Lettere a casa (e da casa)

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macondo
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da macondo »

Io vorrei pure invitare Mandi a leggere le belle poesie di Adolfo Leghissa che avevamo pubblicato nel vecchio forum (aperto ancora, ma solamente alla lettura):

http://www.atrieste.org/viewtopic.php?t=1456


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sono piccolo ma crescero
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »



Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Do lagrime che scola,
Me manca la parola!
Caro Macondo
per adesso, le" lagrime che scola" le condivido anch'io, pienamente . Credimi, so capire...E' una delle più belle cose che abbia mai lette. Grazie di cuore.
Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Nove mesi de guera! Fioi de cani!
1n nove mesi nassi un fio!

. . . . . . . . . . . .

Camina dai Marieta! Coss' te tremi?
Volemo pan e fora i nostri omini!
- Ma brava lei! se vedi che ghe premi!
- Che nòa macaco! Testa de zivola!
Go a casa quatro pupoli
Che de la fame ròsiga la tòla!
E i siori ga farina sti briganti!
Ma fora la volemo!
Se no petrolio e fogo a tuti quanti!

Rauche, rosse, infogade
Coi oci che par pieni de velen,
La còtola che pica, zufolade,
Col picio che se strenzi torno el sen,
Le va, le vien, le cori, le se ciama:
'Nina! Marieta! Carla! - Tute in mucio,
Coi muleti che pianzi e ziga «mama»...
Cossa le fa? Oh Dio che parolazze!
Le se bastona? Ah! una capelína!
Ecola là ridota in tante strazze.
I muli fis-cia, svola le sassade.
Casca ferai e lastre fracassade.
Le guardie cori e guanta a più no posso,
Le babe se ribela e ghe dà adosso.
Aresta, guanta, zuca, buta in tera...
Eco le prime glorie de la guera!
Io sono una donna generalmente pacifica, non amo le liti ed evito le discussioni accese.
Ma leggendo questa poesia mi son sentita come un fuoco di rabbia dentro, al pensare a cosa devono aver provato queste mamme coi muleti che pianzi de fam . Mi par di vederle, ste mame tute in mucio, ste babe che se ribela. Noi done sappiamo essere dolcissime e miti, ma se un muleto pianze de fam sappiamo diventare furie. La Marieta la trema, perchè come donna forse non è abituata a questi modi di fare impetuosi, ma la camina co le altre mule.
"Go a casa quatro pupoli
Che de la fame ròsiga la tòla!"

Questa poesia per me è come un dipinto corale, dove le mame le xe come Madone che avanza e proteze l' fiol e la capelìna la xe là, ridota in tante strazze. Ma le mame le xe propri bele, col picio che se strenzi torno el sen. '

" Volemo pan e fora i nostri omini"

Io sarei andata con loro, co la borseta de traverson.

Mia mamma,bambina durante la seconda guerra mondiale, ha patito tanta fame, al punto da raccogliere da terra le carte dei formaggini portati dagli Americani, per leccare un pò di cibo. Questo mi ha raccontato. Le guerre son tutte uguali.

Eco le prime glorie de la guera!

Gran poeta verista, questo Adolfo Leghissa, a me sconosciuto finora.Mi piace come usa il dialetto triestino, con tutte ste " s" e "z" usate in modo dolce ma anche vibrante. La poesia del ritorno a Trieste è struggente : finora è la più bella che ho letto, per come sa esprimere l'affetto per Trieste e la nostalgia per la sua terra.

Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Ho trovato qualche altra cartolina di papà.
Ha 18 anni, ed è a Voitsberg in Stiria militare per l'addestramento. In primavera gli daranno una breve licenza "per lavorare i campi".
Scrive un paio di cartoline alla Nonna, dandole del lei:
Cara nonna,
è giovedì mattina, le scrivo dalla mia camera. Di nuovo , nulla. Ho di nuovo cambiato camera e trovata una solo per 30 soldi al giorno, stasera emigro.[..] A volte vengono i brutti momenti, ma in compagnia si ritorna allegri. Grave è la questione del mangiare. Non mi basta prendere cena extra, anche il pranzo devo rinforzarlo con gulasch (?), si figuri che mancano anche i capuzzi e danno per pranzo una fetta di carne e un piatto di carote cucinate nell'acqua immangiabili. Vuole che ciò basti? ma la salute è ottima, siamo abbronzati dal sole primaverile, sani, forti, faccio fino .. flessioni per terra


In una cartolina un'immagine di una scuola femminile trasformata in caserma, segnata la finestra della sua stanza.


