triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

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babatriestina
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

Mi hai evocato due ricordi:
il primo, i racconti di mio papà, quando si trovava nelle infermerie delle retrovie del Piave: là, per i malati, non c'era alcuna distinzione, secondo lui, fra militari AU e prigionieri. Diceva: io i prigionieri me li immaginavo in catene, come quelli dell'Aida, e invece fino a che erano negli ospedali il trattamento era praticamente indifferenziato, aveva imparato un paio di frasi standard per i prigionieri russi ( fa' pipì in questi due bicchieri..) :-D

secondo, mi par di ricordare da qualche parte nelle nostre Prealpi, una strada " aperta dai prigionieri russi". Dovrei cercare di più, devo averla percorsa in gita.


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mandi_
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Credo che vicino alle grotte di Postumia ci sia un ponte chiamato Ponte Russo, costruito sopra un burrone da prigionieri russi durante la Prima Guerra.

Bella l'immagine di tuo padre e del suo atteggiamento verso soldati e prigionieri. Così insegna il giuramento di Ippocrate...


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babatriestina
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

la strada che dico io dovrebbe essere vicino a Claut.. ma potrebbe essere in zona Tramonti..


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Liuz
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Liuz »

-L'eco del prigioniero-
Periodicità irregolare. Cessa nel 1917. Esce nel campo di prigionieri italiani di Sigmundsherberg (Austria).

Immagine


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mandi_
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Mi commuove molto la lettura di questo giornale, scritto nel lager di Sigmundsherberg in Austria.

“L’Eco del prigioniero” iniziò la sua pubblicazione il 25 dicembre 1916 e cessò di essere redatto il 5 agosto 1917. Fu sostituito il 12 agosto 1917 dal giornale “La Scintilla” scritto a mano fino al 4 novembre 1917 e da questa data venne stampato fino al 18 agosto 1918.

Questi giornali scritti da prigionieri sono reperibili oggi in formato digitale, che io sappia, in alcune biblioteche o Archivi.
Io ne ho visto alcune copie a Trento. Esiste anche una pubblicazione, di difficile reperibilità,di Casarico Giovanni "Esilio indomito"
Ristampa di "La Scintilla", giornale di battaglia nella prigionia degli italiani in Sigmundsherberg 1916-1918
Dogliani, Felice Casarico, 1925


Nel lager di Sigmundsherberg furono inviati moltissimi prigionieri italiani catturati specialmente durante le battaglie dell'Isonzo, dal 31 ottobre al 4 novembre 1916, ma anche molti altri fino al 1918. Il ritorno a casa di questi prigionieri avvenne soprattutto nel 1919.Purtroppo un grande numero di uomini morì in questi lager o in ospedali di guerra.

Vi confesso che non sono molto esperta delle reali condizioni di vita in questi luoghi di prigionia. Ma ho letto molti giornali dell'epoca scritti da prigionieri e portati poi in Italia. Venivano inoltre pubblicati molti resoconti su riviste dall'Austria Ungheria che dall'Italia.
Ciò mi ha permesso di farmi un'idea abbastanza generale e obiettiva.

Io ho letto soprattutto il giornale "La nostra fede" pubblicato dai prigionieri di Kirsanow. Come ho già scritto in questo topic, prigionieri di fede italiana ma soprattutto desiderosi di tornare a casa si radunarono in questa cittadina, firmarono l'opzione ...e poi dovettero attendere.Nel frattempo si moriva a causa del freddo, della fame e di malattie come tubercolosi, meningite, polmonite ecc.

Quello che so è che quelli che erano stati Ufficiali AU ricevevano anche da prigionieri una paga dall'Austria , non dovevano lavorare e vivevano in condizioni discrete. La truppa comune, prigioniera, doveva cercare di arrabattarsi trovando a volte un lavoro e viveva in condizioni miserevoli.
Quello che veniva riportato da giornali non corrispondeva per niente alla realtà della vita della prigionia, meglio raccontata nei diari.

Quello che mi colpisce leggendo il primo numero de "L'Eco dei prigionieri" scritto in prigionia in Austria e confrontandolo con "La nostra fede" scritto in Russia nello stesso periodo è la voglia comune di affrontare la durissima vita del prigioniero, il desiderio di sopravvivere anche creando occasioni di dialogo, comunicazione, svago.

