Lettere a casa (e da casa)

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mandi_
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Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Ho trovato per caso in biblioteca un bel libro del 1989 che raccoglie delle lettere di soldati di Trieste: “ Lettere di guerra e di amore” della Cooperativa culturale “Passato prossimo”. Spero che si possa fare, ma vorrei trascrivere almeno qualche stralcio di queste lettere.

Perciò faccio un salto nel passato, ritornando ai tempi prima della Grande guerra. Mi scuso se le lettere sono parziali, ma sono impossibilitata a fare altrimenti.

Ferdinando e Lucy

Ferdinando è un ragazzo colto, di buona famiglia, di buona cultura , che abitualmente trascorre la sua vita nei salotti , discutendo di musica e letteratura. Vive in un mondo ordinato, prestabilito, dove “tutto si presentava duraturo”. E’ innamorato della “pia” e “gentile”Lucy, ma un’intima inquietudine lo porta a lasciare la ragazza e ad arruolarsi volontario con la divisa azzurro cenere di uno dei tanti reggimenti di fanteria imperiali nel 1912. Ben presto , conosciuta la realtà della vita militare, si pentirà del gesto e cercherà invano di congedarsi e di tornare alla vita di “prima” con Lucy. Tornato di stanza nelle vicinanze di Trieste, e forse prossimo al congedo per motivi di salute, dovrà partire con il 26° reggimento per la prima linea , nei pressi di Przemysl Questo perché nel frattempo la Grande guerra è iniziata, ed egli morrà perdendosi nelle piane fangose della Galizia, nell’ottobre 1914.

Anche questa è la guerra. Ed è anche un ricordo di quei tempi a Trieste.

LETTERA A LUCY

Mekine presso Stein, luglio 1911

…il raffreddore è passato, angelo caro, indosso però la maglia che adopero a Trieste quando cade neve…
Angelo mio, sta molto attenta adesso che c’è il colera, ti prego non far sciocchezze. Non bere acqua che poca. Non mangiare insalate o radicchio. Guai cocomeri , sia meloni, sia baciri, sia i cosiddetti cocomeri verdi , lunghi. Guai!Non mangiare frutta che cotte!
Ti prego, adorato angelo, non disubbidirmi! Te lo ordino, sai? E soprattutto non bere acqua! Piuttosto poca con un poco o tinta di limone o tamarindo! Con zucchero! …

LETTERA AL PADRE

Cilli, 19 dicembre 1912

Caro papacci, parla con Gigi cosa si potrebbe fare, se può parlare con qualcuno per farmi “superarbitrien” (congedato per malattia).

….ora lo posso dire ….pare che la guerra non ci sia…


LETTERA AL FRATELLO

Graz,ottobre 1913

Leggi tu le mie righe al padre e lo sentirai esclamare: << Mostro , ma intanto el xe Gefreiter…te ga visto..Mostro di un mulo, ma no ocoreva, sa? Podeva star ben a casa, podeva aver un impiego e guadagnar e no zercar disgrazie cussì lontan…fin a Grazi lo ga mandà a puff!...

LETTERA ALLA COGNATA

Graz, jeri era el 16…domani xe 18 ottobre 1913

Per la baba vecia!
Grazie di tutto cuore delle sue amorevoli cure per questo povero disgraziato. Lucy mi ha scritto, dicendomi che m’ama come in quella volta ed io risposi che da quando l’abbandonai ho pure abbandonato ogni mia felicità…..Io era smarrito. Una vita tanto sterile, ma tanto acre che ci voleva l’aiuto di Dio per non soccombere a questa croce. Speriamo in lui sempre che a me sorrida un orizzonte più azzurro…più chiaro.. più dolce… sono già vecchio…ormai ho 23 anni….e se Dio non ha creata altra creatura…è certamente Lucy quella che da Lui è destinata ad essere compagna fedele della mia vita. Una ragazza così buona, così pia ,gentile,io non la troverei certamente seconda su questa terra….

LETTERE

27 settembre 1914

Non dire a papà che vado in Russia...

Addio, carissimo L. Ricevi saluti affezionati dall'ultima stazione dell'Ungheria. Ormai per la Galizia!

ULTIMA LETTERA AL FRATELLO

Dal Campo , 3 ottobre 1914
Carissimo Fratello
Queste forse sono le ultime righe che rivolgo a te!
Se dovessi cadere, ricorda che sono morto da bravo soldato e che il dovere fu sempre la cosa più importante per me! Pensate a me e ricordatemi ogni anno con una SS Messa. Ma forse tornerò nonostante tutto ed allora saremo di nuovo allegri!
A te, caro fratello, un bacio fraterno, un addio o un arrivederciI
Con Dio per l’Imperatore e la patria!


