Donne che lavoravano

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mandi_
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Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

La parte che più mi è sembrata più interessante di queste lettere è il predicozzo involontario che il ragazzo/soldato fa alla sua bella, che non è sua moglie, ma la fidanzata.
Il ragazzo, l'uomo è lontano e mentre lui non può provvedere alle cose che in tempi di pace sarebbero state normali a quei tempi, cioè formarsi una famiglia e mantenere una moglie, le donne si ritrovavano ad "aspettare" tra mille angosce il ritorno per anni.
Ed ecco così che si inizia a pensare alla donna che esce dalla casa paterna per cercare lavoro.
Esistevano anche allora due ceti sociali: chi no gaveva bori e chi ne aveva.
Per la categoria "chi che no gaveva bori" uscire di casa per lavorare era più semplice : come domestica, venderigola, sartina, aiutare in campagna ecc.(da noi inoltre c'era chi allevava bachi per ottenere la seta e svolgeva i lavori correlati).
Per la categoria "chi che gaveva bori" non era così semplice. Era considerato un disonore andare a lavorare, era il marito o il padre che doveva mantenere le donne.
Ed ecco che la guerra stravolge lo status delle cose : le donne cominciano ad "uscire di casa per lavorare". Le donne di un certo ceto lavorano come crocerossine, come impiegate(da quel che si evince dalla lettera) ed anche come insegnanti. No me vien in mente altro.

La parte relativa alle insegnanti (prima lavoro maschile) e non solo istitutrici mi viene in mente guardando le foto nei Campi austriaci dove venne sfollata la gente, come Mittendorf, Braunau per i Trentini, Warna per i Triestini, se non sbaglio il nome.
In questi campi spesso i maestri erano donne, perchè gli uomini erano in guerra. Dopo la guerra molte donne continuarono a svolgere il lavoro di insegnanti, spesso non sposandosi.

Gli uomini lontani stavano molto in pensiero, ma le donne con numerosi figli erano rimaste sole a doversi arrangiare.Le donne non sposate dovettero iniziare a badare a se stesse.
Si dovette aspettare molto perchè le donne potessero lavorare nel campo medico, grazie anche all'esperienza di crocerossine.
Se ve ven in mente altro...

Mandi


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Esistevano anche allora due ceti sociali: chi no gaveva bori e chi ne aveva.
Per la categoria "chi che no gaveva bori" uscire di casa per lavorare era più semplice : come domestica, venderigola, sartina, aiutare in campagna ecc.(da noi inoltre c'era chi allevava bachi per ottenere la seta e svolgeva i lavori correlati).
Per la categoria "chi che gaveva bori" non era così semplice. Era considerato un disonore andare a lavorare, era il marito o il padre che doveva mantenere le donne.
Ed ecco che la guerra stravolge lo status delle cose : le donne cominciano ad "uscire di casa per lavorare". Le donne di un certo ceto lavorano come crocerossine, come impiegate(da quel che si evince dalla lettera) ed anche come insegnanti. No me vien in mente altro.
questo discorso è iniziato difatti durante la prima guerra mondiale, in cui con gli uomini al fronte, un po' dappertutto nei Paesi in guerra le donne dovettero sostituirli nei lavori interni, ma qua ne ho sentito parlare fino alla seconda guerra, dove anzi andare crocerossina era considerato un dovere femminile . E come dici tu un uomo la cui moglie lavorasse si sentiva sminuito come se non guadagnasse abbastanza. Mia nonna vittoriana come epoca, aggiungeva E le donne che lavorano senza averne bisogno portano via il lavoro a quelle che ne hanno veramente necessità.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Infatti . Io però trovo molto interessante questo discorso del lavoro femminile, che però secondo me ha avuto il suo inizio durante la prima guerra. Io ho qualche foto sia di una famiglia contadina di quasi tutte donne e alcune foto di lavoro come insegnanti nei campi di sfollamento. Però sono Trentine. C'è qualcuno che ha foto o ricordi triestini? O qualcuno che ha da aggiungere sul lavoro femminile del primo ventennio del 1900?
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto:I C'è qualcuno che ha foto o ricordi triestini? O qualcuno che ha da aggiungere sul lavoro femminile del primo ventennio del 1900?
Mandi
a Trieste le donne che non avevano troppi bori lavoravano eccome. c'erano le sessolotte del porto, le venderigole, la sartine e cucitrici ( e non era una specialità triestina, Alphonsine_Marie Plessis /Duplessis alias la Traviata negli anni 30 dell'Ottocento venne a Parigi e incominciò in una lavanderia, poi scoprì che si faticava di meno e si guadagnava di più con un altro tipo di lavoro), quelle signore appunto, e poi le portinaie, le modiste, le cuoche, cameriere, le balie.. molte di queste arrivate dall'entroterra. Mia nonna mi parlava delle balie friulane e delle cameriere di Cilli, fra le più quotate.
Molte di queste donne si guadagnavano la vita o quanto meno non erano di peso alla propria famiglia, incominciavano a lavorare verso i 14 anni, max 16.. a volte incontravano uomini che le illudevano, poi al momento in cui restavano incinte saltava fuori il discorso " se lo hai fatto con me, vuol dire che non sei affidabile e potresti averlo fatto con un altro, chi mi assicura che sia mio?" e ciao che te saludo. Il tutto idealizzato negli amoretti militari raccontati nel Complesso dell'imperatore ( quelli con la "fessurina") e in Vedrò Singapore? di Chiara con le prostitute presentate quasi come imprenditrici di se stesse. Certo, chi passava a tenutaria di casotto ( quand'ero giovane , facevo la Putt***, ora che non son più giovane, fo la Ruf*** dice una canzoncina non proprio per educande) aveva migliori prospettive di guadagno e di indipendenza.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Orpo Baba
Io non ci avevo pensato, a questo modo di guadagnarsi i bori, in tempo di guera mondial.
Va ben che xe el lavoro de sempre...purtroppo, quando no resta altro.
Ma mi ho visto done che ha lavorà in modo onesto, senza ricorer al mestier pù antico del mondo.
Adesso devo andare a lavorare(tanto per restare in tema) ma sarebbe bello che riuscissimo a trovare ricordi di quegli anni. Forse Oli ne sa dir quando le done ha cominzià a lavorar nel Loyd come impiegate?
Qualchedun sa quando le done ha cominzià a lavorar come maestre?
O altro, de feminil?
Io ho avuto due zie che negli anni 30 andarono a lavorare come domestiche per signorotti vicini al Vaticano , li hanno sposati e son diventate milionarie.
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