Immagine

Ma la storia delle stanze in cui stavano in affitto mica mi è del tutto chiara. In un'altra aggiunge che ha mandato un pacco di biancheria sporca a casa. ma non avevano di che lavarsele?


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Cara Baba
immagino quanta commozione hai provato nel ritrovare la cartolina ! Una bella testimonianza... Nelle lettere che ho letto, ho visto richiedere alle famiglie sostegno finanziario e a volte cose strane, come i lacci per le scarpe e dei mutandoni...Immagino quanto pesasse fare queste richieste ai genitori, allora e quanta gioia nel ricevere i pacchi...magari con dentro un pezzo di sapone.
voitsberg-1918.jpg
voitsberg-1918.jpg (48.52 KiB) Visto 3928 volte

voitsberg 1918.jpg
voitsberg 1918.jpg (15.53 KiB) Visto 3928 volte
Riporto un pezzetto di lettera del 1914, da Graz, con la descrizione di come un soldato, che faceva addestramento in caserma, descrive i suoi pasti:

"Sopporto questa vita perchè devo (non per quanto concerne il servizio, che è leggero, con orario dalle 7 -11 e 1-4 pomeridiane sottosorveglianza di un capitano) ma in quanto si riflette poi al cibo:..Signore, signore, liberami presto che è troppo . Si figuri che questa settimana abbiamo già 4 volte per pranzo erbe col aceto! Cosa resta a me?Alla domenica un brodo; con salata in aceto e alle 12 caffè nero...poi niente in tutto il giorno. Tanto mattina che sera non abbiamo che un misero caffè nero!!! Si può vivere in questo modo? Che il Signore vi metta rimedio!
Cara baba, può cercare certe mie lettere di sopra, in quel mio baule nero, chiuso con cluc, ma che si può aprire con una britola...e poi mandare quei miei scritti alla mia adorata, che li riavrà spero con piacere?


Il soldato non era ancora partito per il fronte, a provare le delizie delle conserve...


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Cara Mandi, mi sa che questi due potrebbero quasi essersi incontrati, visto che il francobollo è uguale a quello della mia cartolina e reca appunto il timbro di Voitsberg e anche la cartolina indica Voitsberg. Solo che la cartolina di papà è del 1917.
Ho parecchie immagini di Voitsberg. Per papà fu uno shock, aveva appena finito il Ginnasio e venne sbattuto suo malgrado dalla vita familiare alla vita di caserma e alla guerra. Prima di partire mi raccontò che fece testamento .

Per i pasti, adesso che mi parli del caffè, ricordo una canzoncina di papà, è in italiano e non so se si riferisca propriamente alla prima guerra , ma sicuramente alla vita militare:

E ala mattina ghe xe el cafè
pereppeppè
l'è senza zucchero
l'è senza zucchero
E ala matina ghe xe el cafè
l'è senza zucchero
e amaro è.

Ritornello:
A mangiar poc poc poc
se diventa fiac fiac fiac
se resta strac strac strac
no se pol più andar

E a mezzogiorno la pasta c'è
l'è tuta colla
l'è tutta colla

...

e non ricordo com'era la cena..
ecco l'ho trovata nella versione degli alpini
http://www.alpinicrocetta.it/canti/eall ... lcaffe.htm

E alla mattina c'è il caffè, ma senza zucchero, ma senza zucchero,
e alla mattina c'è il caffè, ma senza zucchero, perché non c'è.

E a mangiar poc, poc, poc, si diventa strac, strac, strac,
si diventa fiac, fiac, fiac, si diventa gnec, gnec, gnec.

E a mezogiorno la pasta c'è, ma è tutta colla, ma è tutta colla,
e a mezzogiorno la pasta c'è.ma è tutta colla da cartulé.

E a mangiar poc, poc, poc, si diventa strac, strac, strac,
si diventa fiac, fiac, fiac, si diventa gnec, gnec, gnec.

E alla sera il brodo c'è, ma è acqua calda, ma è acqua calda,
e alla sera il brodo c'è, ma è acqua calda da lavarsi i piè.

E a mangiar poc, poc, poc, si diventa strac, strac, strac,
si diventa fiac, fiac, fiac, si diventa gnec, gnec, gnec.

E alla notte la branda c'è, ma è un poco dura, ma è un poco dura,
e alla notte la branda c'è, ma è un poco dura, fa male ai os.