Provo una grande pena per questo ragazzo"vecchio a 23 anni ".


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Belle lettere e molto umane; forse, però, stavano meglio in un topic a parte, chessò "Lettere dal fronte".

[mod]Fatto[/mod]


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Sono molto in dubbio anch'io sul dove si potrebbe collocare queste testimonianze triestine , che tra l'altro precedono temporalmente il periodo di cui sto parlando. Però, dato che l'ultima lettera scritta da questo ragazzo prima di morire era del 1918 , ho pensato di inserirla qui , assieme alle storie e ai diari di tanti altri uomini che hanno sofferto o sono morti a causa della guerra.
Qui ho scritto anche storie di persone che non erano tornate dalla via di Vladivostok e qui, man mano che trovavo fonti, ho inserito anche stralci di testimonianzeTriestine.
Spero che per tutti sia chiaro (lo spero proprio tanto) che io non scrivo per motivi faziosi od opportunistici, ma perchè umanamente mi sento molto vicina alle accorate parole scritte, in momenti difficili, da queste persone.
In poche parole, non "tiro" nè dalla parte dell'Italia, nè dalla parte nostalgica della Defonta, nè dalla parte politica.
Detto questo, credo anch'io che si potrebbe aprire un nuovo topic, se ritenete opportuno, con un titolo come " Scritture Triestine dal fronte di guerra"o come vi pare più opportuno , riservandolo solo a lettere, o ricordi orali diari Triestini,magari. Sarebbe bello anche inserire qualche foto.
Comunque ho sempre cercato, naturalmente in base alle mie capacità, di raccontare la nostra storia insieme di una parte di noi Triestini, Trentini,ecc che in quel periodo si son trovati nella stessa sorte e sulle stesse navi o treni del ritorno.
A dir la verità mi piacerebbe ripartire un pò dall'inizio, cioè da lettere o diari dal fronte del 1914, compatibilmente col copyright.

Ciao con simpatia Mandi.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da VetRitter »

mandi_ ha scritto:Mi scuso se le lettere sono parziali,
non credo ci sia bisogno di scuse
mandi_ ha scritto:Spero che per tutti sia chiaro (lo spero proprio tanto) che io non scrivo per motivi faziosi od opportunistici, ma perchè umanamente mi sento molto vicina alle accorate parole scritte, in momenti difficili, da queste persone.
credo sia chiaro sia così per tutti.
da parte mia grazie
saluti


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Detto questo, credo anch'io che si potrebbe aprire un nuovo topic, se ritenete opportuno, con un titolo come " Scritture Triestine dal fronte di guerra"o come vi pare più opportuno , riservandolo solo a lettere, o ricordi orali diari Triestini,magari. Sarebbe bello anche inserire qualche foto.
.
mi sembra una bella idea.
pensare che a casa mia c'erano sia il pacco delle cartoline di papà dalla guerra, che le risposte dei nonni da Trieste. papà le sue le ha buttate via in un giorno di repulisti, ho il pacco dei nonni, ma sono scomode da leggere perchè scritte in piccolo e a volte addirittura di traverso, incrociato, sono datate spesso solo giorno o mese, per cui non riesco a metterle in completo ordine cronologico e soprattutto a causa della censura si limitano a racconti familiari: abbiamo visto la zia, il cane sta bene, abbiamo festeggiato il cugino, la figlia di x si è fidanzata.. ogni tanto compaiono le frasi "speriamo che la guerra finisca", "tutto è caro"... non c'è una parola in triestino, anche se l'italiano è a volte un po' arcaico.


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Re: triestini e trentini - rimpatrio dopo la guerra

Messaggio da mandi_ »