In ambedue le riviste trovo : una grande sofferenza sottintesa, ma anche una certa satira, qualche lettera indignata sulle condizioni di vita, organizzazione di spettacoli teatrali, di bande musicali, poesie, barzellette, testi letterari. (L'Eco si definiva periodico critico- letterario).

C'erano concorsi a premio per i migliori testi e novelle.Si leggeva, pubblicava, parodiava Dante. Si scrivevano canzoni musicate. Si cercava insomma di mantenere un contatto almeno intellettivo spirituale con quella che era stata la vita di prima.

Sulla "Nostra Fede" Silvio Viezzoli parlò diffusamente della sua Istria,e io mi sono molto commossa nel leggere...


Come tante altre cose, non esiste una vera ricerca storica seria su quali aiuti diedero ai propri prigionieri i vari Stati belligeranti. Io mi sono purtroppo fatta l'idea che l'Italia non brillò particolarmente, e neanche l'Austria.
Un' altra cosa che mi ha sempre impressionato è il fatto che questi lager, Austriaco tedeschi e Russi, sono stati riutilizzati spesso anche nella Seconda Guerra. Il fatto che tutti i prigionieri erano inseriti in elenchi comprensivi di "razza e fede religiosa" potrebbe aver aiutato molto in seguito a reperire ...chi non era di religione cattolica...(dato che spesso veniva riportato persino sui fogli matricolari).


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

mandi_ ha scritto:Il fatto che tutti i prigionieri erano inseriti in elenchi comprensivi di "razza e fede religiosa" potrebbe aver aiutato molto in seguito a reperire ...chi non era di religione cattolica...(dato che spesso veniva riportato persino sui fogli matricolari).
Guarda che nel 1967 (novecento, non ottocento) nel modulo di iscrizione all'università ho dovuto compilare anche la casella "Religione:"


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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mandi_
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Tutti schedati, caro Piccolo. Certo che questa del doverse definirse de religion tal dei tali, no me aggrada nè allora nè adesso. Anche se adesso nelle scuole son quasi più quelli "non aderiscono all'Insegnamento della Religione Cattolica" rispetto agli altri. Anche se nelle mense scolastiche son sempre più quelli che non mangiano carne, per fede religiosa.
Siccome però mi interessa maggiormente il passato (sempre però con un ocio al presente) penso a tutti quegli ebrei magari per di più agnostici, così facilmente reperibili per i nazisti ...Terribile, per me.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Con macchine fotografiche Pocket Kodak, procuratosi clandestinamente, furono documentati svariati momenti del Lager (o dei Lager). Molti soldati rappresentarono la vita con disegni...



Immagine

Sul Corriere dell'agosto 1917 venne pubblicata questa foto di una bambina che chiedeva ingenuamente da mangiare ai prigionieri italiani, che di certo ricevevano un vitto più che misero . Questa foto proveniva dal lager di Mauthausen. La foto parla da sè.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Mandi, hai pensato che questa foto potrebbe essere anche propaganda?

Non dico che lo sia, dico che potrebbe essere...


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

sì, l'ho anche pensato. Molto spesso le foto sono anche propaganda. E sempre anche molto spesso si spaccia per propaganda, per esagerazione la verità storica. Pensavo a mia nonna quando ho voluto mettere questa foto.
Mia nonna era stata sfollata in Boemia ed era una bambina allora. Mi ha raccontato molte cose.
Io son sicura che i bambini hanno sofferto moltissimo la fame in tempi di guerra. Non solo la fame: la privazione di un padre, la perdita delle certezze e dei luoghi amati dell'infanzia.
Il fatto che Mauthausen sia stato un lager anche nella Prima Guerra è una realtà storica certa. Io non posso dirti che la foto sia autentica perchè lo potrei fare solo se l'avessi scattata io, ma autentici sono stati di sicuro sofferenze, morte, fame di uomini, donne e bambini.


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Liuz
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Liuz »

buongiorno
mandi, vai qui

Codice: Seleziona tutto

http://www.14-18.it/home
copia il link sulla barra indirizzi e dai l'invio
quintalate di foto e documenti, buona visione


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mandi_
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Grazie, Liuz, nell'era di Internet le digitalizzazioni delle foto e dei giornali d'epoca (non solo italiani) contribuiscono a dare un quadro più chiaro e veritiero e internazionale della Guerra e dell'epoca.
Contribuisco inserendo due foto:
una immagine è di propaganda, la propaganda fatta apposta per i bambini (ne ho viste di questo tipo sul Corriere dei Piccoli ad esempio)
propag. gennaio 1915.jpg
propag. gennaio 1915.jpg (68.83 KiB) Visto 3873 volte
"Ubbidir, come fanno i militar, senza i perchè nè i come"

L'altra ha come didascalia : "L'aspro suolo del Carso" e me par de veder un soldatin molto giovane...
l'aspro suolo del Carso.jpg
l'aspro suolo del Carso.jpg (70.39 KiB) Visto 3873 volte


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »



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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Elisa »

Liuz ha scritto:-L'eco del prigioniero-
Periodicità irregolare. Cessa nel 1917. Esce nel campo di prigionieri italiani di Sigmundsherberg (Austria).

