lavandere

chi se ricorda più che a Trieste ghe iera....
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mandi_
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lavandere

Messaggio da mandi_ »

Mi son na lavandera...
Mi camino per le Rive, ma no vardo el mar.Vardo la strada per no cascar, quasi me inciampo nel me per de scarpe rote.
Paso per Piaza Granda, vestida de nero, con tanti strati de gonne en vita, perchè xe meio no farme notar, magari dago fastidio.
Suso la testa porto la roba sporca dele babe con tanti bori, de le siore per bene de Trieste.
Mi camino per cità co el me fagoto de la biancheria, che pesa.
El me lavor xe quel de andar a casa de le clienti a cior la roba de lavar e portarla in lavatoio.La siora Elena, che xe baronesa, dise che mi son la lavandera meio de Trieste, dise che so far brilar la biancheria fine, i mudandoni e i pizzi. La paga bastanza ben el me lavoro e mi son affezionada a ela. Zerte volte me dis anca :“Te ocori qualcosa? Varda tra le strasse vecie!”
A volte fazo il bucato a casa mia, drento en pentolon. Mi fazo la lissia e imbianco le straze con la zenere. Ma zerte volte vago al lavatoio drio de Piaza Oberdan e noi babe cantem de core, e la voze se alza nela bora,intant che struchem i mudandoni. E tutte en coro struchem, lavem e cantem ….

Zerte volte, per un fià de tempo, vardo i pizi e penso a la me fiola che devo maridar con poche strasse.Come me piaseria che ela se presenti a so Francesco tuta bela . De note go ricamà i ninzioi e coi tochi de raso che la me contesa scarteva, o imbastì un belisimo vestito. La Madonna me iuterà a cusir el raso de fino e a farlo deventar bianco come jazzo.Me fiola se sposa de maggio e mi devo far tante lissie, prima...

 


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Re: lavandere

Messaggio da mandi_ »

Na lavandera a Trieste ...

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Nona Picia
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Re: lavandere

Messaggio da Nona Picia »

La "lavandera: passava al lunedì mattina, dopo essere già passata con il latte fresco, perchè la nostra "lavandera" era anche per tutta la settimana la "dona del late"....


Ciao ciao
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Re: lavandere

Messaggio da mandi_ »

Ho voluto appositamente dar rilievo alla figura della lavandera, isolando la foto dal contesto, per non collocarla nel tempo. Una persona così mi fa ripensare ad epoche lontane, ha quasi del favoloso. Vedo una figura infagottata di vesti nere, così da scivolare quasi inosservata per le strade. Penso al suo duro lavoro.
Ma la foto è del 1947 ed ora ve la mostro integrale. Forte è il contrasto tra le signore in primo piano, che provengono forse dal passeggio e sono vestite in modo elegante, e la persona affaticata sullo sfondo.
Chissà dove lei sarà stata diretta, che strade avrà intrapreso per trovare l'acqua per lavare i panni nel 1947. Mi pongo invece la domanda : quanto era diffusa la lavatrice in Italia nel 47?

Immagine

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Re: lavandere

Messaggio da Elisa »

Non è un segreto......in quanti non conoscevamo la lavatrice fino al 1950 circa? Invece io non ho conosciuto donne lavandare di professione, le quali forse appartenevano ad un tempo precedente....
La nostra vasca multiuso in cortile, in graniglia, seppure decrepita, era una comodità da "signorotti"! Aveva prediposto un' imitazione di asse da lavare che serviva bene per lavare i panni.
Le donne che non possedevano cortile, dovevano lavare alla fontana comunale, e ce n' erano di belle, grandi, comode, che avevano anche un settore di acqua pulita che serviva come abbeveratoio per animali.
Chi non aveva la fontana comunale vicina, doveva lavare alla roggia! Sulla sponda della roggia, in posti determinati, erano allestite assi da lavare ed assi per inginocchiarsi....e sopra quel settore c' era anche un riparo a modo di tettoia.
Lavoro inevitabile durante tutte le stagioni....
Raccontiamolo ai nostri discendenti...... :shock: :-)