E a mangiar poc, poc, poc, si diventa strac, strac, strac,
si diventa fiac, fiac, fiac, si diventa gnec, gnec, gnec.


secondo Carlo Salsa questa canzone è stata scritta nel 1916 dal sergente Zaffaroni.
Evidentemente da un lato all'altro non cambiava molto..


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

ecco la panoramica di Voitsberg ( una delle tante, questa è proprio di quei giorni)
Immagine
in cui indica la stanza
e il francobollo
Immagine


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da Nona Picia »

Quella canzone l'ho imparata quand'ero in "colonia" a Tolmezzo a 7 anni!


Ciao ciao
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trova un minuto per ridere.
"MADRE TERESA"

"La Mama l’è talmen un tesor de valur che l’ha vorüda anche Noster Signur" .....
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mandi_
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Anch'io so cantare benissimo questa canzone a memoria. Devo averla imparata da piccola all'Oratorio. Non ricordo il verso "perepepè" e non l'ho mai associata alla guerra, ma alla fame. Se ne impara sempre una nuova.Quante cose abbiamo in comune!.

Oggi voglio riportare con un piccolo sorriso questi due testi , in cui un soldato di Trieste (il primo) e uno di Grisignana descrivono l'arrivo e la permanenza nella Terra dove vivo e dintorni. Tante volte voi Triestini avete descritto città e luoghi per me sconosciuti e me li sono cercata su San Google con i mezzi attuali.
Invece nei testi seguenti trovo riferimenti a luoghi che conosco benissimo, vicini a dove abito.
La descrizione dei soldati abituati al mare di Trieste e costretti a vivere in valli e monti lontani da casa loro, mi fa pensare allo stupore di chi si trova a contatto di un altro ambiente e modo di vivere (quello montano) e alla grande nostalgia che deve aver provato per il suo mare e per l'ambiente familiare.
Però nei testi (lettere e diario ) rintraccio soprattutto una malinconia e una polemica contro la guerra e contro chi li ha mandati in guerra.
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Dovessi passare cent’anni in questo paese, non mi abituerei LETTERE A TRIESTE

Fronte del Tirolo

Innsbruck ,1 giugno 1916

Cara piccina
Se sapessi quanti fiori splendidi sono qui…
Oggi appena posso rispondere alla tua lettera ,ed anche poche righe. Da una settimana siamo in combattimenti, perseguitando il nemico che si ritira velocemente. Pel momento ho stabilito la mia dimora nel canale sotto una strada provinciale. Oramai mi sono abituato ai disagi.

5 giugno

Mi chiedi se mi sono abituato ai monti; se dovessi passare cent’anni in questo paese, non mi abituerei. Sono sempre dell’opinione che i monti sono creati per castigo dell’umanità. Per aiutarti a farti un’idea dell’ambiente, te lo descriverò .Il paesaggio è un altipiano , coperto di collinette e contornato di montagne. La mia dimora è un canale che passa sotto una strada maestra. Gli Italiani ogni tanto ci bombardano.

26 giugno 1916

…poi regna un tempo indecente. Mi meraviglia con che costanza casca l’acqua dal cielo. Credo che se durerà diventerò un anfibio.

Mezzolombardo ,26 agosto 1916 K.u.K Marodenhaus

Da tre giorni sto poco bene. Ho mal di gola.,dacché mi trovo tra ste maledette montagne, ogni settimana ho questo male
Sono nuovamente all’ospedale

26 gennaio 1917

Siamo in riposo , ma gli ultimi giorni ero occupatissimo. I l 22 era grande manovra , il 24 ero a Bolzano, il 25 era tiro a segno ed oggi dovevamo pulire il campo d’aviatori, distante un’ora e mezza da qui.
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DIARIO

A.V. nato a Grisignana nel 1881
Qui descrive la sua esperienza sul fronte dalle mie parti . Nel diario parla della partenza da Trieste (2 gennaio 1916), del fronte serbo, del fronte italiano (Isonzo e zone attuali Sud Tirol e Trentino)

8 marzo 1916
Siamo arrivati nel Tirolo in un paese che si chiama Branzoll nel sud tirol e qui xe asai fredo e neve un metro grosa e si ritroviamo fra i monti grandissimi che non si vede altro che i monti e il ciel . Qui spetemo ora per ora di andar sul fronte e qui si trova da bever ma per magnar niente.

