della disciplina.Le cucine erano esterne. Tutti mangiavamo insieme da grandi gamelloni.
Il campo era circondato di filo spinato alto tre metri, di parecchie file, guardato da sentinelle.
Dall'antro sotterraneo si usciva solo per il rancio o per svuotare il bidone. Faceva troppo freddo. Però bisognava aiutare nei lavori del Campo."

EMILIO STANTA, nato a Trieste.

"Proprio oggi rientravo nel Campo. Ebbi modo di osservare i prigionieri mentre lavoravano tranquilli: un giovane spaccava diligentemente i tronchi per costruire impalcature, più in là un altro portava dei secchi d'acqua sulle spalle. Due uomini in uno spazio accesero un fuoco per scaldarsi , poi se ne aggiunsero degli altri a gruppi. Tutta la località sembra un sobborgo austriaco, da dove nessuno pensa di fuggire"

IL COMANDANTE DEL CAMPO


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Riporto quanto ho trovato su un giornale dell'epoca, in data martedì 13 aprile 1920
L' ARRIVO DEGLI IRREDENTI A TRIESTE

Abbiamo potuto parlare con un Trentino che fu in questi giorni a Trieste e che assistette all'arrivo degli ex prigionieri dall'Estremo Oriente. A Trieste sono arrivati in questi giorni i piroscafi England e Texas Maru. Il nostro amico ha avuto la fortuna di andare col pilota del porto ad incontrare al largo il Texas. I nostri conterranei stanno bene e domani o dopodomani saranno a casa con treno speciale.
Sabato notte la colonia dei ritornanti è stata rattristata da una grave sciagura. Com'è noto , a Trieste dura da alcuni giorni lo sciopero di tutti gli addetti municipali e impiegati. La notte la città è completamente al buio e soltanto le sentinelle messe agli sbocchi delle vie sono munite di fanali. Sabato sera uno degli ex prigionieri rientrando a tarda notte cadde nel Canal Grande.

Ricordo che la England maru arrivò a Trieste il 10 aprile 1920..
Che sciopero c'era ? Mi colpisce inoltre pensare alla città tutta buia...

Penso anche a quel povero soldato ritornato dalla guerra dopo 6 anni, padre di tre figli, che ha perso la vita vicinissimo a casa, due giorni appena prima di poter rivedere la famiglia...

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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Ricordo che la England maru arrivò a Trieste il 10 aprile 1920..
Che sciopero c'era ? Mi colpisce inoltre pensare alla città tutta buia...
erano i dieci giorni di sciopero dei dipendenti comunali.
Il Comune al termine della guerra aveva le casse semivuote, e minacciava di abbassare non so se direttamente gli stipendi o il loro potere d'acquisto, e i municipali richiedevano anzi un aumento. Dopo 10 giorni di sciopero ottennero una formula che avrebbe adeguato gli stipendi. Nel contempo si agitavano pure gli ex funzionari pubblici austriaci, la ben nota valida burocrazia asburgica, la cui collocazione era ancora più precaria. Le loro agitazioni, non sempre coronate da successo, crearono uno spostamento verso le organizzazioni del lavoro socialiste, sempre nel corso del 1920.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Grazie infinito al validissimo ponte Trieste - Trento di oggi !
Accidenti, però, che tempi erano quelli !
E chissà dove è stato sepolto quel povero ex prigioniero...

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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

sì erano anni difficili quelli del primo dopoguerra, chi aveva perso la guerra ovviamente stava male ma anche i vincitori scoprivano che avevano consumato l'economia in quegli anni e non accettavano di trovarsi in brache di tela nonostante la vittoria.. da cui rancori, tentativi di rivalsa sugli sconfitti ( vedi le riparazioni della Germania) e disordini in casa, con timori di contagio da parte della rivoluzione bolscevica, a cui altri invece guardavano con interesse.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Vi segnalo questo video, trovato su google.fr (spero riusciate a vederlo).Il video è girato come vedete dai Francesi. Ce n'è uno girato anche dai Cechi, nostri primi alleati lungo la transiberiana.



L'anno è il 1919, quello che per me è il più interessante. In questo periodo 1500 uomini ex prigionieri AU di lingua italiana, arruolati nei Battaglioni neri se ne stavano ancora a Krasnojarsk in Siberia a combattere i bolscevichi. Altri 3000 uomini sempre di lingua italiana erano affluiti verso Vladivostok. Erano alloggiati sulle colline che vedete, suddivisi in "soldati arruolati" con la Missione italiana del Maggiore Manera e "canarini" cioè persone che avevano optato per l'Italia ma non si erano arruolati.Aspettavano una nave...

Interessante la visuale della stazione di Vladivostok e se osservate bene le arcate, non vedete i danneggiamenti dovuti al bombardamento subito dalla stazione nei tre giorni di novembre(di cui vi avevo parlato in rapporto alla foto inserita da Rofizal), perciò il periodo del video è anteriore a novembre.
Interessanti anche le persone di diverse etnie che si notano.
In questo periodo la nave Gablonz stava per arrivare, la nave Nippon non era ancora in viaggio verso questa città. Tutte due piroscafi del Lloyd...La nave Persia, sempre del Lloyd , no se saveva ben...se i la laseva partir...


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Vorrei inserire qui, in questo topic dove ho parlato tanto di prigionia e di ritorni, una stele incisa da "invisibili".
Gli invisibili per me sono stati quelli che sono stati prigionieri ma hanno lasciato poche tracce di sè e delle loro sofferenze.Non si sa molto di loro.
In guerra si facevano prigionieri. Prigioniero diventava qualcuno che non aveva fatto niente di male. Solo che il caso aveva voluto che fosse catturato dall'esercito avversario del suo Paese.
Magari eri lì che falciavi il grano del tuo campo, arrivavano i soldati , ti chiedevano dove fossero passati i nemici, tu non lo sapevi o non volevi dirlo.

E così capitava che tu e la tua famiglia se catturati dagli Italiani finivate ad Isernia, Pinerolo, in Sicilia o nella terribile Asinara.Addirittura nelle Filippine.

E così capitava che tu e la tua famiglia se catturati dagli Austroungarici finivate a Katzenau o Mauthausen...Wagna...

http://fc.retecivica.mi.it/rete%20civic ... ?WasRead=1

http://www.arsmilitaris.org/pubblicazio ... 915-18.pdf

Ma molto spesso coloro che furono fatti prigionieri furono usati per svolgere lavori nei campi e spesso fraternizzarono con le persone per cui lavorarono.

Molti, nel clima di sospetto dei tempi, poterono tornare a casa solo nel 1919- 1920, in periodi diversi.

Immagine


La stele che vi mostro fu incisa da prigionieri che finalmente stavano per tornare a casa loro, nel gennaio 1919. Lungo il ciglio della strada, su di un muretto di sassi, a Serravalle in val Lagarina (Trentino) incisero una scritta su una targa in pietra: 322° compagnia prigionieri -gennaio -viaggio 1919.
La targa ricorda il passaggio dei prigionieri, che all'epoca lavoravano per il ripristino di strade, ponti, caseggiati. I prigionieri scrissero perchè di loro rimanesse traccia.

Ora qualcuno ha rubato la targa, forse qualche "simpatico" cacciatore di cimeli storici ed io non ho parole...se non quelle per conservare la memoria...


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry

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