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Re: lavandere

Messaggio da mandi_ »

Mia nonna mi ha raccontato che lei da ragazza faceva la lissia in questo modo, una volta alla settimana:

Si lavava in un grande lavatoio all’aperto e per scaldarsi le mani a volte si teneva vicino un secchiello di acqua calda, quando si poteva .
Non c’erano i detersivi, il bucato si faceva con la cenere, e spesso tutto il lavoro si svolgeva nel cortile di casa.
La caldaia a legna riscaldava l’acqua, si metteva la roba sporca in una grande "mastella", si copriva il bucato con un telo, si metteva la cenere sopra e poi si buttava l’acqua calda e si lasciava riposare per tutta la notte.
Al mattino, da questo grande “mastellone” di alluminio, si apriva un rubinetto dove usciva un liquido chiamato “lisciva” e questo veniva in seguito adoperato per sfregare con il bruschino i pavimenti in legno.
In un'altro pentolone si sciacquava, oppure lo si faceva al lavatoio.
Poi le donne di casa prendevano le lenzuola per i capi , le torcevano e le facevano sbattere più volte sul piano del lavatoio .
A volte per certi capi pesanti(come le lenzuola) le donne avevano certi attrezzi di legno con dei bastoni attaccati simili a un restrello, li appoggiavano sulla schiena e vi appoggiavano la biancheria bagnata piegata per portarla a stendere .Bisognava essere in due donne alla volta, perchè insieme dovevano reggere su questi sostegni di legno parecchie lenzuola.

Una fatica immane, mi sembra, ma mi immagino anche una certa allegria tra le donne. Mia nonna mi diceva che la biancheria era profumatissima e candida.


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Re: lavandere

Messaggio da Nona Picia »

Mia mamma aveva una grande "mastela" nella quale lavava panni e bambini....e l'acqua saponata la portavamo in giardino a bagnare le piante d'estate, non so con quanto beneficio per verdura e fiori... :lol:


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Re: lavandere

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Integro, correggo e rispondo con una precisazione: i termini sono quelli usati a casa mia e quindi, probabilmente, non triestini doc

Anche da noi il bucato, la lissia, si faceva come da te, tranne che per la cenere (si usava la soda solvay ed il sapone) e per il cortile; sono sempre vissuto in un contesto cittadino e quindi il bucato si faceva in casa.

Il mastello, el mastel, di cui riporto una foto trovata sul web,

Immagine

non era di alluminio, che è molto costoso e tenero, ma di ferro zincato; doveva essere infatti robusto per sopportare le operazioni di lavaggio che si facevano sulla tavola di legno che si incastrava tra i manici. La zincatura serve e proteggere il ferro perché non si arrugginisca, però se per qualche motivo la zincatrura si graffia mettendo in luce il ferro, la corrosione su quest'ultimo, per effetti elettrolitici, è molto rapida ed il recipiente si buca. Ecco allora che compare la figura del "gua stagnino ombrelaio" che passava lanciando il suo grido nei cortili e si proponeva per affilare coltelli e forbici (el gua, da voi forse si chiamava moleta), tappare i buchi con lo stagno e riparare gli ombrelli.

Accanto al mastello c'era un altro recipiente, la mastella (Mastella? ... chi era costui? ;-) ) più bassa ed ellittica (ci ho fatto anche il bagno da bambino)

Immagine

Fare il bucato era, anche nei miei ricordi, un lavoro molto duro. La cenere, che trattata con l'acqua bollente, liberava soda e potassa, o la soda solvay che usava mia mamma, unite agli stress termici dell'acqua bollente, non erano, poi, molto delicate con le mani che erano segnate dal lavoro (sai che uno dei motivi per cui le donne usano le unghie lunghe è per mandare un segnale: sono una persona che non è costretta a fare lavori che le rovinano le mani).