20 marzo
Partenza da Branzoll .Gavemo fato 2 giorni di marcia e siamo trovati in tun paese che si chiama Meza Curona e ora siamo fermi sino a nuovo ordine.

6 maggio
In marcia di nuovo e avanti con il fronte, ma di notte, però, perché di giorno non si doveva marciare per via dei aeroplani e cussì abiamo fato una note di marcia e siamo passati in un paese che si chiama Romagnano.Là abbiamo fato un giorno di riposo e di nuovo in marcia fino a Romagnano.
Poi di nuovo marcia di notte e siamo arivati a Castel Pietra. Di note avanti chi era san e salvo ei feridi indrio e i morti poveri i restava dove se casca.

22 maggio
Abiamo sbocado nelle terre italiane e piano piano siamo andati avanti e per viver abiamo mangiato solo Cibak e conserve, perché il menagio non poteva arivar per via del grande fuoco che iera.
Abiamo ciapado due volte il managio e neanche quele due volte in pase perché l’abiamo mangiato fra la tempesta dei srapenei e granate.Siamo sempre per monti e boschi sconti come la volpe.
Se quei cani grasi che fa la guera cussì alla lunga vivaria solo per un per di giorni come noi senza mangiare , faria la pace subito senza falo.
Saria anche ora di finira una buona volta, dunque ogi.
Cussì brutti deserti come sono qui nel Tirolo non ho mai veduto . Questo mio sofrire in cuesti malledeti monti e boschi e deserti insto maledeto Tirolo cavado i Dio e i santi.

I nomi dei luoghi citati :

Innsbruck, Mezzolombardo, Bolzano .

Branzoll - Bronzolo(vicino a Bolzano);Mezzocorona;Romagnano (vicino a Trento); Castel Pietra (vicino a Rovereto)

http://www.suedtirolerland.it/it/region ... /bronzolo/

Se quei cani grasi che fa la guera cussì alla lunga vivaria solo per un per di giorni come noi senza mangiare , faria la pace subito senza falo.

Condivido in pieno. Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: La descrizione dei soldati abituati al mare di Trieste e costretti a vivere in valli e monti lontani da casa loro, mi fa pensare allo stupore di chi si trova a contatto di un altro ambiente e modo di vivere (quello montano) e alla grande nostalgia che deve aver provato per il suo mare e per l'ambiente familiare.
le lettere di papà, aperte, non dicono nulla della guerra, forse per timore della censura, ma nonostante che sia papà che il nonno amassero molto la montagna, il Nonno gli mandava sempre cartoline con immagini del mare, di barche, del nostro golfo , cartoline che ho salvato - alcune le ho regalate all'amica collezionista, conservandone la fotografia-,perchè sapeva la nostalgia che provava del mare. Anche papà diceva che gli si aprì il cuore rientrando a Trieste e vedendo il mare per una licenza " per curare i campi", in cambio mi diceva che solo in Stiria, all'interno, si vedeva lo sviluppo della primavera: a Trieste si passa più rapidamente dall'inverno all'estate.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Non ho potuto fare a meno di rileggere la bellissima poesia di Adolfo Leghissa, che mi ha fatto conoscere Macondo. Mi sono veramente innamorata di questa poesia, che esprime un'accorata nostalgia.

"Arivando a Trieste
Che bon odor de salso! Machinista
Brusa le rode, spaca la caldaia!
Fra poco sara' in vista.
La mia zita'! Sospiro quel momento!
Che ore longhe....Su camina cori!
Portime come el vento ..."



Adolfo Leghissa


Cara Baba, ho letto tante lettere e diari. A volte gli uomini sfidavano la censura, pur di sfogarsi e comunicare con i loro cari . La censura era ferrea e spesso si poteva venir incarcerati nuovamente , per una parola "sospetta".La famiglia poteva pagarne le conseguenze. Eppure in ogni tempo, in ogni luogo di prigionia le persone sono riuscite a far pervenire i loro pensieri in modo magari clandestino. Non tutte lo hanno fatto, ma penso che la nostalgia, il desiderio di ritrovare i propri cari, le proprie certezze sia stata fortissima in ognuno.

Penso anche a mio nonno, che è riuscito a inviare dopo tre anni una sua foto alla famiglia e che è riuscito a far pubblicare su un giornale trentino il suo nome, con accanto la scritta "....A. sano, a Omsk, Siberia." Semplici parole, in mezzo a migliaia di nomi con accanto simili frasi. E sulla parte listata a nero, accanto a questi "uomini salvi" o feriti, c'era la lista con il titolo "I nostri morti". Penso alle madri , che avranno scorso ansiose il giornale, sperando di non vedere i nomi dei loro cari inseriti nelle liste listate di nero. Penso ai genitori che non hanno più rivisto, nè saputo notizie dei figli. Penso alle spose di guerra.