Cara Baba
Perchè non apri tu il Topic con il titolo che ti pare giusto? Come Triestina mi sembri ben quotata! Oppure dimmi.
Non mi stupisce che i tuoi parenti in guerra abbiano scritto spesso notizie legate alle vicende di casa. Oltre alla censura penso che fosse anche un motivo per non perdere i contatti con il mondo familiare, con gli affetti, con una vita normale. Poi era anche un modo per non far preoccupare ulteriormente quelli che stavano a casa, oppure erano nei Campi in Boemia.
Ciao Mandi.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Bon, vi racconto cosa mi è capitato oggi. Stavo aiutando dei bambini a fare i compiti, cosa che faccio volentieri ogni tanto (ste maestre, quanti compiti le dà,pori pici).
Tra loro c'era anche un bambino africano, e dovevo star attenta alle parole che usavo, per aiutare i pici a capir ben. Dovevano leggere una cosa che parlava di sariandole. Non so come, cercando di far capire una parola, è saltata fuori la parola "GUERRA", che non c'entrava niente. Alora un picio m'ha dito : "Mio nonno è stato in guerra in Russia". Non ho saputo trattenermi, ed ho risposto"Anche me nono". Ed il bambino ha insistito, fiero: " Mio nonno ha 91 anni ed è stato in Russia ed è tornato a piedi".
Era una sfida : come potevo non rispondere : "Anche il mio mi ha raccontato così?" E sempre questo discorso non c'entrava niente con le sariandole!
Ma vi chiederete cosa c'entra tutto questo con le lettere a casa dalla guerra.
Per me c'entra,perchè subito dopo un bambino mi ha chiesto : " Ma allora tuo nonno era cattivo? Andava ad uccidere le persone?"
Beh, mi ha spiazzata. Far la guerra ,per i bambini di adesso, spesso vuol dire litigare di brutto. La guerra che vedono adesso in televisione è diventata una cosa abituale, dove vedono persone armate di tutto punto, con carri armati e mitragliatrici. Ogni tanto viene abbinata qualche immagine di povera gente, che dai pici è di nuovo pensata come "gente che more de fam", altra cosa alla quale sono abituati. Ogni tanto vedono qualche soldato morire e poi celebrare un funerale di Stato, in mezzo a tanti militari.
Per me è stato molto difficile spiegare che mio nonno e il nonno di quel bambino ed il nonno di tanti altri bambini non erano cattivi anche se facevano la guerra. Spiegare che erano stati costretti ad andare in guerra, anche se in tempi diversi e con imperatori /re diversi. Molto dopo ho cercato di aiutare i bambini a finire di leggere il brano delle sariandole.

Perchè ho scritto queste cose qui? Beh, perchè questo è un Forum, ed a volte si può ciacolar abbastanza liberamente finchè non ti dicono :OT!
E poi perchè ho pensato molto a quel bambino, che aveva questa strana idea in testa "Guerra = essere cattivi" e che può ancora farsi spiegare com'è stata la guerra combattuta dal nonno. Io , a mio nonno, non lo posso più chiedere.Non gli posso più domandare se aveva nostalgia di casa, se ha avuto paura, se ha sofferto la fame ed il freddo.
Ora queste cose vengono raccontate sui libri come : tot soldati morti, tot soldati schierati con, foto imperatori e re, foto elmetti e divise varie, foto distintivi e medaglie , mappe di stati vincenti e confini cambiati ecc.

Vi prometto che non parlerò più di queste cose che non c'entrano molto con gli scritti lasciati dai Triestini. Ma era per capire insieme che anche una lettera o diario, forse era un modo per tener stretto il contatto con i propri affetti lontani ed anche per lasciar traccia di una vita e di una storia. Quante volte ho letto lettere con scritto"Salutami la zia. Il mio cane sta bene?Io sto bene, ma se potete inviarmi qualche cosa...).

Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ancora più fuori tema.

Ma hai riflettuto sul fatto che i due nonni sono andati in Russia in due guerre diverse?

Cambia el paron ma la fine xe sempre quela.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

è una bellissima testimonianza, questa , dei nonni che sono andati in guerra e sono ritornati a piedi. e dei bambini che sentono parlare di guerra e la collegano a qualcosa di male, attribuendola indifferentemente a chi ci è stato collegato.
Grazie per avercela raccontata.
Avevo letto e credo riportato qua una testimonianza letta sul corriere della Sera, in cui uno che cercava le tombe degli italiani in Russia della seconda guerra mondiale, si era imbattuto in quelle di quelli della prima! ( per il commento di SPMC)


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Piccolo ha scritto :
Ma hai riflettuto sul fatto che i due nonni sono andati in Russia in due guerre diverse?

Cambia el paron ma la fine xe sempre quela.
Sì, ho riflettuto parecchio su questo (e l'ho anche scritto, mi pare). E ho pensato a quei nonni, allora ragazzi, che hanno raccontato di essere tornati a piedi. Si vede che , nonostante i treni e le navi, a loro è rimasto impresso questo: tutti e due hanno camminato molto nella neve. L'altra sera ho visto un documentario sulla guerra in Russia nella Seconda guerra, più o meno negli stessi luoghi.Immaginate quel che ho pensato.