E' per questo che dopo la radio, che arrivò a casa mia nei primissimi anni 50, ed il frigorifero che arrivò verso la seconda metà, il terzo elettrodomestico che acquistammo fu la lavatrice. Era una lavatrice Hoover che si basava su un principio completamente diverso dalle lavatrici attuali. In un recipiente di acciaio inox si metteva l'acqua bollente ed il detersivo, e poi una alla volta, vi si introducevano le lenzuola. Si faceva partire la lavatrice che, con una ventola, agitava energicamente la biancheria messa dentro e la lavava (4 minuti). Poi si tirava fuori la biancheria e la si metteva nella vicina centrifuga. Era un cesto più piccolo degli attuali, ma girava a 3.600 giri al minuto; prima si recuperava l'acqua per i lavaggi successivi e poi si sciacquava. A 3.600 giri al minuto la roba veniva fuori praticamente asciutta, ma molto, molto stropicciata.

Comunque, con quella lavatrice, potemmo anche noi, bambini piccoli, diventare parte attiva nelle operazioni di lavaggio (altrimenti come farei a ricordami tutti i particolari?)

Per inciso la televisione arrivò a casa nostra nel '70, l'automobile nel '73 e la lavastoviglie ... aspetta ancora di arrivare ;-)


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: lavandere

Messaggio da mandi_ »

Mi correggo per quanto riguarda il materiale dell'alluminio. Ho ben in mente com'è un mastel, anche se ora sta in soffitta. Ci ho fatto anch'io il bagno dentro. Solo che nei miei ricordi ho confuso ferro e alluminio. Ho visto anche mastel di rame, ma non a casa mia.
Quello che sta alla base dei nostri ricordi rappresenta anche una differenza di base tra fare il bucato in città o in un paese di montagna /campagna, dove ho vissuto io e dove son vissuti i miei.
Ad esempio la stesura del bucato: da noi su fili tesi tra due bastoni conficcati nel prato. In città penso sia più difficile farlo, a meno che non ci sia un giardino o prato di proprietà.
C'è poi un'altra differenza, dovuta al cambiamento sociale.
Un tempo c'era la famiglia patriarcale, con tante persone che convivevano in un'unica casa e quindi la lissia doveva essere fatta per la mole enorme della biancheria di famiglie numerose. Per questo si faceva il bucato una volta alla settimana, a volte anche ogni due. Era un lavoro mica da scherzi, credo.
Mia nonna era responsabile del bucato di 5 figli, un marito, due suoceri e tre fratelli scapoloni. Mia mamma l'aiutava ...Non era possibile fare la lissia in casa, per via della quantità di roba da lavare. Per giunta mia nonna faceva la lavandera anche per altri...

Quanto alla soda Solvay, nel 1910 si formò un interesse per la tratta costiera di Castiglioncello,in Toscana in provincia di Livorno. Quest'area fu oggetto delle attenzioni dell'industriale Ernest Solvay, che qui volle innalzare uno stabilimento per la produzione della soda, poi diffusa molto .Attorno alla fabbrica sorse un paese, Rosignano Solvay. Ci sono stata recentemente. La fabbrica produce soprattutto bicarbonato e soda. Il particolare sta nel fatto che la produzione di soda ha cambiato completamente il paesaggio circostante. La sabbia delle spiagge Toscane è in genere piuttosto scura, ma la sabbia della costa vicina alla fabbrica(solo in questa zona) è bianchissima.Io però non ho fatto il bagno: preferisco la tintarella al color gesso.

Vi allego una foto di come è. Anche sentieri ecc sono tutti biancastri.
Rosignano Solvay.jpg
Rosignano Solvay.jpg (60.01 KiB) Visto 5257 volte
Molto interessante la descrizione della lavatrice agli esordi...Mia mamma mi diceva sempre che fu la sua benedizione.