Immagine

"Periodico Critico Letterario", come si puo leggere, stimato con ottimismo ed illusoria ostentazione in quei momenti tanto amari! Un gioiello nel suo genere! Pur senza poter apprezzarne completamente il contenuto, diventa davvero un commmovente capitolo di Storia se riusciamo a metterci nei panni dell' autore o autori che dovettero sopporte le miserie della prigionia conclusa chissá come!
Valutando le sofferenze dei prigionieri e le vicissitudini di mio papà soldato AU (TN) ferito al collo da scheggia di granata l' otto settembre 1917 in Galizia e poi ritornato a casa sano nel 1918, si dovrà celebrare senza fine questo fausto ritorno e condannare - mai a sufficienza- la prigionia. :shock:


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Elisa ha scritto:... e condannare - mai a sufficienza- la prigionia. :shock:
e la guerra...


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Commander FLOWER »

Gentilissimi collaboratori di questo sito buonasera. Sono interessato al Vostro dibattito sugli irredenti prigionieri dei russi liberati dalla missione Italiana. Sto facendo uno studio sul giuramento e dall'archivio storico dello Stato maggiore dell'Esercito ho avuto in files due foto di uomini inquadrati che giuravano a Gornostai. Si tratta di una cerimonia di giuramento (così sono titolati i files). Mi piacerebbe sapere se gli irredenti hanno giurato al cospetto di una Bandiera di guerra portata dalla missione dall'Italia. Se siete interessati alle foto posso pubblicarle (con il Vostro autorevole aiuto perché non saprei farlo essendo nuovo del sito).
Buonanotte a tutti e grazie in anticipo per il Vostro aiuto.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Non so risponderle sui giuramenti; altri più esperti di me lo faranno. Posso invece darle indicazioni sul caricamento delle foto.

Abbiamo predisposto a questa pagina

https://www.atrieste.eu/Wiki/doku.php?id ... rimenti_it

le indicazioni necessarie per farlo. In alternativa alle indicazioni là riportate, lei può sempre mandare le foto allegate ad una mail sulla casella di posta del forum atrieste[at]gmail.com . I moderatori provvederanno a caricare le foto e ad inviarle le istruzioni per inserirle in un post.

Tenga presente che se le foto risulteranno ospitate fisicamente sul nostro sito, stampiglieremo su di esse, in un angolo, l'indicazione "www.atrieste.eu" che non è un'indicazione di proprietà ma del luogo dove sono ospitate. Tenga ancora presente che, salvo diversa indicazione da parte sua nel post, le foto restano di sua proprietà e si intendono distribuite con licenza Creative Commons come specificato in fondo ad ogni pagina del forum.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Ciao Commander