Baba ha scritto :
nonni che sono andati in guerra e sono ritornati a piedi. e dei bambini che sentono parlare di guerra e la collegano a qualcosa di male, attribuendola indifferentemente a chi ci è stato collegato.
Sì, è vero, ho fatto molta fatica a spiegare che mio nonno non aveva colpe, non era cattivo. Per il suo, che conosceva, non aveva dubbi : il nonno è sempre il nonno.Poi il bambino mi ha chiesto se mio nonno è morto in guerra(altra associazione guerra - morte). Gli ho risposto di no ed ho pensato :"Per fortuna, allora non era sposato, aveva 19 anni quand'è partito) . Bon, adesso torno alle lettere, se no mi cacciate!

Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Per farmi perdonare delle ciacole, partite dal cuore, riprendo con le lettere triestine.

Per ovvi motivi, ometterò i nomi delle persone di cui scrivo i pensieri. E queste lettere varrebbe la pena di leggerle integrali,per capirne il senso vero. Quindi, se vi interessa, leggete il libro dove sono pubblicate, di cui vi ho dato indicazioni.

Vorrei tornare alle lettere di Ferdinando. Queste sue lettere mi hanno colpito perchè parlano un poco anche del periodo prima della guerra, pur terminando con una ultima lettera del 1914, prima della morte in un luogo sconosciuto, in qualche scontro altrettanto ignoto.

La famiglia era nobile, benestante e colta, di origine tedesche, ma residente a Trieste dal 1800.Ferdinando non era certo povero,insomma, ma forse proprio per questo mi hanno colpito le sue parole.
Nel libro si dice che esistono due fotografie e che le lettere sono state scritte in lingua italiana, con l'eccezione di due,scritte in tedesco; la seconda è l'ultima scritta prima di morire.

Vorrei citare qualcosa di come descriveva la sua vita a Trieste prima di partire volontario per una scelta impulsiva, e questo lo si deduce dalle lettere scritte ai familiari ed anche a Lucy, la donna che lascia quando decide di arruolarsi per l'Imperatore, ma alla quale ripensa come a un raggio di luce, negli anni di lontananza e di sofferenza.Una donna dalla quale sperava di tornare, se non fosse iniziata la Grande guerra.

Inizio prima con quel che trovo della sua vita a Trieste e dintorni nel 1911.


Qui F. descrive una gita al Grande Velik a Planina, nel tratto compreso tra Kramnik, cittadina a 30 km da Lubiana.Non ha ancora lasciato Lucy. Egli descrive la natura dei luoghi che percorre:


LETTERE A LUCY

Mekine presso Stein, giugno 1911

Lucy mia, sono in gita. Io e M. abbiamo preceduto gli altri e li aspettiamo sotto un pero ombroso.In marcia trovo Godig. Siamo a Stranje. Ho preso or ora una femmina del cervo volante(Lucanus cervus) Caldo.Addesso sono al Pellegrino. Sono seduto accanto al fiume che davanti a me come un nastro d'argento rapidamente scorre...e penso a te...Permettimi, angelo, che fumo....Presto saremo a Planina.Il silenzio è spaventoso. Io sono seduto accanto ai rododendri...."

Mekine presso Stein, giugno 1911

" Mi fa molto piacere che P. (fratello di Lucy) disegni, sii tu la sua maestrina, sostituiscimi.
Mi domandi che fiore è quel rosso? <<Pisello>> vulgo <<biso>>". Vedi, adorata Lucy, che anche un frutto alquanto volgare può avere un bel fiore?
Al rientromi permetto di inviarti un ricordo della gita.I fiori che vi sono raccolti rappresentano tutta la flora alpina.Più su è il fiore, più in alto lo trovai.Tranne il giallo, che è la <<mulanghera>> che trovassi ovunque, ma che sa crescere anche accanto all'Edelweiss."

Mekine presso Stein, giugno 1911

"Stanco abbastanza, ieri sera, suonai nel "Gloria" della nostra casa. Suono le tue predilette, sì, amor mio- e sempre -sempre ad ogni arcata penso a te, te lo giuro... Suono nel tuo amore, pensando che mi ascolti! Credo che mai, a Trieste, abbia suonato così>>"

Nella stessa lettera si fanno le raccomandazioni sul colera e sulle preoccupazioni da prendere .
Di quest'epidemia si fa cenno in una cartolina di corrispondenza ricevuta dal fratello in data 18 agosto 1911, Trieste. Il fratello rassicura Ferdinando della non gravità della diffusione del colera a Trieste.

" ...a Trieste ora mai anche qui incominciano le serate fresche e il colera se n'è andato completamente, sebbene di colera proprio non era il caso di parlare".



Ferdinando ha preso la decisione di arruolarsi e si reca prima a Cilli, poi a Graz

LETTERE AL PADRE


Dicembre 1912

"la montura (divisa) è bella! Adesso abbiamo ricevuto un Waffenrock e calzoni neri (quando andiamo fuori siamo vestiti in cenere azzurro come i cacciatori).