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Re: lavandere

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ecco, sempre trovata sul web, la lavatrice di allora

Immagine

Aveva una caratteristica che oggi farebbe gridare vendetta. Nasceva per la corrente a 125 volt. Per farla andare a 220 non sostituirono i motori e la resistenza, ma misero un enorme trasformatore dentro. Conservammo quel trasformatore per molti anni dopo aver buttato via la lavatrice: la corrente a 220 V si pagava meno di quella a 125 V per cui lo utilizzavamo per risparmiare. Quando i prezzi si uniformarono lo mettemmo in pensione per tirarlo fuori di nuovo quando, unificate tutte le tensioni a 220 V ci trovammo a far andare qualche vecchio apparecchio nato per i 125V. Un giorno poi, per sbaglio, ne cortocircuitai l'uscita e ... gli feci il funerale portandolo alla discarica.


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Re: lavandere

Messaggio da Elisa »

Non uscirò dal tema, anzi dirò la mia esperienza da aiutante della mamma!
La lisciva e..... la distinzione che si impone tra lavare e fare la lisciva. :shock:
Lavare è: lavare tutto, panni, indumenti, con acqua e sapone. Ed è questo che noi facevamo precisamente alla fontana in cortile (che nel mio post precedente ho mal denominata "vasca"! :? ). E sto cercando la fotografia.
Previamente alla lisciva con la cenere, bisognava lavare i panni! La funzione della lisciva era quella di di smacchiare ed imbianchire panni lavati; era un trattamento aggressivo perchè si faceva con acqua caldissima e perciò era tollerata soltanto da tessuti come il lino, il cotone e la canevela (canapa). Ed ecco che questo processo sì si faceva in cucina, nella brenta (tinozza), recipiente di legno con piedini, costruito con doghe alla maniera delle botti, con un buco ed un tappo. Si svuotava poi il liscivaz mettendo sotto una bacinella, e poi non c' era scampo: si doveva tornava alla fontana in cortile a risciacquare!
Benedetta la lavatrice che io ho conosciuto dopo il 1950, ma era di quelle che oggi griderebbe più vendetta di quella descritta da sonopiccolo!!!!!! :lol:


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Re: lavandere

Messaggio da Nona Picia »

La tuamastela, SPMC, era come la nostra....e lì facevami il bagno noi bambini e la mamma faceva anche la famosalissia :-D


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Re: lavandere

Messaggio da sum culex »

La lavatrice che gaveva comprà mio papà nei primissimi ani '50, (se no anche qulacossa prima ?) gaveva el motor a 220 volt trifase!
La gaveva una sola vasca cilindrica e no la gaveva pompa de scarico: bisognava svodarla metendo un tubo in una mastela.
Per usar la centrifuga bisognava tirar fora la roba, cavar quel afar che sbateva la roba durante el lavagio, meter detro el cesto dela centrifuga impinindolo dela roba de strucar e se la fazeva caminar el tempo che te volevi. Mi e mia cugina la tignivimo ferma perchè se no la caminava per tuta la cusina.
Sicuramente la iera più vecia de quela che ne ga mostrà el Sig. Piccolo e se no me sbaglio la iera americana.
ciao
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Re: lavandere

Messaggio da mandi_ »

Ogni tanto penso con simpatia al fatto che sia stato un uomo a facilitar il lavoro delle donne.
Magari gaveva na moglie carina, che non voleva rovinarsi le mani ed ha cercato di suggerire n modo per lavorar de men.
Me ven da rider , Sum, a pensar che ti e to cugina tegnive ferma la lavatrice!
Co l'arivo della lavatrice però molte lavandere ha finì de ciapar bori. Comunque la foto del 1947 dimostra che de lavandere iera ancora....pore done....