permetti prima di tutto come forumista che non mi rivolga a te usando il "lei"? Se no faccio subito retromarcia e chiedo venia.
Allora, fare parte di un forum è stimolante perchè permette di porsi domande, per rispondere ad altre, se si è in grado di farlo.
La questione "bandiera" non l' ho mai sviscerata a fondo, a quanto pare.
Quello che so è questo: io ho visto di parecchie foto dove appaiono bandiere "italiane" e non solo italiane in Russia.
La questione "bandiera italiana"in Russia si presentò a Kirsanow. Coloro che avevano fede nell'Italia e la scelsero come "patria"pur essendo ancora soldati Austro ungarici, ma prigionieri in territorio non AU, espressero il desiderio di avere una bandiera. Una bandiera italiana finemente cucita da monache russe fu confezionata e consegnata alle migliaia di uomini che si trovavano a Kirsanow. Se conosci la storia dei Kirsanower, sai che a partire da settembre 1916 iniziarono i viaggi di ritorno dei prigionieri via Archangelsk verso Torino, Genova, Milano. Prima della partenza fu celebrata una cerimonia funebre, e fu issata la bandiera italiana, già usata in varie manifestazioni. A Kirsanow ci fu anche chi si confezionò da solo bandiere con gli stemmi di Trento, Trieste, Istria e Dalmazia. La bandiera dei Kirsanower non fu portata in Italia e accompagnò i prigionieri nelle loro varie peripezie, a Tientsin in Cina dove si arruolarono i Battaglioni neri.
Di questo son certa, invece sono in dubbio se quella bandiera di Kirsanow seguì i Battaglioni neri a Krasnoiarsk o se rimase a Wladivostok presso la caserma del Maggiore Manera.
Sulle foto della caserma si vede issata una bandiera italiana e se ne vede sventolare una anche a una grande manifestazione di forze interralleate lungo la via principale di Wladivostok nel novembre 1918.
Ho visto la presenza della bandiera anche al giuramento di Gornostai nel 1919. Se rintraccio la foto la metto nel Forum.
Però leggo adesso una relazione del Maggiore Manera di fine 1919 in cui egli affermava:
...Questi Redenti che, dopo 5 anni di prigionia che ne aveva fiaccato il fisico e il morale, hanno saputo sollevarsi alla loro dignità di uomini e di soldati, facendo onore al loro Paese,sembrami siansi resi meritevoli della considerazione e della ricompensa del Regio Governo. Essi non hanno che un solo desiderio: quello di vedere in testa ai loro reparti una bandiera tricolore. Io, per appagare il loro desiderio ho offerto loro una bandiera. Ma sembreremmemi equo che i meriti della Legione Redenta siano riconosciuti e perciò prego S. V. di telegrafare al Ministero affinchè alla Legione, come a tutti gli altri Corpi del Regio Esercito, venga concessa la Bandiera,e così concedere a coloro che dopo 5 anni di inenarrabili sofferenze, finalmente rimpatriano, di ritornare ai loro paesi sventolando il tricolore, che così degnamente rappresentano in queste terre lontane.
So che la bandiera di Kirsanow ritornò in Italia e si trova ora nel Castello del Bonconsiglio a Trento( fu portata alla Marchesa Gonzaga che tanto aveva fatto per il ritorno dei prigionieri e lei la donò in seguito al Museo del Risorgimento, sito nel Castello).
Ma ribalto la domanda, dato che proprio non sono esperta di bandiere: non bastava una bandiera tricolore, cioè una donata prima dalle monache russe e poi un ' altra donata da Manera a rappresentare l'Italia? Perchè Manera a fine 1919 ne chiedeva una ufficiale all'Italia?


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Antoine de Saint-Exupéry
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da Commander FLOWER »

Penso (da militare) che il Magg. CC MANERA chiedesse alle Superiori Autorità italiane che vebisse concessa una "Bandiera di Guerra" alla Legione al pari di quelle che erano presso le unità del Regio Esercito. Bandiera dotata di asta vellutata e borchiata, freccia (o puntale) con ai lati della bocchetta di innesto del puntale (a sezione quadrata) venivano incisi i principali fatti d'arme dell'unità, tricolore con stemma della casa regnante ed eventuali onorificenze concesse al vessillo appuntante su fascette di colore azzurro (savoia) debitamente certificate dal Ministero della Guerra. La stessa Bandiera all'atto della consegna veniva concessa all'ente con un regio decreto (custodito insieme alle attestazioni nella stanza del Comandante dell'Unità. Tale Bandiera è sacra per l'Unità ed è da difendere al prezzo della stessa vita. La parte più importante di una bandiera di Guerra è la freccia. Il drappo, con una cerimonia solenne, (attualmente) può essere cambiato. A fine cerimonia i reparti in armi sfilano inquadrati davanti alla Bandiera di Guerra rivolgendole al passaggio delle formazioni militari l'onore delle armi... io questa cerimonia l'ho vissuta sulla mia pelle con i miei fantastici fanti gialloneri del Grande Diciassette (il reggimento erede testamentario dei fatti di Cefalonia del settembre 1943) e credetemi ancora oggi il solo pensiero mi fa venire la pelle d'oca e mi fa vibrare il cuore....
Spero di aver soddistatto il Tuo quesito.
Grazie per l'aiuto.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Molte grazie davvero per le spiegazioni, di cui parecchi "non militari" come me sono poco al corrente.
Sto cercando delle foto dove si veda meglio la bandiera italiana a Wladivostok o Krasnojarsk.Nel frattempo, se tu ci volessi mostrare quelle che hai trovato tu...


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