mandi_ ha scritto: Qualchedun sa quando le done ha cominzià a lavorar come maestre?
la signorina Ieralla , escursionista e pure alpinista , al principio del secolo fu la maestra elementare privata di mio papà. La conobbi ultranovantenne, dritta come un fuso, negli anni '60, in una casa di riposo in Veneto. Papà fece le elementari privatamente, con questa maestra, presentandosi a fine anno per sostenere gli esami nella scuola pubblica.
E come non ricordare le maestre di piano, come la signorina Fradellich, fiumana ( ma siamo già fra le due guerre..) e dopo la guerra la signorina Benuzzi, la nostra maestra di canto, che di anni ne doveva avere tanti.. e il cui pianoforte si trova tuttora in un'associazione di maestri elementari cattolici?


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Ho trovato pure un ritratto:
Immagine
per fortuna prima che i miei vecchi morissero una volta chiesi chi erano i ritratti e misi una nota a matita sul retro, e di questa trovo la nota Cassovel ( ma avrei potuto sbagliare nel trascrivere il nome), sarta della nonna


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da nonna ivana »

mi è sovvenuto di una particolarità inizio Novecento, e dalle foto possiamo vedere che sono in maggioranza le donne, dedite all'insegnamento e anche attente alla ricerca pedagogica dei tempi!
E questo nella mia cittadina!


http://cucinariodinonnaivana.blogspot.c ... gogia.html


ivana

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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Varrebbe la pena iniziare un nuovo topic su questo lavoro femminile, iniziato secondo me e secondo gli storici ai tempi della prima guerra mondia, per dar maggiore spazio di discussione..
Finora ho anch'io trovato lavori femminili che che gli uomini non potevano fare o non sapevano fare, come ad esempio la balia. :-D
La balia era se non sbaglio era il lavoro di chi andava a pagamento ad allattare i figli degli altri. Cari signori uomini, potete sforzarvi, ma questo non lo sapete proprio fare.
Mia mamma era una sartina, che studiò per diventare sartina e poi dovette abbandonare il lavoro perchè mio papà non voleva che fosse pagata. Però mia mamma è nata negli anni 30. Le mie nonne : una fece la casalinga per tutta la vita, un'altra lavorò negli ospedali, ma devo scoprire in quale anno fu retribuita.
Per quanto riguarda il lavoro di insegnanti, io ho solo uomini in famiglia. E solo uomini ho visto tra i maestri "considerati maestri" e quindi pagati come tali.
La Montessori fu una persona eccezionale, nel senso allargato, cioè la considero eccezionale come persona ma anche "un eccezione" perchè introdusse nuovi metodi di insegnamento, in un'epoca in cui le donne insegnanti potevano esistere, ma solo essendo pagate privatamente, tipo istitutrici.
Una nota a parte per le donne che erano capaci di creare e insegnare musica. La musica è nell'anima di tutti, anche delle donne, e le lezioni private di musica potevano essere accettate anche da insegnanti femmine.

Insomma , per riassumere il lavoro feminil entro gli anni 20, mentre gli uomini erano in guerra, era fatto di :

contadine
sesolote
venderigole
sartine
modiste
cuoche
cameriere
cucitrici
balie
istitutrici
portinaie
maestre private di canto o di piano
industria della seta (Trentino) o del tabacco . Da voi no so.
maestre retribuite privatamente dalle famiglie ?

E impiegate o segretarie? Quando si è cominciato?

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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Ah, no ste domandarve quando è cominzià el lavoro de P......

Esiste da sempre, ed esiste anche oggi.Purtroppo.