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Re: lavandere

Messaggio da Nona Picia »

Noi gavemo avù la prima lavatrice nel 57 o nel 58. Mia mama la tigniva in ripostiglio e la la tirava fora co serviva. La la meteva in bagno e dovevimo lassar la porta verta perchè la gaveva el vizio de caminar in centrifuga perchè la gaveva le rodele e se seravimo la porta, chi entrava più in bagno? ;--D


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Re: lavandere

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Questa foto qua, sempre trovada sukl web

Immagine

mostra invece la lavatrice che aveva mia suocera. Stessa marca, si intravede nella vasca la ventola che agitava l'acqua per lavare, ed, invece della centrifuga, aveva due rulli attraverso i quali si faceva passare, con fatica, la biancheria che veniva in questo modo, strizzata.


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Re: lavandere

Messaggio da Piereto »

Anche a casa mia la lavatrice xe rivada nei ani 50 co iero picio. Iera l'inglese Hoover,che credo che fusi el model più vendù,col mangano a parte, che se ben ricordo el scompariva dentro el cesto co se serava la lavatrice e no se lavava. Un per de ani più tardi xe rivada la centrifuga,sempre Hoover, che se la univa vizin ,e con un bel covercio de aluminio più quadrato che tondo,color blu. Me ricordo che la stava in cusina e che a causa de le riodele bisognava trovar el modo de fermarla co la andava in moto. Credo cha la gà durà sai ani, almeno un quindise,e la lavatrice sucesiva xe sta sempre una che se carigava dal'alto,perchè i miei veci no se fidava de quele col oblò davanti a causa de la guarnizion.


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Re: lavandere

Messaggio da Nona Picia »

Come la lavatrice che mostra sonopiccolo, la nolegiava ogni tanto mia zia a Graz e noi fioi iutavimo a girar la manovela... :cheezy_298:
Mia mama inveze gaveva una Riber che iera zà moderna, nel senso che la funzionava tuta de sola senza aiuti manuali :arf2_140:


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Re: lavandere

Messaggio da Elisa »

All' infuori delle lavandaie per mestiere, definitivamente ogni casalinga s' impadronì di questo storico e ben femminile mestiere di casa di lavandera, che eseguivano nonne e mamme tra tutti gli altri impegni per tirar avanti una famiglia.
Allora non è mai tardi per esprimere onore e riconoscenza a loro ed a tutte le meritevoli lavandaie, richiamate alla memoria in occasione dell' apertura di questo opportuno bel tema. :-) :-) :-)
Fotografia anno 1945 circa, la nostra fontana-vasca multiuso, utile per irrigare l' orto ma specialmente per lavare... Antico "cimelio" dai muri rozzi, di tempi difficili, eppure...dei bei tempi ed ancora più bei ricordi! Chi l' avrá abbattuta, naturalmente, come un ostacolo, probabilmente ignorò l' importanza ivi racchiusa! :shock: :-)
Invece: della nostra "brènta" in uso, mastello di legno costruito a doghe, ovale e non alto, per il bucato, di così ben spiegate fattezza ed applicazione che ho trovato, di immagini inerenti non ho trovato nemmeno l' ombra, con rincrescimento!

http://woerterbuchnetz.de/LEI/?sigle=LE ... id=YB00522
Lomb.alp.or. (posch.) brenta f. 'mastello per il
30 bucato, ovale oppure rotondo, più o meno
grande, a due o tre manici' Tognina 329seg.,
lomb.occ. (Bienate) brènta (p.250), lomb.or.
(Toscolano) "brḗta" (p.259), Limone sul Gar-
da ~ (p.248), trent.occ. (Tiarno di Sotto)
35 brènta (dala liṣcìva) (p.341), trent. (Sté-
nico) brènta (p.331cp.), lad.fiamm. (Pre-
dazzo) brènta (dala liscìva) (p.323), Fa-
ver. brènta (p.332), Raldón ~ (p.372), Albi-
sano ~ (da lavàr) (p.360), trent.or. (Via-
40 rago) brènta (p.333), Volano brènta (p.
343), rover. brenta Azzolini, brenta (da la lissía)
Pedrotti, lad.ates. (gard.) brάnta (Gartner;
Lardschneider), Selva di Val Gardena bχán-
ta (p.312), fass. brènta Elwert 207, brenta