Graz, 12 ottobre 1913

" ....ho procurato di fuggire da Trieste. Avrò fatto bene? "
"Vorrei venire a Trieste. E'molto meglio essere via da militare...qui diventerei matto!"

In queste parti di lettere scritte a Graz (secondo me)si comprende il suo dilemma: l'aver scelto di diventare volontario (in tempi dove la guerra non era ancora iniziata), quasi per sfuggire al tipo di vita lineare condotta fin lì ; la comprensione dello sbaglio e la nostalgia per Trieste e per la vita di prima.

LETTERE AL FRATELLO, ottobre 1913

"...Caro fratello .Mi permetto di allegare uno scritto alla signora A., ma sai bene che per certe questioni il nostro carattere e cuore di uomini, privi di quella finezza e sensibilità che denota l'animo di una donna, certe questioni dunque, noi non possiamo ben comprendere e misurare."

"Se leggerai le mie brillanti righe al padre lo sentirai esclamare : " Ma el xe mostro, xe vero?Ma bravo el xe: pensa che anche i ufizai i lo dopra per disegnar carte de guera...Spetta che le vegni a Trieste, ghe comprerò mi de quel bon dalmato, sa? Chissà che no'l sapi anche a disegnar carte da 10? Te vedarà che quando el torna el ne magna qualche duna!"

LETTERA ALLA COGNATA -17 ottobre 1913

"Cosa pare a Voi a Trieste senza vedere il soldato???Cosa vi parrà se per Natale, per Vostra bontà verrò a Trieste?Non crediate di trovarmi bene, tutt'altro. Credo di essere andato giù,molto giù.Ho troppo patito.



Dalle lettere io capisco che sapeva suonare ed amava la musica, aveva animo sensibile,aiutava il fratello minore di Lucy negli studi, sapeva disegnare bene e tracciare mappe, era un conoscitore di piante e fiori .
Il "dalmato " dovrebbe essere un vino.Le carte da 10...non lo so.

Peccato per la sua giovane vita spezzata.il 27 settembre 1914 Ferdinando purtroppo sarebbe partito per la Galizia, dove nel 1914 la sua vita sarebbe finita .


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

mandi_ ha scritto:Il "dalmato " dovrebbe essere un vino.Le carte da 10...non lo so.
Val più un bicer de dalmato
che l'amor mio
...
Per le carte da 10, mi sembra che si riferiscano ai soldi (10 corone?, disegnare soldi falsi insomma, visto che era bravo col disegno)


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Trascrivo alcuni testi di cartoline postali del Nonno, da Trieste a papà, militare ma anche studente universitario a Graz ( non ho ben capito la successione, sembra che ci sia andato per l'università ma nel contempo sia stato chiamato per il servizio militare a Voitsberg, sempre in Stiria). Papà non aveva nemmeno vent'anni.
Data mancante:
Caro P,
oggi abbiamo avuto la tua,e mamma l’ha letta a Nonna.credo che lavori assai e bene e ciò mi fa piacere: quante volte io ti dicevo che il miglior conforto è lo studio e il lavoro.Quanto alla domanda se è bene abituarsi alla disciplina, rispondo subito: è un bene, specie alla tua età e vedrai che ne avrai un enorme vantaggio nell’avvenire.
Noi qui tutto bene. Le bombe vanno in acqua, per fortuna.
La signora P**** a cui avevo mandato il tuo ritratto in uniforme dice di aver ricevuto con grande piacere l’effigie del Feschen P.
Sta bene e tanti baci
Addio caro P mio
Tuo Papà.


questa invece è datata 25/9 ma manca l'anno, sarà 1917?
Caro P. oggi siamo senza tram causa mancanza di carbone. Vedremo domani E stato a trovarmi il cap Nasso, reduce da Corfù, Marsiglia, Italia Svizzera Vienna e puoi immaginare quante peripezie ha passato e ci ha raccontato- pare un romanzo. Ora sta bene ed è felicissimo di essere qua, insieme a sua moglie. Qua la vita trascorre monotona, eguale, si spera nella pace e null’altro Ho piacere che tu sei bene occupato anche collo studio: è il miglior conforto Leggo nel Tagespost che la puzza aumenta a Graz- bisognerà proprio pensare alle maschere contro i gas asfissianti! Noi tutti bene in salute si tira avanti Addio tuo papà