Penso alla nave su cui mio nonno ritornava, assieme a molti conterranei e a tanti Triestini. Dopo aver percorso tanti mari, penso che vedere il mare che costeggia l'Istria e Trieste, ultima tappa, sia stato meraviglioso. Sul giornale "Il piccolo" dell'epoca si parla di una folla festante che aspettava, malgrado la situazione difficile della città, nel 1920.

Chissà come deve essere stato il ritorno in treno, per molti altri uomini....rivedere il mare di casa propria.

Ricordo anche un diario in cui si diceva : Trieste è bellissima, ma io non vedo l'ora di rivedere i miei monti e i susini in fiore.

Insomma...casa mia, per piccina che tu sia....

Forse siamo nati in un'epoca fortunata e a volte non sappiamo apprezzare quel che abbiamo.

Ciao Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Penso alle spose di guerra.
qui ti posso riferire quello che mi ha detto una giovanissima vedova di guerra, nella mia famiglia, ma era la II guerra: Io sapevo che in guerra si muore, ma pensavo che succedesse solo agli altri.. :( :( :(


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Non so trovare parole per risponderti, Baba. Posso solo immaginare il dolore per la perdita dell'uomo amato, perchè, infatti, come diceva la donna di cui parli, si pensa sempre che le disgrazie accadano sempre agli altri, si spera sempre che il fulmine non cada proprio su di noi.

Ti rispondo con una lettera di cui non so la provenienza, nè la data(è comunque dei primi anni della Grande guerra),anche se mi ero ripromessa di riportare solo lettere di Trieste. L'ho letta in un Museo. Ma penso che il dolore e la morte accomunino tutte le persone.

Carissimo marito.

Io continuo a scrivere dove andrà poi questa cartolina non si sa: forse tra le tante qualcheduna ne riceverai, quanto mi trovo persa e addolorata le lacrime aumenta sempre di più lo so che ti trovi in grandissimi pericoli e bisognoso delle mie preghiere di questo non manco mai di pregare per te.Se le preghiere valgono tu costantemente dovresti venire sano e salvo se poi non son degna di tale grazia bisognerà rassegnarsi alla divina providenza ebbene coragio spera in Dio così farò anch'io.
A.
tanti baci da me, non tremar


Non so se questo marito sia tornato...

Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

babatriestina ha scritto: Ho parecchie immagini di Voitsberg.
eccone una, sembra anno 1917, Voitsberg. Non c'è papà nella foto.
Immagine


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Questa foto è veramente bella ed interessante. Gli uomini sono in un atteggiamento rilassato, non troppo ingessato come si vede di solito. Molto spesso gli uomini che si ritrovarono lontani da casa, combattendo, scappando, condividendo la prigionia,lavorando insieme strinsero amicizie, perdurate anche anni dopo, quando erano tornati a casa. A volte non successe così, perchè a guerra finita, iniziò presto l'era del fascismo e questo periodo costrinse ciascuno a fare delle scelte. Ma ho letto delle lettere molto commoventi scritte agli amici dei momenti difficili.

L'amico di mio nonno, gli regalò una mappa con scritto il percorso fatto insieme nel ritorno in nave, molto preciso, con date e luoghi. Ed adesso me lo guardo io.
Osservo il grembiulone sporco, e suppongo che ci stato molto da fare, in quei tempi. Quell'edificio alle spalle è un ospedale, forse, o sbaglio ?


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

chi lo sa? sopra la foto la sola nota è : 1917. E poichè poco dopo ce n'è una con scritto Voitsberg 1917, direi che non ci siano dubbi. Ma non mi ricordo che mi avesse parlato di ospedali a Voitsberg..o meglio ce ne saranno stati, ma non so se come studente di medicina fose stato messo là prima di quando lo spedirono nelle retrovie del Piave.

nemmeno capisco il rapporto fra il servizio militare e l'università: ho trovato il suo libretto universitario di Graz, e ci trovo firme di corsi semestrali del 1917 e 1918. vedo una data di aprile del 1919 - sembra una data di uscita , ma da un'altra parte un'iscrizione a Padova del gennaio 1919..i militari riuscivano anche a frequentare l'università?