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lavandere

Messaggio da babatriestina »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Questa foto qua, sempre trovada sul web

Immagine
questa era più o meno la nostra.
Senza essere la contessa Elena citata nel primo post, noi avevamo un gran vantaggio: nel nostro appartamento ( ottocentesco, in affitto, costruito dall'architetto Berlam) c'era pure una vasca da bagno, in una stanza da bagno in fondo ad un lungo e buio corridoio, ed era pure di marmo! là si faceva la lissia in casa.
Ma ovviamente il grosso veniva dato alla lavandera, che veniva se ben ricordo una volta ogni 15 giorni, col fagotto sulla testa come quella della foto, e che era ben distinta dalla donna del latte, pur provenendo entrambe da qualche paesino carsico. Ho da qualche parte l'agendina della nonna e ci sono ancora i loro cognomi dentro. per cui non andava al lavatoio cittadino, ma lavava da loro, forse anche poi asciugando sul prato. Alla lavandera non davamo abiti usati, ma conservavamo il pane avanzato per i loro animali ( mai saputo esattamente quali fossero). La nonna, indiscussa padrona di casa ( la mamma era in questo senso solo la moglie di suo figlio), teneva un quaderno in cui segnava ogni volta ciò che entrava e ciò che usciva, tipo 6 lenzuola, 8 strofinacci da cucina, 12 asciugamani... il tutto doveva avere almeno un piccolo monogramma ricamato ( a mano, alcuni li fece fare a me) per evitare che la lavandaia li confondesse ( non so quanto aiuto e quanto sospetto).
La lavatrice come quella di sopra entrò a casa nostra nei primi anni 50, assieme al primo frigorifero, per cui nei miei ricordi molto vaghi ci sono sia il bucato in casa sia la iazzera zincata all'interno con le sbarre di ghiaccio. Ma la nonna decise che non avrebbe lasciato senza lavoro la lavandaia, per cui continuò per molti anni ad affidarle il bucato grosso, mentre quello più minuto veniva fatto con la lavatrice di casa. Mi piaceva tanto guardarla, e soprattutto collaborare a strizzare i panni passandoli attraverso i rulli ( a volte ci mettevo i vestitini delle mie bambole) ma mi dicevano Stai attenta che ti verrà l'ernia!
del bucato con la cenere solo la prof di economia domestica ci parlava, a me sembrava assai strano e mi chiedevo da dove prendevano la cenere, io ricordo vagamente la mastella che però era un po' diversa da quella della foto, perchè i manici non erano applicati ma facevano corpo con essa ( ne avevo una simile come giocattolo) e soprattutto l'asse per lavare! zincato, su cui si sfregavano i panni. Credo che usassero solo normale sapone da bucato, a casa mia. Al più, qualcosa di particolare si passava nella varechina, ma con parsimonia perchè consumava i tessuti. Per asciugare, non avendo spazio esterno, uno zio ingegnoso aveva messo uno stenditoio a carrucola sul soffitto del bagno. Rimase là fino a che non ci andai via una decina di anni fa, ed un paio di volte dovetti pure rifissarlo perchè crollò sotto il peso, una volta il lavoro lo feci io, in bilico su una scala avvitando nel pezzettino di legno messo nel muro, come si usava al posto delle viti ad espansione.
Il mio bagnetto da piccola non avveniva nella tinozza, ma in una vaschetta da bagno per bambini zincata, che immagino avessi ereditato dai miei cugini più grandi eccola qua, dovrebbe esserci dentro mio cugino, se non è lei era quasi uguale
Immagine
dimenticavo, il giorno della lissia era tradizionalmente il lunedì!


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