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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

immagino che non mancassero le infermiere... e non dimentichiamo che allora molti lavori ( ospedali e scuole soprattutto asili oltrechè assistenza in genere) la facevano- bene o male- le suore. La mia nonna materna aveva un ricordo pessimo delle suore ( tedesche?) a cui fu affidata alla morte precoce di sua mamma. Possiamo considerare - almeno le non contemplatrici- come donne lavoratrici anche quelle?
Nella mia famiglia non alcuna informazione di donne lavoratrici soprattutto a fine Ottocento- Novecento. Le mie bisavole stavano a casa e si occupavano dei figli, anche perchè le vecchie generazioni ne avevano parecchi.


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

mandi_ ha scritto:Qualchedun sa quando le done ha cominzià a lavorar come maestre?
Credo che nei conventi di suore l'istruzione femminile fosse affidata esclusivamente a suore, quindi donne, da tempi immemorabili. Tanto per fare un esempio

http://www.scuolemaestrepierimini.it/in ... 3&Itemid=3

Se intendi l'istruzione pubblica, laica, non lo so, però metto un paletto, in modo che qualcuno lo possa spostare più in là:

nel 1895 Edmondo De Amicis scrive "La maestrina degli operai"

http://it.wikipedia.org/wiki/Edmondo_De_Amicis
http://www.liberliber.it/mediateca/libr ... _mae_p.pdf


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Direi di sì. Le suore non contemplatrici, ma donne che lavoravano a tutti gli effetti, tranne che nello stipendio, sono da considerare donne lavoratrici, per mi.
Speto Oli : quando le donne cominciarono a lavorare come impiegate per Lloyd?

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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Diamine, non dimentichiamo le lavandaie e le donne del latte!! un classico triestino... e un collegamento città- altipiano


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

Giusto! Comunque sempre lavori molto vicini e simili al ruolo che svolgevano GRATIS in casa.
I signori uomini ricordano niente di come lavoravano le loro mamme o nonne durante la Prima Guerra? Solo lavori casalinghi o similari? Come fecero le donne a cavarsela in quegli anni? Si basavano solo sui sussidi temporanei ricevuti dagli A.U.?
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da babatriestina »

Mi sa che stiamo abbandonando le lettere da casa.. dove tagliamo e dove mettiamo il discorso sull'inizio delle donne che lavorano? :?:


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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

mandi_ ha scritto:I signori uomini ricordano niente di come lavoravano le loro mamme o nonne durante la Prima Guerra? Solo lavori casalinghi o similari? Come fecero le donne a cavarsela in quegli anni?
Le mie nonne, come tutte le donne di Isola, lavoravano nelle fabbriche di inscatolamento del pesce e questa, che ho postato da un'altra parte, credo sia la prima paga di una delle due

Immagine

Impararono così bene il mestiere di fare i filetti di acciuga che continuammo a farli anche a Trieste per tutti gli anni '60. Quando il "giornale triestino" di radio Trieste alla mattina annunciava che "nella notte era stata fatta una pescata di sardoni, andavano in pescheria centrale a comperarne una cassa e poi li mettevano sotto sale. Poi li mettevano sotto peso (alcune pietre) per del tempo e quando erano "maturi" li pulivano, li arrotolavano attorno ad un cappero e li mettevano sott'olio.

Erano buonissimi


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Lettere a casa (e da casa)

Messaggio da mandi_ »

E allora le tue nonne, suppongo nate a fine 1800 o primi anni del 1900 erano già nello status dell'industria della lavorazione del pesce. Quindi già contribuivano al mantenimento della famiglia e portavano reddito; penso che a quei tempi non guastava. Avevano già figli all'epoca? Come facevano a lavorare ed allevare figli durante la guerra , se te lo ricordi?
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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da mandi_ »

Donne che lavoravano...

Eh, sì, quanto è bella questa foto triestina di inizio novecento, credo, con tante ragazzine assieme alla loro maestra...

Guardando la foto osservo le acconciature e i fiocchi, i vestiti lunghi ed accollati...

La maestra è composta, porta una cravattina ed ha uno sguardo serio, non severo...

38 alunne, 38 testoline con tanti sogni...qualcuna di queste bimbe avrà osato pensare di realizzare qualcosa di importante.

La maestra aveva un magro stipendio, e non sempre si poteva sposare...Comunque era una donna che lavorava onestamente, spesso con passione.
scuola elementare Trieste-.jpg
scuola elementare Trieste-.jpg (78.29 KiB) Visto 2613 volte
Per confronto , un'altra foto triestina del 1951
scola trieste 1951--.jpg
scola trieste 1951--.jpg (74.34 KiB) Visto 2613 volte
Tutte le alunne col grembiule nero,collettino bianco, qualche fiocco che appare...trecce, le gonne accorciate la maestra con le mani dietro la schiena, eretta...sembra proprio una maestra. Il crocifisso, ora non presente ovunque, la lavagna nera grande...


Quanto diverse sono le scuole di adesso...e soprattutto mas'ceti e femminucce stanno assieme.


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Re: Donne che lavoravano

Messaggio da babatriestina »

la seconda non è molto lontana dalla mia prima elementare. Molti si stupiscono c he avessimo il grembiulino nero, pensavano bianco.


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