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Leggendo le lettere in tuo possesso, Baba, e le altre che leggo io , mi vengono da fare delle riflessioni. Forse sarebbe il caso di fermarci un attimo per ragionare sulle informazioni date dal contenuto delle lettere ,per non annoiarci troppo dopo a cercare di capire certi significati, e per cercare di lasciare le lettere più integrali possibili.
Allora : posso sbagliare, ma ricorre spesso per i Triestini il nome della città di Graz sia per quanto riguarda l'università sia per quanto riguarda l'arruolamento , fino al termine della prima guerra. C'era anche l'Università a Vienna . Sarebbe bello approfondire un pò questo argomento delle Università , perchè molti Triestini e Istriani ecc si spostarono per andare a studiare altrove, e scrissero lettere.
Inoltre sarebbe meglio cercare di capire come avveniva l'arruolamento e dove si andava per la visita di leva. Inoltre , dato che mi è capitato di trovare delle lettere, dove lo scrivente, Ferdinando,nato nel 1890, nobile e facoltoso, decise di arruolarsi volontario nell'esercito dell'Imperatore,mi sono posta la domanda : come mai se lui all'epoca (1912) aveva 22 anni, è partito volontario? Ma non dovrebbe essere stata obbligatoria la leva austrungarica prima dei 20 anni ?

Allora ho provato intanto a cercare informazioni sulla leva militare ai tempi dell'Austria . Se sbaglio...


La Leva Militare nel Kusterland

L’esercito che affrontò la prima guerra mondiale si formò nel 1868 e fu rimaneggiato nella sua organizzazione nel 1883 .

Furono creati un esercito comune e due eserciti nazionali:
• uno Austriaco o Landwehr)
• uno Ungherese o Honved)
Inoltre furono create due milizie territoriali o Landsturm (Uomini della riserva).

L’età di leva fu fissata a vent’anni, con un decreto imperiale che introdusse la coscrizione generale in tutto il territorio della Monarchia e la durata del servizio militare effettivo nell’esercito comune fu stabilita per la durata di tre anni.

In seguito il militare in congedo avrebbe trascorso 7 anni nelle riserve dell’esercito comune e due anni nelle riserve dei rispettivi eserciti nazionali. Il periodo di leva era ben visto dalle varie popolazioni ed aiutava a forgiare l’unità dell’Impero.

L’istituzione militare era composta da varie appartenenze : tedesca, boema, slovacca, magiara, dalmata, bosniaca, croata, serba, ucraina, polacca, rumena, slovena, italiana.

Negli anni di fine’ 800 e nel ‘900 fino all’inizio della Guerra Mondiale i coscritti, i giovani di 19 anni, si presentavano alla visita di leva in una caserma , alla presenza di una Commissione medica.
Dopo 6 mesi quelli giudicati abili si recavano al Centro di raccolta di Lubiana(Laibach). Qui venivano assegnati a varie destinazioni . Dovevano prestare servizio 4 anni quelli della Marina e 3 anni quelli di Terra. Inoltre per 8 anni consecutivi avrebbero dovuto poi partecipare alle manovre , che duravano due mesi.

Ogni paese o città doveva consegnare un numero stabilito di soldati per fare il soldato.
Quelli giudicati idonei , venivano convocati in Comune ed alla presenza delle autorità (podestà ecc) estraevano una pallina da un vaso : se era nera, il giovane doveva partire, se era bianca poteva rimanere a casa. A volte sulle palline c’era un numero : se era alto si poteva stare a casa .Ci furono dei bei brogli a pagamento per far rimanere qualche figlio a casa.
Erano esenti i preti, gli impiegati statali, i professori e studenti, e spesso gli "unici sostentamento della famiglia" di famiglie numerose.Poi non partivano i malati ecc. Per i nobili c’era la possibilità dell’esenzione ed era legale pagare una cifra che permetteva di non partire.

DOPO L'INIZIO DELLA GUERRA

Il 26 luglio 1914 venne affisso nei paesi e nelle città il manifesto di Francesco Giuseppe “Ai miei popoli”
5 giorni dopo avvenne la mobilitazione generale.
A questa chiamata erano interessati tutti gli uomini abili dai 18 anni fino al 42° anno di età. Questi dovevano presentarsi entro 24 ore ai rispettivi centri di raccolta.
Gli uomini abili ,per quanto riguardava l’esercito comune austroungarico (distinto con la siglia K.u.K.), furono incorporati nel :

97° Rgt di fanteria con deposito (Kader)a Trieste o a Radkesburg,

47° Rgt fanteria con Kader a Marburg,

27° con Kader a Graz (Stiria).

Molti uomini, più anziani rispetto all’età di leva, furono incorporati nella Landwehr e inviati al 27° Rgt di stanza a Lubiana, appartenente alle truppe di montagna.