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da VetRitter »

babatriestina ha scritto:i militari riuscivano anche a frequentare l'università?
probabilmente si anche nell'esercito A.U..
Nel R.E. sia Lussu (mi pare ma non son sicuro) che Caccia Dominioni (ne sono certo), parlano di licenze per sostenere gli esami, non so però se fosse una regola per tutti o solo per i volontari; nell'atrio della Facoltà di Veterinaria di Milano c'è una targa commemorativa, che cita la concessione della laurea a tutti quei studenti che partirono volontari e non tornarono..
saluti


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Ho trovato, riordinando cassetti, un'agendina di papà del 1917. Difficile da decifrare, caratteri piccoli, e molto schematica, nomi e cognomi di conoscenti e ignoti.. ma qualche punto fermo si riesce a leggere: ha 18 anni.. riporto qualche passo, per dare il tono generale. Ogni tanto compaiono nomi femminili, alcuni sono di sue amiche triestine ( qualcuna l'ho perfino conosciuta da vecchia) altri del tutto ignoti: donne triestine che ricordava? donne conosciute là? chi lo sa..

19 gennaio leva ( immagino visita di leva a Trieste)
10 febbraio giornata marcata a lutto : Saluti, partenza viaggio. Arrivo a Graz.
già al 13 leggo Lavato alla fonte, ordine, pulizia, pasta, triste lettera a papà.
19 febbraio Tanto triste. Notizia del B. Cerca di farmi coraggio.
20 febbraio
Mattina in caserma. Triste dopopranzo.

al 26febbraio leggo sottolineato: Fame di notte. Pane acqua come solito, pranzo misero, tresette al dopopranzo lettera a mamma per papà.
28 febbraio
E' passato anche febbraio, il triste mese nel quale lasciai la famiglia e la patria!

11 marzo
Domenica. la V, tutte uguali ricevo tabacco, posta regolare Tutto monotono e noioso.
16 marzo leggo un Fame generale.
al 19 marzo qualche notizia politica: Rivoluzione russa, Briand dimesso, fiducia a Sonnino.

25 marzo: discussione e umiliazione del signor D. la questione politica e la libertà di Voitsberg.

1 aprile agitazione nervosa, orrenda, alti e bassi, disperazione Piani speranze disillusioni.

5 aprile
fame, ansia.. nostalgia delle Pasque di una volta sepolcri e presnizz

7 aprile Sabato santo!!! le campane al dopopranzo sole, passeggiata, salute, forza fisica

8 aprile Pasqua!

27 aprile Nostalgia fortissima e tristezza.
3 maggio Partito ( in licenza a Trieste)


17 giugno Noia, tristi presentimenti, tedio della guerra lunga

23 giugno a Graz I° esame batteriologia

19 luglio compare anche un Debegnac (!!)

10 agosto febbre a 40. 7 !! 12 agosto In ospedale
17 agosto nevralgia? ( risulterà una periostite) 18 agosto febbrone

31 agosto Bomba a Trieste

settembre: Cadorna fermo, caduta Riga, disordini Russia

e qui si interrompe..


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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mandi_
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Cara Baba, certo che avere 18 anni allora non era proprio una fortuna.
Sono molto emozionata nel leggere le parole di un ragazzo di Trieste di fronte alla guerra , perchè a 18 anni si è ragazzi e non si dovrebbero avere simili pensieri e preoccupazioni. Scriveva i nomi delle ragazze...anch'io a 18 anni scrivevo su un diario i nomi dei ragazzi che mi piacevano...Sogni giovanili.
Hai visto quante volte ha scritto la parola "triste"? Questo fa venire il nodo alla gola, si percepisce una grande nostalgia per la famiglia lontana.
Poi questo ragazzo, il tuo papà, dipingeva bene la parola guerra, pur frenato dalla paura magari di essere scoperto mentre scriveva : "Cerco di farmi coraggio" "fame" "pane e acqua""fame di notte" "fame generale""agitazione"ansia" "disperazione" "guerra lunga".

Sono molto interessanti i riferimenti che collocano temporalmente la bomba a Trieste, l'esame all'Università durante la licenza , i fatti politici che riteneva importanti.
Mi è piaciuto quando tuo papà scriveva :<<lasciai la famiglia e la patria!>>.

A volte poche parole possono esprimere molte cose di un uomo davanti alla guerra...

Grazie Baba per aver condiviso e portato una testimonianza!

Mandi


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry

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