Il 97 ° Rgt partì da Trieste dalla stazione ferroviaria il 11 agosto 1914.

Ho riletto il Topic di "i Soldati dell'Imperatore" avviato da Adler nella Mitteleuropa, per quanto riguarda l'estrazione delle palline durante la scelta degli abili alla leva ed ho trovato conferma ad una cosa così incredibile (tra l'altro ho scoperto che succedeva anche dalle mie parti). La zona del Trentino aveva il Kader a Innsbruck, Linz, a volte anche a Graz.

Ci sarebbe anche da sviluppare il discorso sul 97° (ma ne parlava benissimo Rawa sempre in quel topic) e sulla Marina.

Vi chiedo scusa se questi argomenti tornano al "prima della Guerra" ma sono molto collegati.

Ho trovato anche interessanti il discorso sul colera a Trieste , sulla mancanza del carbone e sull'uso dei gas.
Esiste qualche foto dell'Università a Graz? O della Caserma a Graz?O della Caserma a Trieste?


Dai, dopo torniamo alle lettere !


Segnalo questo libro, trovato in web.Parla di lettere scritte tra Trieste e Graz.

.http://www.moltoesenzafine.it/contesto.html

Ciao Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Hai posto un sacco di domande e di possibili approfondimenti.
Il bello è che papà mi aveva tanto parlato della sua partecipazione alla guerra, ma dava il tutto per scontato ed io non sono riuscita in tempo a chiedergli dei dati precisi, per cui mi parlava di Graz , ma anche di Vienna ( vedo gli indirizzi sulle cartoline) dove sembra si sia iscritto all'università, ma abbia dato solo un esame, chimica credo, perchè venne richiamato sotto le armi e l'addestramento lo fece a Voitsberg: di questo non ho dubbi ed ho alcune foto. Poi sembra che come studente di medicina, passò nelle infermerie e invece che essere spedito verso est si trovò nelle retrovie del Piave nel 1918. Suo padre, il nonno, aveva nel 1914 circa 50 anni e pertanto rimase esente.
Se e come avesse fatto da giovane il servizio militare, non lo so, si vede che non ne aveva parlato in famiglia.
Rimane il dubbio dei motivi per cui l'altro nonno, più giovane , durante la guerra (stando ad una lettera che conservo in fotocopia) rimase a Trieste e a Cormons fino al 1918 a lavorare presso uno studio notarile.
Per le università, avevo fatto un cenno nel topic sulle scuole secondarie a Trieste: in sintesi, a Trieste non c'era università e fino al 1866 non se ne era sentito il bisogno , perchè andavano a laurearsi a Graz, a Vienna ma soprattutto a Padova. Persa Padova, le lauree straniere non essendo riconosciute in Austria Ungheria, non c'era alcuna università in lingua italiana. Ci furono storie per un corso a Innsbruck..e questo voi trentini probabilmente lo saprete meglio di me. I miei antenati (uomini) laureati lo sono principalmente a Graz: ovviamente gli studi si facevano solo in tedesco, questo spiega come la classe dei liberi professionisti laureati avesse sempre la padronanza della lingua tedesca. Varrebbe la pena di dedicarci un topic apposta.
Con calma vi fotograferò e posterò le lauree di Graz, sono molto belle, su pergamena, con un bellissimo timbro di ceralacca rossa pendente.
Intanto ti metto una cartolina da Graz del 1917, ma non sono sicura che sia l'università, potrebbe essere l'Opera:
Immagine

Un sacco di triestini, soprattutto - ma non solo. secondo me- fedeli alla dinastia, allo scoppio della guerra temevano c he Trieste si fosse trovata troppo vicina al fronte e sfollarono a Graz, per cui i triestini, e anche papà, non si trovarono del tutto soli e mi ricordo che mi diceva: "inverno, solo, in guerra, neanche vent'anni, lontano da casa, fu per me un vero conforto che il mio amico Mario fosse venuto ad attendermi alla stazione".


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

mandi_ ha scritto:Quelli giudicati idonei , venivano convocati in Comune ed alla presenza delle autorità (podestà ecc) estraevano una pallina da un vaso : se era nera, il giovane doveva partire, se era bianca poteva rimanere a casa. A volte sulle palline c’era un numero : se era alto si poteva stare a casa .Ci furono dei bei brogli a pagamento per far rimanere qualche figlio a casa.
Per le palline ed i numeri da estrarre, credo che il metodo vigesse anche in Italia. Nei Malavoglia Verga parla di Luca che "estrae un numero da povero diavolo", viene arruolato e va a morire a Lissa.

Per quanto riguarda l'arruolamento in Austria-Ungheria mi sono ricordato di una Maldobria in cui si parla di un giovane dalmato benestante che paga un altro per fare il militare al posto suo.

P.S. per Mandi: le Maldobrie sono dei raccontini scritti, a partire dagli anni '60 del XX secolo, da due scrittori triestini, Lino Carpinteri e Mariano Faraguna, ambientati, per lo più prima della prima guerra, nei territori da Trieste alla Dalmazia. Vennero trasmessi dalla radio locale e sono molto popolari a Trieste. Trovi di più qua http://it.wikipedia.org/wiki/Maldobr%C3%ACe e se vuoi ascoltarne qualcuna, vai qua http://www.artico.name/registra/maldobrie/


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Meravigliosa cartolina! Che colori!
Università Graz fine 1800
Università Graz fine 1800
istituto pe anatomia e fisiologia dell'università di Graz.jpg (76.5 KiB) Visto 4193 volte
Io ho trovato questa immagine di fine 1800. Da quel che ho capito, ci deve essere stata più di un'università o facoltà a Graz. Sì , so dell'Università negata a Trento, ne ho letto sui giornali del 1900 e proprio tempo fa ho visto nell'attuale Università una targa della sua istituzione , con una scritta un pò irriverente nei confronti di Trieste. Non ve l'ho mandata, proprio perchè ...irriverente! Mica è colpa vostra! :wink:

Anch'io avevo un bisnonno che nel 1914 aveva 50 anni e non partì per la guerra, perchè esentato . Credo però che fosse capomastro del paese (qualcuno doveva rimanere a "provvedere " alle faccende del paese, anche quando tutta la zona fu evacuata perchè sul confine di guerra.)Però con l'andar avanti della guerra chiamarono alla leva anche quelli più vecchi di lui.

Scrivo una lettera di Livia Veneziani, moglie di Ettore Schmitz(Italo Svevo).Suo padre Gioacchino Veneziani con la moglie Olga Moravia si trasferì a Londra nel maggio 1915.La figlia Livia con il marito rimase a Trieste. In Svizzera , a Zurigo, si trasferirono le sue due sorelle Faustina in Trevisan e Nella in Blitznakoff.
In questa lettera Livia scrisse al Governatore della Venezia Giulia, chiedendo il rimpatrio dalla Svizzera della sorella , spiegando le motivazioni del suo allontanamento da Trieste ed illustrandone i presunti meriti patriottici:

Trieste, 30 dicembre 1918

Nell'agosto del 1915 la città di Trieste si trovò impoverita, in seguito alla guerra, di Istituti di educazione e di insegnanti.La sorella della sottoscritta avendo da provvedere ai figli, si trasferì con tutta la famiglia a Zurigo. Colà essa che aveva conservato immutato il suo sentimento di italiana, si mise a disposizione di molte famiglie italiane di Trieste per procurare loro notizie dei loro congiunti, combattenti per l'Italia o rifugiati nel Regno. Si dedicò insomma a quell'opera patriottica ch'era concessa ad una donna italiana residente all'estero"

Allora era molto importante "dimostrare di essere veri Italiani".

Ciao Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Scusa Piccolo ,mi è sfuggito il tuo messaggio.

Fortissime le Maldobrie! Quanto ciacolar! Adesso vado a cercarmi il passo del Malavoglia. Volevo aggiungere a quello che ho scritto prima, di aver letto tantissime lettere di maestri andati in guerra. In effetti la scuole a Trieste (e non solo)devono essere state ben sguarnite di insegnanti!

Ma se ti, Piccolo, te avessi dovù estrar le balote coi numeri, scometo che te gavresti 'mbroià anca l'Austria, el prete e el podestà! :wink:


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

ho guardato la cartolina originale, è l'opera di Graz!
per le palline, in effetti nessuno ha ancora detto quante erano bianche e quante nere.. :-D


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

mandi_ ha scritto:Ma se ti, Piccolo, te avessi dovù estrar le balote coi numeri, scometo che te gavresti 'mbroià anca l'Austria, el prete e el podestà! :wink:
Metodo per imbrogliare con la tombola (siamo verso capodanno, può fare comodo). Bisogna essere quello che chiama i numeri e conosere i numeri della scheda che si vuol far vincere. Si prendono i numeri di quella scheda e si mettono in congelatore (può bastare anche un ambo, se ci si accontenta di poco). Quando si prepara l'estrazione quei numeri vanno rimessi nel sacco. E poi si estraggono i numeri freddi (o non si estraggono, se invece volete far perdere qualcuno).

Potrebbe essere un buon metodo, in un ambito familiare, per far vincere qualcosa ... al nipote più piccolo!


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)

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